Amerai

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23 Agosto 2024

VENERDÌ DELLA XX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Al maestro della legge che interroga Gesù su quale sia “il grande comandamento”, Egli risponde con “il grande e primo comandamento”: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” e aggiunge subito il secondo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.

Il primo comandamento riguarda Dio, l’essenza dell’amore; l’uomo ha bisogno di entrare in questa relazione, essere amato dall’origine dell’amore e così volgersi al fratello. Quando il nostro cuore comprende tale rivelazione di amore: che è amato e può amare cosi com’è, anch’egli può amare quel prossimo che ha il volto di Dio, quell’uomo che come me sbaglia, che non mi sta troppo simpatico, ma che in ogni caso è mio fratello.

Dio crede nella mia capacità di amare, di superarmi, di andare oltre un’apparenza e di guardare al futuro, dice infatti: “Amerai”.

L’amore non riguarda solo il presente, ma ti apre il futuro, è la certezza del tuo futuro e di quello dei tuoi fratelli, è ciò che non verrà mai meno.

Solo l’amore può creare futuro a partire da quello che tu ami ora, diventare vita per chi ancora non hai incontrato, non conosci e addirittura non è ancora nato.

“Signore,

insegnami ad amare.

Fa che il mio cuore

obbedisca alla tua voce,

che dice: “amerai”.

Un futuro di promessa per me

ed il mio prossimo.

Allontana dalla mia mente l’incomprensione,

getta nel mare i miei peccati,

aiutami a risalire

da quelle ossa inaridite

per sentirmi viva,

perché ho amato a partire da Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Fedeltà

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14 GIUGNO 2024

VENERDÌ DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

A prima vista il comandamento di cui parla Gesù oggi, sembra riguardare il marito e non la moglie: “Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”. È sempre a partire dal cuore che si valutano le intenzioni, e quando il desiderio della fedeltà all’amore ispira i pensieri e le azioni, diventa possibile allontanarsi dal male e cercare il bene.

La fedeltà al comandamento, trova la sua realizzazione nel desiderio di fedeltà tra le due persone sposate, che si impegnano a vivere un amore trasparente, disposte alla conversione del cuore, e talvolta anche a rinunce che non tolgono nulla alla persona che le compie, anzi portano un incremento d’umano.

La fedeltà tra uomo e donna, è la stessa fedeltà di Dio con ciascuno di noi, diventa il luogo dove vivere la reciprocità, il dono di se stessi, il perdono e le differenze possono essere trasformate in nuove opportunità.

Allora togliamo ciò che ci impedisce di amare fedelmente nella verità, chiediamo l’aiuto al Signore per purificare lo sguardo, le azioni, cosi che i nostri occhi e le nostre mani diventino strumenti di bene e non di male, colmi della fedeltà di Dio e della fedeltà all’amata e all’amato.

“Signore,

purifica il mio cuore

così che sia fedele a Te.

Liberami da ogni male,

così possa compiere azioni buone,

che facciano pensare a Te,

a quell’amore che attraversa

le persone e il tempo.

Mio Dio, possano gli altri

vedere tutto l’amore che ci hai dato

e possano sentirlo dentro di sé

per sempre!”

“(Shekinaheart eremo del cuore)

Guarire il cuore

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GIOVEDÌ 13 GIUGNO 2024

SANT’ANTONIO DI PADOVA, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

“Non uccidere”, un comandamento questo che senza ombra di dubbio, la stragrande maggioranza delle persone non ha commesso, ma Gesù dice di più, aggiunge qualcosa che riguarda tutti, invita a guardare al cuore, a quelle motivazioni che spingono a odiare l’altro, a disprezzarlo, a generare ira. Qui prendiamo consapevolezza, che dobbiamo leggere sempre con verità i sentimenti, che proviamo nei confronti degli altri. Affermava San Giovanni Paolo II: “Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell’uomo”. Quindi il problema, è guarire il cuore, perché possa vedere l’altro come mio fratello e non come nemico, perché la giustizia, non sia non trasgredire al comandamento.

Gesù infatti, capovolge questo pensiero, osiamo dire “legalista”, in quanto la giustizia non viene dalla mia osservanza, bensì da ciò che Dio fa per me, accogliendomi, amandomi quale figlio; allora ciascuno sarà giusto davanti a Dio, quando cercherà di accogliere e di perdonare l’altro come Dio accoglie e perdona, nonostante i difetti e i peccati commessi.

Chiediamo al Signore l’aiuto per imparare la sua giustizia, per avere un cuore che realmente sente verso l’altro, gli stessi sentimenti che ha Dio.

“Signore,

guarisci il mio cuore,

da quel peso

che da solo non so portare.

Curami da quelle aspettative

che mi feriscono,

donami un sguardo di cura

che non pretende.

Insegnami ad amare come Te,

per essere vita e non il suo contrario.

Dammi i Tuoi sentimenti,

tocca il mio cuore.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Il comandamento dell’amore

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29 OTTOBRE 2023

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Es 22,20-26

Salmo: Dal Sal 17 (18)

Seconda lettura: 1Ts 1,5c-10

Vangelo: Mt 22,34-40

Gesù viene di nuovo interrogato da un fariseo, dottore della legge, per essere messo alla prova. Vogliono coglierlo in fallo e gli domandano: “qual’è il grande comandamento?”.  Conosciamo la risposta: amare Dio e amare il prossimo.

L’amore è un movimento che parte dal cuore, si trova già dentro di noi. Cosi amare Dio con tutto il cuore, è scoprire di poterlo fare in quanto siamo già stati raggiunti dal suo amore; un amore di Padre che ci ha messi in grado di amare. Senza il suo amore non possiamo fare nulla, non possiamo vivere: Lui ci ha creati. Noi non possiamo fare a meno di Dio.

Se il primo comandamento esprime la radice di un’umanità che ha scoperto l’amore del Padre, il secondo ne allarga l’orizzonte, perché l’amore del Padre è per il mondo.

Quando si compie il primo e grande comandamento, “amore” è l’unica parola che il cuore trattiene; quando tutto viene vissuto in relazione a Dio, il cuore conoscerà il segreto di quanto amore vi è stato riservato, per lui e per tutti, perchè vivano in comunione con Dio.

Vivere i comandamenti non è in funzione della mia perfezione, ma della grandezza dell’amore del Padre che desidera arrivare a tutti, perché tutti lo possano riconoscere nel mio “dire” l’amore con la vita.

“Ti amo Signore, mia forza”. Ti amo grazie alla tua forza, amo tutti nella tua forza.

“Insegnami Signore ad amare,

non a parole, ma con tutte le mie forze.

L’amore è il motore del mondo,

l’amore genera, l’amore è vita.

Signore aiutaci a comprendere che Tu sei Amore

per il cuore mio e per il cuore di tutti,

perché coloro che ti cercano ti possano trovare

e chi non sa di te possa finalmente incontrare l’Amore,

possa finalmente trovare Te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

L’amore è l’unica legge

 

l'amore è l'unica legge

 

19 AGOSTO 2022

VENERDÌ DELLA XX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 37,1-14

Salmo: Sal 106 (107)

Vangelo: Mt 22,34-40

 

L’invito del Signore nel Vangelo di oggi, è amare con tutto noi stessi. Benché il nostro corpo sia formato da molti apparati, è unico, così il nostro amore per Dio e per gli altri dev’essere totale, al punto che il Signore ne fa una legge.

Parlare di legge nell’amore sembra una disarmonia, perché la legge è vista come un obbligo e viene spontaneo chiedersi: come si può amare forzatamente? Però la legge non è solo obbligo, ma anche direzione, un indicarci la via da seguire.

Abbiamo uno Spirito d’amore che è entrato in noi, questo comandamento prende vita in ciascuno. È come un alito di vento penetrato nella nostra creaturalità, lo dimostra il fatto che in quanto creature siamo fatte per relazionarci con Dio, con noi stessi e con gli altri. L’essere in relazione è l’equilibrio della vita, basato su quell’unico comandamento che esprime il desiderio di Dio a farci vivere così: con tutto il cuore, con tutto noi stessi, per amore verso di Lui e gli altri.

Per quanto passi il tempo e la storia, l’amore è l’unica legge che è rimasta da quel primo giorno in cui Dio disse: “sia la luce […] e vide che era cosa buona” (Gen1, 3-4). Cosa buona è la legge dell’amore che regola l’universo, creata dalle mani di Colui che ha fatto dell’universo un’estensione del Suo amore, del Suo cuore, affinché ciascuno possa sentirsi Figlio amato ed essere capace di fare altrettanto.

“Signore,

aiutami a credere nel Tuo amore sempre,

perché ho bisogno di comprendere

che Ti sto a cuore.

Fa che ogni mio dolore,

ogni mia più piccola sofferenza,

trovi in Te il Suo rifugio

e possa respirare di questo amore.

Lascio al tempo la mia fatica,

pongo nelle tue mani

i miei pezzi spezzati di tutta una vita,

a cui io non so più dare forma,

cosi che tu possa mettere il tuo Spirito d’Amore

e il mio cuore ricominci a battere

per Te, per me, per gli altri.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Definire il punto di partenza

 

Definire il punto della partenza

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Re 8,22-23.27-30

Salmo: Sal 83 (84)

 Vangelo: Mt 7,1-13

 

Il Vangelo di oggi ci parla di osservanze per tradizione, sembra un testo lontano per i giorni nostri. Questo brano però, ha qualcosa da dire anche a noi, è come se oggi il Signore ci domandasse: cosa c’è alla base del nostro agire?

“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. Viene sottolineata una differenza importante, Gesù non nega le tradizioni antiche, il problema è quando in esse non c’è più il cuore; e il comandamento di Dio, ovvero la legge dell’amore, non è più nel vivere quotidiano. È come se il Signore ci esortasse a mettere il cuore in quello che facciamo, a fare in modo che il Suo comandamento sia alla base e il punto di partenza delle nostre azioni, dei nostri incontri; solo così è possibile vivere l’unità in noi stessi, con gli altri e con Dio.

A cosa servirebbe fare tutto per bene solo perché è un obbligo? Si rischierebbe così di dare adito a interpretazioni che quest’ultimo provenga da Dio ed invece parte da noi. E se provassimo a vedere ciò che è possibile fare sotto l’ottica del dono? Se abbiamo Dio nel cuore, o abbiamo fatto esperienza del Suo perdono, oppure siamo ancora lì a chiederci se davvero Lui può dirci qualcosa per la nostra vita, l’invito è partire dal cuore, perché è nel cuore che sta Dio e in esso troviamo la vera motivazione con cui condurre la nostra vita.

Le tradizioni hanno in sé una storia, esperienze di chi precedentemente ha vissuto, sono come le tradizioni di una casa, che non devono essere fatte come obbligo, ma perché sentendoci “a casa”, di conseguenza fanno parte di noi. Solo sentendoci così con Dio, potremmo passare dalla bocca al cuore, dal fare un”azione perché è sempre stata fatta così, a compierla perché fa parte di Dio e di noi.

Il Signore sia sostegno alla nostra debolezza, che il Suo amore sia esperienza di un cammino di ritorno al nostro cuore, così da renderci conto che Lui è sempre pronto ad accoglierci così come siamo e insegnarci la via buona, la strada giusta.