Voce

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LUNEDÌ 24 GIUGNO 2024

NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA – MESSA DEL GIORNO – SOLENNITÀ

Oggi celebriamo la solennità della nascita di San Giovanni Battista. Ogni nascita è un evento dove nessuno viene al mondo per caso; ognuno è dono e compito. Giovanni Battista è chiamato ad essere segno e testimonianza della misericordia di Dio che visita il suo popolo.

“Giovanni è il suo nome”. Nome che significa “Dio ha avuto misericordia”; nome pronunciato quando ancora era in grembo della madre. Giovanni è un nome nuovo nella famiglia di Zaccaria, un nome che fa parlare di Dio, che diventerà voce di Dio, che un giorno, sulle rive del Giordano riconoscerà, l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, e lo indicherà alle folle perché lo seguano (cfr Gv.1,29ss).

Giovanni “cresceva e si fortificava nello spirito” fino al giorno in cui si manifestò nella sua particolare missione di preparare la strada davanti al Signore Gesù, diventare icona del mistero di salvezza: indicare, diminuire e scomparire.

Celebrare la nascita di Giovanni Battista, ci aiuta a guardare alla vocazione specifica di ogni persona umana, sulla quale Dio ha un suo progetto, in vista della salvezza, ma soprattutto, questa nascita, ci richiama che in ogni tempo, abbiamo bisogno di donne e uomini aperti al mistero di Dio, che sappiano indicare quel Figlio: essere voce della Parola.

“Signore,

la Tua voce attraversa il tempo e lo spazio e arriva a me,

é portata sulle spalle di giganti

che per Te hanno sofferto ed offerto

e che Tu hai amato.

Ora io mi fermo

e ascolto il suono di calzari lontani, che si fermano alla mia porta,

pellegrini in viaggio,

ed io sono il destinatario

non solo di una voce,

ma di ciò che la voce ha dirmi:

sono amato così tanto,

che sei venuto Tu

a parlare con me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Il nuovo tempio

 

il nuovo tempio

 

MERCOLEDÌ 09 NOVEMBRE 2022

DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE – FESTA

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 47,1-2.8-9.12

Salmo: Sal 45 (46)

Vangelo: Gv 2,13-22

 

Gesù è il nuovo tempio. La casa di Dio non è più solo fatta di mattoni, ha preso vita, così che ciascuno potesse trovare in Gesù il luogo dove incontrare Dio e sentirsi raggiunti.

Oggi l’invito è sentirci a casa con Dio, è sperimentare quanto nel corso dei secoli si è passati dal tempio struttura fissa, al tempio che è Cristo, un tempio che rimarrà per sempre con noi.

Nel Vangelo si parla di tre giorni per ricostruire il tempio, è un’allusione alla Risurrezione di Gesù, quei tre giorni dopo la Sua morte, tempo di attesa, silenzio, in cui dalle viscere della terra, il nuovo tempio stava per risorgere e dire a tutta l’umanità: risorgete con me.

Oggi passando davanti o meglio entrando in una Chiesa, sentitevi parte di qualcosa di grande, parte di una Risurrezione che comunque ci ha coinvolti anche dopo tanti anni. Sentitevi a casa, e credete fermamente che Gesù Cristo Risorto non è fermo lì, ma ci accompagna, è Risorto, affinché tutti potessimo sentire la vita rinascere, sperimentare la Sua forza nelle difficoltà e vivessimo di quell’amore che ci ha raggiunto.

Gesù è il tempio da amare, onorare, celebrare e non è più distante da noi, è un tempio che per risorgere ha attraversato la sofferenza, il dolore, è un tempio le cui ferite sono visibili come le nostre, è un tempio in cui ogni lacrima sarà raccolta e ogni dolore sarà consolato, perché in ognuno di noi è presente e vivo il tempio di Dio.

 “Signore,

desidero cercarti,

perché ho bisogno di essere consolato.

Tu che hai sofferto lo sai,

ti chiedo di starmi accanto,

di farti vivo, presente in me,

perché non perda la forza.

Affido a Te la mia vita

come un candela accesa che arde e si consuma,

posta dinanzi al Tuo altare

e diventa una con Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Un uomo con un’esperienza da celebrare

 

un uomo con un'esperienza da celebrare

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2 Sam 15,13-14.30;16, 5-13a

Salmo: Sal 3

Vangelo: Mc 5,1-20

 

La guarigione descritta nel Vangelo di oggi è straordinaria, Gesù guarisce un uomo posseduto, che viveva tra le tombe, era come dire un uomo morto. Egli soffriva molto, eppure nonostante fosse definito malato di mente si accorse di Gesù, gli si getta ai piedi, e fatto strano, non gli chiede di essere guarito, anzi fa a Gesù una domanda insolita: “che cosa vuoi da me?”.

Gesù sa come parlare con quest’uomo, Egli riesce a dialogare anche con le sue parti che sanno di rifiuto, e con quelle parti di noi che a volte attraverso atteggiamenti, parole, sembrano essere in contraddizione con il Signore, ed è venuto a portare pace.

Il finale di questa guarigione è un po’ diverso da altre che abbiamo sentito, in alcuni episodi Lui guarisce e dice di non dirlo a nessuno, qui l’uomo diventa un testimone, con il compito di annunciare nella sua casa, tra i suoi ciò che il Signore aveva fatto. Perché? Gesù sa che abbiamo bisogno di comprendere che non tutto è perduto, se l’abbiamo rifiutato o la nostra strada ha avuto percorsi diversi, Lui non si è mai allontanato da noi anzi era lì a dialogare con le nostre parti più buie che, avremmo volentieri allontanato da noi.

Quando il nostro cuore è stanco di chiedere aiuto e tutto sembra spacciato, come un luogo di morte non è la fine, Egli ti sta dicendo che proprio a partire da quella situazione, tu puoi uscirne perché Lui è già lì. Quell’uomo si accorge di Gesù solo perché Gesù era già lì!

Non c’è un momento giusto o sbagliato per incontrare Dio, perché Egli è sempre presente. La vita di quell’uomo è cambiata, è un uomo che può tornare a casa, tra i suoi. C’è una casa che ti aspetta ed è il tuo cuore, dove Dio ne ha fatto il Suo tempio. Non c’è bisogno che Gesù resti da quell’uomo perché quell’esperienza è diventata segno, e a lui, come per noi che non abbiamo visto Gesù, ma sappiamo del Suo Amore, non resta che celebrarlo.