L’Ira di Dio

2017_paravati_natuzzaNatuzza, l’ultimatum del vescovo cade nel vuoto: «Non avrete la nostra chiesa»

La lira non c’è più ,ma tutto è iniziato con la vecchia lira, poi trasformatosi in euro ed ora in oro puro.

Parliamo della Fondazione di Paravati che gestisce milioni di euro sfruttando la santa NATUZZA che della povertà aveva fatto l’emblema della sua vita. Centinaia di migliaia di persone ogni anno invadono questo piccolo paesino del vibonese e visitano la grande chiesa che è stata costruita per onorare la sua storia e il suo impegno religioso e civico. Ma alla fine ci sono di mezzo sempre i soldi come dicono Marx e Mahmood. La megastruttura religiosa produce ogni anni milioni di euro ed a gestirli sono gli adepti della fondazione . E ora la Chiesa vorrebbe metterci le mani sopra. Non è nuova la Chiesa calabrese a cose di questo genere. Lo fece in Calabria con l’Oasi francescana di padre Fedele, che però al contrario non produceva soldi,ma che li avrebbe potuto produrre se condotta diversamente e non con i principi del frate. Sappiamo tutti come finì. Si costruì su di lui una gigantesca montatura che portò al suo arresto, al suo allontanamento dall’0asi, al togliergli finanche il diritto ad officiare messa ed essere espulso dalla Chiesa. Poi Padre fedele venne completamente assolto da ogni accusa, ma l’Oasi è oggi nelle mani della Chiesa. Altro scandalo fu quello del Papa Giovanni. Anche lì in quell’Istituto dove venivano ricoverati i poveri, si era creato un sistema per fare montagne di danaro sfruttando le miserie di questa gente. Tutti i dirigenti della Chiesa di Cosenza erano coinvolti nella vicenda , ma solo il rettore finì in carcere e nella sua casa vennero trovate posate in oro, bagni in oro, e argenteria a non finire. La Chiesa vive di queste cose, ed è per questo che resta lo Stato più ricco del mondo, checché ne dica nelle omelie Papa Francesco, classificando il danaro come “sterco del diavolo”. La gerarchia cattolica campa su queste opere, sulla paura della morte, sulle messe pagate, sui funerali e investe questo danaro in borsa, nell’economia mondiale, alla faccia del vangelo e di Gesù che cacciò a frustate i farisei dal tempio. Nel mirino adesso ci sono loro, e finirà male di sicuro, se non si sottometteranno all’autorità della Chiesa. La Fondazione di Paravati non ha intenzione di cedere in comodato d’uso per cento anni la Chiesa di Natuzza, nonostante Monsignor Renzo abbia minacciato loro di revocare il decreto ecclesiale di religione e culto. Il santuario dedicato alla mistica non è mai stato consacrato. Con l’arroganza tipica di chi gestisce danaro ecco cosa rispondono: «Il Consiglio d’amministrazione della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, riunitosi per discutere dell’ultima proposta di Sua eccellenza monsignor Luigi Renzo, ha deliberato di non poter adottare soluzioni che snaturino l’identità della Fondazione e contrastino con i suoi scopi umanitari». Parole che si prestano a mille interpretazioni e acuiscono ulteriormente lo scontro. Il “non detto” prende forma nel passaggio successivo della nota, quando si comunica che è stato deciso di «dare ampia comunicazione alle Autorità competenti, Ecclesiastiche e Civili, delle vicende che hanno caratterizzato gli ultimi anni della vita della Fondazione». Una sorta di “to be continued” che promette nuove rivelazioni e capitoli in quella che ormai è una vera e propria saga che ruota intorno alla figura di Mamma Natuzza, che ha già intrapreso il cammino verso la santità, attraverso il processo di canonizzazione che la vede ora sul primo scalino, quello di “Serva di Dio”.  La penultima puntata era stata scritta dal vescovo, che, appunto, aveva subordinato la consacrazione della grande chiesa dedicata alla mistica ad alcune modifiche dello statuto della Fondazione che considera imprescindibili. Prima fra tutte, la cessione del tempio in comodato d’uso alla Diocesi per 99 anni. In caso contrario – aveva assicurato l’alto prelato – il decreto di religione e culto sarebbe stato revocato e il tempio non sarebbe stato consacrato.

Progetto-2-960x250 (1)Ultimatum che non ha sortito l’effetto sperato dalle autorità vaticane, ma ha sgomberato il campo da ipocrisie e giri di parole, rendendo più evidente che mai la distanza tra Diocesi e Fondazione. Anche padre Cosimo, a Placanica,  entrerà nel mirino della Chiesa calabrese. Così come Natuzza, anche qui esiste una fondazione a gestire il fiume di danaro, che serve a costruire una Chiesa enorme capace di contenere ben 20 mila fedeli. Anche se i preti vengono a dire messa ogni ultimo venerdì del mese, ancora , così come quella di Paravati, il culto non è stato riconosciuto, ma i carri armati della Chiesa, arriveranno presto anche qui. Ultimo a gestire soldi, è il Convento di San Francesco di Paola. Qui l’intraprendenza dei poveri frati francescani li aveva portati a dare la gestione dei soldi ad un commercialista, che invece li aveva intascati assieme ad altri suoi sodali. Si parla di oltre 1 milioni di euro, che dal processo ancora in via di definizione dovrebbero essere restituiti tutti.

L’Ira di Dioultima modifica: 2019-06-30T08:44:50+02:00da sciroccorosso