Turismo spettacolare o lo spettacolo del turismo ?

 

Come il turismo selvaggio ha distrutto l’economia e le tradizioni dei paesi calabresi

Turismo a Diamante

Il turismo selvaggio iniziato in modo prorompente negli anni 80, in tutta la Calabria è riuscito a distruggere l’identità dei calabresi oltre che un’economia autoctona. E’ un turismo di massa e selvaggio dall’aspetto spettacolare che distrugge le identità dei paesi riducendoli a meri villaggi turistici, che è riuscito a trasformare la bellezza dei luoghi in spettacolo distruggendo la bellezza della natura oltre che quella dei residenti.  Mentre in altri luoghi dell’Italia, la tradizione locale ha resistito, spesso diventando anche una risorsa, in molte aree della Calabria tutto è scomparso. Uliveti, cedriere, agrumeti, vigneti sono scomparsi nel giro di pochi anni devastati dalle ruspe e sepolti dal cemento. Niente ha resistito al dio danaro ed alla speculazione edilizia entrata fin dall’inizio nelle mani delle cosche ‘ndranghetiste che hanno visto nel turismo un metodo per riciclare i soldi sporchi e investire  la massa enorme di danaro provenienti da attività illecite.  Abili truffatori sono diventati nel giro di pochi mesi grandi “imprenditori” e “costruttori”, acquistando, spesso con costrizioni, terreni abbandonati o in via di abbandono a poche centinaia di migliaia di lire, per trasformarli in seguito grazie ad amministrazioni compiacenti in terreni edificabili dal valore quintuplicato. L’agricoltura in quegli anni era già fiaccata dall’emigrazione dei primi anni 70 e molti terreni erano stati abbandonati o ridotti enormemente nella coltivazione.  La Regione Calabria del tempo, a guida fortemente  democristiana, mise in atto misure legislative a favore del turismo, incentivando ogni tipo di costruzioni senza minimamente tutelare il territorio. Nessun piano regolatore venne imposto ai comuni da parte degli enti sovracomunali, e si andò avanti per decenni con piani di fabbricazione che a seconda del proprietario indicava i terreni come aree di parcheggio o verde agricolo se non si voleva vendere,  per trasformarsi subito dopo l’acquisto, in terreno edificabile. Ai comuni gli improvvisati costruttori, presentavano falsi progetti con un massimo di un piano, per poi trasformarsi in fase di costruzione, in due tre piani abusivamente, senza alcun controllo. Villaggi turistici che dovevano essere di dieci villette, si trasformavano nel giro di pochi mesi in mega villaggi di trenta , quaranta villette. Così nel settore alberghiero. La Regione approvò una legge che finanziava la costruzione di alberghi fino all’80% di fondo perduto, che con fatture false il finanziamento  diventava del 100%. La legge prevedeva che la struttura restasse finalizzata ad albergo per cinque anni per poi trasformarsi in appartamenti, cosa che molti costruttori fecero al finire dei cinque anni.  Il primo governo Berlusconi condonò tuto ciò che era stato fatto abusivamente ed i comuni si adeguarono, e così in pochi mesi tutto divenne legale.  Da Paola a Tortora da Soverato ai confini con la Basilicata tutto venne cementificato , grazie anche ad una mano d’opera a basso prezzo senza alcuna garanzia sindacale. Contadini si improvvisarono operai edili e centinaia di emigrati preferirono ritornare pur sapendo che erano paghe di fame e per niente sindacalizzati piuttosto che restare lontani dalle proprie famiglie.  Chi si opponeva a questo stato di fatto veniva fatto uccidere dalla ‘ndrangheta. Successe a Cetraro, il 22 giugno del 1980, con l’omicidio di Giannino Losardo, uomo che coraggiosamente,  contrastava da assessore nel Comune di Cetraro, e segretario capo della Procura di Paola l’andazzo accondiscendente verso l’abusivismo dei costruttori legati alle cosche , quella di Muto principalmente che dominava su tutta la costa tirrenica e che aveva come base proprio il Comune di Cetraro. Il suo omicidio rimasto impunito mise a tacere ogni opposizione. I costruttori uscirono ringalluzziti da quell’omicidio e la domanda di costruzione aumentò vertiginosamente in tutta la Calabria e nella costa tirrenica in particolare. Il Tribunale di Paola infiltrato fino al collo dalla ‘ndrangheta , archiviava le rare denunce di qualche Associazione ambientalista nazionale e così grazie alle coperture istituzionali, niente venne risparmiato, dai terreni demaniali, alle colline con coltivazioni pregiate di vino, alle scogliere e spiagge, così come grandi terreni pianeggianti dove per centinaia di anni era stato coltivato il cedro o erano geologicamente protetti come i calanchi di Belvedere M.mo spianati orribilmente.  I costruttori avevano bisogno di liquidità, per riciclare il danaro sporco proveniente dal traffico di droga e da altre attività illecite, e misero in atto una strategia che portava a rendere appetibile l’acquisto di mini appartamenti, vendendoli a pochi milioni di lire, rispetto ad altre offerte provenienti dalla Basilicata e dalla Puglia dove si puntava invece su appartamenti residenziali superiori ai 100-150 metri quadri. Per questo motivo sulla costa tirrenica ed in parte su quella dell’alto ionio, si spostò una massa enorme di persone, che acquistarono appartamenti di 50 mt quadri e garage, che poi trasformarono abusivamente in mini appartamenti.  Nacquero così mega villaggi turistici, a Scalea ( il Villaggio Maradona inaugurato da lui in persona accoglie fino a 2000 villeggianti ogni estate ) , Santa Maria del Cedro, Diamante, Tortora, con migliaia di persone provenienti in gran parte dalla Campania, che arrivò in Calabria senza un minimo di cultura turistica, con l’unico scopo di poter avere un piccolo posto dove poter andare a fare il bagno. L’unico scopo era il mare, il resto non importava, e nel caos della corsa all’acquisto di case, si progettarono da parte degli imprenditori grandi truffe, vendendo appartamenti inesistenti, o senza strade di accesso, o senza servizi primari come fogna ed acqua, o anche con la promessa su carta di villette sul mare distanti invece centinaia di metri se non chilometri. Un villaggio turistico a Diamante con centinaia di mini appartamenti venne completamente venduto da un’agenzia a Torino con foto che mostravano le abitazioni a pochi metri dal mare. Il passaparola fra dipendenti della Fiat fu tale che tutti acquistarono sulla fiducia fidandosi di false  mappe catastali e false fotografie. L’impatto fra questo turismo  di massa e i locali fu devastante. Le risse in estate fra locali e campani furono all’ordine del giorno. Risse che coinvolgevano centinaia di persone e che spesso sfociavano anche in agguati e accoltellamenti. Tutte le amministrazioni furono accondiscendenti a questa invasione in quanto attorno a questo turismo di massa nacque un grosso indotto fatto di lidi balneari, bar, pizzerie, ristoranti. I piani di fabbricazione vennero rivisti così come i piani commerciali ed il clientelismo arrivò alle stelle.   Paesini di 4/500 abitanti in estate raggiungono oggi la cifra  da 50 mila a 150 mila presenze. E’ il caos completo, i tessuti urbani vennero quindi completamente devastati e annientati . La massa turistica non volle sapere di tradizioni e comportamenti sociali e portò le proprie di tradizioni e così i propri comportamenti stravolgendo l’identità di tutti i residenti e nativi abituati ad altri stili di vita. Le stesse politiche fatte a livello internazionale, dagli Inglesi e americani con i nativi indiani, dagli australiani con i pacifici aborigeni, dagli israeliani con i palestinesi avvenne anche nei nostri territori.   In una striscia di costa denominata eufemisticamente Riviera dei cedri ( scomparsi , sic ) di 70 km, dove in inverno vi risiedono 125 mila abitanti distribuiti in 22 paesi, in estate si raggiunge il milione e mezzo di presenze. Super mercati, iper mercati, centri commerciali si fanno la guerra dei prezzi per avere clienti, studiando spot commerciali, così come ristoranti, trattorie , pub che offrono  tutti pesce fresco appena pescato e prodotti locali inesistenti.  Tutto ciò che si vende come prodotto locale è assolutamente falso, così come il pesce fresco o prodotti agricoli. Tutto è dettato solo da un’economia che si regge sulla massa enorme che si riversa nella regione in soli 45 giorni. Il cedro non esiste quasi più ma ci sono migliaia di bottiglie di cedro in vendita provenienti chissà da dove, così il pescato non può essere giornaliero, e così le verdure e la frutta che si vedono nei mercati settimanali. Tutto è congelato, tutto è provenienza da altri paesi e nazioni. Il turismo ha bisogno dello spettacolo e oggi questo spettacolo falso si offre. I contadini autoctoni che resistono a questa tragedia alimentare e che  offrono il proprio prodotto biologico nei mercati sono merce rara. E pensare che l ’industria del cedro era fiorente fino agli anni 80. Migliaia di persone vi lavoravano fra indotto e coltivazione e il cedro veniva esportato in tutto il mondo, quotato finanche in borsa. Poi il disastro e la distruzione di tutte le cedriere. L’ultima grande cedriera costituita da 3000 piante venne distrutta alla fine degli anni 90 per la costruzione di una aviosuperficie ai lati del grande fiume Lao  a Scalea, segno evidente che la lezione del passato non è servita a nulla. L’aviosupericie costata oltre venti miliardi di vecchie lire si rivelò una truffa ed è tuttora abbandonata, mentre del cedro si vendono costose bottigliette a mò di acqua santa e miracolosa. Nel 1967 Guy Debord filosofo situazionista nel suo libro “La società dello spettacolo” così scrisse del turismo:   “Sottoprodotto della circolazione delle merci, la circolazione umana considerata come un consumo, il turismo, si riduce fondamentalmente alla facoltà di andare a vedere ciò che è diventato banale”.

Turismo spettacolare o lo spettacolo del turismo ?ultima modifica: 2021-09-30T10:24:09+02:00da sciroccorosso