“Doveva dare testimonianza alla luce”

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17 DICEMBRE 2023

III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO B

Giovanni doveva dare testimonianza alla luce, doveva. Non poteva far diverso. Il Signore doveva nascere, doveva. Perché doveva? Perché fin dall’inizio Dio sapeva che il cuore dell’uomo aveva bisogno di luce, aveva bisogno di sentire che il buio che a volte lo avvolge non è per sempre.

L’uomo aveva, ed ha bisogno di comprendere che siamo impastati di Luce, ma non quella materiale, che va in corto circuito e si stacca, ma quella divina che continua ed è perenne, eterna. Il generatore di quella luce è Dio, il generato è Cristo, ma non solo, anche noi, siamo parte di quella luce. Allora, dove è il nostro bambino di luce? Facciamolo rinascere. Dobbiamo! Sì, anche noi dobbiamo, come proprio Giovanni, proprio come Dio. Sentiamoci immersi in quella luce, e portiamola anzitutto a noi stessi e al mondo.

Il Signore ci aiuti a comprendere in questo Natale, che la luce di Giovanni è un dono per noi, affinché le parti del nostro cuore spente, doloranti, ritrovino speranza ed amore. Dio a cui appartiene il giorno e la notte possa aiutarci a capire che non c’è un momento in cui non ci sia una luce: di giorno il sole, di notte le stelle. E in questo bellissimo disegno ci siamo anche noi creature di luce che il Signore è venuto ad illuminare. Il Suo amore ci dia pace, la Sua misericordia ci sostenga ed in ogni passo sentiamolo accanto, cerchiamo quella luce ed attingiamo da Lui la forza: dobbiamo!

“Signore,

donami la Tua luce.

La mia, oggi, è una preghiera che ha sete,

sete di Te,

affinché il mio cuore torni a battere,

affinché senta la pace.

Tu Dio, immenso bagliore del cuore,

aprimi la mente,

affinché vedendo la mia ombra

comprenda che dietro ci sei Tu,

luce eterna,

e nel mio cuore rinasca la speranza. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

II domenica di Avvento

II domenica di avvento

 

10 DICEMBRE 2023

II DOMENICA DI AVVENTO B

Credere è vivere nella luce. Giovanni, di cui oggi ci parla il Vangelo, aveva il ruolo della testimonianza, di “testimoniare la luce”. Gran bel compito, un dono. Quanto sarà stata dura per Giovanni, perché il testimone anzitutto deve credere anche per gli altri e può farlo perché la sua forza viene da Dio.

Siamo chiamati oggi a guardare con attenzione alla figura di Giovanni. Un uomo determinato, desideroso che i cuori si convertano, e che come lui attendano Gesù. Anche Giovanni aspettava Gesù, sapeva di quel messia, bramava di vederlo, era voce in quel deserto anzitutto di se stesso, ma sapeva era certo di Gesù.

Imitiamo da lui questa certezza, facciamola nostra. Rendiamo la nostra vita gravida di Dio, portatori di una luce che messa al mondo non la si può più spegnere. Portiamo il nostro cuore a Dio. Immergiamoci in questa fede quasi storica, ma attuale, piena di difficoltà, ma profondamente sorretta da Dio che ci ama.

Facciamoci a nostra volta testimoni di luce, e possiamo esserlo! É Giovanni dircelo, possiamo testimoniare lui pur senza averlo visto, pur nel deserto. Noi abbiamo un vantaggio in più: i testimoni ne abbiamo tanti, i santi e i beati sono piccoli mosaici di luci alimentati da una luce più grande.

Da dove deriva questa luce? Dove prenderla? Non devi aspettare di essere “a posto”, devi solo scendere nell’oscurità del tuo cuore e trovare Dio, che lo sta già illuminando, che bussa alla porta del cuore e attende. L’avvento è l’attesa di Dio sull’umanità, è l’attesa di un Dio che aspetta l’uomo, il quale non deve salire in alto ma in basso, in sé stesso e trovarlo lì, per poi alzare insieme lo sguardo. Le stelle possiamo vederle solo se dal basso alziamo lo sguardo, e noi abbiamo accanto la Stella più bella che è scesa per guardarle con te.

“Signore,

conto le stelle,

ma qual è la mia?

Alzo la testa alla ricerca di una luce.

La notte è buia quando tu non ci sei.

Abbasso la testa per via della stanchezza, la fatica mi fa scendere,

ma in quella discesa ritrovo il cielo.

Nel buio della mia notte: una luce è lì. Tu!

Dio mio non mi lasciare,

tienimi accanto e guarderò dove devo guardare,

farò ciò che devo fare

ed avrà un senso se Tu sei con me.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Chinati sul Suo petto

Chinati sul Suo petto

 

27 MAGGIO 2023

SABATO DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)Prima lettura: At 28,16-20.30-31

Salmo: Sal 10 (11)

Vangelo: Gv 21,20-25

Siamo al termine del Vangelo di Giovanni, qui descritto come il “discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto”.

Questa immagine ci rivela chi è il vero discepolo. Origene, un grande padre della chiesa, asseriva che tutto il Vangelo di Giovanni, lo si poteva capire solo appoggiando il capo sul petto di Gesù.

Come un figlio poggia il capo sul grembo del padre e della madre, così qui il discepolo si china sul petto di Gesù: il Figlio che ci rivela l’amore del Padre. Tutto il Vangelo narra l’amore del Padre per il Figlio e in Lui per tutti i figli, per il mondo.

Dio non lo abbiamo mai visto, ma il Figlio ci testimonia questo amore, amando ciascuno di noi, allora reclinare il nostro capo sul petto di Gesù, diventa la posizione migliore per comprendere la sua Parola. Chi sente e vive questo amore del Figlio, può capire l’amore del Padre, può capire Dio e alla sua luce, può capire l’uomo e la storia, e su tutto: la buona notizia di Dio, che salva il mondo.

Anche noi come Giovanni, il discepolo amato, desideriamo con tutto il cuore di essere simili a lui, costantemente rivolti al cuore di Gesù, per comprendere la grande tenerezza del suo immenso amore.

“Signore,

aiutami ad essere un po’ come Giovanni,

quello che ha sentito il Tuo cuore battere.

Egli ha visto l’amore crescere in sè,

ed alla fine ha fatto l’unica cosa davvero necessaria:

poggiare il cuore.

Anch’io oggi mi accosto al Tuo cuore,

affinché il mio, possa sentire la forza di quell’amore che a lungo ho cercato

e che finalmente ho trovato in Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Sul Tuo cuore

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04 APRILE 2023

MARTEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 49,1-6

Salmo: Sal 70 (71)

Vangelo: Gv 13,21-33.36-38

Tradimento e rinnegamento sono le due parole terribili, presenti nel Vangelo di oggi

Qui leggiamo la miseria e la pochezza umana a differenza della grandezza di Dio, e la nostra piccola fede che si infrange davanti agli eventi che ci turbano e ci spaventano.

Eppure costoro erano amici di Gesù, li aveva scelti Lui, come può succedere questo?

Ci vengono alla mente le parole del Salmo 53: “Se mi avesse insultato un nemico, l’avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente” (vv 13-14).

Quale dolore puo aver trafitto il cuore di Gesù, prima ancora dei flagelli sul suo corpo?

Giuda è avvolto dalla notte, non c’è luce che possa filtrare nel suo cuore, la tenebra ha preso il sopravvento e fugge dall’amore che Gesù vuole ancora donargli dandogli “quel pane”.

Pietro invece promette la sua fede, è disposto ad un gesto eroico, eppure anche lui dovrà fare l’esperienza della paura e della debolezza umana, per  aprire il cuore alla vera fede e confermare i sui fratelli.

Giovanni, “il discepolo che Gesù amava”, si china sul petto del suo Signore per sapere di chi sta parlando, e coglie tutta l’emozione, il turbamento, il battito gonfio di quel cuore colmo di passione d’amore, perche la fedeltà di Dio è piu forte di ogni tradimento e rinnegamento.

Gesu è venuto per dare salvezza, per rendere gloria al Padre, perché la gloria dell’uomo e la stessa gloria di Dio, consistono nell’amare.

Si tratta di un vero dono, di vivere consegnati, affidati a Lui con tutto il nostro essere, senza alcuna riserva o difesa.

“Come Giovanni, mi metto sul Tuo cuore,

lì dove il tradimento di colui che hai scelto ti ha colpito.

Mi chino su di Te, poiché Tu con me

l’hai fatto tante volte

e proprio come quando ci si ama,

i tuoi gesti diventano i miei.

Aiutami ad accompagnarti in questi giorni santi,

per scoprire quanto è grande il Tuo amore

e quanto il mio cuore è capace di riceverlo.

Sii accanto a me,

ed insieme usciamo da questa notte e risorgiamo.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

“Ecco l’agnello di Dio”

ecco l'agnello di Dio

 

MARTEDÌ FERIA PROPRIA DEL 3 GENNAIO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,29-3,6

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Gv 1,29-34

Giovanni dice: “ecco l’agnello di Dio”. Come in una foto si mette a fuoco un particolare, così Giovanni con le sue parole ci aiuta a prestare attenzione, a guardare all’agnello di Dio, Gesù.

È come se ci dicesse: eccolo qui, non è lontano, ci è accanto. Lo sappiamo?

Egli è l’agnello di Dio, questo genitivo “di”, ci indica l’appartenenza: è parte del Padre e guardando al Figlio possiamo vedere il Padre. “Cristo è l’Agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo e sradica l’odio dal cuore dell’uomo. Ecco la sua veritiera “rivoluzione”: l’amore”. (Benedetto XVI -Messaggio per la XXII GMG)

Come Giovanni, apriamo la strada della nostra vita a Cristo, lasciamoci travolgere dal Suo amore, che è più forte del nostro peccato.

Un agnello fragile, simbolo di sacrificio, offre tutto se stesso per dirti che la tua vita è importante, ha valore agli occhi del Padre, perché come Egli è del Padre anche tu stesso lo sei. Sei parte di questo legame così profondo, per il quale Dio consegna Suo figlio, affinché sulla croce dinanzi a te, ti dica: “Ecco tua madre”, poiché ti amo, e tutto ciò che è mio è tuo, ed il tuo peccato lo vinco io.

 

Correndo incontro

correndo incontro

 

MARTEDÌ 27 DICEMBRE 2022

SAN GIOVANNI, APOSTOLO ED EVANGELISTA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

 

Prima lettura: 1Gv 1,1-4

Salmo: Sal 96 (97)

Vangelo: Gv 20,2-8

La vita è una corsa contro il tempo verso qualcosa, qui Giovanni e Pietro corrono verso Qualcuno: il loro maestro che non hanno più, ma grazie a Maria di Magdala nasce una nuova speranza, poiché Egli non è più nel sepolcro. Un Vangelo di Risurrezione costeggia la serie della narrazione natalizia di questi giorni, affinché chi legge senta nel cuore la speranza venire a fargli visita. Gesù è il primo a venire in nostro soccorso, a farsi accanto così da vedere e credere in Lui.

Lasciamo che la Sua nascita come la Risurrezione, siano segni distintivi nella nostra vita, entrino a far parte della nostra storia, perché la memoria del cuore sappia di avere un Amore su cui contare, quando stanco e affaticato “batterà di dolore”. Sia Lui il nostro sostegno, la nostra speranza in grado di rialzarci, per continuare a correre verso Gesù e scoprire che anche Lui sta venendo incontro a noi.

 “Gesù,

corro a cercarti, poiché una speranza palpita nel mio cuore,

non ti ho perduto: Tu sei qui

anche quando per un momento non ci credevo più.

Corro e l’aria fredda del mattino mi sfreccia sulla faccia,

non importa passerà,

spero solo di vedere il segno che Tu ci sei.

Sono senza fiato, come l’amore che hai per me

e che non ti ha risparmiato la fatica e la croce.

Sto correndo perché credo in Te

e volevo dirtelo, perché ti sento parte di me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Segni di luce e testimonianza

segni di luce e testimonianza

16 DICEMBRE 2022

VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 56,1-3a.6-8

Salmo: Sal 66 (67)

Vangelo: Gv 5,33-36

Il Padre sceglie Suo figlio per essere testimone di Lui, non solo con le parole, ma anche con le opere, di modo che nel vederlo le genti riconoscessero Dio.

Prima di Lui vi era un uomo Giovanni, il quale ha reso testimonianza alla verità, ovvero a Cristo. Giovanni non è preoccupato di apparire, ma di far sì che anzitutto Gesù sia visto e percepito. Si fa luce, perché gli uomini comprendano la grandezza del Signore, la verità che Egli porta. Lo stesso si può dire di Gesù con il Padre, gli sta a cuore che tutti vivano di questa salvezza mandata da Dio.

Siamo di fronte a due luci: Gesù e Giovanni, che illuminano il cammino. Percorriamo una via illuminata da coloro che nonostante la fatica, avevano a cuore farci strada, farci luce. E noi? Cosa ne facciamo?

Cerchiamo in questi nove giorni prima del Natale, di lasciarci illuminare da Dio, andiamo a fargli visita in Chiesa, dinanzi al presepe, e lì apriamo il nostro cuore, così che la Sua luce si rifletta su di noi e il nostro volto possa brillare.

Sarebbe bello avere lo sguardo di meraviglia del dolce bambino di Nazareth e lo sguardo di compassione di quel bambino divenuto uomo, affinché attraverso di noi, ciascuno possa vedere segni di luce e di testimonianza, segni di Dio lungo la strada.

“Signore,

illumina il cuore e la mia mente,

fa che il tuo sguardo mi risani

ed io possa credere, sperare ed amare.

Sostienimi nel passare dei giorni

e dona coraggio a chi in questo momento

è seduto, fermo, perché l’ha perso.

Siano per noi giorni di speranza,

dove poter ritrovare pace e toccare il tuo amore,

nel proprio cuore”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Bisognosi di speranza

bisognosi di speranza

 

DOMENICA 11 DICEMBRE 2022

III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 35,1-6a.8a.10

Salmo: Sal 145 (146)

Seconda lettura: Gc 5,7-10

Vangelo: Mt 11,2-11

 

Il Vangelo di oggi ci fa riflettere sulle nostre insicurezze: Giovanni si trova in carcere e da lì manda i suoi a chiedere, se Gesù era il Messia che egli stesso aveva precedentemente annunciato. Sembra un controsenso, quasi a mettere in discussione il proprio annuncio. Questo può capitare anche a noi, all’Interno di un cammino di fede provare il dubbio, sentire di aver bisogno di rinnovare la speranza in Dio. Gesù lo sa e non lo rimprovera anzi, dice ai discepoli di Giovanni di riferirgli cosa hanno visto: “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”.

La fede richiama alla fede e Giovanni si dovrà fidare dei suoi discepoli: dovrà vedere con gli occhi degli altri ed ascoltare una parola riferita.

Questo Vangelo ci viene incontro per rassicurare le incertezze, per portare pace al timore del nostro cuore bisognoso di speranza.

Ci sono dei segni ben visibili che testimoniano la vicinanza del Natale, le strade piene di luci, gli addobbi, tutto risuona l’imminenza della festa, ma Gesù ci dona un segno ben più forte: la Sua Parola, affinché il nostro cuore si prepari alla Sua nascita.

Oggi è la domenica in gaudete, ovvero della gioia. Gioia di che cosa? Di Gesù venuto sulla terra a dare conforto alle nostre incertezze, a custodire il cuore dell’uomo, a dare forza alle debolezze, così da poter dire come i discepoli di aver visto cose meravigliose.

“Signore,

donami tu un segno di speranza,

liberami il cuore dall’incertezza,

e sii il mio conforto.

Quando il dubbio mi assale, sostienimi,

nell’angoscia, confortami,

Nasci in tutti i cuori che come me sperano, lottano e soffrono,

ho bisogno che sia Natale anche per me, per tutti”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Giovanni voce della verità

 

Giovanni voce della verità

 

LUNEDÌ 29 AGOSTO 2022

MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Ger 1,17-19

Salmo: Sal 70 (71)

Vangelo: Mc 6,17-29

 

Il ritornello al Salmo della liturgia di oggi recita: “La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza”, nell’ascoltarle viene da pensare a Giovanni Battista, il cui Vangelo racconta il suo martirio.

Giovanni durante la sua vita preannunciò la venuta di Gesù, era la voce che nei deserti dei cuori più disperati, preparava la via al Signore e seppur prigionero, leggiamo nel brano che persino Erode lo ascoltava volentieri.

Uomo di fede, sperava nella venuta di Gesù per il suo popolo, aveva compreso che Dio ascoltava le sofferenze di ciascuno e non gli avrebbe lasciati soli; anche in carcere, nel vuoto e nel nulla di una prigione non ha mai smesso di dire la verità e fu quella la sua più grande libertà che nessuno poteva togliergli.

La voce di Giovanni che grida: “preparate la via al Signore”, risuona ancora oggi, affinché ogni nostro grido o supplica trovi in Dio il coraggio. Sebbene le voci siano tante, Dio sa distinguerne i suoni, nessuno di noi sarà mai dimenticato dal Suo cuore.

Giovanni ci ha insegnato a sperare in un Dio sceso in terra, ha annunciato fino alla fine la verità che il Signore stesso ha posto sulla Sua bocca, perché preparassimo il cuore alla Sua Parola fattasi carne e venuta ad abitare in mezzo a noi.

“Signore,

dinanzi al mio cuore a volte privo di speranza,

mi sei accanto per non che io tema.

Aiutami a credere persino quando attorno a me

percepisco il vuoto,

come una prigione diventa il mio cuore

se Tu non ci sei.

Sostienimi, perché sei Tu la mia speranza

in un mondo dove a volte si perde il senso,

ma nulla è perduto

perché è qui che sei nato,

in questo mondo, nel mio mondo,

per essere segno, per donare un senso ad ogni cuore, ad ogni vita”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Un’ingiustizia

 

un'ingiustizia

 

30 LUGLIO 2022

SABATO DELLA XVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Ger 26,11-16.24

Salmo: Sal 68 (69)

Vangelo: Mt 14,1-12

 

La prima cosa a venirci in mente dopo aver letto questo brano di Vangelo, e che è stata compiuta un’ingiustizia. Giovanni Battista muore, con lui si conclude l’era che aveva anticipato la venuta di Gesù. Quanto dolore avrà attraversato il cuore dei discepoli, come anche quello del Signore per l’accaduto.

Leggiamo nel testo, che i discepoli presero il cadavere, lo seppellirono e informarono Gesù; esso non è un dato irrilevante, dimostra una cura, una sacralità che trova il compimento proprio in Gesù. La Sua passione, morte e Risurrezione, daranno riscatto a tutte quelle ingiustizie compiute in terra prima di Lui, come a tutte quelle morti avvenute e che avverranno a causa del Suo nome.

Nessuna sofferenza, dolore e persino la colpa rimangono indifferenti dinanzi a Lui, tutta la Sua vita e la Sua Risurrezione ci parlano di come l’ingiustizia non è l’ultima parola. Senza arrivare alle condizioni estreme di Giovanni, anche il nostro quotidiano purtroppo, ha subito delle ingiustizie, ma è proprio Giovanni a suggerirci come affrontarle: in Dio, nella verità.

Gettiamo nel Suo cuore, capace di contenere tanto dolore, paura e angoscia, ogni dispiacere per trasformarlo.

Egli è presente per darci conforto in quella situazione ingiusta, in quella fatica, affinché possiamo attraversala con la stessa forza che ha avuto Giovanni e tanti uomini e donne di buona volontà: la forza di Dio.

“Signore,

oggi desidero solo chiederti tanta forza.

Ho bisogno del tuo sostegno,

per farne un punto di forza,

Aiutami affinché ogni dolore, paura e fatica

non sia più un blocco per arrivare a te,

ma un inizio.

E quell’ingiustizia affidata a te

divenuta preghiera,

segua la via della Tua giustizia

così da donarmi pace

e forza per poter soccorrere

chi accanto a me

ha smesso di sperare e credere

in un mondo migliore”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)