Tariffe, Trump ora colpisce il Messico e fa sprofondare il peso
Il fronte con la Cina è ancora tremendamente caldo, ma a Trump non basta. Così il presidente USA ha deciso di intavolare una nuova guerra di tariffe, stavolta contro i vicini messicani.
Le nuove tariffe e la reazione dei mercati
Stavolta non c’entra nulla la bilancia commerciale, la questione è puramente legata all’immigrazione clandestina. L’inquilino della Casa Bianca ha minacciato via Twitter, che dal prossimo 10 giugno verranno applicate tariffe per il 5% sui prodotti importati, e che tali misure entreranno in vigore finché i migranti non smetteranno di valicare il confine. Inoltre l’importo verrà aumentato progressivamente, passando al 10% entro luglio, al 15% entro agosto, al 20% entro settembre e infine arriverà al 25% entro ottobre.
Il peso sprofonda
La questione non è affatto banale, visto che le importazioni di beni dal Messico ammontano a 346,5 miliardi di dollari nel 2018. Non c’è da stupirsi quindi che i mercati abbiano reagito malissimo a queste nuove tariffe, penalizzando la valuta messicana. Il peso infatti è caduto di schianto contro il dollaro, arrivando a perdere fino al 2,8% del suo valore. La coppia USD-MXN ha toccato i massimi di oltre 5 mesi (USDMXN a 19,700). Chi ha puntato al rialzo e sfruttato il trailing stop loss (che cos’è), ha fatto un buon affare.
Va aggiunto che non è stato solo il peso messicano a risentire di questa situazione. Anche le Borse europee, sulla scia di Tokyo, hanno aperto in calo dopo la decisione a sorpresa di Trump. Piazza Affari perde oltre un punto percentuale, ma vanno male anche Parigi, Francoforte e Londra.
Avvertimento: se volete entrare sui mercati, studiate prima bene i CFD cosa sono e come funzionano.
Il Messico prova a ricucire lo strappo
La decisione di Trump è tanto più scioccante, se si considera che soltanto pochi giorni fa erano state rimosse le tariffe sull’acciaio. Dal governo messicano trapela incredulità e disappunto, e il presidente Lopez Obrador manderà il Ministro degli esteri e alcuni altri funzionari a Washington, allo scopo di trovare un compromesso con gli USA e scongiurare l’entrata in vigore delle tariffe.