Compimento della legge

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12 GIUGNO 2024

MERCOLEDÌ DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il pieno compimento della legge è nell’amore  che ispira ogni azione al bene dell’uomo. La legge da sola è una lettera morta, ci suggerisce S. Paolo. Se la legge in qualche modo pone dei limiti all’agire, l’amore invece lo espande, perché quanto viene compiuto nell’amore ridona vita nuova.

Gesù dà pieno compimento della legge non eseguendo una legge, ma sigillando la nuova alleanza, offrendo se stesso con il gesto d’amore più alto: donare la propria vita per ogni persona umana.

Gesù non si preoccupa di trasgredire la legge, quando serve mettere al centro la vita e la salvezza dell’uomo, perché il compimento della legge è l’amore. L’uomo viene prima del sabato, i peccatori sono personati, gli storpi sono guariti.

L’amore dà tutto quello che ha e tutto quello che può, allora nessun gesto sarà mai troppo grande o troppo piccolo, perché il cuore ha già generato nuova vita.

Chiediamo l’aiuto al Signore, per comprendere e vivere sempre quella legge che può dare vita e partecipare cosi compimento della sua volontà di salvezza su ciascuno.

“Signore,

Tu sei venuto per me,

affinché abbia una casa dove posare il mio cuore.

Il Tuo amore è immenso,

libera il mio cuore,

risanalo da leggi sbagliate

le cui ferite porto ancora dentro

e sappia portare il Tuo amore

così da poter dire al mondo

quello che sei per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Camminare

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MARTEDÌ 11 GIUGNO 2024

SAN BARNABA, APOSTOLO – MEMORIA

Camminare, è il percorso della nostra vita che il Signore ci chiama a compiere, puntando alla meta del regno dei cieli, che è quel vivere alla presenza e nella compagnia di Gesù Cristo. Camminare con Lui sempre, è la certezza di fondo che deve abitare la nostra vita. Emblematiche sono queste poche parole di Trilussa: “Quella vecchietta cieca che incontrai… mi disse: – “Se la strada non la sai ti accompagno io, che la conosco… – La cieca, allora, mi pigliò la mano e sospirò: – Cammina”. – Era la Fede”.

Andare avanti con questa fede, ci permette di percorrere ogni strada, anche se non conosciamo ancora cosa troveremo, quali incontri faremo. Il nostro cammino può andare spedito, oppure trovare difficoltà, battute di arresto e cadute, ma non dimentichiamoci mai della sua Presenza. Fermiamoci a riposare e consideriamo che quanto abbiamo ricevuto è dono gratuito, è l’amore di Dio che ci ha accompagnato, ha fatto compiere tra noi gesti d’amore: abbiamo aiutato, ascoltato, condiviso.

La strada continua, annunciare che il regno di Dio è gia presente, in mezzo a noi, non consiste nel farci maestri, bensi testimoni di una maniera nuova di vivere e convivere: avere sugli eventi lo stesso sguardo di Gesù, pensare a come agirebbe Lui, agli esempi che ci ha lasciato, a quell’amore donato solo per amore, gratuitamente, perché nessuno possa avanzare meriti e tutti possano riconoscersi fratelli, figli di un solo Padre, per camminare umilmente con il proprio Dio (cfr. Mi 6,8).

“Signore,

aiuta ogni mio passo,

affinché in esso ci sia sempre il Tuo.

Libera il mio cuore

da ogni fatica o dolore

e mi senta protetto da Te.

Cammino con Te nello scorrere del tempo,

aiutami a non sprecare nulla

di ciò che mi doni

e sappia riconoscere la Tua presenza,

nonostante la mia debolezza

e viva dell’amore

che hai per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Casa

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09 GIUGNO 2024

X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Il Signore nel Vangelo di oggi, ci insegna quanto sia importante rimanere saldi in Lui. Usa la metafora della casa senza fondamenta a rischio di crollare, ecco, con Gesù non si crolla; persino quando il nostro mondo sembra crollarci addosso, Egli è accanto a noi. In che modo? Qual è il suo ruolo? In quella molteplicità di fratelli, sorelle e madri, segno che fare la sua volontà è diventare di famiglia.

Noi siamo preziosi agli occhi di Dio, ogni nostro gesto non è mai fine a se stesso, nasconde tante motivazioni che a volte ci fanno perdere di vista l’obiettivo. Gesù viene per dare a quei gesti una novità di vita: Egli stesso, la nostra vera casa.

Siamo una casa destinata a crollare se facciamo da soli, e il rischio è nascondersi, come ascoltiamo nella prima lettura, per timore di essere scoperti così fragili, senza vita. Eppure caro amico, non devi preoccuparti per te, c’è un disegno che piano piano ti viene svelato, ma se guardi con attenzione, presto ti sarà chiaro: la tua vita è preziosa ai suoi occhi, sei un famigliare di cui Lui non può fare a meno, perché non vuole mai vederti crollare, ma rialzarti, così che tu veda chi è Colui che sorregge te e le tue fondamenta.

“Signore,

abbi cura di me,

fragile,

e a volte mi sembro destinata a crollare,

eppure Tu sei sempre qui

ad ogni inciampo, caduta,

ci sei, con quello sguardo che perdona, ama, precede

e non chiede nulla in più,

come se di me,

ti bastasse solo un passo.

Costruiamo la mia casa assieme, desidero Tu ne sia parte

perché se ci sei Tu,

allora davvero,

ci sono anch’io interamente.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Sacro cuore di Gesù

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VENERDÌ 07 GIUGNO 2024

SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ – SOLENNITÀ – ANNO B

Un colpo di lancia trafigge quel cuore che ci ha amati fino alla fine, ma il sacrificio di Cristo non è la fine, bensì l’inizio della vita. Sangue e acqua scaturiscono dal suo cuore, dono di salvezza, fonte viva che “zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14).

Scrive S. Bonaventura: “Tu sei vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce”. Corriamo a questa fonte di vita e di luce con il desiderio vivo di ricevere un amore immenso, ineffabile, che plasma la nostra esistenza.

Gesù mostrando il suo cuore a Santa Margherita Maria Alacoque, le dice: “Ecco il cuore che ha tanto amato gli uomini”. Accostiamo il nostro cuore al suo, parliamo al nostro amico, al confidente, al Signore della nostra vita, a Lui possiamo dirgli tutto, senza nascondere nulla. La sua misericordia accoglie ogni nostra miseria e ci spinge a vivere per Lui, sull’esempio di una vita donata per tutti. Ogni uomo infatti, può imparare la sapienza del cuore che è amore ricevuto e donato, palpito di vita, dono di salvezza prima ancora che gli venga domandato.

Che il cuore di Cristo possa battere in ciascuno con la stessa sua forza, cosi che ogni uomo non valga per le opere che fa, ma per l’amore che vive a partire dal cuore.

“Signore,

parla al mio cuore,

rassicuralo Tu,

che nel Tuo,

c’è un posto anche per me.

Ama Tu per me e con me;

perdona ciò che io non riesco a perdonare

neanche a me stesso

e liberami dalla paura di sentirti distante,

perché Tu sei Dio,

e avrai cura di me per sempre,

ed il Tuo cuore è già casa,

dove io posso appoggiare il mio.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Prendete

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“Prendete”. La Solennità di oggi, ci permette di pensare più intensamente al grande dono che tra le mani ci viene dato: il Suo corpo.

In memoria di Lui, popoli interi, nazioni e ciascuno di noi, può lodare, benedire, ringraziare e adorare per questo grande dono. Gesù pane vivo del cielo entra in noi, il Suo sangue lava i nostri peccati, la nostra colpa è perdonata, il dolore passerà. Non è automatico, non capita all’istante, ma ognuno di noi nella vita, riceverà il dono di Gesù tra le mani: in quell'”Amen”, metterà tutto se stesso in Colui che per primo ha dato tutto.

Procedi piano, cammina pensando a quello che accadrà, stai per ricevere Colui che attraversa la storia per incontrarti. Fermati a gustare quell’incontro che coinvolge il tuo corpo.

Cosa sei o uomo? Un corpo fatto di ferite, speranze, ma che ha un altro corpo, venirgli incontro: Gesù. Egli è qui per incontrare proprio te. Solo un cuore così grande da contenere cielo e terra, poteva scegliere un dono tanto bello da superare ogni barriera  per venire ad incontrarci.

Fermiamoci a contemplare ciò che ogni giorno possiamo avere dinanzi agli occhi: Gesù, ostia vera, com’è vera la sua presenza. Alle assenze del nostro cuore, entra in noi Colui da vita vera e ci offre un amore grande, pieno puro, tra le mani.

“Gesù,

entra in me,

vivificami Tu,

che il mio “Amen” mi unisca a Te

e ti senta profondamente così,

che ogni membra di me

riprenda vita

ed annulli ciò che di buio

devasta e uccide.

Libera il mio cuore,

nutri il mio spirito,

possa toccare il Tuo amore,

possa sentirlo scendere

nelle profondità di me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Gesù e il cieco

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30 MAGGIO 2024

GIOVEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Figlio di Davide, Gesù, abbi  pietà di me!”. È questo il grido di Bartimeo ripetuto piu volte, nonostante venisse rimproverato da chi gli stava intorno. Costui era cieco, mendicava per strada; è un povero, ma possiede la ricchezza della fede che bussa al cuore di Dio. “Questo povero grida e il Signore lo ascolta” (Sl 33, 7). Gesù si ferma e incontra Bartineo nella profondità del suo desiderio di riavere la vista. La fede di Bartimeo è audace, concreta: “Rabbunì che io veda di nuovo”. Crede che Lui è il Figlio di Davide, ovvero, il Messia che porta salvezza: la luce della vita.

Come Bartineo, anche noi facciamoci mendicanti di luce, mendicanti di salvezza. Riconosciamo che la nostra vita e i nostri occhi, hanno bisogno di essere restituiti alla contemplazione del suo Volto. Egli stesso porterà  ai nostri occhi un raggio ardente della sua bellezza.

“Figlio di Davide, Gesù, abbi  pietà di me!”. È la preghiera che ci porta a contemplare quel volto di Gesù, che ricompone tutta la nostra umanità ferita, e come scrive San Colombano, diciamogli anche noi: “Tu sei tutto per noi: la nostra vita, la nostra luce, la nostra salvezza, il nostro cibo, la nostra bevanda, il nostro Dio”.

“Signore

abbi pietà di me:

è il grido del mio cuore.

Possa il Tuo cuore

toccare il mio con il perdono.

Fammi vedere di cosa è capace l’amore:

ridare la vista a chi l’ha perduta.

Io non ho più le forze,

ma se Tu sei con me

vedrò con i tuoi occhi.

Perdona i miei errori

e sana il mio cuore,

così che veda

a partire da quell’amore sanato.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Amore

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24 MAGGIO 2024

VENERDÌ DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Il Vangelo di oggi è un testo da comprendere bene, perché a volte il bene va scavato, interpretato e meditato, per cogliere tutta la pienezza della sua bontà.

Ci troviamo dinanzi a una domanda fatta dai farisei a Gesù, per metterlo alla prova, basata sulla liceità per un marito, di ripudiare la propria moglie.

Ripudiare, significa rifiutare la persona con cui si è legati, come se tutto quello che c’era stato prima, ora non esistesse più.

Ripudiare è un atto che non esprime amore, e i farisei “usano” l’atto di ripudio che Mosè ha scritto per mette alla prova Gesù. Egli risponde che è proprio per la durezza del cuore, che Mosè ha scritto quell’atto di ripudio. “Ma dall’inizio della creazione […] l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola”. Il Signore ci ha creati per l’unità, per l’amore in grado di vivere quel legame indissolubile, e creare famiglie buone, sane, dove l’ultima parola sia sempre e solo: amore.

L’amore dev’essere la componente che emerge dalle nostre case, non si tratta solo di un abbraccio, una carezza, ma è quell’amore che nel silenzio si prende cura di chi ci è accanto, che è capace di perdonare e sa accogliere nonostante tutto. Dio ha fatto l’uomo e la donna diversi, unici, e tutti siamo così. Il vero atto di ripudio da oggi dev’essere quello dell’odio, per scegliere l’amore.

Diamo senso a quelle parole di Gesù, facciamo entrare nelle nostre case quell’amore che ci ha consegnato, ed assume molteplici forme in base al nostro ruolo. La comunione con Dio che tanto ci è promessa, possa aiutarci a costruire famiglie leali, vere e libere, capaci di testimoniare al mondo che non è la norma a fare la differenza, ma l’amore.

“Signore,

desidero fare del Tuo amore

la mia unica norma,

capace di formarmi

e sostenermi

quando il mio cuore grida: rifiuto.

Fammi comprendere che nelle mani ho un dono ed una scelta.

Entrambi hanno un nome: amore.

Apri la mia mano, così che possa donarlo al mondo

ed il mondo riconosca Te

in quell’unico dono.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Piccoli

 

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21 MAGGIO 2024

MARTEDÌ DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Il Vangelo di oggi ci consegna una verità: vuoi essere grande? Fatti piccolo!

Una piccolezza che non vuol dire sminuirsi, ridursi a poca cosa, no! Essere piccoli è sapere che abbiamo bisogno di Dio, riconoscere che su di Lui possiamo contare. Essere piccoli, vuol dire non anteporre la nostra diffidenza umana sull’efficacia di Dio, perché il suo amore è vero ed Egli ci ama, perché Lui è così.

Essere piccoli è fare un cammino di decrescita del nostro io, a volte così imponente, che tende di scaraventare a terra chi ci è accanto. Essere piccoli è diventare servi di Dio, non schiavi, riconoscendo che tutto viene dalla sua mano.

Essere piccoli è riconoscere il nostro peccato, la nostra fragilità, per affidarlo a Lui così che lo risani, ma non è magia. Dio per farci guarire ha bisogno di noi, di ciascuno che nel segreto del proprio cuore dica: “Signore, io sono anche così, aiutami”.

Allora oggi facciamo un elogio alla piccolezza e proviamo a vivere una o più di queste cose, in modo tale che piano piano, scendano nel nostro cuore e diventino un cammino.

Buon cammino a tutti, nella certezza che siamo già amati da un Dio che desidera sempre il meglio per noi ed in questo momento ci sta abbracciando.

“Signore,

aiutami a sentirmi piccolo,

così da sentire il Tuo abbraccio.

Mi basterebbe solo quello:

un abbraccio,

capace di confortare il mio cuore

e togliere tutto il dolore

della mia storia.

Perdona Signore la mia debolezza,

il mio peccato e la mia fatica!

Scendo in me,

alla ricerca del Tuo abbraccio,

alla ricerca di Te,

così da prendere quella forma

che Tu da sempre hai pensato.

Una forma piccola

per un grande amore:

il Tuo per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Seguimi

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18 MAGGIO 2024

SABATO DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

Nel Vangelo di oggi, leggiamo una risposta di Gesù a Pietro alquanto misteriosa: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”. Gesù sembra dire a Pietro di non preoccuparsi di cosa sarà di Giovanni, a cui si riferiva la domanda, perché ogni discepolo ha il suo cammino da vivere.

“Tu seguimi”. Seguire il Maestro è un’esperienza di vita unica e creativa che ciascuno vive in modo proprio, secondo le sue caratteristiche, la sua storia. “Tu seguimi”. Perché il mondo ha bisogno della tua testimonianza, ha bisogno di cuori che sanno ascoltare, perdonare; ci sono cuori da fasciare e da nutrire. C’è bisogno di tanto amore che si doni senza attendere o domandare.

Lo Spirito Santo che guida e muove i passi di ognuno di noi, ci fa essere presenza di Dio nella storia umana, e come dice un antico testo: “noi siamo le braccia, le mani, i piedi di Dio”. Seguire l’Amore ci renderà persone sempre più libere di amare, perché capaci di rompere la durezza del cuore e di guardare all’unico Maestro che dona la vita vera: il Risorto.

C’è una bellissima poesia, “Segui l’amore”, di Khalil Gibran che recita:

“L’amore non dà nulla fuorché sé stesso

e non coglie nulla se non da sé stesso.

L’amore non possiede,

né vorrebbe essere posseduto

poiché l’amore basta all’amore”.

“Tu seguimi”. Così come sei, con la tua storia, con tutta la tua vita.

“Signore,

seguire è mettere il mio passo al ritmo del Tuo.

Seguire è amare Colui che davanti indica la strada.

Tu sei Colui a cui ogni giorno

voglio dedicare il mio passo.

Io ti seguirò con tutte le mie forze,

perché mi importa di Te,

seguirò il mio cuore correrti dietro

e lì dove sono incerto,

fammi sentire il Tuo amore soltanto,

così che io trovi la forza

per camminare dietro Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Mi ami tu?

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17 MAGGIO 2024

VENERDÌ DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

Certamente il Signore conosce tutto di ciascuno di noi, Lui sa quanto è il bene che gli vogliamo. La domanda che Gesù rivolge a Pietro per tre volte e che rieccheggia il suo tradimento, non serve tanto a Gesù per sapere quanto Pietro gli voglia bene, serve piuttosto a prendere coscienza, che l’amore di Dio non viene mai meno nonostante i tradimenti, gli errori, gli sbagli.

Il nostro cammino di fede non consiste nel non avere mai commesso degli errori, ma nel rinnovare ogni giorno il nostro amore in Cristo. Io non sono amato perché sono bravo, non amo per meritare l’amore, amo perché sono perdonato; il mio peccato diventa il luogo dove sperimentare l’amore più grande.

Il Signore ci conosce nel profondo: “Signore, tu mi scruti e mi conosci,…. intendi da lontano i miei pensieri,…. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile.”(Sl 139). Ma Dio si è reso accessibile, ci fa fatto conoscere tutto il suo amore, e ogni giorno ci spiazza, ci sorprende e ci domanda tutto l’amore di cui siamo capaci, per riaccendere di nuovo il nostro cuore, il nostro desiderio di Lui, per amare la mia debolezza e mutarla in forza, perché io riconosca quell’amore più grande del mio peccato.

“Signore,

Tu che scruti il mio cuore

e lo conosci più di me stesso, aiutami.

Sostienimi,

affinché riconosca il Tuo amore

e non tema che il mio peccato

possa allontanarti.

Libera il mio cuore,

e rendilo un luogo in cui la Tua Parola sia la mia casa

e il Tuo amore la mia forza.

Amami, amami sempre

e da questo amore,

impari ad amare come Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)