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MACA – STORIE E LEGGENDE VEGETALI

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La Maca (Lepidium meyenii) è una pianta spontanea e perenne, diffusa sulle cime del Perù ad un altitudine di 3000 metri.
Cresce su depositi alluvionali del Quaternario, formati da conglomerati di argilla nera, bituminosa o carbonifera.
La pianta della Maca impoverisce il terreno in cui viene coltivata, al punto da non poterci coltivare altro per diversi anni.
Nelle tribù precolombiane del Perù, come hanno dimostrato i numerosi ritrovamenti archeologici, la Maca veniva considerata come un “dono degli Dei”.
Inoltre si coltivava come alimento e, a volte, era usata come condimento nelle cerimonie di danza religiosa.
Il frate Antonio Vásquez de Espinoza, in una descrizione del 1598, fa menzione del consumo di questa pianta da parte delle popolazioni locali, che la utilizzavano come un forte ricostituente afrodisiaco, capace di aumentare il desiderio sessuale, negli uomini e negli animali, promuovendo la fertilità.
Solo nell’anno 1980, si mostrò interesse per questo potente tubero, anche grazie alle tante ricerche fatte da tedeschi e americani, tanto che la Maca fu rinominata “Coltura persa degli Incas”.
La Maca è utilizzata, quindi, dalle popolazioni andine fin dai tempi degli Incas.

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La parte utilizzata è la radice tuberosa, nota per le proprietà afrodisiache e per gli effetti positivi sulla fertilità.
Il primo e più immediato impiego della radice di Maca è stato di tipo alimentare.
La Maca, infatti, crescendo alle altitudini più elevate, ha costituito per le antiche popolazioni andine e per il loro bestiame, una fonte di energia facilmente reperibile ed un alleato contro la fatica fisica.
In virtù delle sue eccellenti qualità nutrizionali, molto simili a quelle dei cereali, la Maca è un alimento completo che, essiccato, può mantenere inalterate per anni le sue caratteristiche nutritive.
Di questa pianta se ne conoscono diverse qualità, che si distinguono principalmente per il loro colore: Maca Gialla, Maca Rossa e Maca Nera.
redMaca rossa: il tipo più raro tra le tre, che contiene il maggior numero di antiossidanti e aminoacidi ed è nota per essere la più efficace per bilanciare gli ormoni (in particolare per la depressione e lo stress), oltre ad aumentare la forza e la resistenza.

 

 

 

 

Black_Maca_Roots__12065.1435662303.1280.1280Maca nera: nota soprattutto per aumentare la libido, aumentare la memoria e l’energia ed è anche un booster dell’umore. Si ritiene inoltre che questa varietà aumenti la fertilità negli uomini.

 

 

 

 

 
yelMaca gialla: questa è la più comunemente vista nei negozi. È piuttosto di un colore marrone chiaro piuttosto che giallo. È nota per la sua capacità di migliorare l’umore universale e si pensa che bilanci specificamente gli ormoni nei corpi delle donne.

 

 

 

 

La Maca può essere consumata in piccole quantità su pane tostato, in vellutate, salse, zuppe, ecc.
Oltre all’uso come cibo, essa è utilizzata nella medicina popolare come ricostituente, per aumentare le facoltà fisiche e mentali.
Nonostante sia una pianta con apparato vegetativo composto da foglie, la parte della pianta più utilizzata è la radice tuberosa.
Infatti la Maca peruviana ha delle radici carnose e somiglia alla patata, al ravanello o alla rapa, per crescita, dimensioni e consistenza.
Per quanto riguarda le proprietà afrodisiache, essa nell’uomo, non solo favorisce la produzione di spermatozoi, ma ne migliora anche la mobilità riducendo il grado di ossidazione.
Nella donna, la Maca peruviana incrementa la produzione di estrogeni che, a sua volta stimola la produzione follicolare aumentando la fertilità.
Si ritiene che sia anche una cura efficace contro l’impotenza.

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GELSOMINO-STORIE E LEGGENDE VEGETALI

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Jasminum officinale
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Jasminum grandiflorum
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Jasminum azoricum
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Jasminum polyanthum

Jasminum L. è un genere di piante, originario dell’ Himalaya, che include varie specie del Gelsomino, circa 200.
I più comuni sono Gelsomino comune (Jasminum officinale), Gelsomino di Spagna (Jasminum grandiflorum), Gelsomino trifogliato (Jasminum azoricum) e Gelsomino marzolino (Jasminum polyanthum).
Generalmente, i fiori sono bianchi, alcuni lievemente rosati alla base, ma esistono specie a fiori gialli, tipo il Gelsomino di San Giuseppe (Jasminum nudiflorum) e il Gelsomino primulino (Jasminum primulinum).
Qualsiasi sia la specie, la fioritura è sempre molto abbondante e contraddistinta dalla caratteristica principale del Gelsomino, l’inconfondibile profumo emanato dai fiori.
Il genere Jasminum è utilizzato a scopi ornamentali, ma un tempo si credeva avesse innumerevoli virtù officinali.
In Persia, si utilizzava “l’olio di Gelsomino”, che veniva offerto nei banchetti agli invitati.
In seguito, da Dioscoride in poi, si sono scoperte innumerevoli potenzialità della pianta, legate alla sessualità.
Il primo a coltivarlo in Italia fu Cosimo I de Medici, che però ne proibì la diffusione fuori dai giardini granducali.
Secondo una leggenda, un giovane giardiniere rubò una pianta e la regalò alla sua fidanzata, che la mise in terra e la accudì con tanto amore. La pianta crebbe e fece tanti fiori meravigliosi. I due fidanzati si sposarono e vissero felicemente. La storia vuole che, dal quel rametto di Gelsomino, trafugato dalla residenza dei Medici, nacquero quasi tutte le piante di Gelsomino presenti in Italia. Da allora in Toscana, la tradizione vuole che le spose aggiungano un rametto di Gelsomino al bouquet di nozze, in memoria della fortuna della ragazza vissuta al tempo dei Medici e come segno di buona fortuna e prosperità.

Jasminum nudiflorum
Jasminum nudiflorum

Un’altra leggenda, araba, racconta che un giorno la madre di tutte le stelle, Kitza, stava preparando nel suo palazzo di nuvole gli abiti d’oro per i suoi figli, quando giunse un gruppo di stelline, che si lagnavano delle loro vesti: una era troppo larga, un’altra non splendeva abbastanza, una non aveva gemme, ecc. Strepitavano, confondendo la povera madre. Kitza le pregava di non fare chiasso e di farla lavorare, perché le altre sorelle erano nude e potevano ammalarsi. Ma le stelle capricciose non le davano retta e continuavano a protestare. Finché passò da quelle parti il re degli spazi, Micar il quale, udendo quel chiasso, entrò nel palazzo e chiese cosa stesse succedendo. Le stelle, spaventate, diventarono sottomesse e docili, ma non poterono nascondere la verità. Allora Micar, sdegnato, le cacciò dal firmamento. Strappò loro gli abiti d’oro e le scagliò come ciottoli nel fango della Terra.
La madre cadde in un inconsolabile dolore, temeva che gli uomini avrebbero calpestato ed umiliato le sue stelle.
La Signora dei giardini, Bersto, provò pietà per la povera madre e decise di aiutarla. Quindi le tolse dal fango e le trasformò in fiorellini profumatissimi. Così nacquero i Gelsomini, le stelline della terra.
L’ultima leggenda narra di una giovane nomade araba di nome Jasmine, che si copriva il volto per proteggere la candida pelle dal sole. Un giorno, arrivò un principe da un ricco paese lontano e la chiese in sposa. Il padre della giovane acconsentì ed arrivarono schiavi e servi per scortarla all’harem. Anche nel palazzo più bello del mondo, Jasmine sapeva che non poteva vivere rinchiusa e mostrò il suo dolce viso al sole. Il sole rimase abbagliato dalla sua bellezza ed esaudì il suo desiderio, trasformandola in un Gelsomino, che nasce libero nei luoghi più luminosi del mondo.
Solitamente il fiore del Gelsomino ha 5 petali e ciò è molto importante perché, in esoterismo, il numero cinque rappresenta la Grande Madre: Afrodite per i Greci, Ishtar per i Babilonesi.

Jasminum primulinum
Jasminum primulinum

In Asia minore si portava al collo come amuleto un pentacolo, perché si pensava che la Grande Madre in questo modo proteggesse dagli spiriti cattivi.
In Egitto, nella necropoli di Deir-el-Bahri, sono stati rinvenuti piccolissimi frammenti di petali di Gelsomino sulla mummia di un faraone.
Il Gelsomino procura numerosi benefici per il corpo umano: calma la tensione nervosa, favorisce il sonno, allevia tosse e mal di testa, è antibatterico ed agevola la circolazione del sangue. La macerazione dei fiori nell’olio è eccellente, se frizionata contro i dolori da infiammazione nervosa.
Dissolve le paure e le tensioni legate alla sessualità ed è tradizionalmente usato per curare i disturbi uterini e per facilitare il parto.
Nei Paesi asiatici ed arabi, è una pianta che simboleggia l’Amore divino, ed è diffusa ancora oggi la credenza, che il paradiso sia profumato di Gelsomino.
In Indonesia, stringhe di fiori di Gelsomino, intrecciate finemente, vengono utilizzate per adornare i capelli della sposa. Per loro, è il fiore simbolo della vita, della bellezza e della festa di nozze.
In Cambogia, Gelsomini sono offerti a Sri Buddha come omaggio.
In Cina, il fiore di Gelsomino viene elaborato per fare il tè.
Nel linguaggio dei fiori, il Gelsomino ha diversi significati: in Spagna simboleggia la sensualità, nei Paesi arabi l’amore divino, in Italia significa buona fortuna nel matrimonio.

Solanum seaforthianum
Solanum seaforthianum

Ma il significato varia anche a seconda del colore del fiore o della varietà:
bianco esprime amabilità e candore d’animo;
giallo è augurio di felicità, eleganza e grazia;
-il gelsomino notturno (Solanum seaforthianum) rappresenta la timidezza;
rosso, rara specie originaria dell’India (), rappresenta il desiderio.
Il Gelsomino, nell’esoterismo, è associato all’aspetto femminile e materno della Divinità.
Agisce sulla mente, dando fermezza, concentrazione eliminando le tensioni nervose.
Nella pratica esoterica, è associato al pensamento, pertanto si usa nei riti per spingere una persona a rivolgere il pensiero a noi.
Aiuta ad avere idee innovative ed è usato nelle celebrazioni dell’Equinozio di Primavera.
I fiori, bruciati nella stanza prima di coricarsi, favoriscono i sogni medianici; portati indosso propiziano i rientri di denaro e la prosperità.
Per operazioni magiche di amore e lussuria, si utilizzano l’olio, il profumo e l’incenso, infusi in acqua.

Ixora coccinea
Ixora coccinea

I fiori freschi sono utilizzati per attrarre e mantenere un amore spirituale.
Sognare il Gelsomino preannuncia fortuna ed un matrimonio molto prossimo.
Il Gelsomino è utilizzato anche come simbolo per tatuaggi, essendo la rappresentazione simbolica di attaccamento, passione e amabilità.
Gelsomini: sensualità
Gelsomino Bianco: leggiadria
Gelsomino Giallo: elegante sensualità
Pianeta: Luna

 

Didirufus Tattoo
Didirufus Tattoo
Didirufus -Tattoo
Didirufus Tattoo
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STORIE E LEGGENDE VEGETALI: ALOE

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L’Aloe è una pianta grassa dalle foglie succulente.
Il nome deriva dal greco “als, alos” = “mare, acqua marina, sale”, poiché il suo habitat naturale è in zone marine.
Oppure il vocabolo potrebbe discendere dall’arabo “alua” = “amaro”, come in effetti è amaro il succo della pianta.
Sotto il nome di Aloe sono elencate circa 250 specie del genere Liliacee.
La pianta assomiglia molto all’agave, sia per forma che per caratteristiche climatiche. Le differenze principali sono che l’Aloe non muore dopo la fioritura, le foglie sono più carnose e presentano sulle estremità delle spine. Qualche varietà può avere aculei sulla pagina inferiore e su quella superiore.
Gli usi antichi di questa pianta sono gli stessi di oggi, infatti è definita un vero “toccasana per tutti i mali”.

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Duemila anni fa, gli Assiri usavano l’Aloe per contrastare la cattiva digestione e l’ aerofagia.
Nel mondo egizio, era simbolo di immortalità ed era posta all’ ingresso delle piramidi, per accompagnare i Faraoni nella loro vita ultraterrena. Cleopatra e Nefertiti la utilizzavano insieme con i bagni di latte, per rigenerarsi e, collocata all’ interno delle abitazioni, si pensava assorbisse le energie negative.
La cultura greco romana, invece, ne sfruttava le proprietà cicatrizzanti e cosmetiche, oltre a farne uso per curare disturbi di stomaco, calvizie e irritazioni.
L’Aloe Vera è conosciuta da millenni per le sue proprietà medicinali. Infatti, è citata nell’Antico Testamento, nei Vangeli ed in documenti antichissimi, che tramandano l’uso dell’Aloe presso gli Egizi, i Cinesi, gli Indiani ed i popoli Arabi.
Nel Papiro di Ebers (circa 1500 a.C.), attualmente conservato all’Università di Lipsia, sono elencate le proprietà salutari della linfa di questa pianta, utilizzata nell’antico Egitto ed inserita nella formulazione dei preparati adoperati per il processo d’ imbalsamazione.
Ippocrate, il maggiore medico dell’antichità, fondatore di una scuola medica che ha tramandato i suoi insegnamenti in una collezione di oltre 60 libri, cita ripetutamente l’uso dell’Aloe nei suoi trattati.
Dioscoride, medico greco, autore del più antico trattato di farmacologia, il “De materia medica”, descrive ampiamente i benefici effetti dell’Aloe per la guarigione di piaghe, cicatrizzazione di ferite, protezione e sollievo contro scottature, pruriti ed infiammazioni cutanee.

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Durante il Medio Evo ed il Rinascimento, l’uso medicinale dell’Aloe si diffuse in Europa, probabilmente introdotto dai missionari spagnoli.
Da quel momento, la coltivazione della pianta si diffuse dapprima nei Caraibi e successivamente in Messico e Sud America.
In un passo del vangelo di Giovanni, si dice che Gesù venne sepolto con Mirra ed Aloe.
In Perù, si ritiene che il potere protettivo dell’Aloe sia talmente forte che, se il malocchio è molto potente, la pianta, sistemata in vaso vicino alla porta d’ingresso, muore ma non lo lascia passare.

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In Egitto, l’Aloe ancora oggi viene sistemata davanti alla porta di casa, per assicurarsi felicità e lunga vita.
Presso la tribù degli Indiani Seminole, in Florida, era chiamata “Fonte della Giovinezza”. L’acqua proveniva da un gruppo di piante giganti di Aloe, con i rami così larghi, che soltanto le persone più giovani riuscivano a farsi strada attraverso di loro. Dei vecchi Saggi vi si recavano, si bagnavano nell’acqua e tagliavano le foglie, applicandole sui loro corpi, per conservare la loro eterna giovinezza.
Esistono in commercio the con fiori di Aloe molto aromatici, numerose creme ed idrogel.
In Esoterismo, se una foglia di Aloe è tenuta in nella mano sinistra durante il parto, o posta sulla fotografia della partoriente con farina di riso, facilita la nascita.
L’Aloe è un potente afrodisiaco, che aumenta le capacità amatorie.
In magia, la pianta ha un posto d’onore nelle pratiche legate al fuoco, piromanzia.
In Africa è utilizzata per proteggersi dagli spiriti dei defunti, come amuleto contro gli incidenti e, piantata vicino all’ingresso di casa, protegge da ladri ed incendi.
Nelle pratiche magiche messicane, l’ Aloe è considerata pianta di protezione, associata a San Michele Arcangelo. Per esempio, per proteggersi da demoni e spiriti maligni, si prepara una fumigazione con Aloe, angelica ed iperico, chiamata “Sahumerio de San Miguel”.
A Mali è considerata porta fortuna e si appendono delle ghirlande in casa.

Questa pianta è associata ad un ideogramma giapponese, dal significato: “non serve dottore”.
L’Aloe è anche utilizzato nei rituali propizianti il denaro.
Mazzetti di Aloe appena tagliata, appesi in casa, portano protezione, fortuna, denaro.
Pianeta: Luna

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RITUALE PER ALLONTANARE UNA PERSONA NEGATIVA
In una notte di luna calante, prendere un foglio e scrivere il nome della persona negativa per 3 volte. Successivamente bruciare il foglio sulla fiamma di una candela nera, precedentemente accesa.
Prendere la cenere formatasi dal foglio e deporla in un vaso di Aloe, che dovrebbe essere all’ingresso di ogni casa, anche per proteggerla dalle negatività quotidiane.

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ALLORO

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L’Alloro (Laurus nobilis) è una pianta aromatica officinale, sempreverde, diffusa lungo le zone costiere settentrionali del mar Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia e nell’Asia Minore.
Simboleggia la sapienza divina; il suo profumo può portare la mente ad elevarsi su piani sottili, risvegliando l’ispirazione, sollecitando l’espressione interiore della creatività.
Negli antichi riti, i contadini romani legavano tre ramoscelli d’Alloro con un cordoncino rosso: questo propiziava l’abbondanza del raccolto, aiutava il grano a maturare e donava benessere.
Ancora oggi, si racconta che mettere alcune foglie d’Alloro sotto il cuscino solleciti i sogni profetici.
Secondo un’antichissima credenza, l’Alloro non verrebbe toccato dai fulmini, se non come presagio di una qualche grave disgrazia.
Al tempo dei Romani era considerato anche simbolo di vittoria e di trionfo. La pianta di Alloro adornava la porta di ingresso della casa del Console in carica ai tempi della Repubblica e dell’Impero Romano.
L’Alloro (Dafne in greco antico, Laurus in latino) è quindi un arbusto sacro al culto del Dio del Sole, Apollo, simbolo di immortalità, di rinascita, ispiratore dei poeti e con poteri divinatori.

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Dafne (Jakob Auer)
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Dioniso

Il mito racconta della metamorfosi in Alloro della sua amata Dafne, che spiega l’unione del Dio col mondo vegetale. Col suo aiuto, Apollo pronunciò vaticini, purificò se stesso, dopo l’uccisione del serpente e drago Pitone, e Oreste dopo l’uccisione della madre Clitennestra.
I boschetti di Alloro circondavano i santuari di Apollo; la Pizia, sacerdotessa dell’oracolo di Delfi, masticava foglie di Alloro, quando saliva sul treppiede ornato dai ramoscelli dell’albero sacro.
L’Alloro (insieme con l’edera) era inoltre sacro a Dioniso, dio dell’estasi, e nella Roma antica anche a Giove.
Simbolicamente, indicava la pace raggiunta dopo la vittoria sui nemici.
I messaggi e le armi della vittoria venivano cinti di ramoscelli d’Alloro e adagiati in grembo all’effigie di Giove. Ritualmente, questi ramoscelli purificavano inoltre dal sangue versato.
Secondo una leggenda, l’Alloro era l’unico albero tra tutti quelli piantati dall’uomo a non essere mai colpito dal fulmine.
Durante i sacrifici venivano bruciati ramoscelli d’Alloro, il cui crepitare era considerato un segno propizio.
Le corone d’Alloro e i ramoscelli venivano rappresentati su monete e pietre preziose come attributi di Giove e Apollo.
Anche il protocristianesimo aveva in gran conto le foglie d’Alloro per la loro natura sempreverde, come simbolo della vita eterna, in modo particolare della nuova vita dischiusa dall’avvento redentore di Cristo.
Nei secoli, la figura allegorica di Nike (in latino Victoria), dea della vittoria, è stata rappresentata mentre tiene in mano la corona d’Alloro, che porrà sul capo degli eroi vittoriosi.

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Nike

Infine, la denominazione di “laurea” ha avuto origine dall’uso di incoronare con l’Alloro chi superava certi esami o prove, simbolizzando la sapienza.
In esoterismo, l’Alloro è una pianta solare, usata per la chiaroveggenza e la saggezza e per portare prosperità.
E’ un’erba di protezione e purificazione d’eccellenza, e viene indossata come amuleto per scongiurare il male e le negatività, bruciato o sparso intorno durante i rituali di esorcismo, e persino appese per allontanare i fantasmi.
Stimola la volontà e l’energia fisica, propiziando il successo e la riuscita.
Foglie di Alloro, miste a legno di sandalo, possono essere bruciate per rimuovere maledizioni e annullare incantesimi di magia nera.
Miste invece a cannella e benzoino, messe in un sacchettino o bruciate come incenso, propiziano affari e prosperità
Propizia la chiaroveggenza e la buona salute.
L’Allora si usa per trionfare, riuscire nei propri intenti, attirare l’abbondanza e, soprattutto, per scaricare le negatività e per proteggersi dai nemici; infatti è una pianta che spezza il male.
Si può bruciare, impiegare nei bagni o utilizzare come scopino nelle spazzolature magiche.
Secondo la tradizione, è indispensabile contro i Poltergeist e anche per atleti e sportivi, perché facilita le vittorie.
Nei bagni è utile anche per vincere al gioco e propiziare la fortuna in genere.

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Incantesimo d’amore per fare innamorare
o 3 foglie di alloro
o 1 carta bianca
o 1 matita
Scrivere il nome della persona amata e il desiderio a cui si aspira sulla carta.
Piegare il foglietto in tre parti, mettere le foglie di Alloro in mezzo e piegare di nuovo in altre tre parti.
Ripetere 10 volte il desiderio e conservare il foglio in un luogo scuro.
Quando si realizzerà il desiderio, bruciarlo.
PIANETA: Sole
SEGNO ZODIACALE: Leone

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MALVA

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La Malva (Malva sylvestris)  è una pianta erbacea perenne, cespugliosa, con fusti eretti, a volte striscianti, può raggiungere e oltrepassare il metro di altezza, la radice è un fittone verticale.

Pianta originaria dell’Europa e dell’Asia temperata, è presente nei prati e nei luoghi incolti di pianura. Essa è eliotropica, cioè segue il sole.

Il nome Malva deriva dal latino” mollire alvum” = “rendere molle”, cioè capace di ammorbidire.

Oppure dal greco “Malakos” (lumaca), riferita alle proprietà emollienti dei succhi vischiosi, come la bava delle chiocciole.

E’ chiamata anche Riondela, Nalba, Marva, Maleva, Common mallow, Mauve sauvage, Cheeseflower, Grande mauve, Gulkhair, High-mallow, Kurxi.

La Malva è utilizzata per la preparazione di dentifrici, colliri, creme, e saponi.

La radice può essere tagliata a fette e utilizzata per estrarre schegge e spine.

Può essere consumata insieme ad altre verdure come spinaci, bietole ed ortica.

Greci e Romani ne facevano largo consumo, i Pitagorici la consideravano una pianta sacra, in grado di placare le passioni umane legate al vizio.

Carlo Magno la volle come pianta ornamentale nei suoi giardini.

Marziale Marco Valerio (poeta latino) usava il suo succo, dopo una serata di orge e libagioni.

Cicerone era così ghiotto dei suoi germogli, da farne indigestione.

I seguaci di Pitagora la adoravano, poiché pensavano che la pianta fosse sacra agli dei,

I Celti credevano che porre i suoi frutti, a foggia di disco, sugli occhi di un morto, avrebbe tenuto lontano da lui gli spiriti maligni, aiutandolo nel suo viaggio verso il paradiso.

Ippocrate la raccomandava per le sue proprietà emollienti e lassative , dimostrate ormai scientificamente e apprezzate ancora oggi.

Nella nostra tradizione contadina, i fiori venivano raccolti alla vigilia di San Giovanni e collocati sui davanzali perché bevessero la “guazza”, per diventare così vera panacea per tutti i mali.
Nel XVI sec., in base alla dottrina delle Segnature, i peli della pianta  favorivano la ricrescita dei capelli.

La radice era utilizzata come una sorta di spazzolino da denti, oppure, pelata, la si dava ai bambini da masticare durante la formazione dei denti.

In Italia è sempre stata considerata “omniborbia” ossia, una panacea per curare tutti i mali.

Nell’Ottocento, nella “Carta dei fiori”, era la pianta che simboleggiava l’Amor materno e la Mansuetudine.

La Malva è’ caratterizzata da una forte vibrazione femminile, posta sotto l’influenza dei pianeti Luna e Venere.

Nel Medioevo era considerata una pianta indispensabile nelle pozioni d’amore, ed era impiegata come antidoto calmante contro gli afrodisiaci.

Colta nel momento giusto, è efficace per combattere le negatività infatti, chi opera in magia, beve  spesso per depurarsi un infuso di quest’erba, preparato come un normale the.

Per la forma dei suoi fiori, che richiama una stella e quella delle foglie (una mano-conchiglia) è ritenuta adattissima agli incantesimi, specie quelli di protezione e di “azione”.

Simbolo della calma e della dolcezza, il potere delle sue vibrazioni cromatiche aiuta a stimolare le proprie percezioni intuitive, soprattutto per essere d‘aiuto a se stessi e agli altri, in situazioni particolarmente complesse o dolorose.

Nella tradizione popolare, la Malva viene aggiunta anche ai bagni contro il malocchio e l’invidia, specialmente se deriva da gelosie legate all’ambito amoroso (persone invidiose della propria situazione sentimentale).

Nello spiritismo, con la Malva si prepara il “bagno dell’Anima Sola”: prendere fiori di questa pianta e di gelsomino notturno e metterli a bagno e farli bollire nell’acqua. Aggiungere un foglietto su cui si è scritto il nome della persona che si è allontanata e lasciarlo finchè l’acqua non è fredda.

Questo bagno si prepara in onore di uno spirito-anima, con lo scopo di fare ritornare una persona che si è allontanata o

per sedurre un uomo.

Se si è stati lasciati da chi si ama,  raccogliere un mazzo di Malva e metterlo in un vaso posto fuori dalla porta di casa (o una finestra).

Questo indurrà quella persona a ripensare alla storia che ha voluto troncare e, probabilmente, ritornerà.
La Malva è anche usata per attrarre l’amore.

Per difendersi da negatività, fare un unguento con foglie e steli di Malva in grasso vegetale e pressarlo bene.
Passarlo sul corpo come unguento, per  scacciare i demoni ed essere protetti contro gli effetti della magia nera.

Pianeta: Luna-Venere

Elemento: Acqua

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CALENDULA

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La Calendula (Calendula officinalis) cresce nei giardini, dove fiorisce tutto l’anno.
Il suo nome deriva da “calendae”, a significare che, come la luna, i suoi fiori compaiono ad ogni mese; inoltre i suoi semi assomigliano alla sottile falce lunare.
Un’antica leggenda greca racconta che questo fiore nacque dalle lacrime di Afrodite, addolorata per la morte del giovane amante Adone, trafitto da un cinghiale inviatogli contro dal gelosissimo Ares, compagno ufficiale di Afrodite. Pertanto, la Calendula è il fiore della consolazione.
Secondo altri, il nome deriverebbe dal greco “kàlathos”, che significa coppa o cesta, alludendo alla forma del fiore.
E’ chiamata anche Fiorancio, Garofano di Spagna, Callandria, Calta.
I Francesi la chiamano Souci = affanno, inquietudine.
Come tutti i fiori gialli o arancioni, è associata al Sole.
Il termine “Marigold” degli Inglesi l’accomuna alla Vergine Maria, cui era dedicata nel Medioevo, con il nome di “oro di Maria”.
La Calendula abbassa il capolino al tramonto, pertanto era considerata un segno di mestizia, di lutto per la scomparsa del Sole  e questa credenza si è trasmessa nella simbologia, che la vuole simbolo del dolore, della noia e della pena.
I Messicani la considerano il fiore della morte.
Una leggenda popolare dice che questi fiori, portati dai conquistatori, siano cresciuti in Messico con il sangue dei poveri indigeni, vittime della sete di potere e di oro, dei bianchi.
Secondo una leggenda inglese, le Calendule sono  simbolo di gelosia e sono raffigurate come zitelle mai amate da nessuno che, morendo, si trasformano in Calendule “gialle di rabbia”.
Secondo gli scrittori dell’Ottocento, questo fiore era il simbolo dei cortigiani adulatori, ma c’è anche una corrente di pensiero che lo vuole simbolo dell’amore puro e infinito.
L’emblema di Margherita d’Orléans era una Calendula che girava attorno al sole con il motto: “Io non voglio seguire che il sole”.
Nei giochi di Tolosa, i celebri “jeux floraux”, al poeta vincitore si offriva una Calendula d’argento in onore del fondatore, secondo la tradizione Clemence Isaure, di cui era il fiore preferito. 
In Germania è anche chiamata “Kuhblume”, poiché a Pentecoste è antica consuetudine inghirlandare i bovini con fiori di Calendula, durante la Pfingst Procession.
La Calendula è definita “erba delle donne” fin dall’antichità;  Plinio il Vecchio, nel ” De Historia Naturalis”, scrive che si usa per lenire i dolori del periodo mestruale e come anti infiammatorio, sia per uso esterno che per uso interno.
Nell’esoterismo, si utilizza fresca, strizzata in acqua, nella preparazione di bagni per attirare
l’attenzione e l’ammirazione delle altre persone.
La Calendula ha un forte potere sulle persone troppo impressionabili o che svengono troppo
facilmente, rinforzando l’aurea del soggetto ed imprimendogli coraggio e sicurezza.
Secca, tenuta nel cuscino, ha un aroma particolare che permette di sognare i numeri vincenti al lotto.
In polvere è usata per ottenere successo in ambito legale mescolata, per esempio, con la polvere
del Giusto Giudice,  facendo trionfare in un processo. Ma questa pratica è valida esclusivamente se si è innocenti e si sta subendo un torto.
La Calendula è un’erba d’amore, consacrazione e chiaroveggenza, oltre che funeraria.
I fiori secchi, bruciati come incenso durante la divinazione, sono perfetti da usare per delimitare il Cerchio e decorare l’altare durante i riti magici, poiché hanno il potere di consacrare e proteggere.
Posta sotto il cuscino, la Calendula induce sogni premonitori.
Per coloro che sono soggetti a pettegolezzi o diffamazione, una combinazione di petali di Calendula e di foglie di Alloro può essere usata per incantesimi o sacchetti di protezione dagli stessi.
Per i sacchetti d’amore è meglio usare Calendula raccolta al pomeriggio.
La Calendula attenua la malinconia, la depressione e la nostalgia, serve a lenire i dolori dell’anima, allontana il ricordo degli amori perduti, dei fallimenti e dei sogni svaniti.

 

BAGNO DEL FUOCO SEGRETO
Riempire la vasca di acqua molto calda e spargerci 200 gr. di fiori di Calendula secchi e un paio di cucchiai di miele.  Immergersi nell’acqua per una ventina di minuti.
Questo bagno rilassa ed aiuta nei momenti difficili durante il premestruo, ma anche nei momenti di forte tensione.
 

POZIONE PER GUARIRE DALLE PENE D’AMORE
Mettere un cucchiaio di fiori di Calendula in 100 ml. di acqua bollente. Lasciare in infusione 5 minuti, poi filtrare e lasciare raffreddare completamente. Berne 2 tazze al giorno, con un po’ di miele e 3 gocce di olio essenziale di rosa bianca.

 

PROTEZIONE DI UNA CASA, STANZA O PERSONA DA INFLUENZE NEGATIVE

Tritare nel mortaio 1 parte di Calendula, 1 parte di Issopo, 1/5 parte di Incenso, 1/5 parte di Basilico, 1/5 parte di Verbena, 1/5 di Artemisia. Raccogliere la polvere in un’ampollina e chiuderla con un tappo di sughero. Per 5 mattine esporla al sole dalle ore 10 alle ore 13, dopodiché farla. Bruciarla sui carboncini.

 

ALLONTANAMENTO E PURIFICAZIONE DI AMBIENTE O PERSONA DA ATTACCHI MAGICI, LARVE E VAMPIRI
Tritare finemente 1 parte di Calendula, 1/5 Incenso,1/5 Mirra 1/5 Storace, 1/5 Benzoino 1 parte di Issopo. Produrre una polvere sottilissima e conservarla in un’ampolla. Ogni martedì mattina, esporre l’ampolla alla luce del sole, dalle 10 alle 15, per tre giorni. Bruciare la miscela sui carboncini.

Nel linguaggio dei fiori, la Calendula è ben augurale e significa: ” La concordia degli spiriti è il bene più prezioso”.
 
Pianeta: Sole
Elemento: Fuoco
Pietra: Opale di fuoco
Metallo: Rame
Giorno della settimana: sabato