Resistere nel mese della resistenza

“Quando sono stato in prigione ho appreso sulla mia pelle come il corpo ci possa essere tolto. Non appartieni più a te stesso e non hai il controllo di nulla. E’ una sensazione terribile, capace di ridurre l’animo ai minimi termini. E l’unica risposta per me è stata la poesia, diventata il mio alleato, il mio rifugio, il mio letto e le mie notti. Mi è capitato di scrivere mentalmente in attesa dell’occasione di trovare un pezzo di carta su cui appuntare i miei versi. Per me la resistenza è nella parola”. Queste sono parole di Tahar Ben Jelloun , scrittore marocchino, ma potrebbero essere le parole di chiunque, abbia attraversato anche per un solo giorno le patrie galere. Sono anche parole mie, perché anch’io ho attraversato, per difendere le mie idee, le mie passioni, le patrie galere. Ho vissute ore terribili nelle carceri di Nicastro (una struttura borbonica piena di topi) , di Cosenza ( contenitore di miseria umana), di Potenza ( con pestaggio ), di Lucera ( tre mesi di assoluto isolamento in una cella 3×2), di Palmi (supercarcere speciale) , dove avevo perso il senso della profondità, del cielo, dei colori, della gente, vivendo in un mondo parallelo, dalle mura bianche. Vivo oggi quei giorni, e lo faccio ogni anno nel mese di aprile, mese  nel quale , nel vicino 1981 venni arrestato per la prima volta ( poi seguiranno perquisizioni, fermi continui, fughe all’estero,altro carcere, fogli di via). Così come nell’incipit del “Processo”  di Kafka , “ qualcuno doveva aver diffamato Josef K. perché, senza aver fatto nulla di male, una mattina venne arrestato “. In questa grandiosa frase, Kafka racchiude il libro intero, perchè qualcuno lo avrà diffamato, perché Josef non ha fatto nulla di male, e quindi l’arresto di mattina. E’ quello che subiscono tutte le persone che lottano contro i poteri, contro le ingiustizie, contro l’intolleranza e le discriminazioni. Penso a quei giorni, guardando quanto avviene oggi, e penso che tantissima gente, tantissimi giovani e donne, oggi non si rendano conto, in quale bilico sia finita la nostra democrazia. Pochi anni fa, si manifestava contro la guerra nel Vietnam, e si seguivano servizi giornalistici, pochissimi a dire il vero, dove si vedevano bombardamenti indiscriminati con il napalm su villaggi di contadini, giovani soldati che venivano fucilati per le strade di Saigon, e la cosa ci indignava. Ci indignava così tanto da portarci in massa per le strade a urlare la libertà degli altri. Noi italiani, noi europei usciti da pochissimi anni dalla seconda guerra mondiale, eravamo ancora scioccati dal fascismo, dai lager nazisti, dalla Repubblica di Salò e soprattutto eravamo scioccati dai silenzi attorno ai lager dove vennero bruciate oltre 6 milione di persone e a quello che avevano prodotto i regimi di Hitler e Mussolini che portarono a 40 milioni di vittime civili e militari ( queste le cose buone fatte !!).  Il Vietnam ci riportava a quella guerra, a  quei massacri, a quella primitiva indifferenza. Noi volevamo essere diversi, più umani, più liberi, con più cultura fatta di libri, arte, musei, viaggi,socialità. Appartengo a quella generazione che ha letto più libri, visti più film , fatto più viaggi. Una generazione che ha pagato la ribellione, anche negli errori fatti ( chi non ne fa lottando?), ma che ha avuto il coraggio di metterci il proprio corpo, la propria vita, i propri affetti. Ho visto nelle carceri vissute, centinaia di giovani pieni di ideali, ho visto sofferenza, malattie, suicidi,costrizioni, torture sui corpi. Ecco perché, quando  vedo , attorno a me, comportamenti di odio, di intolleranza, di sbeffeggiamento, di ilarità, di volgarità resa degna, ho paura di dover ritornare a tempi bui. Manca l’indignazione , ecco cosa manca, prima della coscienza politica. La coscienza politica è determinata dallo studio, dalle attività sociali che si svolgono, dalla materialità che si vive, dalle condizioni economiche. L’indignazione, invece, fa parte della nostra umanità, del nostro essere civili, del nostro vivere. Una tribù di scimmie, vive assieme, si difende, difendono il proprio territorio, difendono le proprie femmine dall’assalto degli altri per garantirsi la specie, hanno un senso di comunità. Noi stiamo perdendo questo, stiamo peggio di una tribù di scimmie , e non riusciamo più ad indignarci di nulla. Parliamo di immigrazione e se ne parla come se fosse una problematica esclusivamente elettoralistica, da poter sfruttare o meno, dimenticando, non gli sbarchi, o la chiusura dei porti, ma che nel nostro mare vicino, non nel Vietnam, ma nel nostro mediterraneo sono morte annegate , oltre 30 mila persone. Donne incinte, bambini, vecchi, molti giovanissimi. Difendiamo la vita si è detto a quel congresso di Verona, ma le vite di quella gente non è forse vita ? Ecco il senso della prigione, come fase della scoperta del proprio corpo, della propria voglia di libertà, di luogo non-luogo, dove è concentrata tutta l’esistenza. La verità è che si sta perdendo l’umanità a favore della politica. Ritorno a Jelloun che spiega la parola, “politica”, in arabo. Politica in arabo si dice “siassa”,  dal verbo “sassa” e cioè governare, ma non governare gli uomini, ma le bestie.  Poi “sassa” si è rivolta all’uomo, ma il senso primitivo resta. Oggi la politica serve a governare i popoli, così come si governano le bestie, le galline in un pollaio, le capre in un ovile. Perché se si perde l’umanità, il senso civico, le parole acquistano un significato diverso. Nel mio “carcerare”, in giro per il sud, ho capito tante cose, più dei miei studi non finiti all’università, più dei mille e più libri letti, più dei miei viaggi fatti in giro per il mondo. Ho capito che bisogna restare umani, sentire il proprio amore ,verso la persona con la quale si è scelto di vivere, ma anche per gli amici, per gli altri, seguendo il proprio istinto naturale, che non ci porta a far annegare la gente nel mare, ma a tendergli la mano, per aiutarli a vivere come noi, al limite sacrificando una parte di noi, per darla, non come offerta ma come atto di vita, che ci sarà ridato nel futuro.

Resistere nel mese della resistenzaultima modifica: 2019-04-03T08:52:04+02:00da sciroccorosso