Gli eroi sono tutti giovani e belli

54522565_2069747779810351_2148820306247024640_nIn memoria dell’anarchico Lorenzo Orsetti detto Orso

La locomotiva di Francesco Guccini ,canzone scritta nel lontano  1972 e sembra parlare proprio di questo giovane eroe fiorentino, che per i suoi ideali si è recato a combattere il maggior pericolo, per tutti noi occidentali,  oggi esistente sulla terra. Lorenzo Orsetti , detto orso, era a fianco dei kurdi per un suo ideale ma anche per tutti noi. Il suo gesto è un gesto eroico, tipico di quegli anarchici dell’800 descritti nella formidabile canzone di Guccini. La canzone, la Locomotiva,  si riferisce a un fatto realmente accaduto, raccontato con alcuni adattamenti poetici. Protagonista della vicenda il macchinista (fuochista) anarchico Pietro Rigosi, 28 anni, sposato e padre di due bambine di tre anni e dieci mesi. Poco prima delle 5 pomeridiane del 20 luglio 1893 Rigosi si impadronì di una locomotiva sganciata da un treno merci nei pressi della stazione di Poggio Renatico e si diresse alla velocità di 50 km/h, che per quei tempi era notevole, verso la stazione di Bologna. Il personale tecnico della stazione deviò la corsa della locomotiva su un binario morto, dove essa si schiantò contro sei carri merci in sosta. L’impatto fu tremendo e l’uomo venne sbalzato via in seguito all’urto; sopravvisse, ma gli venne amputata una gamba e rimase sfigurato in viso. Dopo due mesi venne dimesso dall’ospedale e esonerato dal servizio in ferrovia per motivi di salute. Non si sono mai saputi i motivi che spinsero l’uomo a questo folle gesto, ma le sue idee profondamente anarchiche ed una dichiarazione resa dopo il ricovero: “Che importa morire? Meglio morire che essere legato!” convinsero l’opinione pubblica che si trattasse di un gesto di protesta contro le dure condizioni di vita e di lavoro di quegli anni e contro l’ingiustizia sociale, che si manifestava in ogni situazione come ad esempio nell’ambito ferroviario dove c’era una prima classe lussuosa e confortevole, mentre le carrozze delle classi inferiori erano fatiscenti e scomode. Gran parte dei giornali dell’epoca, invece, chiuse la vicenda, definendola un puro atto di pazzia.  Guccini colse il significato anarchico del gesto e, immaginando l’uomo come un eroe proletario, riadattò la vicenda per crearne un pezzo importante e significativo per questa determinata corrente di pensiero e fece diventare il personaggio di Rigosi simbolo della lotta di classe.

 

La Locomotiva di Francesco Guccini

 Non so che viso avesse, neppure come si chiamava, con che voce parlasse, con quale voce poi cantava, quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli, ma nella fantasia ho l’immagine sua: gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli… Conosco invece l’epoca dei fatti, qual’ era il suo mestiere: i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere, i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti  sembrava il treno anch’ esso un mito di progresso lanciato sopra i continenti,  lanciato sopra i continenti, lanciato sopra i continenti… E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano  che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano: ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite, sembrava avesse dentro un potere tremendo, la stessa forza della dinamite, la stessa forza della dinamite, la stessa forza della dinamite. Ma un’ altra grande forza spiegava allora le sue ali, parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali” e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria e illuminava l’ aria la fiaccola dell’ anarchia, la fiaccola dell’ anarchia, la fiaccola dell’ anarchia…Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione, un treno di lusso, lontana destinazione: vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori, pensava al magro giorno della sua gente attorno, pensava un treno pieno di signori, pensava un treno pieno di signori, pensava un treno pieno di signori…Non so che cosa accadde, perché prese la decisione, forse una rabbia antica, generazioni senza nome che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore: dimenticò pietà, scordò la sua bontà, la bomba sua la macchina a vapore, la bomba sua la macchina a vapore, la bomba sua la macchina a vapore…E sul binario stava la locomotiva, la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva, sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno mordesse la rotaia con muscoli d’ acciaio, con forza cieca di baleno, con forza cieca di baleno,  con forza cieca di baleno… E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto. Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura e prima di pensare a quel che stava a fare, il mostro divorava la pianura, il mostro divorava la pianura, il mostro divorava la pianura… Correva l’ altro treno ignaro e quasi senza fretta, nessuno immaginava di andare verso la vendetta, ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno: “notizia di emergenza, agite con urgenza, un pazzo si è lanciato contro al treno, un pazzo si è lanciato contro al treno, un pazzo si è lanciato contro al treno…” Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva  e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria: “Fratello, non temere, che corro al mio dovere! Trionfi la giustizia proletaria! Trionfi la giustizia proletaria! Trionfi la giustizia proletaria!”  E intanto corre corre corre sempre più forte  e corre corre corre corre verso la morte e niente ormai può trattenere l’ immensa forza distruttrice, aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto della grande consolatrice, della grande consolatrice, della grande consolatrice…La storia ci racconta come finì la corsa la macchina deviata lungo una linea morta… con l’ ultimo suo grido d’ animale la macchina eruttò lapilli e lava,  esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo: lo raccolsero che ancora respirava,  lo raccolsero che ancora respirava, lo raccolsero che ancora respirava… Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore mentre fa correr via la macchina a vapore e che ci giunga un giorno ancora la notizia di una locomotiva, come una cosa viva, lanciata a bomba contro l’ ingiustizia, lanciata a bomba contro l’ ingiustizia,  lanciata a bomba contro l’ ingiustizia!

Gli eroi sono tutti giovani e belliultima modifica: 2019-03-19T08:17:10+01:00da sciroccorosso