Custodia e meraviglia

custodia e meraviglia

FERIA PROPRIA DEL 18 DICEMBRE

Giuseppe si sveglia dal sonno e non era solo un sogno. Giuseppe ora sa che è custode di una famiglia, prende Maria con sé, deve proteggerla e custodire il Figlio di Dio. Di Giuseppe non sappiamo nulla, dopo quel sogno non dice niente a Maria? Silenzio. L’immaginazione corre veloce, le avrà detto del sogno? Cosa si saranno detti? Non sappiamo nulla, se non l’unica cosa essenziale: Giuseppe ha preso Maria con sé. Quando Gesù crescerà saprà che il suo primo discepolo era suo padre: Giuseppe. Discepolo perché ha obbedito ed ha custodito.

Siamo chiamati anche noi a farci custodi gli uni dagli altri, e ciò può avvenire anche nel silenzio. Facciamoci attenti, tendiamo l’orecchio al Signore che viene, perché Dio ci parla come a Giuseppe, nella nostra quotidianità: Egli è il Signore della quotidianità. Lo stesso farà Gesù, risanerà i cuori affranti lì dove sono, perché Dio è un Dio che viene incontro.

Oggi lasciamo che il nostro cuore riconosca il suono della Sua voce, e come Giuseppe prendiamo con noi ciò che il Signore ci dona, affinché possiamo essere un segno. Chiediamogli il dono del discernimento, ovvero di comprendere Lui che passa, così da non confondere il sogno con la realtà, così da avere la forza per affrontare e camminare dove Lui vorrà condurci.

“Signore,

donami ali per camminare,

se è di ali che ho bisogno;

donami piedi non vacillanti,

per entrare nel Tuo suolo santo.

Eccomi qui per custodire il Tuo disegno,

per sentire che Tu mi custodisci.

Donami un cuore libero per poter vivere nel Tuo,

e testimoniare agli altri che Tu sei luce, vita, amore

e dinanzi a tanto amore, il mio cuore si stringe,

piange non di dolore, ma di commozione,

perché Tu sei la mia meraviglia.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Novena di Natale 2° giorno

IMG-20231217-WA0001

Novena di Natale 2°giorno

“Nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi. San Paolo afferma che Gesù Cristo «pur essendo nella condizione di Dio… svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,6-7). Guardiamo alla grotta di Betlemme: Dio si abbassa fino ad essere adagiato in una mangiatoia, che è già preludio dell’abbassamento nell’ora della sua passione. Il culmine della storia di amore tra Dio e l’uomo passa attraverso la mangiatoia di Betlemme e il sepolcro di Gerusalemme”.

(BENEDETTO XVI UDIENZA GENERALE Mercoledì, 21 dicembre 2011)

“Doveva dare testimonianza alla luce”

%22Doveva dare testimonianza alla luce%22

 

17 DICEMBRE 2023

III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO B

Giovanni doveva dare testimonianza alla luce, doveva. Non poteva far diverso. Il Signore doveva nascere, doveva. Perché doveva? Perché fin dall’inizio Dio sapeva che il cuore dell’uomo aveva bisogno di luce, aveva bisogno di sentire che il buio che a volte lo avvolge non è per sempre.

L’uomo aveva, ed ha bisogno di comprendere che siamo impastati di Luce, ma non quella materiale, che va in corto circuito e si stacca, ma quella divina che continua ed è perenne, eterna. Il generatore di quella luce è Dio, il generato è Cristo, ma non solo, anche noi, siamo parte di quella luce. Allora, dove è il nostro bambino di luce? Facciamolo rinascere. Dobbiamo! Sì, anche noi dobbiamo, come proprio Giovanni, proprio come Dio. Sentiamoci immersi in quella luce, e portiamola anzitutto a noi stessi e al mondo.

Il Signore ci aiuti a comprendere in questo Natale, che la luce di Giovanni è un dono per noi, affinché le parti del nostro cuore spente, doloranti, ritrovino speranza ed amore. Dio a cui appartiene il giorno e la notte possa aiutarci a capire che non c’è un momento in cui non ci sia una luce: di giorno il sole, di notte le stelle. E in questo bellissimo disegno ci siamo anche noi creature di luce che il Signore è venuto ad illuminare. Il Suo amore ci dia pace, la Sua misericordia ci sostenga ed in ogni passo sentiamolo accanto, cerchiamo quella luce ed attingiamo da Lui la forza: dobbiamo!

“Signore,

donami la Tua luce.

La mia, oggi, è una preghiera che ha sete,

sete di Te,

affinché il mio cuore torni a battere,

affinché senta la pace.

Tu Dio, immenso bagliore del cuore,

aprimi la mente,

affinché vedendo la mia ombra

comprenda che dietro ci sei Tu,

luce eterna,

e nel mio cuore rinasca la speranza. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pace e speranza

pace e speranza

 

16 DICEMBRE 2023

SABATO DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO

“Il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».

Parole tristi quelle del Vangelo di oggi, non hanno apparentemente il sapore del Natale, poiché pensare al Natale ci fa venire in mente la gioia, la festa e qui si parla di sofferenza.

Come leggere questo brano a due passi dal Natale?

Ci troviamo alla soglia del Natale, ma siamo coscienti di molte situazioni difficili, di fatica, non tutti sono felici, molte persone sono sole, ammalate, in guerra, nella fame, e la lista purtroppo dovrebbe continuare. Eppure oggi, il Signore guarda con amore a tali situazioni; nasce per tutti, non dimentica nessuno, e guarda in modo particolare a tutti coloro che si trovano in difficoltà, per riportare nel cuore la speranza, per cardiovertire i cuori, per donare pace anche lì dove non ce n’è.

Spesso vi sono situazioni che non diciamo neanche a Dio, troppo difficili, lontane, pesanti, eppure, Egli che è nostro Padre é venuto a mettere pace proprio lì. E perché tu non ti senta in soggezione dinanzi a Lui si fa bambino, semplice, il cui volto esprime fiducia. Quel bambino però è il Figlio di Dio, non un infante qualunque, ha un cuore generoso, sorride, piange, ma soprattutto ha dentro di se tutto il grido dell’umanità.

 Dio suo Padre e nostro l’ha fatto così, portatore di tutto il grido di tutta l’umanità, e in quel grido ci siamo anche noi; sentiamoci accolti abbracciati a due passi dal natale, perché le braccia di Dio ci avvolgono e soprattutto il Suo cuore è con il nostro.

“Signore,

al Tuo cuore affido il mio.

Tu dolce bambino

uomo e Dio, ti affido la mia storia,

la conosci già, è Tua.

La metto nelle Tue mani,

affinché Tu possa farne un segno per il mondo

del Tuo passaggio,

della Tua mano.

Fa che nel mio camminare ti riconosca

e stia con Te per sempre

e il mio cuore senta rinascere pace e speranza”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

“A chi posso paragonare questa generazione?”

%22A chi posso paragonare questa generazione?%22%0A

 

15 DICEMBRE 2023

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO

“A chi posso paragonare questa generazione?”

Anche noi oggi non siamo molto diversi da quella generazione, facciamo fatica a leggere i segni della presenza Dio. Sembra che nulla possa smuovere le nostre coscienze, possa dare vita alla nostra fede. Ma Dio non vuole abbandonare l’uomo a se stesso, fa di tutto per incontrarlo e donargli una pienezza di vita.

La Sapienza di Dio non si ferma al rifiuto dell’uomo, alla non conoscenza, alla mancata coerenza, Egli desidera mostrare la sua grandezza mandando ciò che ha di più caro, donando se stesso, mandandoci suo Figlio, e in Lui un amore infinito. Solo l’amore può sciogliere la durezza dei cuori di pietra, sgretolarne la materia, colmarli del suo Spirito e trasformarli in cuori di carne, così che nessuno possa resistere davanti alla tenerezza di un piccolo bambino ed aprirsi a tanto amore. Un fanciullo avvolto in fasce in una mangiatoia, cambierà le sorti della storia, guarirà l’uomo dalle sue paure.

Andiamogli incontro, questo è tempo di grazia, non temiamo nulla, sarà Lui a guidarci sulla via della giustizia, della pace, della benevolenza, di quell’amore che lascia stupiti, che fa la grandezza del nostro cuore. Lasciamoci abitare da tanto amore così che non siamo più una generazione che rifiuta il dono di Dio, ma che annuncia le sue meraviglie. Una generazione capace di narrare all’altra le sue opere, di proclamare il ricordo di una bontà immensa (cfr. Sl. 144).

“Signore,

il Tuo volto

sciolga la durezza del mio cuore.

Fa che guardandoti

la mia vita cambi, si trasformi.

Dio, guarisci il mio cuore,

togli da me l’asprezza, la lamentela

ed ogni altra forma lontana da te.

Guidami ad essere come sei Tu,

così che nella bontà e misericordia,

permetta di far vivere chi incontro

e sarò più vivo anch’io,

perché da ogni peso mi avrai guarito

e in quella debolezza

ho sentito la Tua forza. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Fili intrecciati

fili intrecciati

 

GIOVEDÌ 14 DICEMBRE 2023

SAN GIOVANNI DELLA CROCE, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

“Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni”.

Giovanni segna un po’ una fine ed un nuovo inizio. Non c’è più bisogno di una profezia o di una nuova legge, perché quella legge e quella promessa è diventa carne, è diventata vera. Oggi possiamo dire che la promessa attesa da tanti ha un volto, oggi possiamo confermare che la Sua legge è una legge di amore, in cui ciascuno può trovare la strada per vivere. A questo punto, dobbiamo però farci delle domande: sappiamo in che tempo stiamo vivendo? Cerchiamo ancora una certezza verso Dio, oppure comprendiamo che la sua promessa è per sempre, e che Lui è amore e verità ? A che punto è la mia fede? É un tessuto intrecciato dai fili del tempo o sono solo matasse in attesa di essere utilizzate?

È necessario comprendere dove siamo per andare avanti. Non c’è giusto o sbagliato, perché il tempo di ciascuno è tempo prezioso e quello che lo rende prezioso, è l’attesa di Dio per l’umanità, affinché non si perda e torni a confidare.

Giovanni ci apre ad una nuova generazione: la nostra, quella dei credenti che pur non avendo visto, sanno di Gesù, lo possono ascoltare, pregare, posso accostarsi all’eucarestia. Quale dono prezioso passa nelle nostre mani, quante luci può trovare il nostro cammino! Intrecciamo le luci questa volta non per fare l’albero di Natale, ma per unire i passi del nostro cammino e tornare a credere o credere ancora di più in quell’unica luce che è Cristo, e dove ciascuno di noi ne trae forza per andare avanti, ora e per sempre.

“Signore,

illumina la mia vita,

come fili intrecciati rileggo la mia storia,

Tu sei la luce e il filo che li unisce,

sei l’amore che fa vivere,

la verità che risana.

Aiutami, vieni presto a nascere in me,

fa che tutto il mio cuore sappia contemplarti

ed essere luce accesa per altri,

così che possano arrivare a Te

e sentirsi al sicuro per sempre”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Venite a me

venite a me

 

MERCOLEDÌ 13 DICEMBRE 2023

SANTA LUCIA, VERGINE E MARTIRE – MEMORIA

“Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi” .

Il Signore conosce bene qual è la nostra condizione e ci invita a fare ciò che fa Lui stesso: andare incontro.

“Venite”, un Dio che chiede alla sua creatura di venire per vivere. Un Dio chinato sull’uomo poiché è la sua creatura più bella, e non la vuole lasciare stanca ed oppressa.

“Venite”, sì perché è più facile muoversi nella gioia che nel pianto. È più facile cadere che rialzarsi e in tutto questo, il Signore ci offre un aiuto. Quel “venite” non è solo una spalla su cui piangere… È molto di più… È un Dio diventato bambino, per cominciare dal principio come noi la sua umanità. È un bambino dal cuore divino, capace già di mettere pace nei cuori, e diventare l’unico “uomo” capace di guarirli.

“Venite”, andiamo da Lui, e poiché siamo nel periodo di avvento, andiamo da Lui bambino, facciamo della sua nascita la nostra. A quel dolce fanciullo possiamo dire le nostre oppressioni, fatiche, rimpianti, possiamo affidare i nostri affetti, le delusioni: nel suo cuore mettiamo tutto. Egli porterà la pace, Egli risanerà il tuo cuore, poiché andare da Lui significa fargli spazio: una culla, un po’ di paglia per farlo stare al caldo, così il mio cuore ridiventa caldo; quel bambino mi scalda, quel Dio sceso per me vi abiterà per sempre e non sarà più il dolore a parlare, ma ci sarà un inno di lode da raccontare.

“Signore,

vengo a Te con tutto il mio cuore,

un cuore pieno di speranza e bisognoso di respiro.

Vengo da Te per vivere.

Chiudo gli occhi dinanzi a Te,

forse perché ho imbarazzo,

perché anche questa volta qualcosa mi ha oppresso.

Vengo a Te, sei Tu il mio avvento,

vengo a Te, perché Tu sei la pace:

la sento, la respiro,

stai lì nel mio cuore,

così in un attimo sono da Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Avvento 2023

avvento 2023

03 DICEMBRE 2023

I DOMENICA DI AVVENTO B

Iniziamo la nostra prima domenica di avvento con l’invito a vegliare, a rimanere svegli, desti.

L’avvento è il tempo dell’attesa, ma per attendere bisogna non essere dei dormienti, così che ogni particolare non ci sfugga. Nelle parole del vangelo di oggi è forte questo invito alla vigilanza, affinché quel portiere si accorga che il padrone è tornato a casa.

L’avvento è il tempo in cui possiamo accorgerci di nuovo di Dio, della sua bontà e della sua Misericordia, è il tempo in cui il nostro cuore può rinfrancarsi e ritornare a credere. Siamo chiamati a custodire Dio nel nostro cuore, come in quello degli altri, come quel portiere del brano di oggi, che ha una grande responsabilità: prendersi cura non solo di se stesso.

L’avvento è quel tempo in cui il Signore ci vuole aiutare a vivere il presente con la novità della rinascita; l’avvento è mettere alla luce Gesù nei nostri cuori ed essere portatori di quella luce, che non pensavamo di avere o abbiamo scordato.

L’avvento come una stagione nuova, una stagione di luce, dove Dio è già presente, perché non se ne è mai andato, siamo noi che dobbiamo tornare a casa per respirare il calore della sua casa, per deporre le nostre borse piene di tanto e fermarci a quella mensa, a quel focolare di amore, dove poter finalmente riposare il cuore. Buon avvento! Buon ritorno a casa, Dio è gia in attesa di te.

“Signore, eccomi,

sono come un pellegrino,

a volte girovago,

a volte turista del mio stesso cuore,

con desideri di bene nello zaino e speranza nel futuro.

Ma tutto ciò non basta ai miei piedi stanchi,

ho bisogno di Te

conducimi sulla strada di casa,

Conducimi da Te,

per poter vivere di quella luce

che l’avvento mi porta

e che mi condurrà a Natale

per rinascere anch’io con Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)