DAL WEB: QuiFinanza-Febbraio 2018
“Sono quasi 100mila, secondo l’Istituto nazionale di statistica, gli italiani che lo scorso anno hanno lasciato l’Italia per andare a vivere all’estero. Certo vanno in cerca di occasioni di lavoro, ma in alcuni di questi Paesi trovano anche forme di welfare particolarmente convenienti, anche in termini di Sussidi di disoccupazione e reddito di cittadinanza. Cioè sorte di salario anche se non si lavora. Perchè in futuro avrà sempre meno senso dividersi fra sostenitori e oppositori della flessibilità sul lavoro, quanto piuttosto chiedersi se il lavoro potrà ancora essere il paradigma di reddito. Vediamo di seguito vantaggi oggettivi e dubbi sul reddito di cittadinanza, ed una panoramica sui redditi di cittadinanza in Europa in attesa Italia, unico paese insieme alla Grecia a non prevedere forme di sostegno di questo tipo.”
Anche l’Italia si avvia verso forme di Welfare nordisti. Tuttavia il discorso sul lavoro non potrà essere archiviato solo con forme di aiuti al reddito o bonus a qualunque titolo. Cosa sostituirà il lavoro nella forma contrattuale sociale dove chi lavora ha diritto al salario; dove la contrattualità del lavoro sarà difficilmente sostituibile da altra contrattualità che possa concorrere parimente alla “pace sociale”? Gli aiuti sociali trovavano ragione quando l’industrializzazione era fiorente e si alternavano periodi di lavoro e periodi di cassa integrazione. Oggi è lo stesso sistema lavoro che cambia forma diventandone a volte aleatorio e evanescente. Un tempo si protestava perché si lavorava troppo ora si mendica il lavoro.