C’è ancora posto

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Tutta la Scrittura è la storia di un Dio che insegue l’uomo, il quale continua a scappare su percorsi diversi.

Ma il Signore non si arrende e manda ancora a cercare altri. Dio non si stanca, fa di tutto perché tutti possano entrare e partecipare della sua cena, dice ai servi di costringerli ad entrare, di raccogliere tutti, di andare dovunque, perché tutti devono gustare il suo cibo.

C’è un’attenzione di Dio, un suo correre, un suo inseguire l’uomo là dove si trova, in qualunque situazione sia. L’uomo deve solo accogliere questo invito: “è pronto”. Chi prende questo cibo partecipa già al regno di Dio, a quella beatitudine che il Signore concede a quanti si nutrono di Lui.

La salvezza di Dio è proprio per tutti eppure, indifferenza e ingratitudine fanno rifiutare l’invito e porgere delle scuse che non hanno fondamenta. Chi rifiuta la salvezza perché pensa di bastare a se stesso, si esclude da solo dalla bontà di Dio. Sono quelli che nel cuore si sentono poveri, storpi, ciechi e zoppi, che entrano, che accolgono l’invito, perché vedono in Dio la loro forza; non sono invitati per merito, ma per puro dono, per sua Grazia.

La gratuità della possibilità di entrare in questo banchetto è assoluta, non si può fare niente per averne diritto. Solo l’amore che Dio ha per noi diventa quasi un’esigenza da parte sua di non mollare la presa, di cercarci continuamente.

“Scusa Signore per tutti i miei no,

che mi hanno allontanato da Te.

Scusa per quelle scuse senza senso,

fuori tempo, che hanno accompagnato la mia vita oscurandola.

Scusa per tutto quello

che non ho capito, compreso.

Scusa e grazie,

perché oggi, ieri e da sempre

Tu mi dici:

Figlio vieni per te c’è ancora posto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)