Vite e tralci

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28 APRILE 2024

V DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

L’immagine della vite nelle Scritture  ha risonanze profondissime, soprattutto in rapporto alle premure di Dio per il suo popolo. Quando Gesù si dice vite vera, mostra agli apostoli la profondità del legame che li unisce e offre una chiave di lettura del mistero della sua vita e della sua persona.

Dio si prende cura della sua vigna, la pota perché crescano frutti più ricchi, più belli, la potatura toglie solo il superfluo, il tralcio che rimane unito alla vite vive nella linfa di quella pianta; in essa vi scorrono goccie di vita, goccie di amore.

Dio che scorre dentro ogni tralcio e lo rende più vivo e più fecondo, un amore che continua a pulsare a dare vita. Partecipare a tutta la bellezza di quell’amore, significa dimorare in Gesù e noi troviamo dimora, quando non attingiamo altrove motivazioni per far vivere la nostra vita, ma quando lasciamo che lo Spirito del Signore agisca e muova il nostro cuore in tutto ciò che sente e che fa, restando nella sua intimità.

Rimanendo in Gesù si realizza il desiderio di comunione di Dio con gli uomini. In noi scorre la vita di Dio, per questo grappoli maturi, frutti rigogliosi di un amore immenso vengono moltiplicati nei discepoli, perché porteranno altrettanti frutti, mostrando l’amore gli uni per gli altri.

Cosi come ogni albero dona i suoi frutti, anche la nostra vita unita a Gesù, impara a donare il frutto del suo amore. Rimanere, diventa il verbo del donare.

“Signore,

tienimi accanto a Te, stretto;

nessun dolore o fatica

mi separi da Te.

Senza di Te non posso nulla,

e Tu senza di me saresti una vite senza un tralcio,

ti mancherebbe un pezzo,

non perché io sia come Te,

ma perché mi hai reso così importante

da essere parte di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

La voce del pastore

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22 APRILE 2024

LUNEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Dobbiamo abituarci a sentire la voce di Dio. Il Vangelo di oggi ci invita ad operare questo discernimento, si parla infatti di coloro che seguono la voce del pastore, mentre quella degli estranei no. Rendiamo la voce del Signore, una voce di casa perché è così realmente.

Egli è la voce che esprime questo desiderio: “io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Tutto ciò che è vita, è Lui! Possono esserci fatiche, delusioni, incomprensioni, ma tutto deve dirigersi in quest’ottica: il Signore ci vuole per una vita di amore ed abbondanza, altrimenti ogni fatica e dolore non avrebbe senso. Il vero senso è comprendere che c’è un Dio che ci ama, che ci è accanto e che come un Padre non vorrebbe per noi il dolore.

La vita è già in quell’abbondanza di amore e misericordia dobbiamo solo coglierla. Mettiamoci in ascolto della sua voce, lasciamo che la Parola smuova le nostre convinzioni e sicurezze, e si radichi in noi.

La vita sarà abbondanza, quando finalmente, nonostante le fatiche, ci sentiremo radicati in Dio, ci accorgeremo che la nostra croce è portata da Colui che ha vinto la morte per la vita, e la Sua voce è già qui ben presente a dirci: coraggio, sono qui io per te.

“Signore,

fammi attento alla Tua voce,

sappia riconoscerla tra i tanti suoni del cuore.

Mi sappia voltare appena la sento,

per dirigermi verso di Te

e scoprire che la Tua direzione è la mia.

Tu stai venendo verso di me,

con la mia croce sulle spalle

e il sorriso di un Padre che dà tutto se stesso,

fino allo sfinimento, anche per me. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Amen

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19 APRILE 2024

VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

Un Dio che per darci la vita si fa mangiare non è solo un’espressione molto forte, ma è la realtà a cui siamo invitati a partecipare.

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”.

Carne e sangue, sono segni concreti della della vita e del dono totale che Gesù compie per noi attraverso la sua umanità.

Mangiare e bere ci permette di assimilare cio che assumiamo. Per crescere bene abbiamo bisogno di mangiare bene, e nulla come il corpo di Cristo ci può far crescere e aderire a Lui, il Signore di ogni bontà.

Partecipando alla Cena Eucaristica, assimiliamo la sua vita: corpo e sangue, tutto di Lui perché nulla di Dio rimanga a Dio, ma tutto venga donato all’uomo. Perché partecipando al suo corpo e al suo sangue scenda su di noi la pienezza di ogni grazia e benedizione dal cielo.

Questa offerta totale della sua umanità, ci rende visibile quel Dio invisibile che è tutto e solo amore per noi; qui si celebra l’alleanza nuova e definitiva tra cielo e terra, tra la mia umanità e la sua grandezza.

Nel dono della carne e del sangue di Gesù, il Figlio di Dio, si svela e si compie il dono di una vita che dura per l’eternità, perché solo chi mangia la Vita, ovvero chi partecipa del suo amore vivrà sempre nell’amore, e di questo ricevendo nelle nostre mani il suo corpo, gioiamo dicendo: “Amen”.

“Signore,

a volte sono così stanco

e mi rifugio qui,

in uno di questi banchi della chiesa,

tra le gente, che come me,

viene per chiedere coraggio, conforto.

“Amen!”. Ti ho tra le mani,

eppure sono io che da sempre

sono nelle Tue.

Scendi nel mio cuore,

rassicuralo,

perché non ho altro che Te,

Sii Tu la mia ripartenza

quando il cuore fatica a vedere,

e fa che li ritrovi la forza

in quell'”amen” di Te.”(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Rinascere dall’alto

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09 APRILE 2024

MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

L’esortazione che Gesù fa a Nicodemo, è rinascere dall’alto e ne da una motivazione: “Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?”. Se il nostro cuore non è rivolto al cielo, a Dio, è per noi difficile credere. Il rischio è di rimanere a terra, il cui esempio non significa concretezza, ma incapacità di credere fondamentalmente a Dio.

In un versetto delle lodi di questa mattina si pregava: “sono stanchi i miei occhi di guardare in alto”. Il salmista riassume in una parola l’inquieto vivere nostro, quando ci sentiamo a terra, tanto che il cielo sembra così lontano. Eppure il vangelo ci eleva, ci porta a sperare in quel cielo perché è lì la concretezza: in Dio.

Lasciamoci amare così da Dio, facciamoci portare in alto, per rinascere. La nostra rinascita più grande è proprio la Pasqua, perché Gesù risorgendo, dà a noi la possibilità di risorgere da tutte quelle situazioni di morte che senza di Lui vivrebbero nel buio, nell’umidità, nella penombra. La luce del risorto scalda ogni parte di noi. Ci trasfigura e se anche le fatiche non sono cessate, in esse è entrato il calore, la luce è Lui, il cui abbraccio di conforto fa cessare ogni pianto.

“Signore,

vivi in me,

più di me.

Porta luce, porta vita

a questo cuore

che desidera rinascere.

Tu dal cielo, donami la Tua mano

così che io non mi senta a terra

e veda nella luce di ogni mattino

un dono per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Lunedì dell’angelo

 

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01 APRILE 2024

LUNEDÌ FRA L’OTTAVA DI PASQUA

Nella tradizione spirituale, la gioia è il segno della presenza di Dio

Alla nascita di Gesù l’angelo dice: vi annuncio una grande gioia; le donne davanti al sepolcro vuoto corrono con gioia grande a dare l’annuncio della resurrezione. Non hanno ancora visto il Signore, ma la fede le spinge a credere, cosi tra la paura e la gioia, emerge la gioia più grande della paura.

La gioia da un annuncio di vita. Gesù si mostra, incontra le donne, “esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono”. Una gioia incontenibile, un amore che vuole trattenere. Lo stupore non basta, Dio lo si adora chinati a raccogliere un mistero di vita, un germoglio uscito dal cuore della terra per vedere il miracolo del cielo.

Dove cercare la gioia che dona pienezza di vita al cuore, se non in un Dio che risorge?

“Cerca la gioia nel Signore esaudirà i desideri del tuo cuore” (Sl 36,4). E qual’è la nostra gioia se non il desiderio di incontralo di trovarlo, vivo, presente?

La fede in Gesù risorto si fa audacia di annunciarlo, di mettersi in cammino lungo i sentieri della vita per raggiungere tutti, vicini e lontani, per raccontare un evento di salvezza.

Camminare è il verbo del discepolo, del Risorto, è abbandonare il sepolcro per correre sulle strade della storia, una storia gia abitata da Cristo risorto.

“Signore,

il Tuo annuncio corre sino a me:

sei risorto!

La Tua risurrezione è il passo di vita nelle mie “morti”.

Tu luce che rifletti nel buio,

sole del mattino,

stella delle notte,

vieni e risplendi nel mio cuore,

così che risorga anch’io io camminando verso di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

 

Venerdì santo

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29 MARZO 2024

VENERDÌ SANTO «PASSIONE DEL SIGNORE»

La crocifissione di Gesù è un momento talmente drammatico, che si imprime nel cuore e nella memoria di ciascun credente e non credete, per la grande sofferenza che Egli patì, ma sopratutto per il perdono e la misericordia donata, per quell’amore che non è mai venuto meno per ogni uomo, nonostante l’odio, l’ingiustizia e il dolore provocatogli.

Questa scena ha ispirato, poeti, scrittori, pittori, scultori, musicisti, registi, con le loro opere ci aiutano a meditare. Noi oggi ci fermiamo un po’ in silenzio a contemplare, ad adorare quest’uomo che ben conosce il soffrire, e che accomuma tutte le sofferenze di tutti gli esseri umani in ogni tempo. Con le sue braccia aperte sulla croce ci accoglie, ci raccoglie.

Gesù appeso ad un patibolo è morto, spogliato di tutto, tranne che della regalità di Dio, ma ha ancora un dono da farci: dal suo cuore trafitto esce sangue e acqua, simbolo dell’Eucaristia e del Battesimo, sacramenti che danno vita.

Il suo corpo morto donerà vita, per questo vegliamo con Lui, apriamogli il nostro cuore con tutto ciò che contiene: gioie, speranze, desideri, preoccupazioni, dolori, sofferenze nostre e di chi amiamo; preghiamo per tutti, perché nella sofferenza non ci sono distinzioni di religione, di razza e di ogni altro genere.

La croce solleva la terra e abbassa il cielo, perché Cristo vuole riunire tutti nell’amore del Padre, lasciamoci amare, il suo amore è dono di salvezza, ci sarà una nuova primavera della vita.

“Signore,

il Tuo amore mi abbraccia,

sono qui per dirti grazie,

perché ritrovi per me la strada di casa,

e mi porti qui da Te.

Ti guardo e vedo il Tuo sguardo posarsi su di me,

uomo ferito dalle piaghe del passato,

che oggi è consapevole che Tu

lo hai già redento.

Sono qui per dirti grazie,

perché dinanzi a Te

ho ritrovato la vita,

che Tu hai raccolto e custodito da sempre.’

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Attirerò tutti a me”

 Attirerò tutti a me

17 MARZO 2024

V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B

“E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”.

Che cosa ci attira di Gesù? Il Suo amore. Un amore che come quel chicco di grano, muore nella terra. Un uomo che offre la sua vita, affinché la tua non venga persa, un uomo che liberamente sceglie di morire, perché tu possa credere nella vita. Ecco cosa è l’amore! Potessimo avere la forza di quel chicco!

Senza prezzo è questo amore, o meglio, ha un prezzo grande, ma di cui tu non pagherai nulla. Noi però, facciamo fatica a credere a questa gratuità; è bello sentirlo ma in fondo,  non è così scontato crederlo. Non  dobbiamo spaventarci, siamo umani; anche quelli che erano con Gesù sentono la voce di Dio e chi pensa sia un tuono, chi un angelo, e Gesù spiega: “è per voi”.

Si, è per voi, per noi che Egli  ha dato la vita, è per noi che è venuto sulla terra, per vivere dall’inizio la vita del chicco di grano, ed è per noi ogni volta che ci accostiamo all’Eucarestia, dove vi troviamo una Parola preparata, una comunione da ricevere, e a noi viene chiesto solo di portare il cuore. Orsù portiamo il nostro cuore carico di speranza, fiducia e fatiche su quell’altare, deponiamolo li da Gesù. Egli ci attira a se perché il suo amore non sia l’esperienza di un giorno, ma di una vita, ci vuole tempo a volte per credere, ci vuole pazienza per aspettare, ma Dio ti aspetta da sempre, perché quando finalmente gli correrai incontro, saprai che Lui era già lì ad aspettarti. Che sia un tuono o una voce flebile, che sia un fulmine o brezza leggera, la Sua presenza ti avvolge in un abbraccio e tu, sei disposto a coglierlo?

“Signore,

la Tua voce rimbombi nel mio cuore,

parla, sussurra,

fatti sentire!

Il Tuo cuore è per me,

anche per me,

fa che lo diventi anche il mio per Te,

perché quando mi sentirò solo

non mi perda,

ma sappia andare dietro quella voce,

quell’unica, inconfondibile,

che mi ha attratto a sé.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Mai un uomo ha parlato così!”.

Mai un uomo ha parlato così

16 MARZO 2024

SABATO DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

Riguardo a tutte le domande che la gente fa su Gesù, noi ora sappiamo certamente, che Egli non veniva soltanto da un luogo geografico, ma possiamo affermare, che veniva dal Padre e va verso ogni uomo. È importante la direzione, perché il suo venire illumina tutto il mistero della vita umana.

Un Dio incarnato nella storia umana, non solo partecipe della nostra vita, ma che entra dentro la vita, addirittura dentro ogni persona per nutrirla di Lui, dando il suo corpo.

Al di là dell’esperianza che ciascuno può fare di Dio, Egli non si limita ai nostri schemi, alle nostre percezioni, è sempre oltre, infinito. Le sue parole, non ci lasciano indifferenti; persino le guardie che sono andate per prenderlo, ne rimangono affascinate, riconoscono un nuovo messaggio: “Mai un uomo ha parlato così!”.

Mai si è visto un Dio che desidera incontrare l’uomo, per rivolgergli parole d’amore, di misericordia, di perdono, che trasformano una vita, parole di fiducia che rialzano dalla disperazione, parole che illuminano il nostro cammino per vivere da risorti.

Gesù Parola di Dio per me. Lasciamo che questa Parola ci indichi il cammino, diriga e riplasmi continuamente i desideri del nostro cuore, verso Lui e verso tutti i fratelli.

“Signore,

parla al mio cuore

e digli “sono io, sono qui”,

perché solo così mi sentirò al sicuro.

È dura lasciare andare le proprie sicurezze, i propri schemi,

ma se non lascio andare qualcosa,

come Ti vedrò?

Aiutami a credere in Te,

la mia unica novità di vita,

il cui amore rinnova ogni cosa

persino i luoghi di me che disprezzo

e che Tu ami,

perché Tu mi vedi già bella,

piena di Luce, piena di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Signore, scendi

 Signore, scendi

11 MARZO 2024

LUNEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

 “Signore, scendi”. Inizia così la “preghiera che il funzionario del re rivolge a Gesù, perché vada a guarire suo figlio sull’orlo della morte. Gesù qui non scenderà, ma rimanda quel padre a casa da suo figlio, dandogli già un’indicazione di vita.

Dio scende dal cielo, Dio scende sulla terra, Dio scende nel cuore della terra.

L’unico posto da dove Dio non scende è la croce, perché solo cosi può scendere nella morte per riversarvi la vita, non una vita qualunque, ma la sua vita. Per questo può dire a quel padre: “tuo figlio vive”. Si! Ogni figlio vive per mezzo di Lui.

Noi dobbiamo credere, che in quella discesa, c’è tutta la sorgente di vita che zampilla di amore e misericordia, che riporta l’uomo di ogni tempo, alla grandezza di figlio di Dio. Come quel padre, mettiamoci in cammino sulla parola di Gesù: “Và…”.

Andiamo a vedere cosa significa la fede nella Parola. Senza fiducia nella parola è impossibile la vita, è impossibile vedere ciò che è avvenuto allora, e ciò che accade ogni volta che la si ascolta.

Andiamo verso la Pasqua del Signore, andiamo incontro alla vita che risorge, perché vita nuova, andiano spinti dal desiderio di vivere in quell’amore che restituisce una vita vera, vita da figlio amato, risollevato e per sempre salvato.

“Signore, scendi.

Scendi nella mia terra,

nel mio cuore.

Scendi e sarò vivo.

Scendi: è il mio grido di supplica per me

e per tutti quei figli

che non hanno più un padre che prega per loro,

che gli affidi a Te il proprio figlio.

Io mi faccio voce di questa supplica,

scendi e parlaci

perché a tutti vibri il cuore al suono della Tua voce,

persino in quel luogo di vuoto,

pieno di dolore,

cancellato dalla mente.

Scendi, così che torni in vita

e non muoia più.

Scendi, sono qui, ti ascolto”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

“Ma voi chi dite che io sia?”

 Ma voi chi dite che io sia

GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO 2024

CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO – FESTA

“Ma voi chi dite che io sia?”. Al di là degli insegnamenti, di ciò che sentiamo di Cristo, oggi il Vangelo ci invita a rispondere ad una domanda: chi è Gesu per te?

È una domanda che mette in gioco il cuore. È una domanda dal sapore  dolce e delicato. Da questa domanda, possiamo comprendere quanto davvero la nostra vita si interseca con quella di Dio e desidera donare pienezza.

Si, perché ad un certo punto della vita, dobbiamo proprio renderci conto che essa è un dono, che siamo all’interno di una relazione con Dio più forte di ogni ostacolo o paura, è una relazione che chiama in causa l’esperienza. Ecco perché Gesù esclama a Pietro: ” Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Come dire beato te che hai capito tutto, eppure Pietro sbaglierà, rinnegherà di essere tra i Suoi, perché il cuore a volte inciampa, ma Dio, Dio è più grande di ogni inciampo.

La vita di Pietro si interseca a quella di Gesù, diventando una vita piena, e nonostante la pienezza, essa vivrà anche il peccato, perché  Pietro come noi è fragile, ma proprio lì in quell’errore, caduti a terra, la risposta che daremo a: “chi è Gesù per te? “, sarà quella forza che ci farà rialzare, perché sarà sempre Lui a rialzarci costantemente, perché il Suo amore si china per risollevarci sempre. Facciamo entrare il Signore nel nostro cuore non sentiamoci indegni, lontani, poiché non c’è niente che può allontanarci da Dio; viviamo di questo affetto tanto intenso e sorprendente. E tu, ora che hai letto tutto questo, rispondi: chi è Gesù per te? Rispondi pensando alla Sua risposta che Lui dà di te: sei il Suo tutto.

“Signore,

Tu sei la parte migliore di me,

ecco la mia risposta!

Tu, che del mio cuore, sai farne casa,

Tu che dei miei inciampi, ne fai luogo d’incontro;

sei la parte migliore di me,

che non avrei scoperto senza Te.

Ed ora che ti riconosco,

ti prego:

non smettere mai vivere in me,

perché sarò veramente io,

finché Tu sarai con me.’

(Shekinaheart eremo del cuore)