Come aiutare una neo-mamma?

Innanzitutto chiedeteglielo!

Perchè ogni mamma al primo bebè, o anche al secondo o quarto che sia, potrebbe aver bisogno di tutto quello che nemmeno immaginate, in termini di supporto psicologico, ma anche pratico o materiale.

Personalmente io mi sono sempre sentita tanto sola nei mesi di maternità, ma non ho mai osato chiedere, se non a mio marito, nessun tipo di aiuto, un po’ perchè quasi tutte le mie amiche lavoravano, ma principalmente perchè  mi era stato inculcato che “avevo voluto la bicicletta” e quindi in qualche modo mi dovevo arrangiare.

Senza contare che, come la più subdola pubblicità vuole, lo stereotipo della donna che diventa madre prevede che sia meglio far piangere il bambino finchè non si addormenta da solo, per potersi dedicare alla casa affinché sia sempre brillante ed ordinata, al fine di poter accogliere quell’orda di parenti  che in realtà si presentano solo alle ore più assurde per prendere in braccio il nuovo nato e non considerare minimamente le sue esigenze o quelle della madre o quelle dei fratelli più grandi.

Sostanzialmente che cosa avrei voluto o cosa vorrebbe una madre che ha partorito da poco, allatta, dorme qualche ora per notte, ha una casa da gestire e magari altri figli? Faccio qualche esempio:

  • che i parenti chiamino con un po’ di anticipo prima di presentarsi, per accordare insieme l’orario migliore per mamma e neonato;
  • che gli stessi parenti domandino alla madre, meglio quando è ancora in gravidanza, cosa portare in dono, cosa le serve davvero, se qualcosa per lei o per il bambino, che potrebbe anche essere un buono spendibile poi a tempo debito;
  • che portino un sugo, un’insalata di riso, qualcosa che faccia sentire la madre più rilassata per quella sera, trovando mezza cena già pronta;
  • che i parenti si occupino anche e soprattutto di dare attenzioni ai fratelli maggiori, che i primi giorni saranno certamente scombussolati e un po’ ingelositi dal nuovo arrivo e dalla madre affaccendata a gestirlo;
  • che qualcuno si offra di raccogliere i panni o portare a casa qualcosa da stirare o lavare;
  • che se ritengono di voler dare una mano a pulire casa, si occupino di bagno e cucina, non del cortile o del garage che non hanno bisogno di manutenzione giornaliera…
  • meglio ancora che facciano tutto ciò senza voler per forza spettegolare con la neo-mamma, che più che di gossip ha voglia di prendere il cucciolo e andarsene a dormire;
  • che alcuni amici magari portino i figli più grandi al parco, mentre mamma e neonato ne approfittano per riposare;
  • al contrario, dopo i primi mesi, che tengano un’oretta il più piccolo affinché la madre possa dedicare del tempo esclusivo ai maggiori, che a volte tanto maggiori non sono;
  • che qualcuno si offra di fare un pezzetto di spesa o di accompagnare la madre a farla;
  • che il neonato venga tenuto in braccio dai parenti se la mamma vuole farsi una doccia, sennò che il piccolo venga lasciato alle braccia della madre, che i primi giorni, in balia degli ormoni, si sente come una leonessa a cui vengono sottratti i cuccioli;
  • che chiunque voglia dare un suggerimento sull’accudimento del bambino, lo esponga esattamente come tale, cioè un consiglio, non una legge, quindi non prenda come un affronto se la madre fa l’esatto contrario, sopratutto se si tratta di pratiche di 50 anni fa;
  • che si lavino bene le mani tutti quelli che toccano il bambino, anzi possibilmente che NON lo tocchino e lo lascino dormire (visto che finalmente dorme!) dove sta, perchè se si sveglia poi sarà la madre a gestirlo nervoso quando tutti se ne saranno andati!
  • che anche le telefonate siano rare e con i mezzi odierni proprio evitate e sostituite da un messaggio, per evitare di disturbare proprio quando – per miracolo – tutti risposano.
  • che qualche volta si offra alla madre di fare un giro insieme, per  alleviarle il peso dell’essere chiusa in casa da sola e sommersa da pannolini e disordine;

Manca qualcosa?

Vi prego elencate anche voi quello che avreste voluto dopo la nascita dei vostri bambini e mettete un bell’elenco fuori dalla porta la prossima volta!

Perchè per crescere un bambino ci vuole un villaggio, ricordiamolo ai nostri parenti.

Tutti gli usi del burro di Karitè puro

Quando ho scoperto il burro di karitè puro, quindi senza profumi e trattamenti (non raffinato), non l’ho più lasciato e praticamente in casa lo usiamo per tutto e sempre, a discapito di qualsiasi altra crema utilizzata pochissimo, che finisce nell’armadietto solo perché ci viene regalata.

Il burro di karitè è davvero ideale per tutto:

  • le sue proprietà emollienti sono ottime per idratare il viso: consiglio però a chi ha la pelle molto grassa di applicarlo solo la sera, affinché durante la notte abbia il tempo di assorbirsi completamente; usarlo di frequente riduce tantissimo la comparsa di rughe, borse, occhiaie.
  • sempre per via della sua potente proprietà idratante è ottimo anche per i piedi e i talloni secchi: dopo aver passato una pietra pomice sulle parti screpolate, ungete bene le parti anche più volte al giorno e per un’azione urto applicate la sera, avvolgete con la pellicola e sfasciate al mattino.
  • ovviamente è fantastico anche per le mani e anche in questo caso  si possono ungere abbondantemente le stesse prima di coricarsi e avvolgerle in  guanti di cotone per per un’azione idratante più intensa.
  • grazie alla sua non-tossicità si può tranquillamente usare anche come burro-cacao sulle labbra, nonché come idratante del naso quando è molto arrossato e screpolato durante i raffreddori.
  • ottimo per seno e pancia in gravidanza: applicare il più possibile per limitare l’insorgere di smagliature e tenere la pelle elastica e morbida.
  • sempre in gravidanza è possibile utilizzare il burro di karitè per ungere e mantenere elastico il perineo, che ha bisogno di essere morbido durante il parto.
  • è un fantastico dopo sole, nonché crema solare, per lenire gli arrossamenti e prevenire macchie, scottature, rughe. In casa lo usiamo tutti, anche le bambine.
  • per il sederino dei più piccoli è una manna se usato contro gli arrossamenti, sia a livello preventivo che curativo: in caso di candida da pannolino si può miscelare con qualche goccia di tea tree per ammorbidire la parte interessata e fungere anche da antibatterico (alternandolo però, ad appositi prodotti per la candida).
  • durante l’allattamento è un’ottima cura per i capezzoli, funge da preventivo a ragadi e arrossamenti e non serve risciacquare prima di attaccare il bambino (attenzione però che il burro sia davvero puro).
  • dopo una scottatura non grave, se applicato immediatamente, previene la formazione delle classiche vesciche e applicato più volte accelera la guarigione (la bruciatura nell’immediato duole un po’ di più, poi il dolore scompare completamente).
  • per chi ha capelli molto secchi, soprattutto per prevenire la formazione di doppie-punte, dopo il lavaggio e prima di asciugarli si può applicare un filo lievissimo di burro di karitè dopo averlo ammorbidito tra le mani.
  • per capelli molto danneggiati da sole, tinte ecc: applicare il burro sui capelli asciutti e poi avvolgere in un asciugamano per qualche ora o tutta la notte; l’indomani lavateli come fate di solito.
  • naturalmente si può usare come una normale crema su tutto il corpo, sempre, dopo la doccia, dopo la depilazione anche delle parti più delicate, sia dagli adulti che dai bambini, aiutando così la rigenerazione cutanea.
  • ottimo quindi anche per massaggi al pancino dei neonati, per i massaggi AIMI, per le gambe affaticate  e le spalle appesantite dalla lunga giornata.

Il burro di karitè si presenta abbastanza compatto e di odore particolare (subito potrà sembrarvi molto strano e forte, ma utilizzandolo spesso arriverete a non farci più caso); nei periodi più caldi e se lo portate in spiaggia diventa molto più morbido, se non addirittura liquido come olio, per poi tornare solido ad ogni abbassamento di temperatura: non ci sono problemi per il burro, dovrete solo regolare meglio la quantità da mettere.

Ho cercato di acquistarlo presso le farmacie, para-farmacie o erboristerie di zona, ma difficilmente l’ho trovato puro, mentre on-line è più facile acquistarlo, anche senza confezione, pagandolo quindi anche meno in grande quantità (di solito sui 500 g, sfuso sotto vuoto, sui 12 €).

Per chi ha praticità nella preparazione di prodotti naturali per il corpo, il burro è ottimo per fare saponi, burri di cacao, cosmetici vari.

E allora che aspettate? Comprate burro di karitè in quantità!

noi che siamo diverse…

… alla società diamo fastidio.

Ne parlavamo io e la mia ostetrica, che qualche giorno fa è passata a trovarmi, facendomi una grande e piacevole sorpresa.
E abbiamo proprio convenuto insieme che noi donne e madri che partoriamo in casa, allattiamo, portiamo in fascia e magari scegliamo la medicina alternativa e siamo anche un po’ scettiche sui vaccini siamo davvero una spina nel fianco per la società.

Credo che tutto si riconduca sempre al business e molto subdolamente a quanto il nostro pensiero potrebbe rivoluzionare il mondo e far crollare quello che si era creduto fino al giorno prima: di conseguenza crollerebbe anche tutto il castello di carte che sta su solo grazie a chi si lascia abbindolare dalle credenze popolari sui vizi e l’educazione infantile, che ormai scorrono nelle nostre vene come linfa vitale e da acquisti superflui che invece sembrano strettamente indispensabili.

Dove andrebbero a finire tutte le industrie produttrici di latte artificiale, se tutte le madri del mondo allattassero almeno un anno, che cosa farebbero i ginecologi senza più donne che si recano da loro inutilmente per nove mesi ad ogni gravidanza, cosa farebbero i produttori di passeggini stile “Cartier” se usassimo tutte una fascia, anche per 2/3 figli… e le aziende farmaceutiche? Perché chi si cura senza esagerare, senza fretta, lasciando al corpo il tempo di provare a reagire da solo, anche senza arrivare all’omeopatia che per alcuni è “acqua fresca” (ma guarda caso funziona), difficilmente un corpo diventa dipendente a vita dai farmaci, soprattutto se di base ci sono una corretta alimentazione e un allattamento prolungato.

Ebbene sì, diamo fastidio.

Non compriamo ammennicoli di ogni sorta per i nostri bambini, ma più spesso tanti libri e giochi in legno, li teniamo nel lettone se hanno paura e si svegliano molto, eppure non ne inficia nemmeno la nostra intimità, visto che di figli ne facciamo anche tre (o anche di più!), siamo strani noi con questa nostra fissazione de “meno oggetti e più affetti” e quindi la società ci emargina perché non facciamo crescere il PIL, non facciamo girare l’economia, ci etichetta come “madri talebane”, come pazze che vogliono andare indietro invece di guardare al futuro.

Eppure io credo che sia questo il futuro: i nostri figli sono il futuro del pianeta, un bambino ascoltato saprà ascoltare, un bambino felice sarà un adulto felice, un bambino amato amerà le persone e non gli oggetti, amerà animali e piante intorno a sé e quindi tutto il pianeta.

Paura di non vaccinare i bambini? Siamo noi il virus più micidiale, siamo noi uomini, con tutta questa corsa a produrre e a vendere sempre di più, che esauriremo le risorse e faremo morire il mondo e poi noi stessi, esattamente con un virus.

Dobbiamo fermarci, tornare indietro veramente, ricercare i veri valori, non il petrolio, ricercare la felicità nelle piccole cose, non nel passeggino più grande e più attrezzato.

Noi madri e donne che magari non compriamo neanche il bagno schiuma ma solo sapone di Aleppo e laviamo il pavimento con l’aceto, non siamo all’antica, anzi, stiamo solo guardando al futuro con occhi diversi, per la Madre Terra appunto e per i nostri figli.

Per i nostri figli non siamo fastidiose ed è questo quello che conta.
Sono fiera di essere fastidiosa.

Per avere un parto naturale…

La nascita è un miracolo. Che avviene tra la madre e il suo bambino.

Per questo il parto naturale…

…per essere tale deve essere indisturbato.

Mi sono sempre chiesta perché spesso sentivo raccontare di donne che non si erano dilatate durante il travaglio e quindi il loro parto era finito in un taglio cesareo per salvare il bambino.

Col tempo mi sono informata, ho letto libri (La gioia del parto di Ina May Gaskin, L’agricoltore e il ginecologo di Michel Odent, Venire al mondo dare alla luce di “Verena Schmid), ho cercato informazioni tra ostetriche e ginecologi, ho cercato tutte le raccomandazioni possibili delle fonti autorevoli (Ministero della salute, Organizzazione Mondiale della Sanità ecc), per capire come funziona davvero la fisiologia di un parto.

E sono arrivata a diverse conclusioni.

Intanto esistono delle linee guida che non tutti gli ospedali purtroppo seguono pedestremente, interferendo con estrema medicalizzazione sulla donna in travaglio e compromettendo quindi il parto naturale.

Le linee guida dell’OMS prevedono i seguenti 22 punti per travaglio e parto:

1 Pianificare dove e chi sarà presente alla nascita, insieme alla donna durante la gravidanza, questo piano va fatto conoscere al marito / compagno e, se del caso, alla famiglia.

Questo perché la donna che si sente a suo agio, con le persone che le danno maggior sicurezza, con cui può lasciarsi andare ai vocalizzi ed alle posizioni che preferisce, ha la possibilità di rilassarsi maggiormente e favorire la dilatazione.

2 Effettuare una valutazione del rischio della gravidanza durante l’assistenza prenatale, da rivalutare ad ogni contatto con il sistema sanitario e durante il travaglio.

3 Monitorare il benessere fisico ed emotivo della donna durante il travaglio, il parto, e al termine del processo di nascita.

4 Dare da bere durante il travaglio e il parto.

Sempre perché se la donna sente la necessità di bere o mangiare deve essere assecondata per agevolare la sue esigenze fisiche di idratazione e di nutrimento per avere forza e benessere psicologico.

5 Rispettare la scelta informata del luogo di nascita.

Se la donna scegliesse di partorire a casa non deve essere ostacolata in caso di gravidanza fisiologica, in quanto dimostra semplicemente la propria necessità di restare in un ambiente famigliare, lontana da occhi indiscreti, in cui potersi abbandonare e sentire a proprio agio.

 6 Fornire assistenza durante il travaglio e il parto restando però in disparte ma sempre mantenendo al sicuro e rassicurando la donna.

Se il parto avviene in ospedale è indispensabile garantire quasi le stesse condizioni di un parto in casa, prestando attenzione e assistenza con la massima discrezione, lasciando accanto a lei solo il marito/compagno o la persona di fiducia da lei scelta.

7 Rispettare il diritto delle donne alla vita privata nel luogo del parto.

La donna deve essere libera di esprimersi e di abbandonarsi al dolore come preferisce, senza interferenze e senza costrizioni.

8 Supportare con empatia durante il travaglio e il parto.

La donna deve essere altresì incentivata a lasciarsi andare, supportata, elogiata per il grande lavoro che sta facendo.

9 Rispettare la scelta delle donne e dei compagni durante il travaglio e il parto.

Se ci fossero richieste particolari di musica, luci soffuse e maggiore silenzio devono essere accolte.

10 Dare alle donne tutte le informazioni e spiegazioni che desiderano.

Ogni domanda è lecita e come tale devono essere date tutte le risposte del caso, con semplicità e senza terrorismi psicologici.

11 Operare dei metodi non invasivi e non farmacologici per dare sollievo dal dolore durante il travaglio, come massaggi e tecniche di rilassamento.

Gli impacchi di sale caldo, i massaggi a livello lombare o alle gambe possono dare grande sollievo.

12 Monitorare il feto con auscultazione intermittente.

Poiché l’auscultazione continua a volte, per via dei movimenti materni e fetali, potrebbe registrare sofferenze fetali che in realtà non sono tali (e lo dimostra l’apgar alla nascita), concludendo il parto con un taglio cesareo non necessario.

13 Usare solo materiali monouso e un’adeguata decontaminazione dei materiali riutilizzabili durante il travaglio e il parto.

14 Utilizzare i guanti durante l’esame vaginale, durante la consegna del bambino e nella gestione della placenta.

15 Lasciare piena libertà di posizione e di movimento durante il travaglio.

Poiché anche in natura gli animali decidono come affrontare il loro travaglio, anche tra gli uomini deve essere concesso alla donna di scegliere la posizione ed i movimenti che la fanno sentire più comoda ed in grado di sopportare meglio le contrazioni.

16 Promuovere la posizione non supina in travaglio.

La posizione supina impedisce alla forza di gravità di dare una grossa mano alla discesa del bambino e rallenta o addirittura blocca il travaglio, soprattutto in fase espulsiva.

17 Monitorare lo stato di avanzamento del travaglio.

18 Effettuare una profilassi con ossitocina nel terzo stadio del travaglio nelle donne con un rischio di emorragia post-partum, o che si verifichi una piccola quantità di perdita di sangue.

19 Garantire la sterilità durante il taglio del cordone.

20 Prevenire l’ipotermia del neonato.

Il bambino alla nascita deve essere coperto con panni caldi fino alla testa, dalla quale disperde molto calore.

21 Garantire il precoce contatto pelle a pelle tra madre e figlio e sostenere l’avvio dell’allattamento al seno entro 1 ora dopo il parto in conformità con le linee guida dell’OMS sull’allattamento.

Il neonato lasciato succhiare al seno il prima possibile, ha modo di prendere sin da subito il colostro necessario per espellere il meconio e di iniziare a stimolare i capezzoli per incentivare l’arrivo della montata lattea.

22 Esaminare la placenta e le membrane.

Affinchè si possa avere la certezza che tutte le raccomandazioni OMS vengano rispettate e incentivate dall’ospedale scelto per partorire, sarebbe sempre meglio informarsi prima presso la struttura, visitare la sala parto, fare domande specifiche sul monitoraggio, sulle persone di fiducia che possono accompagnare la partoriente e tutto quanto vi sta più a cuore.

Se l’ospedale non corrisponde ai requisiti richiesti, si può scegliere di spostarsi presso un’altra struttura, magari anche a diversi km di distanza, per far sì che mamma e bambino abbiano il loro parto rispettato, o addirittura restare a casa.

In secondo luogo non bisogna pensare che i parti debbano essere tutti uguali, con gli stessi tempi e le stesse dinamiche.

Ogni donna è diversa, ogni donna deve avere la possibilità durante la gravidanza di esternare e chiarire le proprie paure, di sapere come funziona il parto fisicamente e psicologicamente, ogni donna quindi avrà i suoi tempi fisici di dilatazione ed espulsione, per come natura l’ha fatta e le sue necessità di privacy e sostegno morale a seconda del suo carattere.

L’importante sarà sempre trovare il rispetto di queste sue esigenze, interferendo il meno possibile con quello che è il processo fisiologico del travaglio e del periodo espulsivo, che ogni donna a modo suo è fatta per affrontare.

http://www.terranuova.it/News/Genitori-e-figli/Il-parto-indisturbato

 

 

PIANO DEL PARTO, PERCHE’ E COME STILARLO

In una gravidanza fisiologica, ossia quando tutto va come natura vuole, potete fare praticamente tutto ciò che vi pare durante il travaglio e parto, anche partorire in casa se lo desiderate, ma se decidete di partorire in ospedale la situazione non dovrebbe essere per nulla diversa.

L’ospedale dovrebbe ricreare l’ambiente e la protezione che casa vostra può darvi, insieme alla sicurezza di una struttura adeguata.

Come fare per fare in modo che il vostro parto sia come voi lo desiderate?
In primo luogo scegliete con calma il luogo in cui volete andare a partorire, dovrebbe essere almeno quello che più si avvicina alle vostre esigenze, quindi informatevi, chiedete le percentuali di parti fisiologici, cesarei e VBAC, ponendo più domande possibili, affinchè ogni dettaglio che vi interessa venga alla luce, sia per quanto riguarda travaglio e parto, che per quanto concerne la degenza vostra e del bambino.

Praticamente chiedete pure tutto ciò che più vi sta a cuore e se volete chiedete pure di farvi fare una visita alla sala parto.
Se non trovate tutto ciò che vorreste nella stessa struttura potete scrivere un PIANO DEL PARTO o BIRTH PLAIN (in seguito PDP), ossia una proposta rivolta alla struttura contenente esigenze e aspettative per il parto e per i giorni seguenti, preoccupandovi di farlo avere in pronto soccorso, in ginecologia ed ostetricia e, se presente, al nido.

Preoccupatevi soprattutto di trovare personale disposto ad ascoltarvi e a condividere con voi quello che state chiedendo, sottoscrivendolo insieme a voi e a vostro marito.

Io scelsi di stilare il mio piano del parto in occasione del VBAC, per essere sicura di aver predisposto tutto e non precluderne la riuscita (temevo fortemente qualche intervento esterno che mi avrebbe fatto male fisicamente e moralmente), ma credo di essere stata fortunata perché all’epoca, nell’ospedale che scelsi, lavorava un ginecologo veramente a favore del parto naturale dopo cesareo (non per nulla sua moglie è ostetrica e segue parti in casa), pertanto forse anche senza PDP sarei stata ascoltata ed indisturbata in tutto e per tutto, al fine di avere un parto ed una degenza quasi come a casa, come meritano tutte le donne e tutti i bambini

Ecco comunque come indicai le mie richieste:

Piano del parto di …

 “…Questo istante della nascita, questo momento di fragilità estrema, come bisogna rispettarlo!!
Il bambino è tra due mondi. Su una soglia. Esita.
Non fategli fretta. Non spingetelo. Lasciatelo entrare.
Che momento! Che cosa strana! Questo esserino che non è più un feto e non ancora un neonato.
Non è più dentro la madre, l’ha lasciata. Eppure lei respira ancora per lui.
E’ l’istante analogo a quello in cui l’uccello corre con le ali spiegate e poi di colpo, appoggiato sull’aria, volerà.
Quando si è staccato da terra, quando ha decollato? Non si sa.
Come non si sa dire quando la marea che sale comincia a ridiscendere.
Un momento ineffabile, impalpabile, il momento della nascita, quello in cui il bambino lascia la madre…”
Frédérick Leboyer

Premessa
Ho scelto questo Ospedale per via di alcune conoscenze personali che lavorano nell’ambito di codesta struttura e per le informazioni molto positive raccolte, sia per quanto riguarda travaglio e parto, sia per il secondamento e le pratiche neonatali.
Ho scritto infine questo piano del parto per illustrarVi le mie aspettative e considerazioni in merito alle suddette fasi della nascita del mio bambino.

Il mio percorso
Il 04/04/2001 è nata la mia prima bambina, Sophia, con taglio cesareo programmato per via della sua presentazione podalica.
All’epoca, nonostante la posizione della piccola fosse rimasta tale per tutta la gravidanza, né il mio ginecologo, né il personale dell’ospedale di Biella mi consigliarono tecniche naturali o altresì invasive per il capovolgimento del feto in tempi utili.
Io stessa comunque mi accuso di non aver cercato informazioni in tal senso, arrivando però piuttosto serena al giorno dell’intervento.
Soltanto dopo la nascita di Sophia, soprattutto nei primi giorni, colsi alcune sensazioni spiacevoli di impotenza, di distacco, di freddezza mia nei confronti della mia bambina: sentimenti che tutt’oggi mi porto dentro e che mi fanno desiderare con tutte le mie forze e sotto ogni aspetto un parto ed una degenza NATURALI per me e questa nuova creatura in arrivo.

Presupposti
Personalmente considero il parto non una patologia, ma un processo fisiologico; e, dunque, affinché un parto risulti facile, veloce e senza complicazioni, sono convinta che occorra rispettarne primariamente la fisiologia, creando le condizioni che permettano ai naturali processi (come la secrezione ormonale specifica) di attuarsi correttamente, senza interventi esterni.

In linea di principio, in base a quanto stabilito dall’art. 21 della Costituzione Italiana (libertà di opinione), dall’art. 2 e 13 della stessa carta (inviolabilità della propria persona) e dalla legge regionale Lazio n. 84 del 03-06-1985, volta a tutelare la dimensione psico – affettiva del parto, tenendo presente che il potere decisionale dei genitori rimane insostituibile ed insormontabile e che nessun atto sanitario può essere legittimamente imposto, richiedo che eventuali interventi, terapie e procedure mediche attive sia su di me che sul mio bambino mi vengano preventivamente spiegate (anche in caso di urgenza) e che il consenso finale spetti a me ed a mio marito.

Il travaglio

Vorrei avere la possibilità di muovermi liberamente, camminando a mio piacimento e assumendo le posizioni in cui sentirmi a mio agio;
Vorrei poter contare sulla costante e continua presenza e supporto di mio marito e dell’ostetrica;
Desidero non essere sottoposta a monitoraggio continuo, se non effettivamente necessario;
Vorrei poter mangiare e bere durante il travaglio se ne sento il bisogno;
Vorrei poter fare un bagno o una doccia, nel caso ne sentissi il bisogno;
Chiedo di non subire clisteri e rasatura del pube;
Chiedo che le membrane non vengano rotte artificialmente, se non in caso estremo;
Non voglio che il travaglio venga accelerato con flebo, gel o altro;
Non voglio somministrazione di anti-dolorifici o sedativi;
Desidero che venga rispettato il mio diritto ad un travaglio in ambiente protetto ed intimo, nel quale io mi possa esprimere liberamente, senza troppi elementi di disturbo, per questo vorrei che il travaglio si svolgesse in una atmosfera adatta alle sue necessità fisiologiche: dunque in semioscurità, silenzio, privacy, clima caldo;
Vorrei che le visite interne fossero ridotte al minimo indispensabile e che prima di effettuarle mi venga chiesto il permesso;
Desidero sentirmi libera di affrontare il dolore con vocalizzi, urla o altro.

Il cesareo
 se si arrivasse a valutare l’eventualità di un taglio cesareo desidero che prima mi siano spiegate nel dettaglio le motivazioni, dopo averle ottenute concederò l’eventuale consenso;
 anche in caso di cesareo d’urgenza desidero ricevere un’anestesia non totale che mi permetta di vedere il neonato appena uscito dalla pancia;
 desidero che il bambino venga trattato nella maniera più delicata e dolce possibile;
 vorrei che il bambino, se in condizioni di salute normali, venisse consegnato immediatamente al padre o alla persona che mi accompagna per essere poi consegnato a me non appena concluso l’intervento.

La fase espulsiva
 desidero poter scegliere la posizione che mi sembrerà più adeguata al momento dell’espulsione. Gradirei non sentirmi obbligata a partorire in posizione litotomica;
 desidero che tra la fine della dilatazione e l’inizio della fase espulsiva sia rispettata la fisiologica fase di transizione. Non voglio essere costretta a spingere a comando senza lo stimolo essenziale del “riflesso di eiezione del feto”;
 vorrei che la stanza, al momento del parto, fosse silenziosa, minimamente illuminata e ben riscaldata, e che le persone presenti fossero solo l’ostetrica dell’ospedale, il padre del bambino e l’ostetrica che mi accompagna;
 vorrei poter evitare qualsiasi intervento ostetrico operativo o invasivo (uso di ventosa, forcipe, manovra di Kristeller, etc:).

L’episiotomia
 non vorrei subire l’episiotomia: l’ostetrica potrà aiutare il mio perineo a dilatarsi naturalmente, assecondando la mia voglia di spingere ed eventualmente aiutandomi con olii e/o pezze calde. Preferisco, ammesso che questo accada, una piccola lacerazione spontanea.

Il secondamento e l’approccio al neonato
 gradirei che il bambino mi venisse consegnato immediatamente dopo l’espulsione e che ogni eventuale azione, su di me e su di lui, sia posticipata alla fine del secondamento e/o altro momento più opportuno;
 chiedo che il cordone ombelicale sia lasciato intatto fino all’espulsione della placenta;
 desidero attendere la fine del secondamento nella posizione che mi è più congeniale;
 desidero che si aspetti l’espulsione della placenta secondo i tempi fisiologici e senza somministrarmi farmaci per velocizzare l’espulsione;
 chiedo che al bambino sia praticata l’aspirazione oro-faringea solo se necessaria;
 ogni manovra o somministrazione di farmaci al bambino desidero che venga eseguita su consenso dei genitori e chiedo che la primaria assistenza neonatale sia effettuata accanto a me.

La degenza
 durante la degenza preferirei che il mio bambino rimanesse sempre con me, a meno che non sia io a chiedere il sostegno delle puericultrici;
 desidero che il bambino non sia immediatamente lavato, ma lasciato con il suo odore e ricoperto della vernice caseosa, prezioso elemento per la sua salute, che la sua pelle assorbirà naturalmente;
 nel caso sia io che il bambino fossimo in buona salute mi riservo di chiedere la dimissione precoce, nelle ore immediatamente successive al parto.

L’allattamento
 voglio essere libera di attaccare mio figlio al seno fin dai suoi primi istanti di vita, per tutto il tempo che mamma e bambino desiderano, contando sul massimo supporto e sostentamento del personale ospedaliero;
 conto sul fatto che a mio figlio non vengano somministrate sostanze quali latte artificiale, soluzione glucosata o succhiotti: in casi estremi, per l’aggiunta di latte, richiedo che si tratti di quello che potrò estrarre dal mio seno con un tiralatte.

Vi ringrazio anticipatamente, certa di trovare la Vostra comprensione e collaborazione, fiduciosa che le mie richieste saranno accolte, potendo disporre liberamente del mio corpo in questa esperienza così unica, intima, intensa e naturale che è il partorire.

Luogo, data e firma

Letto approvato e sottoscritto dal papà del nascituro

Il mio parto in CASA

Ecco la storia di Diamante Adele (3220 gr – 49 cm), tutta di emozioni e coincidenze, cominciando dal giorno e dall’ora precisa di nascita:

31.5
ore 3.15

e dal nome combattutissimo tra me e mio marito: Andrea voleva chiamarla Diamante, non ricordo nemmeno dove l’ha trovato, come gli è venuto in mente… io invece ero dell’idea di chiamarla Cassandra o Anastasia (sempre di origine greca come Sophia ed Elettra), oppure Adele, come entrambe le mie nonne, una delle quali morta 1 anno fa ed a cui ero molto legata…

Poi certo, Diamante è il “destino” del mio tatuaggio, perfettamente in linea con gli altri 3 ideogrammi che ho fatto:
Amore – Andrea
Saggezza – Sophia
Energia – Elettra
ed infine Destino – ed ecco Diamante

ma mi sembrava troppo new age, un po’ da soup opera… invece Andrea mi ha subito informata bene: anch’esso di origine greca e molto usato nel medioevo, insomma, non potevo più dire di no…

Però:
però ecco una delle coincidenze…
la notte in cui è nata la piccola, un’ora prima, è morta anche la seconda nonna… uno scambio di anime insomma, dunque Andrea voleva accontentarmi e chiamarla Adele, ma io non volevo fosse solo per me, era così convinto della sua scelta prima! È così è diventata Diamante Adele… firmerà un po’ lungo un giorno, ma pazienza, spero ci perdoni!

Quindi veniamo a noi, a me ed al parto di questa creatura, insieme ad un grande papà ed a 2 ostetriche che ringrazierò sempre!

Sono le 11 di sera, sto guardando un film che non mi piace molto, sarà per questo che la signorina si ribella e fa rompere le acque? (Grazie Diamante!)
sento un tac, ma non ci faccio caso, poi dopo qualche minuto mi viene il dubbio, mi tocco, sembra tutto normale, mi alzo dal letto e… comincio a colare come un rubinetto!
Mi scappa una risata “ehm… Andrea… direi che ho rotto le acque!”
che tempismo, giusto perchè non dovevo partorire proprio questo week end, dato che c’è il saggio di musica di Sophia e di mio marito e che mia cugina (che dovrebbe visitarla se nasce a casa) va ad un corso!
“Pazienza, mica posso mettermi un tappo!” gli dico… e poi rido… rido e ripenso al fatto che quella mattina sono passata in ufficio e una collega mi ha detto “dai che secondo me nasce stanotte”, esattamente come accadde per Elettra!
E poi altre 2 coincidenze: anche di Elettra il travaglio è iniziato alle 23 e nello stesso momento fuori iniziava a piovere!

Decidiamo di chiamare subito i miei genitori, visto che non è tardissimo sono sicuramente svegli, così possono venire a prendere le bambine: tempo 15 minuti sono a casa nostra, Sophia prende 2 cose da mettersi (lei neanche dormiva ancora), Elettra è tutta eccitata anche se l’abbiamo svegliata, mi bacia, mi abbraccia, va via serena… quella meno serena di tutti è mia madre, che piange già, eppure io non ho nemmeno ancora le contrazioni…

Nel frattempo ho chiamato anche Laura, l’ostetrica, che mi aveva visitata al mattino, era tutto ancora chiuso, la testa incanalata, ma secondo lei mancava ancora qualche gg, circa come da DPP (4 giugno), quindi non si aspettava fossi io, bensì l’altra mamma che sembrava aver cominciato a travagliare piano piano dalla sera prima…
Invece no… sorpresa… verso le 11.30 arriva anche lei (i miei per fortuna se n’erano già andati).

Prima però che arrivassero tutti, ecco le ns prime pazzie di coppia: qualche gg prima avevo preparato la casetta-fiocco nascita, compreso il timbro “home-made” (quello che uso per i biscotti), che però per scaramanzia non avevo incollato. Peccato che quest’ultimo in fase asciugatura fosse stato toccato da qualcuno e rotto e… mio marito proprio in quel momento mi fa notare che non l’ho rifatto!

Nessun problema: mentre arrivano i primissimi doloretti di poca durata e pochissima intensità gli do la ricetta della pasta di sale (mio marito “ma sei in travaglio!!!!” e io “tu non preoccuparti, segui le mie istruzioni che facciamo in fretta!”), lui mescola gli ingredienti e ne prepara un altro… et voilà, è pronto un nuovo timbro nell’eventualità che davvero questa bimba nasca a casa!

Quando arriva Laura facciamo 2 parole e ridiamo su questa sempre mia voglia di fare, le mostro il fiocco completo, il disegno della mamma che allatta, i piedini ancora da incollare fatti con le pietre bianche e nel frattempo arriva anche Valeria, la seconda ostetrica.
Alle 11.40 circa arrivano le vere contrazioni, comincio a segnare durata e distanza, ormai durano circa un minuto e sono a 6/8 min una dall’altra… ci siamo, iniziano le vere danze.

La sostanziale differenza tra il travaglio di Elettra e quello di Diamante è che sono stata lucidissima tra una contrazione e l’altra, sempre, fino all’ultimo momento, anche se è stato davvero intenso, tutto di schiena come nel vbac, senza potermi riposare e sedere un attimo…

I dolori sono diventati subito ravvicinati, hanno provato a farmi impacchi di sale caldo sui reni (piccola parentesi: avevamo finito il sale grosso, allora Andrea è sceso a farsene dare un pacco dal panettiere che era già al lavoro e lui invece di capire che era per un impacco ha capito che era per la pasta, quindi 2 gg dopo, quando sua moglie gli ha chiesto se sapeva qualcosa di me lui ha risposto “ma no, l’altra sera a mezzanotte facevano ancora la pasta con gli amici!” e gli amici erano il via vai delle ostetriche!), ma il peso mi sembrava peggiorare la situazione e il dolore era davvero forte comunque: a momenti alterni le ostetriche e Andrea mi premevano le mani sui punti dolenti, altrimenti premevo io con una mano o con l’altra, sia sulla schiena che sul basso ventre che sembrava mi si aprisse come fossi squartata in 2.

Ho sempre parlato nel frattempo, guardando l’ora, restando sempre in piedi, appoggiata con i gomiti sul tavolo in cucina o sulla poltrona in salotto: le mie gambe e le mie braccia chiedevano pietà…
Mi sono aggrappata a mio marito più volte, restando in piedi, chiedendogli anche se secondo lui la ragazza del piano di sotto mi sentiva gridare, ma lui tranquillo mi ha risposto di non pensarci, di rilassarmi, di lasciarmi andare, che andava benissimo così…

Ho provato a sdraiarmi un attimo: dopo una contrazione in quella posizione ho visto le stelle, quindi mi sono rimessa in piedi, mi era impossibile stare così.
Mio marito ha fatto una tisana alla frutta lasciata raffreddare e ogni tanto chiedevo da bere, con molto zucchero, stavo morendo di caldo e la bocca la sentivo asciutta e arsa, a forza di regolare il respiro e i vocalizzi…

Dopo 2 ore e mezza di dolori ormai vicinissimi Laura mi ha visitata perchè continuavo a dirle che mi sembrava di dover spingere e anche di dover andare in bagno (ci ho pure provato, ma stare seduta sul wc era impossibile anche quello!): ero di 4 cm circa, quindi mi ha detto di non spingere troppo, dovevo ancora aprirmi bene…

Allora ho richiesto conferma ad Andrea “Dimmi che sono brava!” gli ho gridato e lui mi ha risposto che ero uno spettacolo, che stavo facendo una cosa meravigliosa e quasi incredibile; quelle parole, proprio in quel momento mi hanno ridato forza, ho di nuovo ragionato lucidamente sulla situazione e mi sono detta “Sara, avanti così per altre magari 2/4 ore non ce la fai, sei stanca e non hai tregua… devi dilatarti, aprirti, pensare a tutte le grandi voragini della terra, focalizzare che ti devi aprire tanto, tantissimo, per far uscire la bambina, come dice Ina May – ti aprirai enormemente – forza!!!”

E così ho fatto: ho pensato a sentirmi grande dentro, come quando canto, “dovete sentirvi come una cattedrale” dice sempre la mia insegnante, a fare i vocalizzi giusti per aprire e fare spazio, ho pensato a grotte, gallerie, gran canyon e di botto la voglia di spingere è diventata ancora più intensa!

Mentre mi giravano intorno le ostetriche (controllando ogni tanto il battito della bambina, sempre perfetto), parlando sottovoce, mi sono lasciata andare del tutto, ho deciso con tutta me stessa che dovevo sopportare quell’enorme dolore ancora per poco, che tanto più forte di così non sarebbe stato, dovevo solo concentrarmi e regolare il respiro… ed ecco arrivare una voglia di spingere fortissima: ero di nuovo aggrappata a mio marito, in piedi, con le gambe che quasi tremavano e con una contrazione lunga e una spinta pari ad essa ecco che l’ho sentita scendere e ho urlato “esce, esceeeeee!!!” e tutta d’un botto è uscita la testa della mia cucciola, si è fermata lì e con altre 2 (forse 3) spinte altrettanto intense è uscita del tutto, con Laura che la prendeva al volo sotto di me (mi ha poi raccontato mio marito) come un pesciolino bagnato…

Eccola la mia bellissima bambina!
Lei ha fatto appena uno strillo e si è subito calmata, mi hanno fatto sedere, con il cordone ancora attaccato, me la sono messa sulla pancia, era pulita, profumata, morbida… che sensazione! Il mio cuore impazziva di gioia! Mio marito si è messo al mio fianco a rimirarci, a baciarci… che momento fantastico! Avrei voluto durasse un tempo infinito!

Diamante si è attaccata subito al seno, perfettamente, come natura comanda ha saputo subito dar retta al suo istinto primordiale, siamo state così almeno mezzora, io stavo benissimo, nessun giramento di testa, nessuna perdita di sangue, la placenta si è staccata da sola e con una spinta è uscita e io di nuovo niente lacerazioni, nessun punto, nulla di nulla… era tutto perfetto, la chiusura del cerchio.

L’ostetrica Valeria ha tagliato il cordone ormai bianco e messo la placenta in un sacchetto nel ns. freezer, mentre Laura mi massaggiava l’utero per farlo contrarre bene e io… mi facevo fare un panino! Avevo una fame pazzesca e una felicità addosso da toccare il cielo con un dito!

Alle 5.30, dopo aver pulito e buttato tutto le ostetriche andavano via, io mi mettevo a letto con Diamante e mio marito nella stanza delle bambine per lasciarci tutto il lettone a disposizione: la piccola ha dormito beata tutto il tempo, io ho riposato a tratti per un’oretta e poi me la sono guardata tutto il tempo, ripensando al mio percorso ed a questo bellissimo parto…

Ho ripensato a quanto ho aspettato questa gravidanza, a quanto ho sofferto per le perdite e per il tc di Sophia, a quanto ho gioito per il vbac di Elettra e adesso addirittura per un parto in casa perfetto, quello che tutte le donne e mamme si meriterebbero, senza paura, senza persone estranee, solo con la persona amata vicino e con la consapevolezza di dare e fare il meglio per la propria bambina.

Avevo una tale emozione addosso quella notte, sono stata così bene subito che quasi non potevo credere di essere così attiva, così serena, così in forma nel corpo e nella mente, mi meritavo tutto questo idillio?

Sì me lo merito: ho fatto un gran percorso negli anni, ho lavorato tanto su di me, sulla mia famiglia, ci siamo tanto amati e tanto scontrati io e mio marito, adesso può andare solo tutto bene, ce lo meritiamo entrambi questo “gioiello”, questa bellissima Diamante Adele che piange davvero poco, che sta in braccio a tutti, che dorme e ciuccia come un angioletto, che ha dei fratellini e 2 bisnonne lassù che vegliano su di lei.

“Benvenuta piccola mia, ti amiamo tanto io e il papà, ti adorano le sorelline, con tutto il cuore.”

La mattina alle 10.30, fortuna delle fortune, mia cugina è riuscita a venire a visitare Diamante, perchè sarebbe partita per il corso al pomeriggio!
Io stavo così bene che mi sono fatta la doccia e ho messo a posto un po’ di cose mentre la cucciola dormiva beata.

La montata lattea è arrivata prestissimo, dopo nemmeno 30 ore dal parto, Laura dice perchè l’ossitocina era altissima e si respirava serenità in casa, mi ha fatto piacere sentirlo.

Il giorno dopo facevo già il pane e stavo più che bene, a vedermi qualcuno ha avuto l’impressione che io non avessi nemmeno partorito ed era così che mi sentivo ed è così che mi sento, nonostante le notti metà in bianco! Questa bambina mi ha dato una carica che non mi aspettavo, forse perchè la natura sapeva che dovevo badare a lei e ad altre 2, anche se grandi, sempre da sola.

Sono felice, sono appagata, sono serena, spero che tutto continui così…

Il mio VBAC

OVVERO
LA NASCITA DI ELETTRA  a 40 settimane
(3120 gr – 49 cm)

Giovedì mattina, 15 maggio: la mia collega (incinta anche lei) mi invita a fare un giro al mercato.
Ho la scadenza domani, ma sto benissimo, ci vado.

Da tutta la settimana ho degli strani mal di pancia che mi fanno andare al bagno anche 2/3 volte al giorno, ma la pancia è così alta che tutti mi dicono che la belva nascerà dopo il 20 maggio almeno, d’altronde è una femmina e deve cominciare fin dall’inizio a far girare le scatole…

L’indomani, il 16, è pure il giorno del compleanno della mia collega incinta, io intanto non credo proprio che per me questa nascita possa essere così puntuale!

Mentre gironzoliamo e ci guardiamo a vicenda le pance ne conveniamo che sembra lei quella che deve partorire per prima (ma è di 6 settimane meno!) talmente striscia “sta panza”!!!

Io compro pollo e patatine per il pranzo (ma ne sgranocchio un po’ passeggiando) e proseguo, come la pace nel mondo, sentendo però che in questa strana mattina le consuete contrazioni che mi seguono dal 5° mese si susseguono una dietro l’altra a distanza di 10 minuti circa, ma sono sempre le solite e non ci bado… mi hanno detto che capirò decisamente quando sarà l’ora…

Proseguo la mia giornata con il pranzo a casa, nel pomeriggio vado a prendere Sophia a scuola, la porto da un’amichetta, poi di nuovo a casa alle 19 a preparare le cena, poi quasi quasi mi metto anche a stirare (sto tenendo tutti i lavori domestici sotto perfetto controllo per non lasciare nulla di trascurato in virtù del nuovo arrivo che non mi lascerà gran tempo!!!), ma cambio idea, ce ne andiamo tutti sul divano e mi rilasso…
Guardo un po’ di TV, poi, credo intorno alle 22.30 perché mi pare di sentire appena prima le campane, mi addormento di un sonno veramente riposante… e chi ci pensa al parto…

Ore 23: mi sveglio di colpo con uno di quei forti mal di pancia che mi fanno andare al bagno.
Mentre scendo ancora mezza addormentata, Andrea spegne la tele e porta Sophia nel suo letto già bella dormiente da un po’ anche lei, quindi dopo qualche minuto ci ritroviamo entrambi in cucina.
Io mi siedo sulla poltrona a meditare un secondo, pare vada tutto bene e allora ce ne andiamo a letto.

Passano 5/7 minuti al massimo e mi coglie un altro mal di pancia, credo sia di nuovo il momento di tornare al bagno, continuo a non pensare assolutamente all’ora fatidica, però solo per scrupolo dico ad Andrea di prendere l’orologio che ha la lancetta dei secondi per vedere quanto dura questo dolore piuttosto forte: oltre un minuto e 10 secondi.
Intanto di tornare al water non ne sento il bisogno, meno male, non ho voglia di star male stanotte.

Stiamo a vedere quando si presenta il prossimo mal di pancia, se ci sarà (io sempre incredula che la belva sia così puntuale… ho sempre avuto il ciclo sballato e in ritardo!): e c’è eccome, non passano neanche 5 minuti!!!
Andrea è tranquillissimo, ma mette le mani avanti, crede sia il caso di far venire a prendere Sophia da sua sorella, visto che l’ora non è ancora così tarda, al limite passa una notte in più fuori casa, ma non muore nessuno…

Io continuo a dirgli che non mi sembra il caso, se sono le vere contrazioni (e adesso sì che le sento! Mi sa che son proprio quelle!!!) chissà per quanto tempo ne ho e fuori diluvia a più non posso, dobbiamo proprio fare tanto casino già adesso magari per niente???
Altri 4/5 minuti e di nuovo mi piego in due appoggiando i gomiti sul tavolo, perché nel frattempo per stabilire cosa fare o no siamo tornati in cucina, che sdraiata nel letto non riesco proprio a stare… cavolo che mal di schiena! Cavolooooooooo!!!!

E che mal di pancia…. AH AH che male, fa malissimo e non mi lascia tregua!
Sarà il caso di sentire anche Laura, la mia ostetrica? propone sempre Andrea… tra un dolore e l’altro in cui riesco ancora a ragionare e organizzarmi.

Ma vah… figuriamoci, sono già le 23.20 circa, non è il caso… tra qualche ora magari…(io sempre tranquilla, mentre lascio libero sfogo alle mie contrazioni, ringhio, urlo, non me frega nulla se sveglio il vicinato… perché non riesco a trattenermi dal MAAAAALEEEEE! E poi ho letto Ina May, devo aprirmi no?).

Andrea è sempre calmo, non lo vedo proprio farsi prendere dal panico, anzi mi istiga con qualche battuta, ce la ridiamo insieme nelle pause, poi insiste, dato che i dolori sono vicini, anche solo avere un parere, descriverle al telefono cosa sento, per me è la prima volta, che ne so… ok telefono.

Le dico che ho questi mal di pancia forti al basso ventre che vanno fin dietro e mi fa tanto male la schiena e i reni, che durano oltre il minuto e arrivano ogni 5 minuti circa… di certo non ho mai provato queste sensazioni prima d’ora e non somigliano per niente alle contrazioni che ho avuto in gravidanza.

Lei resta un po’ perplessa e dice che è meglio venga a vedermi.
Dopo pochi minuti ancora (saranno le 11.40 al massimo) arriva la sorella di Andrea a prendere Sophia, che lui nel frattempo aveva chiamato così: stavi dormendo? È ora… no tranquilla scherzavo, volevo vedere se eri pronta… anzi fai che venire a prender Sophia che siamo al buono!

E la poveretta che mezza dormiva sul divano non sapeva più che fare, poi è arrivata, trovandomi nel mezzo di una contrazione e piegata sempre in 2 con i gomiti sul tavolo…

Sophia non capisce bene cosa succede: la sua borsa “da viaggio” è già pronta da giorni, la coprono alla veloce (fuori continua a venir giù acqua a secchiate) e via… una è andata.

Ora si tratta di aspettare Laura.
Deve farsi qualche km di curve sotto il temporale, ma arriva in fretta, manca ancora un quarto a mezzanotte (credo).

Anche lei entra e mi vede piegata dal male, mentre ringhio a qualcuno di invisibile che fa un sacco maleeeeeee! Tiro giù tutti i santi del paradiso, ma nella mia mente penso soltanto al mio corpo, al mio tunnel vaginale che si sta aprendo come una galleria rosa che fa passare un tir altrettanto rosa ma che ci passa appena… è un’immagine che rimane costante davanti a me…

Laura si ferma e dice che sembrano un po’ fortine.
UN PO’ FORTINE??? E QUELLE FORTISSIME COME SONO???
Mi dice che appena mi passa prova a visitarmi.
Ok, siamo d’accordo, fin dagli incontri avuti in precedenza, che non mi darà brutte notizie (tipo: non c’è ancora dilatazione dopo ore ed ore di travaglio e roba simile), ma quelle belle sì.

Velocissima mi sdraio sul divanetto e lei delicatamente mi controlla.
SONO GIA’ A 3 CM DI DILATAZIONE!!!
Fantastico, ma allora tra poco vedrò la mia cucciolina!
Allora sto per partorire, ma mica riesco a rendermene conto!!!

Restiamo lì sul divano: io sempre piegata, stavolta con le ginocchia per terra e i gomiti sui cuscini del divano, Laura dietro di me mi massaggia la schiena, Andrea di fianco che osserva silenzioso e chiede di tanto in tanto se abbiamo bisogno, ma non passa molto, che decidiamo tutti insieme di prepararci per andare in ospedale, a Vercelli: ci sono 40 km…

Andrea va su e giù secondo i miei ordini: la valigia nera, la borsa a fianco, la roba da mettermi per uscire (quale??? Ho preparato un cambio estivo, invece fuori ci saranno 15 gradi!!! Azz…) le calze, no non quelle, portami la scatola che le prendo da me…. Ahihaaaaa che maleeeeeeee!!!!

Com’è difficile star dietro alle contrazioni e alle cose da fare, fortuna che avevo già preparato tutto prima e nel minimo dettaglio…
Ci siamo, sarà mezzanotte e 15 o giù di lì, siamo stati a casa poco, Laura crede sia meglio andare, siamo pronti, mi aiutano a vestirmi, per sicurezza lei dice a mio marito di prendere un po’ di asciugamani… Andrea sbarella gli occhi… effettivamente…
Io non faccio una piega, non mi rendo più conto di nulla.
La macchina è già sotto casa, ma devo fare due piani di scale: certo, come no…

Faccio il primo alla veloce, ma poi mi devo fermare.
Siamo fuori, mica dentro un condominio, a piano terra c’è già il panettiere che lavora e sente senza il minimo dubbio una delle mie contrazioni: mi appoggio alla ringhiera e non riesco a trattenere un ruggito clamoroso, con Laura che mi incita a lasciarmi andare così che va bene… mi sa che avrò svegliato anche qualcuno nel vicinato… Non me ne può fregà de meno!!!

Eccoci in macchina… ma una più comoda mio marito non la poteva comprare?
È una coupè, quindi dietro è senza porte ed è pure tutto tranne che larga e comoda… come caspita mi metto?
Seduta non riesco a stare, allora mi appoggio carponi, anche qui come riesco: con i gomiti allungati sul sedile, un ginocchio sul sedile e uno giù…. Ah beh… una comodità…

Laura è davanti con Andrea, mi dice di star tranquilla che adesso col viaggio rallenteranno di certo un po’ le contrazioni, che ormai sono ancora più vicine, non passano 2 minuti tra una e l’altra!
Non ho pace!!!

Si parte: a pochi km troviamo la strada chiusa, io tiro di nuovo giù i Santi del Paradiso (che mi perdonino) per il male che ho e per la benedetta strada chiusa che ci fa tornare indietro e fare un giro più lungo… NON SIAMO ANCORA ALL’OSPEDALE!!!!???
Il viaggio è tremendo… come fanno quelle che si sparano 200 km per partorire???

No, per me è impensabile… sto tremendamente, sono scomodissima, ho un mal di schiena da impazzire, Laura viene dietro con me (senza fermare l’auto, passa in mezzo tra i sedili, roba da film) per massaggiarmi e farmi aggrappare a lei se ne sento la necessità… MA NON DOVEVANO RALLENTARE LE CONTRAZIONI NEL TRAGITTO IN MACCHINA????

Andrea guida come un pazzo, fortunatamente con l’ora notturna non c’è alcun traffico, però se ci fermano i carabinieri sono pronta a lanciare qualche insulto gratuito e a farmi scortare con la sirena fino in ospedale!
Quei minuti non passano mai… mi aggrappo al sedile, sempre girata verso il lunotto posteriore, continuo a non badare a niente e lascio uscire ogni genere di verso, intanto nella mia mente è sempre presente l’immagine del “tunnel rosa che deve essere attraversato dall’altrettanto tir rosa che ci passa appena”…
SIAMO ARRIVATI????
Sembro “ciuchino” del cartone animato Shrek 2…
Finalmente!

Andrea entra in pronto soccorso, io e Laura scendiamo, lui va a parcheggiare.
Mi fanno sedere su una poltrona per farmi un monitoraggio…
COSA??? SEDERMI???
No, no, no… non ce la faccio a stare messa così… NON CE LA FACCIO, FATEMI ALZARE!

Intanto arriva Andrea, lui e Laura si guardano, l’ostetrica di turno intanto mi attacca il monitoraggio, mi dice di non agitarmi… qui le cose si mettono male… ma io ho portato settimane prima il piano del parto, se è il caso glielo faccio ripassare a suon di insulti…

Passano pochi minuti, il tracciato è ok, io salto di continuo dalla sedia, arriva il ginecologo, uno con una faccia che nemmeno ricordo… ma con un naso!!!

Mi visita, io intanto ho incominciato a perdere le acque miste a sangue… è tutto un pasticcio là sotto… MA SONO A 7 CM DI DILATAZIONE!
E saranno passate sì e no 2 ore dall’inizio del travaglio!!!!
È favoloso!!!

Forse si rendono conto che le mie non erano tutte storie e urla per niente, cosa pensavano, che facessi tanta scena per 2 doloretti????
Il gine “simpaticissimo” vede la mia cicatrice da cesareo e post visita mi chiede se voglio tentare un parto naturale. Scusi, sta scherzando??? Vorrei proprio chiederglielo!

CERTO CHE Sì! Mi sono mica sparata viaggio e dolori per cosa se no????
Per arrivare a 7 cm e poi fami tagliare la pancia???
Bah…
Mi mettono su una sedia a rotelle e mi portano in sala parto direttamente, mentre Andrea e Laura mi seguono, a questo punto titubanti della situazione.
Io non vedo l’ora di scendere e di rimettermi carponi perché la mia schiena non ce la fa più.

La sala parto (che avevo già avuto modo di vedere) è quella piccola, senza la vasca, ma non mi importa, la mia mente è già preparata a quello che può trovare, cioè tutto di mio gradimento: tutto bello, pulito, azzurro (il mio colore preferito), tranquillo…

C’è silenzio ovunque perché il reparto è in rifacimento, non ci sono altre stanze operative oltre le 2 sale parto, quindi io me ne sto beata (si fa per dire) mezza nuda carponi, con le braccia sullo sgabello olandese (mi ci sono gettata sopra appena l’ho visto e nessuno mi ha fermata), a meno di un metro dalla porta, che è del tutto spalancata sul corridoio, ma nessuno passa a disturbare il mio delirio!

Siamo solo in 5 adesso: io, alla mia destra seduta accanto a me c’è la mia ostetrica, alla mia sinistra sempre seduto accanto a me e con le mani nelle mie c’è Andrea e poi dietro chissà dove a fare il loro lavoro ci sono l’ostetrica di turno ed un’infermiera.

Da qui i ricordi si fanno molto sfocati, i miei dolori sono intensissimi e non mi lasciano tregua.
Il respiro è molto forte, mi mettono sotto monitoraggio (ma quello senza fili, per lasciarmi fare quello che voglio) e da qui le cose sento che prendono la piega che desideravo, tutto fila liscio come l’olio…

Tanto per cominciare nessuno vieta ai miei 2 accompagnatori (Andrea e Laura) di presenziare entrambi, nessuno interviene per dirmi cosa fare, anzi l’ostetrica dell’ospedale si presta molto per massaggiarmi anche lei la schiena, per chiedermi se voglio cambiare posizione, per sapere come sto, cosa voglio, se ho sete, e visto che mi ostino a voler stare in ginocchio mi procura dei cuscini e mette uno specchio sotto di me per vedere cosa succede senza farmi mai girare.

L’atmosfera sento che si rilassa anche perché lei e Laura si mettono a chiacchierare, Andrea è sempre accanto a me mentre gli stritolo le dita e grido a più non posso che fa MAAAALEEEEE!!!
Ancora un po’ di contrazioni sempre uguali, va tutto alla grande, faccio tutto da me e non so neanche come sia possibile… poi cominciano le spinte… sono una cosa così strana!

Perché dopo la spinta, con la testa della bambina che si ferma allo stretto fra le gambe (il famoso tir rosa nel tunnel rosa) non fa più male???
Laura e l’ostetrica dell’H le sento discutere su come mi muovo e come si vede che devo spingere dalla forma che prende la pancia e dalle smorfie che faccio ed insieme si prodigano in continui “brava brava” tipo Katiana e Valeriana di Zelig, che non so se ridere o urlare ancora più forte perché sento solo tanto male!

Ad un certo punto sento un “crac” proprio là sotto, mentre la testolina continua a scendere, ma non dalla parte del perineo, anzi sopra, proprio sotto il clitoride… dentro di me penso di essermi aperta in 2 come una mela…

Intanto a volte mi alzo in piedi e l’ostetrica sento che si prepara se dovessi sputare la bambina lì così e lei dovesse prenderla al volo… poi non si fida, nonostante i cuscini, mi richiede di abbassarmi carponi se ce la faccio… va benissimo, in piedi non resisto, non so come tenere le gambe aperte abbastanza!

Laura è sempre lì, ogni tanto mi sussurra qualcosa, so che se insorgesse un problema me lo direbbe, sono tranquilla, la sua presenza dà quell’ultimo tocco di fiducia che completa il quadro e lo perfeziona, anche Andrea è sereno, credo che si scambino qualche occhiata positiva da sopra la mia schiena…

Le spinte saranno al massimo 5 o 6, almeno così mi pare di ricordare.
Continua il coro di “brava brava” e io continuo a ringhiare.
Andrea intanto vede tutto.

Più tardi mi racconta di aver visto la testolina uscita per metà, solo col naso fuori e una manina sulla fronte, poi tutta intera, incastrata solo al collo, infine eccola uscire tutta, viscida come un pesce, CON LA CAMICIA!
Sono le 2.35 del mattino… in 3 ore e mezza ho fatto tutto!

Che liberazione, che sollievo, che meraviglia! E di colpo fine di tutti i dolori immensi provati fino a quel momento!

Eccola la mia cucciolina… sta benissimo, apgar 10, tutta bagnata me la posano sulla pancia, facendomi alzare e sedere (finalmente fa la sua funzione) sullo sgabello olandese.

La mia piccola Elettra urla fortissimo (tutta sua madre), mi guarda, si avvinghia al capezzolo… com’è dolce, morbida e profumata!
Ci coprono con un telo caldo e ci lasciano così per aspettare l’uscita della placenta, mentre la signorina pensa bene di farmi pipì addosso… sarà emozionata anche lei?

Andrea ci guarda, è di certo molto coinvolto anche lui… che esperienza! Che cosino perfetto e speciale si è creato dentro di me!
E com’è stato bellissimo fare tutto noi due insieme, da sole… anzi noi 3… Andrea per me è stato importantissimo e così vicino!!!

Purtroppo io perdo molto sangue, mi devono togliere la piccola e farmi sdraiare…
La porgono a mio marito che se la tiene in braccio tutto il tempo, dopo aver tagliato lui stesso il cordone …Elettra se ne sta tranquilla tra le sue braccia mentre si succhia un braccio da sola.
Non arriva mai nessuno ad interferire.

Io non sto molto bene, mi gira la testa anche se sono sdraiata per terra, la placenta stenta ad uscire e cola sangue dappertutto… uff questa non ci voleva, andava tutto così bene!

Poi finalmente ce la facciamo, una placenta grande e brutta se ne esce, mi fanno una puntura anti-emorragica, mi mettono sul letto e finalmente posso abbracciare la mia piccolina senza più doverla abbandonare…
Restiamo così a lungo, nessuno dalla pediatria si precipita a venirla a prendere.

Passa davvero molto tempo, non so quanto, non ho più la sensazione di che ore sono… poi Andrea e Laura la prendono e le fanno loro stessi un bagnetto di sola acqua senza toglierle la vernice caseosa, mentre il ginecologo (quello col nasone) fa capolino e mi viene a vedere soltanto ora.
Mi fa una visitina gentile e mi dice che sono un po’ rossa (fai un po’ te!!!! Hai idea di cosa sia passato di lì???) ma non ho bisogno di nessun intervento, in sostanza NEANCHE UN PUNTO!
EVVAI! Cosa posso desiderare di più?

Purtroppo con il giramento di testa avuto non posso andarmene con le mie gambe, ma mi ridanno Elettra sul petto, tutte coperte al calduccio ci lasciano insieme, con Andrea che ci coccola, mentre l’ostetrica dell’H e l’infermiera sistemano la sala parto.
Sono ormai quasi le 5 quando ci portano in stanza!

Soltanto giunte qui un’altra donna prende la piccola per vestirla, ma ci mette pochissimi minuti, non c’è fretta per visite, o quant’altro, si farà l’indomani.
Ora mio marito e Laura possono tornare a casa…
Io mi godo tutti quei momenti, dormiamo insieme io e la mia bambina e così restiamo, avvinghiate l’una all’altra, io a lei e lei al mio seno, per i prossimi giorni.
Dopo sole 48 ore ce ne torniamo a casa.

Ci hanno trattate veramente benissimo e tutto è stato fatto nella massima naturalezza: nessuna interferenza, nessuna pressione, nessun intervento negativo su di me o sulla bambina, anche per quanto riguarda l’allattamento.
Un’esperienza stupenda che mi porterò nel cuore per tutta la vita.

Posso dire grazie a:
Non saprei in che ordine mettere i ringraziamenti, di tempo con cui hanno partecipato o di importanza.
Sono stati tutti fondamentali per la riuscita del mio VBAC e la giusta miscela di tutti ha dato, come avete potuto constatare, ottimi risultati!

• Mio marito Andrea: perché mi ha accompagnata per tutto il percorso, dandomi appoggio e fiducia… ma soprattutto trasmettendomi serenità nelle scelte, contro tutto e tutti quelli che mi scoraggiavano e non capivano la mia ostinazione;
• Mia cugina Elena (pediatra all’H di Vercelli): perché mi ha coinvolta nei suoi corsi e mi ha trasmesso informazioni sull’ospedale e sui loro metodi naturali, infine perché mi ha raccontato (ed io ho assorbito come una spugna) tutto ciò che poteva essermi utile;
• Laura, l’ostetrica che ho trovato grazie a “parto naturale”: perché con lei sono riuscita ad avere un appoggio sicuro e chiarimenti su cosa stava succedendo al mio corpo, ho dato sfogo (in gravidanza) alle mie incertezze e paure, trovando conforto e positività… poi è stata di vero aiuto ad essere tutti più tranquilli durante il travaglio!;
• Il Forum di “parto naturale” perché lì ho conosciuto persone care, condiviso emozioni tristi e felici, trovato spunti, risolto dubbi, preso coscienza di me e di cosa potevo fare davvero;
• Il ginecologo Dr. Ventresca di Vercelli: pro-VBAC al 100%, con cui abbiamo parlato io e Andrea e trovato una persona di fiducia, che ci dato massima libertà di scelta e fornito informazioni importanti e ottimistiche nella riuscita dei VBAC.
• L’ostetrica dell’H: purtroppo il giorno dopo non l’ho rivista, non ho neanche saputo come si chiama e non ho potuto ringraziarla ancora per tutto quello che ha e che non ha fatto, ma di certo ha lavorato come desideravo e le sarò sempre grata.
• I libri che ho letto: grazie a quelli ho appreso ulteriori dati, statistiche, consigli pratici e molto altro sui VBAC, sul parto naturale in genere e sull’allattamento. Ho inoltre fatto un gran lavoro mentale di rilassamento, concentrazione e di visione ottimistica di come sarebbero andate le cose… e così è andata benissimo!