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ANIMALI MAGICI: ALCE

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L’Alce è il più grande cervide esistente e si distingue dagli altri membri della stessa famiglia, per la forma dei “palchi” (ciò che scorrettamente definiamo corna) dei maschi, che si rinnovano ogni estate, perdendoli in autunno durante il periodo dell’accoppiamento.
Il nome latino “alces” ha un’antica origine indoeuropea, in inglese elk ed in tedesco Elch.
In America elk, però, indica invece il “wapiti” (Cervus canadensis), mentre per l’Alce si usa il termine “Moose”, che si ritiene derivi dal vocabolo mus della famiglia linguistica algonchina (tribù di nativi americani).
L’Alce ha una distribuzione tipicamente circumpolare, essenzialmente legata alle foreste fredde o temperato-fredde.
Un Alce maschio può arrivare a pesare addirittura 700 kg.
Questi re della foresta sono figure imponenti, grazie anche ai maestosi palchi di cui dispongono, ma in generale sono animali timidi, fatta eccezione del periodo di accoppiamento in autunno.
L’unico animale in grado di uccidere un Alce adulto è il lupo.

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Anticamente, l’osso d’Alce era il materiale più comune per la creazione di ami: era infatti sufficientemente solido per essere intagliato nella forma desiderata, ma estremamente flessibile per non rompersi nella bocca di un grosso salmone. Molti pescatori incidevano elaborati simboli nei loro “ami fortunati”.
Nelle antiche culture nordamericane, He-há-Ka nella lingua dei Sioux (Lakota), l’Alce racchiude tutte le qualità degne di considerazione di una stirpe molto antica e possiede, inoltre, il dono di incoraggiare gli altri; ottimo compagno ma, se si arrabbia, diviene estremamente temibile.
Apro una parentesi per accennare a un esimio “Alce”.
Alce Nero (Hehaka Sapa), nato nel 1863 e morto il 19 agosto 1950, è un famoso Wichasha Wakan, ovvero
“uomo di medicina” o “uomo santo” , appartenente agli Oglala (coloro che si disperdono), una delle sette tribù dei nativi americani Teton Lakota, originariamente insediatasi nelle Grandi Pianure, i cui discendenti tuttora vivono in alcune riserve indiane.
Era Heyoka, cioè un uomo con visioni degli “esseri del tuono” e con obbligo di compiere i gesti di uso quotidiano in maniera opposta rispetto alle convenzioni comuni: per esempio cavalcando i cavalli all’indietro, indossando abiti o parlando al contrario, dichiarando di aver freddo quando ha invece ha caldo e di lamentarsi quando è invece felice. Nonostante queste stranezze, gli Heyoka sono oggetto di grande timore e rispetto nella comunità e a loro viene attribuito il potere di cambiare il tempo atmosferico, curare alcune malattie e il dolore emotivo. Secondo alcuni studiosi, gli Heyoka hanno una vocazione sacrificale a cui gli altri membri della tribù si appellano, per ristabilire interiormente il collegamento tra il mondo della materia e quello dello spirito e dell’immortalità.

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Alce Nero, all’età di dodici anni, partecipò alla battaglia del Little Bighorn del 1876 con il Generale Custer e al massacro di Wounded Knee nel 1890.
Egli sposò la sua prima moglie, Katie War Bonnett, nel 1892 la quale, essendo diventata cattolica, fece battezzare i loro tre figli. Dopo la sua morte nel 1903, anche Alce Nero fu battezzato, prendendo il nome Nicholas Black Elk e servendo come catechista. Continuò ad essere leader spirituale tra il suo popolo, non vedendo alcuna contraddizione nell’accogliere ciò che trovava valido sia nelle sue tradizioni tribali riguardanti Wakan Tanka, sia in quelle del Cristianesimo. Inoltre, la Comunità pellerossa in cui viveva gli riconobbe poteri di guarigione.
Si risposò nel 1905 con Anna Brings White, una vedova con due figlie, con la quale ebbe altri tre figli, rimanendo sua moglie fino alla sua morte, nel 1941.
Verso la fine della sua vita, Alce Nero rivelò la storia della sua vita e una serie di rituali sacri Sioux a John Neihardt e Joseph Epes Brown perché fossero pubblicati, riscuotendo grande interesse e consensi.
Alce Nero è stato guidato per tutta la vita da visioni, in cui è stato incoraggiato ed esortato ad aiutare il suo popolo.
Nel 2017, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti riunita a Baltimora, ha avviato il processo di canonizzazione di Alce Nero, richiesta dalla diocesi di Rapid City (Sud Dakota) che, in caso di conclusione positiva, sarebbe il primo santo nativo americano, dopo Kateri Tekakwitha, proclamata santa nel 2012 da papa Benedetto XVI.

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Presso alcune tribù Sioux, l’Alce è associato al fenomeno naturale del vortice. Colui che possiede lo spirito dell’Alce non si lascia influenzare ed ostacolare.
Un’antica leggenda lappone racconta dei Sami (popolazione della Lapponia), che avevano sempre con loro l’Alce. Un giorno, una donna Sami, stanca di questo animale ingombrante, si rivolse a Jubmel, il dio supremo, pregandolo di sostituirlo con un animale più domestico. Il dio accontentò la donna, facendo trovare ai Sami la “renna”. E fu così che l’Alce ritornò nella foresta.

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In esoterismo, come talismano l’Alce aiuta a dimostrare coraggio, forza, perseveranza e rapidità nell’ agire nelle varie situazioni; aiuta a stringere nuovi legami e nuove amicizie, incoraggia a condividere le gioie del successo con gli altri.
Indica il rispetto e la stima di se stessi, come anche il riconoscimento che un processo creativo è saggiamente portato a termine, grazie all’Alce, la cui forza e coraggio sono veramente impressionanti.
Da questo animale è possibile imparare ad esprimere ad alta voce la nostra gioia per un’impresa od un compito andato a buon fine.
Spesso proprio le persone più anziane possiedono la forza dell’Alce e possono quindi incoraggiare i più giovani e consigliarli su come usare il loro coraggio e arrivare al successo.

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Brand: Dhgate

Essi infatti sanno quando è appropriato essere gentili ed amichevoli e quando invece serve dare sfogo alla propria giusta rabbia.
L’Alce insegna, allo stesso tempo, che si dovrebbe imparare a lodare ed a incoraggiare gli altri, perché tutti possano trarre beneficio.

Didirufus tattoo
Didirufus tattoo

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In un tatuaggio, l’Alce rappresenta il coraggio e l’intraprendenza.

 

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ANIMALI MAGICI: APE

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“Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.”
Albert Einstein

L’Ape è un insetto originario dell’Europa, Africa e parte dell’Asia, in seguito introdotta nei continenti americano ed australiano.
Nel 1758, fu classificata da Linneo col nome di “Apis mellifica”.
Nella società animale è l’insetto più studiato ed ammirato.
Nell’alveare, essendo una società matriarcale, vivono una regina (unica femmina fertile), circa 100.000 operaie (femmine sterili che difendono e mantengono la colonia), circa 2.000 maschi (fuchi, destinati esclusivamente alla riproduzione).
Compito della regina è di deporre le uova e di assicurare la coesione della colonia; essa è provvista di un pungiglione, che usa quasi esclusivamente per uccidere le regine rivali, sue sorelle.

Tomb of Pasaba, Egitto
Tomb of Pasaba, Egitto

Le Api imparano a distinguere i segnali identificativi dei loro simili, effettuando una auto ispezione, per riconoscere il proprio odore ed associarlo a quello delle loro sorelle. In alcuni casi, all’ingresso di ogni colonia è presente un’Ape operaia vigilante, che indaga tramite l’olfatto, per concedere o meno l’accesso alla visitatrice.
L’Ape è un indicatore biologico della qualità dell’ambiente e, attualmente, rappresenta una delle emergenze ecologiche in corso. Infatti, le Api muoiono per varie cause, non sempre del tutto identificate: cause ambientali, mutamento climatico, la “varroa” (acaro parassita), altri antagonisti naturali, otre all’uso indiscriminato dei fitofarmaci.
L’Ape ha un valore simbolico ricollegato alla sua operosità, per la sua capacità di trasformare il polline in miele, pertanto si accomuna al lento lavoro iniziatico.

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Albrecht Durer

In esoterismo, si dà un grande valore alla produzione del miele, che serve alla preparazione dell’ambrosia, bevanda sacra presso i Celti, i Germani ed i Greci, o della cera, per la composizione delle candele, oggetti rituali e sacri.
L’Ape è l’emblema dell’eterna rinascita e del rinnovarsi della natura, perché sparisce nei mesi invernali e ritorna in primavera.
Nell’antico Egitto l’Ape, paragonata all’anima, riportava in vita il defunto, qualora entrasse dalla sua bocca. Gli Egiziani credevano che, per la luce ed il colore dorato del miele, l’ Ape fosse nata dalle lacrime del Dio Sole “Ra”. Quando le sue lacrime caddero a terra, vennero trasformate in Api, che costruirono arnie e produssero miele. Per questo motivo, la cera d’Api era onorata come sacra e le candele, fatte con la cera d’api, venivano usate unicamente dai capi spirituali.
La cera era usata dagli Egizi anche per la mummificazione. Però il termine “mummia” non è di origine egizia, ma deriva dall’arabo “mum” o “moum”, cioè la cera con cui i figli del Nilo impregnavano le fasce nelle quali avvolgevano i cadaveri, ma che pure i Persiani e gli Sciiti adoperavano, per ricoprire i loro morti, al fine di impedirne la decomposizione.
Nella cultura greco-romana, le sacerdotesse di Eleusi erano chiamate “le Api”. La statua della Diana di Efeso mostra la dea circondata da diversi animali tra cui le Api, per esprimere la ricchezza della natura.
Agli occhi degli antichi, era una messaggera, che “viaggiava sui sentieri della luce”, portando con sé i messaggi che gli uomini inviavano agli Dèi.

stemma nobiliare Barberini
Stemma nobiliare Barberini

I Greci erano soliti consacrare le Api alla Luna e Platone, nella “Dottrina della Trasmigrazione delle anime”, sosteneva che le anime delle persone oneste e placate rinascessero sotto forma di Api.
In Grecia, lo stesso Zeus fu nutrito del solo miele da sua madre Melissa. Il nome di Melissa deriva dal greco “meli” =miele e significa, letteralmente, “colei che offre il miele”. Melissa, in origine, era dunque considerata un’Ape mellifera, la regina di tutte le Api.
Melissa fu definita “vergine Dea”, perché aveva la facoltà di essere autogenerativa, proprio come le Api che possono riprodursi senza l’ unione sessuale con il maschio. Quando Zeus crebbe, per ringraziare la principessa delle sue dolci cure, decise di liberarla del suo semplice corpo di donna mortale e la trasformò in Ape. Le api, inoltre, chiesero a Zeus (divenuto un dio) di poter avere un pungiglione, per potersi difendere dagli uomini che rubavano il miele. Zeus non gradì la loro richiesta, ma le accontentò, avvertendole che, qualora avessero usato il pungiglione, avrebbero pagato con la vita.

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Placchetta Artemide Rodi VII sec.a.C.

In Gran Bretagna, le Api erano anche chiamate “uccelli di Dio”; in Germania, “uccelli di Marte”.
Gli antichi Babilonesi ( 1600 a. C. circa) veneravano il dio Mithra, che era rappresentato come un leone che teneva nelle sue fauci un’Ape.
Presso i Celti, il miele era utilizzato dai Druidi, per preparare i medicinali e l’idromele, bevanda sacra utilizzata durante cerimonie e matrimoni. Essi erano soliti allevare le Api in tronchi cavi o in alveari fatti di corde di canapa o paglia, al limitare delle foreste dove terminavano i campi coltivati ed i pascoli.
I Celti consideravano le Api messaggere degli Dei, simbolo di perfezione, saggezza e immortalità dell’anima, perché erano in possesso di una conoscenza segreta derivante direttamente dall’oltretomba.
Le Api erano creature associate alla conoscenza del futuro ed all’ispirazione divina.
Esistevano delle antiche leggi druidiche irlandesi, “Leggi di Brehon”, che proteggevano le Api e gli alveari.
Sull’isola di Man, rubare Api era considerata un’offesa capitale. L’alveare stesso, era l’immagine di una comunità ideale, riproposta nelle tombe-alveari o nelle camere iniziatiche.

Durante la Santa Inquisizione, si credeva che una strega, che avesse mangiato un’Ape prima di essere catturata e interrogata, avrebbe sopportato le torture senza rendere confessione.

Per il Cristianesimo, l’Ape era simbolo di castità e virtù: da qui la credenza secondo cui le Api causino un forte ronzio poco prima di mezzanotte della vigilia di Natale, in onore del bambin Gesù.
Un’altra leggenda narra, che dalle lacrime di Gesù fuoriuscirono delle Api. Sant’Ambrogio paragonò la Chiesa all’alveare ed i membri di una comunità alle Api, le quali sono in grado di cogliere il meglio da ogni fiore.
San Bernardo di Chiaravalle considerava l’Ape un simbolo dello Spirito Santo, probabilmente perché si pensava che le Api vivevano solo del profumo dei fiori, dando così un’immagine di grande purezza e continenza.
La Massoneria utilizzava l’Ape come simbolo dell’operosità laboriosa di tutti i Fratelli.
Una delle tante leggende su questo insetto narra che le Api debbano essere informate della morte del loro apicoltore, altrimenti se andranno o moriranno. Se invece muore il capofamiglia, nel momento in cui l’estinto verrà portato fuori per il funerale, gli alveari devono essere girati dalla parte opposta.
Oppure, quando un’ape vola, un’anima ascende.

Grotta del ragno, Spagna, 5000 a.C.
Grotta del ragno, Spagna, 5000 a.C.

Inoltre, che una persona sarebbe stata accolta alla vita ultraterrena, se un’Ape fosse stata presente al momento della sua morte.
Il ronzio delle Api nell’alveare è, altresì, connesso con la profezia oracolare femminile e l’uso dei mantra. Infatti, il sacro OM, strumento della pratica religiosa e meditativa induista, se correttamente intonato, dà origine ad un suono molto simile al ronzio delle Api. Questo mantra ed il suo suono, quindi, sono collegati all’omphalos, il centro, “il grande alveare”, la sede dell’enunciazione sacra e della vibrazione ronzante della vita.
Oltre alla simbologia legata al successo, prosperità e buoni risultati nel lavoro, disciplina, società regolata, lavoro di squadra, sforzo collettivo, amore felice e fertiile, l’Ape ha anche un significato negativo, di minaccia, fastidio e pensiero molesto.

 

 

 

Nel folklore comune:
-se le Api sciamano dall’alveare verso la vegetazione, vi sarà una morte in famiglia.
-le Api non vanno mai spostate il venerdì santo, altrimenti moriranno.

-se molte Api entrano in alveare senza uscirne, sicuramente pioverà.
-molte Api, che volano nei pressi di un bambino che dorme, preannunciano una vita felice per quel bambino ma, se un’Ape muore in casa, la sfortuna è assicurata. Infatti, la cosa peggiore è uccidere un’Ape in casa perché energie negative pervaderanno l’abitazione per molti anni.

-presso le popolazioni del Mississippi è credenza comune che, se si sogna uno sciame di Api che si posa su una casa, certamente arriverà la malasorte.

-una ragazza vergine può tranquillamente passare attraverso un grosso sciame di Api senza essere punta mentre, se le Api rimangono stanziali in un alveare per molto tempo, presagiscono l’arrivo di una guerra.
– incise sulle tombe significano immortalità.

La tradizione vuole che le Api abbiano anche proprietà terapeutiche nella cura dei reumatismi.

Tara Reynolds
Tara Reynolds

Ora passiamo ai sogni:
– Sognare un’Ape gigante, può avere un significato positivo di successo e ricchezza, oppure uno negativo di minaccia e pericolo.
-Sognare un’Ape regina, rappresenta una figura femminile sessualmente potente, che tende ad accentrare su di sé tutte le attenzioni ed a sbarrare la strada ad altre donne.
-Sognare Api che inseguono o che pungono, rappresenta una minaccia, un pericolo di cui si ha paura. Questo sogno solitamente si presenta, se hai subito traumi di recente. senti perseguitato da qualcosa (persone moleste, pensieri, preoccupazioni). Possono essere anche un simbolo di rabbia e aggressività che ti ‘pungola’. La puntura d’ape può anche avere un significatol’innamoramento, il sentimento d’amore che si fa strada in te; potrebbe crearti spavento o confusione.
-Sognare Api addosso, sul corpo o che vengono vicino, è un buon auspicio. Ad esempio, sognarle in testa è in genere un buon sogno, perché la testa è la sede delle idee.
-Sognare api nelle orecchie, indica pensieri fastidiosi, sospetti, oppure maldicenze di cui si è oggetto.
-Sognare Api in bocca è simbolo di parole cattive che si è detto, pettegolezzi o problemi di comunicazione. Mangiare un’Ape è, invece, di buon augurio, perché si incorporano le sue qualità.
-Sognare Api sottopelle o nel naso, indica la necessità di liberarsi, di tirar fuori ciò che si ha dentro, per sentirsi meglio.
-Sognare Api in casa, porta fortuna, perché portano ricchezza, salute, prosperità, felicità.
-Sognare un alveare con il miele, o Api che fanno il miele, è molto positivo perché rappresenta ricchezza, prosperità, fortuna, felicità e realizzazione, sia nel lavoro che in amore.
-Sognare di allevare Api, annuncia fortuna e benessere.
-Sognare di uccidere un’Ape , o morte, rappresenta povertà o anche scarsità di idee. Però, se si tratta di un’Ape minacciosa, la sua morte può rappresentare la vittoria su un pericolo.

 

 

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Tattoos by Taylor

Nei tatuaggi, l’Ape è amata dalle donne, rappresenta protezione, simboleggia l’intraprendenza, la laboriosità e la famiglia.
Può rappresentare anche la richiesta di un messaggio da parte di qualcuno, la voglia di novità e cambiamento. I suoi segni distintivi, sono anche la purezza, l’intelligenza, il coraggio, la cooperazione.
Con il miele si possono fare incantesimi e legamenti, per addolcire o influenzare un giudice in un procedimento giudiziario, un prestito in banca, un datore di lavoro al quale si vuole chiedere un aumento, un insegnante a scuola, un amante col quale ci si vuole riconciliare, un parente che ci ha calunniato, un amico col quale si ha litigato per un motivo superfluo.

 

 

 

 

 

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INCANTESIMO PER ATTRARRE L’AMORE
Ingredienti : Miele, vaso contenitore, carta, matita.
Prendere la carta e scrivere, per 3 volte, il nome della persona che si vuole riconquistare o trarre a sé.
Girare a 90° il foglio e scrivere il proprio nome 3 volte, facendo in modo che i due nomi si incrocino.
Concentrarsi su ciò che si vuole ottenere e scrivere il proprio desiderio attorno ai nomi, senza sollevare la matita, facendo in modo che le parole si colleghino. Finito di scrivere, si possono fare i punti sulle” i” e incrociare le “T”.
Piegare il foglio e metterlo dentro il vaso riempito con il miele. Facendolo, toccare il miele con le proprie dita, pronunciando ad alta voce la seguente formula:
“Così come questo miele è dolce, così sarà per me”.
Sigillare il vaso e metterlo in un luogo sicuro. Accendere una candela sul tappo del vaso, nei seguenti colori, a seconda della motivazione:
-Candele marroni (situazioni di casi giudiziari, se si vuole addolcire un giudice o giuria).
-Candele rosse (amore appassionato).
-Candele rosa (per l’affetto di una persona).
-Candele bianche ( per uso generale).
Accendere la candela, una volta ogni settimana nello stesso giorno.
Buona fortuna!!!

Museo Archeologico di Heraklion
Museo Archeologico di Heraklion
Alexandra Lozier, spilla in vetro e object trouve
Alexandra Lozier

 

Elizabeth Bonte
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