PIANO DEL PARTO, PERCHE’ E COME STILARLO

In una gravidanza fisiologica, ossia quando tutto va come natura vuole, potete fare praticamente tutto ciò che vi pare durante il travaglio e parto, anche partorire in casa se lo desiderate, ma se decidete di partorire in ospedale la situazione non dovrebbe essere per nulla diversa.

L’ospedale dovrebbe ricreare l’ambiente e la protezione che casa vostra può darvi, insieme alla sicurezza di una struttura adeguata.

Come fare per fare in modo che il vostro parto sia come voi lo desiderate?
In primo luogo scegliete con calma il luogo in cui volete andare a partorire, dovrebbe essere almeno quello che più si avvicina alle vostre esigenze, quindi informatevi, chiedete le percentuali di parti fisiologici, cesarei e VBAC, ponendo più domande possibili, affinchè ogni dettaglio che vi interessa venga alla luce, sia per quanto riguarda travaglio e parto, che per quanto concerne la degenza vostra e del bambino.

Praticamente chiedete pure tutto ciò che più vi sta a cuore e se volete chiedete pure di farvi fare una visita alla sala parto.
Se non trovate tutto ciò che vorreste nella stessa struttura potete scrivere un PIANO DEL PARTO o BIRTH PLAIN (in seguito PDP), ossia una proposta rivolta alla struttura contenente esigenze e aspettative per il parto e per i giorni seguenti, preoccupandovi di farlo avere in pronto soccorso, in ginecologia ed ostetricia e, se presente, al nido.

Preoccupatevi soprattutto di trovare personale disposto ad ascoltarvi e a condividere con voi quello che state chiedendo, sottoscrivendolo insieme a voi e a vostro marito.

Io scelsi di stilare il mio piano del parto in occasione del VBAC, per essere sicura di aver predisposto tutto e non precluderne la riuscita (temevo fortemente qualche intervento esterno che mi avrebbe fatto male fisicamente e moralmente), ma credo di essere stata fortunata perché all’epoca, nell’ospedale che scelsi, lavorava un ginecologo veramente a favore del parto naturale dopo cesareo (non per nulla sua moglie è ostetrica e segue parti in casa), pertanto forse anche senza PDP sarei stata ascoltata ed indisturbata in tutto e per tutto, al fine di avere un parto ed una degenza quasi come a casa, come meritano tutte le donne e tutti i bambini

Ecco comunque come indicai le mie richieste:

Piano del parto di …

 “…Questo istante della nascita, questo momento di fragilità estrema, come bisogna rispettarlo!!
Il bambino è tra due mondi. Su una soglia. Esita.
Non fategli fretta. Non spingetelo. Lasciatelo entrare.
Che momento! Che cosa strana! Questo esserino che non è più un feto e non ancora un neonato.
Non è più dentro la madre, l’ha lasciata. Eppure lei respira ancora per lui.
E’ l’istante analogo a quello in cui l’uccello corre con le ali spiegate e poi di colpo, appoggiato sull’aria, volerà.
Quando si è staccato da terra, quando ha decollato? Non si sa.
Come non si sa dire quando la marea che sale comincia a ridiscendere.
Un momento ineffabile, impalpabile, il momento della nascita, quello in cui il bambino lascia la madre…”
Frédérick Leboyer

Premessa
Ho scelto questo Ospedale per via di alcune conoscenze personali che lavorano nell’ambito di codesta struttura e per le informazioni molto positive raccolte, sia per quanto riguarda travaglio e parto, sia per il secondamento e le pratiche neonatali.
Ho scritto infine questo piano del parto per illustrarVi le mie aspettative e considerazioni in merito alle suddette fasi della nascita del mio bambino.

Il mio percorso
Il 04/04/2001 è nata la mia prima bambina, Sophia, con taglio cesareo programmato per via della sua presentazione podalica.
All’epoca, nonostante la posizione della piccola fosse rimasta tale per tutta la gravidanza, né il mio ginecologo, né il personale dell’ospedale di Biella mi consigliarono tecniche naturali o altresì invasive per il capovolgimento del feto in tempi utili.
Io stessa comunque mi accuso di non aver cercato informazioni in tal senso, arrivando però piuttosto serena al giorno dell’intervento.
Soltanto dopo la nascita di Sophia, soprattutto nei primi giorni, colsi alcune sensazioni spiacevoli di impotenza, di distacco, di freddezza mia nei confronti della mia bambina: sentimenti che tutt’oggi mi porto dentro e che mi fanno desiderare con tutte le mie forze e sotto ogni aspetto un parto ed una degenza NATURALI per me e questa nuova creatura in arrivo.

Presupposti
Personalmente considero il parto non una patologia, ma un processo fisiologico; e, dunque, affinché un parto risulti facile, veloce e senza complicazioni, sono convinta che occorra rispettarne primariamente la fisiologia, creando le condizioni che permettano ai naturali processi (come la secrezione ormonale specifica) di attuarsi correttamente, senza interventi esterni.

In linea di principio, in base a quanto stabilito dall’art. 21 della Costituzione Italiana (libertà di opinione), dall’art. 2 e 13 della stessa carta (inviolabilità della propria persona) e dalla legge regionale Lazio n. 84 del 03-06-1985, volta a tutelare la dimensione psico – affettiva del parto, tenendo presente che il potere decisionale dei genitori rimane insostituibile ed insormontabile e che nessun atto sanitario può essere legittimamente imposto, richiedo che eventuali interventi, terapie e procedure mediche attive sia su di me che sul mio bambino mi vengano preventivamente spiegate (anche in caso di urgenza) e che il consenso finale spetti a me ed a mio marito.

Il travaglio

Vorrei avere la possibilità di muovermi liberamente, camminando a mio piacimento e assumendo le posizioni in cui sentirmi a mio agio;
Vorrei poter contare sulla costante e continua presenza e supporto di mio marito e dell’ostetrica;
Desidero non essere sottoposta a monitoraggio continuo, se non effettivamente necessario;
Vorrei poter mangiare e bere durante il travaglio se ne sento il bisogno;
Vorrei poter fare un bagno o una doccia, nel caso ne sentissi il bisogno;
Chiedo di non subire clisteri e rasatura del pube;
Chiedo che le membrane non vengano rotte artificialmente, se non in caso estremo;
Non voglio che il travaglio venga accelerato con flebo, gel o altro;
Non voglio somministrazione di anti-dolorifici o sedativi;
Desidero che venga rispettato il mio diritto ad un travaglio in ambiente protetto ed intimo, nel quale io mi possa esprimere liberamente, senza troppi elementi di disturbo, per questo vorrei che il travaglio si svolgesse in una atmosfera adatta alle sue necessità fisiologiche: dunque in semioscurità, silenzio, privacy, clima caldo;
Vorrei che le visite interne fossero ridotte al minimo indispensabile e che prima di effettuarle mi venga chiesto il permesso;
Desidero sentirmi libera di affrontare il dolore con vocalizzi, urla o altro.

Il cesareo
 se si arrivasse a valutare l’eventualità di un taglio cesareo desidero che prima mi siano spiegate nel dettaglio le motivazioni, dopo averle ottenute concederò l’eventuale consenso;
 anche in caso di cesareo d’urgenza desidero ricevere un’anestesia non totale che mi permetta di vedere il neonato appena uscito dalla pancia;
 desidero che il bambino venga trattato nella maniera più delicata e dolce possibile;
 vorrei che il bambino, se in condizioni di salute normali, venisse consegnato immediatamente al padre o alla persona che mi accompagna per essere poi consegnato a me non appena concluso l’intervento.

La fase espulsiva
 desidero poter scegliere la posizione che mi sembrerà più adeguata al momento dell’espulsione. Gradirei non sentirmi obbligata a partorire in posizione litotomica;
 desidero che tra la fine della dilatazione e l’inizio della fase espulsiva sia rispettata la fisiologica fase di transizione. Non voglio essere costretta a spingere a comando senza lo stimolo essenziale del “riflesso di eiezione del feto”;
 vorrei che la stanza, al momento del parto, fosse silenziosa, minimamente illuminata e ben riscaldata, e che le persone presenti fossero solo l’ostetrica dell’ospedale, il padre del bambino e l’ostetrica che mi accompagna;
 vorrei poter evitare qualsiasi intervento ostetrico operativo o invasivo (uso di ventosa, forcipe, manovra di Kristeller, etc:).

L’episiotomia
 non vorrei subire l’episiotomia: l’ostetrica potrà aiutare il mio perineo a dilatarsi naturalmente, assecondando la mia voglia di spingere ed eventualmente aiutandomi con olii e/o pezze calde. Preferisco, ammesso che questo accada, una piccola lacerazione spontanea.

Il secondamento e l’approccio al neonato
 gradirei che il bambino mi venisse consegnato immediatamente dopo l’espulsione e che ogni eventuale azione, su di me e su di lui, sia posticipata alla fine del secondamento e/o altro momento più opportuno;
 chiedo che il cordone ombelicale sia lasciato intatto fino all’espulsione della placenta;
 desidero attendere la fine del secondamento nella posizione che mi è più congeniale;
 desidero che si aspetti l’espulsione della placenta secondo i tempi fisiologici e senza somministrarmi farmaci per velocizzare l’espulsione;
 chiedo che al bambino sia praticata l’aspirazione oro-faringea solo se necessaria;
 ogni manovra o somministrazione di farmaci al bambino desidero che venga eseguita su consenso dei genitori e chiedo che la primaria assistenza neonatale sia effettuata accanto a me.

La degenza
 durante la degenza preferirei che il mio bambino rimanesse sempre con me, a meno che non sia io a chiedere il sostegno delle puericultrici;
 desidero che il bambino non sia immediatamente lavato, ma lasciato con il suo odore e ricoperto della vernice caseosa, prezioso elemento per la sua salute, che la sua pelle assorbirà naturalmente;
 nel caso sia io che il bambino fossimo in buona salute mi riservo di chiedere la dimissione precoce, nelle ore immediatamente successive al parto.

L’allattamento
 voglio essere libera di attaccare mio figlio al seno fin dai suoi primi istanti di vita, per tutto il tempo che mamma e bambino desiderano, contando sul massimo supporto e sostentamento del personale ospedaliero;
 conto sul fatto che a mio figlio non vengano somministrate sostanze quali latte artificiale, soluzione glucosata o succhiotti: in casi estremi, per l’aggiunta di latte, richiedo che si tratti di quello che potrò estrarre dal mio seno con un tiralatte.

Vi ringrazio anticipatamente, certa di trovare la Vostra comprensione e collaborazione, fiduciosa che le mie richieste saranno accolte, potendo disporre liberamente del mio corpo in questa esperienza così unica, intima, intensa e naturale che è il partorire.

Luogo, data e firma

Letto approvato e sottoscritto dal papà del nascituro

Il mio VBAC

OVVERO
LA NASCITA DI ELETTRA  a 40 settimane
(3120 gr – 49 cm)

Giovedì mattina, 15 maggio: la mia collega (incinta anche lei) mi invita a fare un giro al mercato.
Ho la scadenza domani, ma sto benissimo, ci vado.

Da tutta la settimana ho degli strani mal di pancia che mi fanno andare al bagno anche 2/3 volte al giorno, ma la pancia è così alta che tutti mi dicono che la belva nascerà dopo il 20 maggio almeno, d’altronde è una femmina e deve cominciare fin dall’inizio a far girare le scatole…

L’indomani, il 16, è pure il giorno del compleanno della mia collega incinta, io intanto non credo proprio che per me questa nascita possa essere così puntuale!

Mentre gironzoliamo e ci guardiamo a vicenda le pance ne conveniamo che sembra lei quella che deve partorire per prima (ma è di 6 settimane meno!) talmente striscia “sta panza”!!!

Io compro pollo e patatine per il pranzo (ma ne sgranocchio un po’ passeggiando) e proseguo, come la pace nel mondo, sentendo però che in questa strana mattina le consuete contrazioni che mi seguono dal 5° mese si susseguono una dietro l’altra a distanza di 10 minuti circa, ma sono sempre le solite e non ci bado… mi hanno detto che capirò decisamente quando sarà l’ora…

Proseguo la mia giornata con il pranzo a casa, nel pomeriggio vado a prendere Sophia a scuola, la porto da un’amichetta, poi di nuovo a casa alle 19 a preparare le cena, poi quasi quasi mi metto anche a stirare (sto tenendo tutti i lavori domestici sotto perfetto controllo per non lasciare nulla di trascurato in virtù del nuovo arrivo che non mi lascerà gran tempo!!!), ma cambio idea, ce ne andiamo tutti sul divano e mi rilasso…
Guardo un po’ di TV, poi, credo intorno alle 22.30 perché mi pare di sentire appena prima le campane, mi addormento di un sonno veramente riposante… e chi ci pensa al parto…

Ore 23: mi sveglio di colpo con uno di quei forti mal di pancia che mi fanno andare al bagno.
Mentre scendo ancora mezza addormentata, Andrea spegne la tele e porta Sophia nel suo letto già bella dormiente da un po’ anche lei, quindi dopo qualche minuto ci ritroviamo entrambi in cucina.
Io mi siedo sulla poltrona a meditare un secondo, pare vada tutto bene e allora ce ne andiamo a letto.

Passano 5/7 minuti al massimo e mi coglie un altro mal di pancia, credo sia di nuovo il momento di tornare al bagno, continuo a non pensare assolutamente all’ora fatidica, però solo per scrupolo dico ad Andrea di prendere l’orologio che ha la lancetta dei secondi per vedere quanto dura questo dolore piuttosto forte: oltre un minuto e 10 secondi.
Intanto di tornare al water non ne sento il bisogno, meno male, non ho voglia di star male stanotte.

Stiamo a vedere quando si presenta il prossimo mal di pancia, se ci sarà (io sempre incredula che la belva sia così puntuale… ho sempre avuto il ciclo sballato e in ritardo!): e c’è eccome, non passano neanche 5 minuti!!!
Andrea è tranquillissimo, ma mette le mani avanti, crede sia il caso di far venire a prendere Sophia da sua sorella, visto che l’ora non è ancora così tarda, al limite passa una notte in più fuori casa, ma non muore nessuno…

Io continuo a dirgli che non mi sembra il caso, se sono le vere contrazioni (e adesso sì che le sento! Mi sa che son proprio quelle!!!) chissà per quanto tempo ne ho e fuori diluvia a più non posso, dobbiamo proprio fare tanto casino già adesso magari per niente???
Altri 4/5 minuti e di nuovo mi piego in due appoggiando i gomiti sul tavolo, perché nel frattempo per stabilire cosa fare o no siamo tornati in cucina, che sdraiata nel letto non riesco proprio a stare… cavolo che mal di schiena! Cavolooooooooo!!!!

E che mal di pancia…. AH AH che male, fa malissimo e non mi lascia tregua!
Sarà il caso di sentire anche Laura, la mia ostetrica? propone sempre Andrea… tra un dolore e l’altro in cui riesco ancora a ragionare e organizzarmi.

Ma vah… figuriamoci, sono già le 23.20 circa, non è il caso… tra qualche ora magari…(io sempre tranquilla, mentre lascio libero sfogo alle mie contrazioni, ringhio, urlo, non me frega nulla se sveglio il vicinato… perché non riesco a trattenermi dal MAAAAALEEEEE! E poi ho letto Ina May, devo aprirmi no?).

Andrea è sempre calmo, non lo vedo proprio farsi prendere dal panico, anzi mi istiga con qualche battuta, ce la ridiamo insieme nelle pause, poi insiste, dato che i dolori sono vicini, anche solo avere un parere, descriverle al telefono cosa sento, per me è la prima volta, che ne so… ok telefono.

Le dico che ho questi mal di pancia forti al basso ventre che vanno fin dietro e mi fa tanto male la schiena e i reni, che durano oltre il minuto e arrivano ogni 5 minuti circa… di certo non ho mai provato queste sensazioni prima d’ora e non somigliano per niente alle contrazioni che ho avuto in gravidanza.

Lei resta un po’ perplessa e dice che è meglio venga a vedermi.
Dopo pochi minuti ancora (saranno le 11.40 al massimo) arriva la sorella di Andrea a prendere Sophia, che lui nel frattempo aveva chiamato così: stavi dormendo? È ora… no tranquilla scherzavo, volevo vedere se eri pronta… anzi fai che venire a prender Sophia che siamo al buono!

E la poveretta che mezza dormiva sul divano non sapeva più che fare, poi è arrivata, trovandomi nel mezzo di una contrazione e piegata sempre in 2 con i gomiti sul tavolo…

Sophia non capisce bene cosa succede: la sua borsa “da viaggio” è già pronta da giorni, la coprono alla veloce (fuori continua a venir giù acqua a secchiate) e via… una è andata.

Ora si tratta di aspettare Laura.
Deve farsi qualche km di curve sotto il temporale, ma arriva in fretta, manca ancora un quarto a mezzanotte (credo).

Anche lei entra e mi vede piegata dal male, mentre ringhio a qualcuno di invisibile che fa un sacco maleeeeeee! Tiro giù tutti i santi del paradiso, ma nella mia mente penso soltanto al mio corpo, al mio tunnel vaginale che si sta aprendo come una galleria rosa che fa passare un tir altrettanto rosa ma che ci passa appena… è un’immagine che rimane costante davanti a me…

Laura si ferma e dice che sembrano un po’ fortine.
UN PO’ FORTINE??? E QUELLE FORTISSIME COME SONO???
Mi dice che appena mi passa prova a visitarmi.
Ok, siamo d’accordo, fin dagli incontri avuti in precedenza, che non mi darà brutte notizie (tipo: non c’è ancora dilatazione dopo ore ed ore di travaglio e roba simile), ma quelle belle sì.

Velocissima mi sdraio sul divanetto e lei delicatamente mi controlla.
SONO GIA’ A 3 CM DI DILATAZIONE!!!
Fantastico, ma allora tra poco vedrò la mia cucciolina!
Allora sto per partorire, ma mica riesco a rendermene conto!!!

Restiamo lì sul divano: io sempre piegata, stavolta con le ginocchia per terra e i gomiti sui cuscini del divano, Laura dietro di me mi massaggia la schiena, Andrea di fianco che osserva silenzioso e chiede di tanto in tanto se abbiamo bisogno, ma non passa molto, che decidiamo tutti insieme di prepararci per andare in ospedale, a Vercelli: ci sono 40 km…

Andrea va su e giù secondo i miei ordini: la valigia nera, la borsa a fianco, la roba da mettermi per uscire (quale??? Ho preparato un cambio estivo, invece fuori ci saranno 15 gradi!!! Azz…) le calze, no non quelle, portami la scatola che le prendo da me…. Ahihaaaaa che maleeeeeeee!!!!

Com’è difficile star dietro alle contrazioni e alle cose da fare, fortuna che avevo già preparato tutto prima e nel minimo dettaglio…
Ci siamo, sarà mezzanotte e 15 o giù di lì, siamo stati a casa poco, Laura crede sia meglio andare, siamo pronti, mi aiutano a vestirmi, per sicurezza lei dice a mio marito di prendere un po’ di asciugamani… Andrea sbarella gli occhi… effettivamente…
Io non faccio una piega, non mi rendo più conto di nulla.
La macchina è già sotto casa, ma devo fare due piani di scale: certo, come no…

Faccio il primo alla veloce, ma poi mi devo fermare.
Siamo fuori, mica dentro un condominio, a piano terra c’è già il panettiere che lavora e sente senza il minimo dubbio una delle mie contrazioni: mi appoggio alla ringhiera e non riesco a trattenere un ruggito clamoroso, con Laura che mi incita a lasciarmi andare così che va bene… mi sa che avrò svegliato anche qualcuno nel vicinato… Non me ne può fregà de meno!!!

Eccoci in macchina… ma una più comoda mio marito non la poteva comprare?
È una coupè, quindi dietro è senza porte ed è pure tutto tranne che larga e comoda… come caspita mi metto?
Seduta non riesco a stare, allora mi appoggio carponi, anche qui come riesco: con i gomiti allungati sul sedile, un ginocchio sul sedile e uno giù…. Ah beh… una comodità…

Laura è davanti con Andrea, mi dice di star tranquilla che adesso col viaggio rallenteranno di certo un po’ le contrazioni, che ormai sono ancora più vicine, non passano 2 minuti tra una e l’altra!
Non ho pace!!!

Si parte: a pochi km troviamo la strada chiusa, io tiro di nuovo giù i Santi del Paradiso (che mi perdonino) per il male che ho e per la benedetta strada chiusa che ci fa tornare indietro e fare un giro più lungo… NON SIAMO ANCORA ALL’OSPEDALE!!!!???
Il viaggio è tremendo… come fanno quelle che si sparano 200 km per partorire???

No, per me è impensabile… sto tremendamente, sono scomodissima, ho un mal di schiena da impazzire, Laura viene dietro con me (senza fermare l’auto, passa in mezzo tra i sedili, roba da film) per massaggiarmi e farmi aggrappare a lei se ne sento la necessità… MA NON DOVEVANO RALLENTARE LE CONTRAZIONI NEL TRAGITTO IN MACCHINA????

Andrea guida come un pazzo, fortunatamente con l’ora notturna non c’è alcun traffico, però se ci fermano i carabinieri sono pronta a lanciare qualche insulto gratuito e a farmi scortare con la sirena fino in ospedale!
Quei minuti non passano mai… mi aggrappo al sedile, sempre girata verso il lunotto posteriore, continuo a non badare a niente e lascio uscire ogni genere di verso, intanto nella mia mente è sempre presente l’immagine del “tunnel rosa che deve essere attraversato dall’altrettanto tir rosa che ci passa appena”…
SIAMO ARRIVATI????
Sembro “ciuchino” del cartone animato Shrek 2…
Finalmente!

Andrea entra in pronto soccorso, io e Laura scendiamo, lui va a parcheggiare.
Mi fanno sedere su una poltrona per farmi un monitoraggio…
COSA??? SEDERMI???
No, no, no… non ce la faccio a stare messa così… NON CE LA FACCIO, FATEMI ALZARE!

Intanto arriva Andrea, lui e Laura si guardano, l’ostetrica di turno intanto mi attacca il monitoraggio, mi dice di non agitarmi… qui le cose si mettono male… ma io ho portato settimane prima il piano del parto, se è il caso glielo faccio ripassare a suon di insulti…

Passano pochi minuti, il tracciato è ok, io salto di continuo dalla sedia, arriva il ginecologo, uno con una faccia che nemmeno ricordo… ma con un naso!!!

Mi visita, io intanto ho incominciato a perdere le acque miste a sangue… è tutto un pasticcio là sotto… MA SONO A 7 CM DI DILATAZIONE!
E saranno passate sì e no 2 ore dall’inizio del travaglio!!!!
È favoloso!!!

Forse si rendono conto che le mie non erano tutte storie e urla per niente, cosa pensavano, che facessi tanta scena per 2 doloretti????
Il gine “simpaticissimo” vede la mia cicatrice da cesareo e post visita mi chiede se voglio tentare un parto naturale. Scusi, sta scherzando??? Vorrei proprio chiederglielo!

CERTO CHE Sì! Mi sono mica sparata viaggio e dolori per cosa se no????
Per arrivare a 7 cm e poi fami tagliare la pancia???
Bah…
Mi mettono su una sedia a rotelle e mi portano in sala parto direttamente, mentre Andrea e Laura mi seguono, a questo punto titubanti della situazione.
Io non vedo l’ora di scendere e di rimettermi carponi perché la mia schiena non ce la fa più.

La sala parto (che avevo già avuto modo di vedere) è quella piccola, senza la vasca, ma non mi importa, la mia mente è già preparata a quello che può trovare, cioè tutto di mio gradimento: tutto bello, pulito, azzurro (il mio colore preferito), tranquillo…

C’è silenzio ovunque perché il reparto è in rifacimento, non ci sono altre stanze operative oltre le 2 sale parto, quindi io me ne sto beata (si fa per dire) mezza nuda carponi, con le braccia sullo sgabello olandese (mi ci sono gettata sopra appena l’ho visto e nessuno mi ha fermata), a meno di un metro dalla porta, che è del tutto spalancata sul corridoio, ma nessuno passa a disturbare il mio delirio!

Siamo solo in 5 adesso: io, alla mia destra seduta accanto a me c’è la mia ostetrica, alla mia sinistra sempre seduto accanto a me e con le mani nelle mie c’è Andrea e poi dietro chissà dove a fare il loro lavoro ci sono l’ostetrica di turno ed un’infermiera.

Da qui i ricordi si fanno molto sfocati, i miei dolori sono intensissimi e non mi lasciano tregua.
Il respiro è molto forte, mi mettono sotto monitoraggio (ma quello senza fili, per lasciarmi fare quello che voglio) e da qui le cose sento che prendono la piega che desideravo, tutto fila liscio come l’olio…

Tanto per cominciare nessuno vieta ai miei 2 accompagnatori (Andrea e Laura) di presenziare entrambi, nessuno interviene per dirmi cosa fare, anzi l’ostetrica dell’ospedale si presta molto per massaggiarmi anche lei la schiena, per chiedermi se voglio cambiare posizione, per sapere come sto, cosa voglio, se ho sete, e visto che mi ostino a voler stare in ginocchio mi procura dei cuscini e mette uno specchio sotto di me per vedere cosa succede senza farmi mai girare.

L’atmosfera sento che si rilassa anche perché lei e Laura si mettono a chiacchierare, Andrea è sempre accanto a me mentre gli stritolo le dita e grido a più non posso che fa MAAAALEEEEE!!!
Ancora un po’ di contrazioni sempre uguali, va tutto alla grande, faccio tutto da me e non so neanche come sia possibile… poi cominciano le spinte… sono una cosa così strana!

Perché dopo la spinta, con la testa della bambina che si ferma allo stretto fra le gambe (il famoso tir rosa nel tunnel rosa) non fa più male???
Laura e l’ostetrica dell’H le sento discutere su come mi muovo e come si vede che devo spingere dalla forma che prende la pancia e dalle smorfie che faccio ed insieme si prodigano in continui “brava brava” tipo Katiana e Valeriana di Zelig, che non so se ridere o urlare ancora più forte perché sento solo tanto male!

Ad un certo punto sento un “crac” proprio là sotto, mentre la testolina continua a scendere, ma non dalla parte del perineo, anzi sopra, proprio sotto il clitoride… dentro di me penso di essermi aperta in 2 come una mela…

Intanto a volte mi alzo in piedi e l’ostetrica sento che si prepara se dovessi sputare la bambina lì così e lei dovesse prenderla al volo… poi non si fida, nonostante i cuscini, mi richiede di abbassarmi carponi se ce la faccio… va benissimo, in piedi non resisto, non so come tenere le gambe aperte abbastanza!

Laura è sempre lì, ogni tanto mi sussurra qualcosa, so che se insorgesse un problema me lo direbbe, sono tranquilla, la sua presenza dà quell’ultimo tocco di fiducia che completa il quadro e lo perfeziona, anche Andrea è sereno, credo che si scambino qualche occhiata positiva da sopra la mia schiena…

Le spinte saranno al massimo 5 o 6, almeno così mi pare di ricordare.
Continua il coro di “brava brava” e io continuo a ringhiare.
Andrea intanto vede tutto.

Più tardi mi racconta di aver visto la testolina uscita per metà, solo col naso fuori e una manina sulla fronte, poi tutta intera, incastrata solo al collo, infine eccola uscire tutta, viscida come un pesce, CON LA CAMICIA!
Sono le 2.35 del mattino… in 3 ore e mezza ho fatto tutto!

Che liberazione, che sollievo, che meraviglia! E di colpo fine di tutti i dolori immensi provati fino a quel momento!

Eccola la mia cucciolina… sta benissimo, apgar 10, tutta bagnata me la posano sulla pancia, facendomi alzare e sedere (finalmente fa la sua funzione) sullo sgabello olandese.

La mia piccola Elettra urla fortissimo (tutta sua madre), mi guarda, si avvinghia al capezzolo… com’è dolce, morbida e profumata!
Ci coprono con un telo caldo e ci lasciano così per aspettare l’uscita della placenta, mentre la signorina pensa bene di farmi pipì addosso… sarà emozionata anche lei?

Andrea ci guarda, è di certo molto coinvolto anche lui… che esperienza! Che cosino perfetto e speciale si è creato dentro di me!
E com’è stato bellissimo fare tutto noi due insieme, da sole… anzi noi 3… Andrea per me è stato importantissimo e così vicino!!!

Purtroppo io perdo molto sangue, mi devono togliere la piccola e farmi sdraiare…
La porgono a mio marito che se la tiene in braccio tutto il tempo, dopo aver tagliato lui stesso il cordone …Elettra se ne sta tranquilla tra le sue braccia mentre si succhia un braccio da sola.
Non arriva mai nessuno ad interferire.

Io non sto molto bene, mi gira la testa anche se sono sdraiata per terra, la placenta stenta ad uscire e cola sangue dappertutto… uff questa non ci voleva, andava tutto così bene!

Poi finalmente ce la facciamo, una placenta grande e brutta se ne esce, mi fanno una puntura anti-emorragica, mi mettono sul letto e finalmente posso abbracciare la mia piccolina senza più doverla abbandonare…
Restiamo così a lungo, nessuno dalla pediatria si precipita a venirla a prendere.

Passa davvero molto tempo, non so quanto, non ho più la sensazione di che ore sono… poi Andrea e Laura la prendono e le fanno loro stessi un bagnetto di sola acqua senza toglierle la vernice caseosa, mentre il ginecologo (quello col nasone) fa capolino e mi viene a vedere soltanto ora.
Mi fa una visitina gentile e mi dice che sono un po’ rossa (fai un po’ te!!!! Hai idea di cosa sia passato di lì???) ma non ho bisogno di nessun intervento, in sostanza NEANCHE UN PUNTO!
EVVAI! Cosa posso desiderare di più?

Purtroppo con il giramento di testa avuto non posso andarmene con le mie gambe, ma mi ridanno Elettra sul petto, tutte coperte al calduccio ci lasciano insieme, con Andrea che ci coccola, mentre l’ostetrica dell’H e l’infermiera sistemano la sala parto.
Sono ormai quasi le 5 quando ci portano in stanza!

Soltanto giunte qui un’altra donna prende la piccola per vestirla, ma ci mette pochissimi minuti, non c’è fretta per visite, o quant’altro, si farà l’indomani.
Ora mio marito e Laura possono tornare a casa…
Io mi godo tutti quei momenti, dormiamo insieme io e la mia bambina e così restiamo, avvinghiate l’una all’altra, io a lei e lei al mio seno, per i prossimi giorni.
Dopo sole 48 ore ce ne torniamo a casa.

Ci hanno trattate veramente benissimo e tutto è stato fatto nella massima naturalezza: nessuna interferenza, nessuna pressione, nessun intervento negativo su di me o sulla bambina, anche per quanto riguarda l’allattamento.
Un’esperienza stupenda che mi porterò nel cuore per tutta la vita.

Posso dire grazie a:
Non saprei in che ordine mettere i ringraziamenti, di tempo con cui hanno partecipato o di importanza.
Sono stati tutti fondamentali per la riuscita del mio VBAC e la giusta miscela di tutti ha dato, come avete potuto constatare, ottimi risultati!

• Mio marito Andrea: perché mi ha accompagnata per tutto il percorso, dandomi appoggio e fiducia… ma soprattutto trasmettendomi serenità nelle scelte, contro tutto e tutti quelli che mi scoraggiavano e non capivano la mia ostinazione;
• Mia cugina Elena (pediatra all’H di Vercelli): perché mi ha coinvolta nei suoi corsi e mi ha trasmesso informazioni sull’ospedale e sui loro metodi naturali, infine perché mi ha raccontato (ed io ho assorbito come una spugna) tutto ciò che poteva essermi utile;
• Laura, l’ostetrica che ho trovato grazie a “parto naturale”: perché con lei sono riuscita ad avere un appoggio sicuro e chiarimenti su cosa stava succedendo al mio corpo, ho dato sfogo (in gravidanza) alle mie incertezze e paure, trovando conforto e positività… poi è stata di vero aiuto ad essere tutti più tranquilli durante il travaglio!;
• Il Forum di “parto naturale” perché lì ho conosciuto persone care, condiviso emozioni tristi e felici, trovato spunti, risolto dubbi, preso coscienza di me e di cosa potevo fare davvero;
• Il ginecologo Dr. Ventresca di Vercelli: pro-VBAC al 100%, con cui abbiamo parlato io e Andrea e trovato una persona di fiducia, che ci dato massima libertà di scelta e fornito informazioni importanti e ottimistiche nella riuscita dei VBAC.
• L’ostetrica dell’H: purtroppo il giorno dopo non l’ho rivista, non ho neanche saputo come si chiama e non ho potuto ringraziarla ancora per tutto quello che ha e che non ha fatto, ma di certo ha lavorato come desideravo e le sarò sempre grata.
• I libri che ho letto: grazie a quelli ho appreso ulteriori dati, statistiche, consigli pratici e molto altro sui VBAC, sul parto naturale in genere e sull’allattamento. Ho inoltre fatto un gran lavoro mentale di rilassamento, concentrazione e di visione ottimistica di come sarebbero andate le cose… e così è andata benissimo!