Convertirsi

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21 FEBBRAIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA I SETTIMANA DI QUARESIMA

“Essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona”.

L’invito di oggi è proprio quello di convertire il cuore. Come a Ninive gli abitanti cambiarono atteggiamento, modo di vivere, oggi il Vangelo ci dice che ora vi è un uomo più grande di Giona, ovvero: come quegli abitanti hanno ascoltato un profeta, noi non possiamo ora ascoltare il Figlio di Dio?

Certo, molti abitanti non credevano in Giona, magari il loro cambiamento era per il timore di essere distrutti, ma in in quelle parole: “vi è uno più grande”, è insito la grande differenza; che dinanzi a Gesù possiamo cambiare rotta, non per timore di un castigo, per paura di Lui, ma proprio per il contrario. Egli ci ama talmente tanto ed è la  forza del suo amore che ci permette di cambiare, perché chi ama, aiuta anche a tirare fuori il meglio di sé.

Ecco la ragione della nostra conversione, è una conversione all’amore che compie meraviglie, che ci apre alla fiducia e lascia andare la paura.

La Quaresima sia riconoscere un amore che ci plasma, che arde già nel nostro cuore da tanto tempo. Nel nostro quotidiano portiamo questo amore di Cristo, anche solo fidandoci di Lui, abbandonando la paura. Ogni nostro gesto, ogni azione, possa essere un racconto della grandezza di Dio, possa farci camminare consapevoli di una salvezza che è già alle porte, e che il nostro cuore crescendo nella fede, sarà capace di intendere.

Per tutto quello che ancora non riusciamo a fare, mettiamolo nella Misericordia di Dio, Egli sa i nostri sforzi, le fragilità e le cadute; Lui conosce e comprende e non c’è nulla che sarà così per sempre, perché siamo creati per un crescendo, per un’eterna bellezza, che ha già i suoi sbocchi in questa vita e non solo nella vita eterna. Possa il suo amore colmare il nostro cuore e saldare tutto ciò che in noi si è spezzato.

“Signore,

converti il mio cuore,

fa che guardi a Te,

spesso soffre, lacrima,

cosa ne farò?

Lo do a Te, abbine cura.

Nelle tue mani è la mia vita,

Ti do ciò che ho di prezioso

così che ogni mio gesto,

parta da quel cuore nelle Tue mani,

così da sentire il Tuo sostegno per sempre”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Lo voglio, sii purificato”

 

lo voglio Sii purificato

10 GENNAIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Tutto parte dalla compassione, un Dio che si lascia intenerire dal bisogno umano di stare bene: lo vuole proprio.

La mano di Gesù tocca l’essere umano nel più profondo della sua ferita, della sua impurità per guarirlo; tocca quello che nessun altro uomo può fare, ridare una vita bella, libera, viva.

Questo lebbroso supplica Gesù in ginocchio. La potenza di tale implorazione, deriva dall’intensità della coscienza del male che ci ferisce e insieme il desiderio di guarire che ci porta a confidare nel Signore Gesù, come l’unico capace di restituire la pace e la libertà al nostro cuore.

A volte pensiamo di “incontrare” Dio perché ci comportiamo bene, preghiamo, andiamo a Messa, tutte cose buone, eppure l’esperienza più grande di Dio che possiamo fare, sta nell’abisso della nostra miseria, nel mio essere peccatore che

sperimenta la grazia, il perdono, la salvezza.

C’è una preghiera di Colletta che recita cosi: “O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare”.

La compassiome di Dio tocca la profondità del nostro essere, anche dove noi non riusciamo ad arrivare, a percerpirci bisognosi della sua Grazia; invochiamolo e chiediamo di venire rinnovati in tutto, secondo la sua volontà di sal vezza.

 

“Signore,

nella Tua mano tesa trovo conforto,

nelle Tue parole il vero amore.

“Lo voglio Sii purificato” ed un peso

ha abbandonato il mio cuore.

Lo volevi Tu, come lo volevo io

e se la mia volontà a volte ha vacillato,

la Tua mano è stata ferma anche per me

ed io sanato dal profondo del mio peccato,

scopro che ciò che ritenevo così profondo non lo era,

perché sei Tu la mia vita,

la mia profondità,

la mia vera libertà”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Dare in elemosina e… pregare per la pace!

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MARTEDÌ 17 OTTOBRE 2023

SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

Prima lettura: Rm 1,16-25

Salmo: Dal Sal 18 (19)

Vangelo: Lc 11,37-41

“Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro”. Cosa vi era dentro? Gesù parla di avidità e cattiveria. L’invito è darlo in elemosina, offrire quella parte a Dio che in verità preferiamo tenere e nascondere. Offrirla perché venga bruciata e purificata, offrirla perché come ogni dono, non torni più indietro. E se anche sembra paradossale offrire un interno da curare, il nostro cuore deve pensare che Gesù è venuto proprio per questo: per perdonare e guarire non solo le malattie fisiche, ma quelle dell’anima che logorano dentro.

Affidiamo a Lui il nostro cuore ed in questo giorno di digiuno e offerta preghiamo per la pace, una pace che deve partire dal nostro cuore e diffondersi. Pace per tutti, pace dentro di noi. Pace perché non ne possiamo più della morte; abbiamo bisogno di credere nell’essere umano e non averne paura. Pace perché ogni cuore finalmente possa farne esperienza e non uccida più la vita e non sia più la morte un “lieto messaggio”.

Affidiamo a Dio tutto e seminiamo la pace attorno a noi. Seminiamo la pace e diffondiamo il bene, sia il nostro interno ora purificato a irradiarsi all’esterno.

“Signore guarisci il mio cuore.

Ti chiedo la pace,

a partire dal mio cuore e che si diffonda.

Come un tarlo la rabbia e il dolore vedo implodere nei cuori,

conservaci nel Tuo cuore,

portaci a casa,

all’interno protetti dai rumori d’intorno,

amati, perdonati nel nostro peccato.

Aiutaci a risorgere, a rialzarci,

per prendere in mano non più armi,

ma mani e

chiedere pace assieme a Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Figlio di Davide

Figlio di Davide

 

09 GIUGNO 2023

VENERDÌ DELLA IX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Tb 11,5-17

Salmo: Dal Sal 145 (146)

Vangelo: Mc 12,35-37

Nel Vangelo di oggi Gesù pone una domanda: “Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide?”.

Essere figlio di Davide significava essere discendente di un grande re, quindi avere potere su popoli e nazioni.

Israele attendeva il figlio di Davide, il Messia, colui che instaura il regno di Dio, si aspettava un Messia potente che vincesse tutti i nemici e facesse trionfare i buoni.

Invece il potere di Gesù è molto diverso, non corrisponde a quei canoni pensati. Il potere di Gesù è quello di mettersi nelle mani degli uomini, non quello di tenerli in mano.

Dio rivela tutto il suo potere dando la sua vita, mettendola nelle nostre mani.

A volte anche noi veniamo presi dalla brama di avere un piccolo potere, di possedere più di quello che ci serve, e magari di possedere un po’ di Dio, ma Dio non si possiede, poiché si dona.

Noi infatti, viviamo di ciò che riceviamo; la nostra vita è un dono ricevuto e che ci doniamo gli uni gli altri, viviamo di relazioni che non possono essere possedute, perché libere, in quanto dono dell’altro.

Quindi, il modo di Cristo di essere figlio di Davide, il Messia, sarà il modo di regnare di Dio, ovvero di donare amore e dare la vita. Il suo regnare è il potere dell’amore che si compie nel servire.

“Signore, ti prego:

entra a fare parte della mia vita,

così, nella mia fragilità io te la pongo,

affinché Tu nella Tua infinita Misericordia, possa perdonarla,

e dal quel perdono io possa risplendere

di una luce che non è mia,

di una bagliore che sei Tu mio Dio

e che mi permette di sentirmi nella Tua mano,

il mio luogo sicuro, da sempre.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Una vita nello Spirito

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 17,15.22-18,1

Salmo: Sal 148

Vangelo: Gv 16,12-15

 

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”.

C’è una cura in queste parole di Gesù, ci conosce e viene incontro nella nostra fatica a capire. La Sua Parola a volte difficile da interpretare, non rimane sospesa tra il nostro percepire e il suo reale messaggio, ma sarà guidata alla nostra comprensione dallo Spirito della Verità.

Siamo all’interno di un cammino di fede, che comporta anche una crescita e come tale, avviene nella gradualità del tempo.

Il tempo che viviamo, è quello annunciato da Gesù, siamo già nel momento in cui lo Spirito è con noi e ci parla di Lui. Molte volte non lo sappiamo e attendiamo come quei discepoli lo Spirito che deve ancora venire, quando invece è già qui.

Il nostro presente è quel futuro precedentemente letto, dove Egli sarà glorificato; ci sarebbe da chiedersi se viviamo in attesa di quell’annuncio, oppure se siamo consapevoli fin da ora della Sua presenza?

Il Signore non aspetta altro che farci sentire forte la Sua vicinanza e il Suo amore. Il quotidiano è il luogo che ha scelto per amarci e la Sua dimora è il nostro cuore.

La nostra storia seppur ferita, frammentata, è amata da Dio. Tutta la storia di Gesù, vuole dirci questo amore di un Padre che ci desidera suoi Figli.

Ogni vita nelle Sue mani non sarà mai persa, dimenticata o abbandonata, bensì raccolta e rivestita di dignità e splendore, dove nessun dolore o offesa potrà mai oscurarla, perché risplende della luce del Padre e ora lo Spirito è qui per annunciarlo!