Sensazionalismo giornalistico senza sapere nulla del caso

jollyPer una dichiarazione fatta dal generale Vadalà si parla di nuovo della Jolly Rosso

Avevevo ben sperato e con me tutti quei giornalisti d’inchiesta che dal 1990 ad oggi ci siamo occupati delle navi dei veleni ed ella Jolly Rosso. Molti giornali di ieri riportavano infatti, la notizia, che nella Commissione delle Ecomafie si era parlato della Jolly Rosso. Pensavano ad un  nuovo filone d’indagine, all’apertura di una nuova inchiesta, ed invece sono state semplici parole fatte dal Commissario straordinario, Generale dei carabinieri Vadalà. Il generale dei carabinieri fa parte della  commissione straordinaria alle discariche abusive , ed ha  deciso di chiedere , alla Commissione bicamerale sulle ecomafie , di “attenzionare” l’area ad Amantea dove è stato smaltito il carico trasportato dalla nave a perdere Jolly Rosso. L’obbiettivo, dunque, è quello di capire “cosa è stato effettivamente smaltito nel sito” tanto da coinvolgere anche la Procura sul caso Amantea.  Per questo motivo Vadalà intende chiedere una “speciale attenzione da parte della Commissione”.  Durante l’audizione è emerso che il nostro Paese rischia una procedura di infrazione per la mancata bonifica di una quarantina di discariche di rifiuti, in buona parte in Basilicata, oltre che per la discarica romana di Malagrotta, chiusa nel 2013.  Tuttavia, come spiegato dal commissario, negli ultimi 22 mesi di attività, le discariche abusive in procedura di infrazione sono passate da 80 a 52, con altre 8 già bonificate al vaglio della Commissione Europea. La multa semestrale pagata dall’Italia è quindi scesa da 42,8 milioni di euro a 11,6 milioni di euro.  Vadalà, che è stato nominato commissario a marzo del 2017, ha spiegato che la commissione ha inviato “19 informative all’autorità giudiziaria (presto saranno 20)” ed che è stato siglato “un protocollo con la Direzione nazionale antimafia, che su tre delle discariche in questione sta svolgendo approfondimenti”.  “Stiamo lavorando almeno su 20 siti al momento – ha proseguito il generale -, di cui 10 da chiudere entro il 2 giugno 2019 e 10 entro il 2 dicembre 2019, con l’obiettivo di lasciare altri 24 siti al 2020 e 2021”.  Si tratta, ha spiegato, di discariche abusive nate tra gli anni Sessanta e Ottanta, quando “le amministrazioni comunali, non sapendo come smaltire bene questi rifiuti, li gettavano dalla sommità delle colline negli alvei torrentizi, o li lasciavano in depositi temporanei”. Insomma di striscio si è parlato della Jolly Rosso. Il fatto è che, e forse molti non lo sanno ancora, che la Jolly Rosso, non esiste più. E bisognerebbe indagare su chi si è reso responsabile della sua sparizione. Perché nel 1991, a pochi mesi dallo spiaggiamento della Motonave sulla spiaggia di Formiciche a Campora San Giovanni, avvenuto il 14 dicembre del 1990, quando ancora le indagini erano in corso, la Procura di Paola, ne ordinò la demolizione, a seguito di una richiesta fatta in fretta e furia dalla società armatrice della motonave, Messina. La società Messina, incaricò, prima una società olandese , la Smith e tack, esperta in recupero di navi affondate, poi improvvisamente , dopo aver pagato alla stessa società olandese 800 milioni di vecchie lire, decise di affidare ad una società crotonese lo smantellamento intero della nave. Il Pm che conduceva l’indagine era Domenico Fiordalisi , e non ebbe alcuna esitazione ad ordinarne lo smantellamento, chiudendo subito il caso. Quella nave non era una nave dei veleni, non trasportava rifiuti tossici o radioattivi, non dove essere affondata. Non interrogò per questo l’equipaggio, non interrogò, il cuoco Ciro Cinque, che scese impaurito nel porto di Napoli, non si preoccupò nemmeno di interrogare il maresciallo Bellantone che era salito sulla nave ed aveva dichiarato di aver visto sulla plancia dei comandi delle strane piante marittime con dei cerchi su alcune aree. Tutto normale per Fiordalisi che chiuse il caso. La questione invece non andò giù al Capitano de Grazia che sentì puzza di bruciato e che indirizzato dal procuratore Neri della Procura di Reggio Calabria, che indagava su un’altra nave affondata davanti Capo Spartivento, la Rigel, cominciò delle indagini, che come sappiamo lo portò alla morte per avvelenamento. Quindi oggi , su Amantea possiamo parlare solo di bonifiche totali, del territorio. Bonifica del fiume Olivo, della cava della mafia lungo il fiume delle due discariche di Amantea. Questi sono luoghi dove , sicuramente vennero sotterrate le scorie, i materiali, ed altro che erano contenute nella Motonave piaggiata.  Non parliamo di altro, non confondiamo le idee e le cose. Questa è l’unica strada da proseguire,  se veramente vogliamo arrivare alla soluzione di un atto, nel quale sono state aggregate forze della mafia locale e territoriale, servizi segreti, magistratura corrotta. Per questo cercate di non prenderci per il culo !

 

Sensazionalismo giornalistico senza sapere nulla del casoultima modifica: 2019-02-02T06:01:38+01:00da sciroccorosso