La voce del pastore

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22 APRILE 2024

LUNEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Dobbiamo abituarci a sentire la voce di Dio. Il Vangelo di oggi ci invita ad operare questo discernimento, si parla infatti di coloro che seguono la voce del pastore, mentre quella degli estranei no. Rendiamo la voce del Signore, una voce di casa perché è così realmente.

Egli è la voce che esprime questo desiderio: “io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Tutto ciò che è vita, è Lui! Possono esserci fatiche, delusioni, incomprensioni, ma tutto deve dirigersi in quest’ottica: il Signore ci vuole per una vita di amore ed abbondanza, altrimenti ogni fatica e dolore non avrebbe senso. Il vero senso è comprendere che c’è un Dio che ci ama, che ci è accanto e che come un Padre non vorrebbe per noi il dolore.

La vita è già in quell’abbondanza di amore e misericordia dobbiamo solo coglierla. Mettiamoci in ascolto della sua voce, lasciamo che la Parola smuova le nostre convinzioni e sicurezze, e si radichi in noi.

La vita sarà abbondanza, quando finalmente, nonostante le fatiche, ci sentiremo radicati in Dio, ci accorgeremo che la nostra croce è portata da Colui che ha vinto la morte per la vita, e la Sua voce è già qui ben presente a dirci: coraggio, sono qui io per te.

“Signore,

fammi attento alla Tua voce,

sappia riconoscerla tra i tanti suoni del cuore.

Mi sappia voltare appena la sento,

per dirigermi verso di Te

e scoprire che la Tua direzione è la mia.

Tu stai venendo verso di me,

con la mia croce sulle spalle

e il sorriso di un Padre che dà tutto se stesso,

fino allo sfinimento, anche per me. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Maria di Magdala e Gesù

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02 APRILE 2024

MARTEDÌ FRA L’OTTAVA DI PASQUA

Maria di Magdala si reca alla tomba di Gesù, il dolore è ancora grande per i fatti accaduti, ma la tomba è vuota, dov’è il suo Signore? Lei vuole ritrovarlo a tutti i costi, andrà a prenderselo. Una voce le parla, eppure non lo riconosce, Maria sta cercando un Gesù “morto”, solo quando sente pronunciare il suo nome lo riconosce, Gesù è vivo e la chiama, chiama ciascuno di noi per nome.

Appena nasciamo ci chiamano per nome. Gesù risorto chiama per nome, ovvero chiama a nuova speranza di vita; è Lui che si fa incontro e ci apre ad una nuova missione, ci manda dai fratelli.

L’esperienza del Signore risorto, ci fa toccare la vita, la fede non è un bel pensiero da esprimere, ma vita concreta da condividere. L’annuncio della resurrezione è vita in movimento.

Credere nella Parola del Signore e nel suo amore, ci consente di vivere da risorti anche in mezzo agli innumerevoli segni di morte, che attraversano la nostra vita e il nostro mondo. I nostri occhi come quelli di Maria di Magdala, ora vedono risplendere la vita; la risurrezione ci porta vita che nasce dalla morte, grazie alla forza dell’amore di Cristo.

“Signore,

chiama il mio cuore,

così che ascolti la Tua voce da Risorto.

Ti fai accanto

e seppur a volte io non Ti riconosca,

Ti vorrei trattenere,

ma oggi mi insegni che non ho bisogno di farlo,

perché non si trattiene Colui che è sempre con te.

E Tu, mio Signore,

sei una presenza che ha voce

per dire sempre al mio cuore:

non temere ci sono io per te”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

“Attirerò tutti a me”

 Attirerò tutti a me

17 MARZO 2024

V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B

“E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”.

Che cosa ci attira di Gesù? Il Suo amore. Un amore che come quel chicco di grano, muore nella terra. Un uomo che offre la sua vita, affinché la tua non venga persa, un uomo che liberamente sceglie di morire, perché tu possa credere nella vita. Ecco cosa è l’amore! Potessimo avere la forza di quel chicco!

Senza prezzo è questo amore, o meglio, ha un prezzo grande, ma di cui tu non pagherai nulla. Noi però, facciamo fatica a credere a questa gratuità; è bello sentirlo ma in fondo,  non è così scontato crederlo. Non  dobbiamo spaventarci, siamo umani; anche quelli che erano con Gesù sentono la voce di Dio e chi pensa sia un tuono, chi un angelo, e Gesù spiega: “è per voi”.

Si, è per voi, per noi che Egli  ha dato la vita, è per noi che è venuto sulla terra, per vivere dall’inizio la vita del chicco di grano, ed è per noi ogni volta che ci accostiamo all’Eucarestia, dove vi troviamo una Parola preparata, una comunione da ricevere, e a noi viene chiesto solo di portare il cuore. Orsù portiamo il nostro cuore carico di speranza, fiducia e fatiche su quell’altare, deponiamolo li da Gesù. Egli ci attira a se perché il suo amore non sia l’esperienza di un giorno, ma di una vita, ci vuole tempo a volte per credere, ci vuole pazienza per aspettare, ma Dio ti aspetta da sempre, perché quando finalmente gli correrai incontro, saprai che Lui era già lì ad aspettarti. Che sia un tuono o una voce flebile, che sia un fulmine o brezza leggera, la Sua presenza ti avvolge in un abbraccio e tu, sei disposto a coglierlo?

“Signore,

la Tua voce rimbombi nel mio cuore,

parla, sussurra,

fatti sentire!

Il Tuo cuore è per me,

anche per me,

fa che lo diventi anche il mio per Te,

perché quando mi sentirò solo

non mi perda,

ma sappia andare dietro quella voce,

quell’unica, inconfondibile,

che mi ha attratto a sé.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

La Sua Parola

la Tua Parola

09 GENNAIO 2024

MARTEDÌ DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

Gesù insegna come uno che ha autorità; le sue parole hanno un potere particolare, ovvero quello di arrivare al cuore. Chi ascolta la sua Parola e la accoglie in sé, fa l’esperienza di un germoglio di vita nuovo. Gesù non comunica una dottrina, ma vita, e la sua esperienza umana diventa condivisione di salvezza per tutti.

Quando facciamo fatica a stare dentro la vita, per la sua complessità, mettiamoci in ascolto della sua Parola, che ci dona in abbondanza ogni giorno; apriamo il cuore senza temere, perché il suo amore supera tutte le nostre paure, le resistenze, il nostro peccato.

La sua Parola scioglie il male e i mali  che ci portiamo dentro, e liberati da questi, possiamo aprire tutto lo spazio al bene, colmare la nostra umanità del suo amore, diventare più umani e nello stesso tempo più divini, perché riconosciamo la misericordia e la grazia che il Signore ha avuto con noi.

Lasciamo che la parola di Dio stupisca tutti i giorni il nostro cuore, accogliamola, perché operi in noi quanto Egli desidera: la nostra salvezza, per una vita piena di vita.

 

“La Tua Parola, Signore,

sia in me,

non solo quando ti ascolto. 

Parla, grida, sussurra, 

terrò l’orecchio ed il cuore tesi

per non perdere neanche un respiro, 

così che persino ogni virgola, 

faccia parte della mia memoria.

Quanto sono fragile Signore!

Ma in me c’è il desiderio di restare

qui con Te, 

tra le Tue parole. 

Aiutami, affinché senta anche nella sordità

e oda il Suono della Tua voce, 

portami con Te, 

tra le Tue parole che sono amore 

e vita per me”.

(Shekinaheart eremo del cuore) 

“Rendete dritta la via del Signore”

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MARTEDÌ 02 GENNAIO 2024

SANTI BASILIO MAGNO E GREGORIO NAZIANZENO, VESCOVI E DOTTORI DELLA CHIESA – MEMORIA

“Rendete dritta la via del Signore”. Le parole di Giovanni Battista risuonano nel nostro cuore, come un invito a cui non possiamo non prestare attenzione. É un richiamo alla responsabilità, poiché nel corso della nostra storia vi sono salite, discese, strettoie, curvature; ma quello che realmente conta, è rendere diritta la via del Signore, ovvero: rendersi conto che Lui è la direzione.

Dobbiamo chiederci se tutto ciò che facciamo nel quotidiano, ha Lui come direzione, perché a volte il rischio è quello di rivolgersi verso noi stessi o verso gli altri, e azioni buone e sante che dovrebbero condurci a Dio, restano un modo per attirare l’attenzione.

L’invito di oggi è rendersi conto che Dio è il protagonista della nostra storia, e questo non per metterci da parte, poiché se l’orizzonte è Lui, la nostra vita andrà in avanti, se invece è verso noi stessi, allora, resteremo fermi a noi.

Chiediamo a Lui l’aiuto per purificare il nostro cuore, per renderlo un luogo in cui poter ritrovare la pace, per poter comprendere che Lui è la direzione. Giovanni l’aveva capito bene ed è per questo che presta la sua voce, per indicarci che Lui è la via.

All’inizio del nuovo anno, dove siamo soliti fare propositi, prendiamocene solo uno: rendere Dio protagonista della nostra storia; quindi cercarlo, renderlo sempre più parte di noi, guardare a Lui e alla Sua parola, solo così ci renderemo conto che Egli è già parte di noi, senza sforzo, ma per amore, e per vedere insieme l’orizzonte, dobbiamo guardare tutti nella stessa direzione.

“Signore,

sii Tu il protagonista della mia vita,

così che possa trovare la via per arrivare a Te.

Spesso sono lontano dalla mia stessa vita

e guardo della mia storia solo la mancanza.

Riempila di Te, riempila di amore,

per poter camminare ogni giorno con la forza di Dio,

per poter sentire Te,

camminare con me.” (Shekinaheart eremo del cuore)

“Io sono voce di uno che grida nel deserto”

Io sono voce di uno che grida nel deserto

 

LUNEDÌ 02 GENNAIO 2023

SANTI BASILIO MAGNO E GREGORIO NAZIANZENO, VESCOVI E DOTTORI DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

 

Prima lettura: 1Gv 2,22-28

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Gv 1,19-28

Giovanni dice di essere voce di uno che grida nel deserto. Nel deserto perché grida? Perché nel deserto, nei nostri deserti, non vi è assenza di nulla, ma vi sono rumori come ad esempio i timori e le preoccupazioni che risuonano dal profondo ed a volte non c’è pace. Per questo, abbiamo bisogno di una voce più forte, in grado di indicarci la Parola fatta carne, in grado di mettere a tacere il frastuono che portiamo dentro.

Grazie a Giovanni, nei nostri deserti non ci sentiremo più soli, poiché ora sappiamo che c’è Qualcuno di più forte, venuto a darci coraggio, a riportare la speranza.

Gesù non ha scelto una condizione favorevole per se stesso, ha scelto di vivere con noi e per noi, con tutto ciò che la vita comporta, affinché avessimo una via in cui credere ed a volte, è nei tempi duri che la si sperimenta. Essi però sono anche i momenti più deboli, dove rischiamo di perdere le forze, allora, ecco che quella voce più forte di tutte grida nel deserto, per dirci che c’è un Dio bambino che ci vuole incontrare e non ci sarà più bisogno di gridare, perché ci sarà Lui con noi per sempre.

Sull’esempio di Giovanni, possiamo diventare anche noi voce per altri così da farci forza nelle difficoltà, poiché come scrisse Padre David Maria Turoldo: “Ogni uomo é un profeta dove si condensa in sillabe il Verbo”.

 

 

Giovanni voce della verità

 

Giovanni voce della verità

 

LUNEDÌ 29 AGOSTO 2022

MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Ger 1,17-19

Salmo: Sal 70 (71)

Vangelo: Mc 6,17-29

 

Il ritornello al Salmo della liturgia di oggi recita: “La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza”, nell’ascoltarle viene da pensare a Giovanni Battista, il cui Vangelo racconta il suo martirio.

Giovanni durante la sua vita preannunciò la venuta di Gesù, era la voce che nei deserti dei cuori più disperati, preparava la via al Signore e seppur prigionero, leggiamo nel brano che persino Erode lo ascoltava volentieri.

Uomo di fede, sperava nella venuta di Gesù per il suo popolo, aveva compreso che Dio ascoltava le sofferenze di ciascuno e non gli avrebbe lasciati soli; anche in carcere, nel vuoto e nel nulla di una prigione non ha mai smesso di dire la verità e fu quella la sua più grande libertà che nessuno poteva togliergli.

La voce di Giovanni che grida: “preparate la via al Signore”, risuona ancora oggi, affinché ogni nostro grido o supplica trovi in Dio il coraggio. Sebbene le voci siano tante, Dio sa distinguerne i suoni, nessuno di noi sarà mai dimenticato dal Suo cuore.

Giovanni ci ha insegnato a sperare in un Dio sceso in terra, ha annunciato fino alla fine la verità che il Signore stesso ha posto sulla Sua bocca, perché preparassimo il cuore alla Sua Parola fattasi carne e venuta ad abitare in mezzo a noi.

“Signore,

dinanzi al mio cuore a volte privo di speranza,

mi sei accanto per non che io tema.

Aiutami a credere persino quando attorno a me

percepisco il vuoto,

come una prigione diventa il mio cuore

se Tu non ci sei.

Sostienimi, perché sei Tu la mia speranza

in un mondo dove a volte si perde il senso,

ma nulla è perduto

perché è qui che sei nato,

in questo mondo, nel mio mondo,

per essere segno, per donare un senso ad ogni cuore, ad ogni vita”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Come quella “voce” che preparò la via al Verbo.

 

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LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: Ger 20,10-13

Salmo: Sal 17 (18)

Vangelo: Gv 10,31-42

 

Il Vangelo di oggi, si conclude al di là del Giordano con molti che dicevano: “Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero”. Giovanni era colui che si definiva: “voce di uno che grida nel deserto: preparate la via al Signore”. Egli era la “voce” del Verbo e Gesù è il segno di cui Giovanni si fa annunciatore. L’invito di Giovanni, arriva sino a noi, facciamo parte di quei “molti” che possono attestare la veridicità delle sue parole e anzitutto, possiamo fare memoria del suggerimento a preparare la via del Signore.

A pochi giorni dall’inizio della Settimana Santa, lasciamo spazio alla Parola, rivolgiamo lo sguardo al crocifisso, segno concreto di un amore che non abbandona, seguiamo Gesù passo dopo passo, così da vivere la Pasqua come una tappa fondamentale della nostra vita, e da qui ripartire.

Compiamo il viaggio con Lui, addentriamoci nei testi, come i discepoli viviamoli, lasciamoci stupire, coinvolgere. Arriviamo al cuore del messaggio evangelico, ascoltato più volte, nella liturgia della settimana corrente: l’unione tra il Padre e il Figlio, e riconosciamoci in esso partecipi.

Gesù ci dà un modo nuovo con cui condurre la nostra vita: a partire dalla comunione con il Padre e il Figlio. Egli è con noi attimo dopo attimo, è nelle nostre sofferenze, in quei vuoti così incolmabili in cui vorremmo ci fosse qualcuno, è vicino al nostro cuore a volte così stanco di soffrire, che ha messo una corazza e non vuole più sentire.

Proseguendo il cammino di preparazione alla Pasqua, proviamo a seguire Gesù attraverso le letture liturgiche, così da cogliere il Suo dono tanto desiderato e offerto, ovvero: scoprire che è anzitutto Lui a seguirci in ogni momento e da lì trarne la forza.

Ogni notte per quanto lunga sia, ha il suo termine, e Lui desidera per noi una vita il cui nome è giorno, perché rifletta di sole e circoscriva la sera, illuminandola di stelle, come quella “voce” che preparò la via al Verbo.

 

 

La nostra esistenza è in quella voce

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 40,1-5.9-11

Salmo: Sal 103 (104)

Seconda lettura: Tt 2,11-14; 3,4-7

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22

 

Il Vangelo di oggi con cui si conclude il tempo di Natale, ha a cuore dirci che con il battesimo di Gesù “il cielo si aprì”.

Cosa vorrà dire? Che Dio ha voluto stabilire con noi un legame, tanto da aprirci il cielo, affinché potessimo sentirci non più distanti da Lui. Ed è dal cielo, da Dio, che discende lo Spirito Santo con cui Gesù battezzerà e noi ricevendo questo battesimo, potessimo ricevere un pezzo di cielo.

Solitamente il battesimo per la maggioranza, lo sì è ricevuto da bambini e solo attraverso delle foto è possibile farne memoria. Tuttavia c’è qualcosa di più grande del ricordo che accompagna la nostra esistenza, ed è quella voce dal cielo che è per noi: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

È il Padre che ti riconosce come figlio e ha stima di te, e per quanto tu ti senta ancora lontano o in attesa, sei amato, voluto, perdonato ed il Suo amore è forgiato con il fuoco. “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”, un fuoco che non si spegnerà mai, per questo manda Suo Figlio, perché è Lui ad aspettarti.

Se anche questo momento dovesse arrivare dopo una vita intera, non importa, la tua vita è stata tutta amata, perdonata, voluta da sempre, dal principio, dall’inizio, perché prima che tu nascessi il cielo si era già aperto.