Mancanze

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lunedì 04 Novembre 2024

SAN CARLO BORROMEO, VESCOVO – MEMORIA

Gesù nel Vangelo di oggi esorta il capo dei farisei ad invitare al banchetto poveri, sorpi, ciechi. Cos’hanno in comune questi invitati? Delle mancanze. Il fariseo si troverà con una “tavolata di mancanti”, ma sarà beato perchè la loro ricchezza non è in ciò che hanno, bensì in quello che sono.

Dinanzi a quest’invito, possiamo leggere per noi l’esortazione a mettere nella sua mensa le nostre mancanze, le nostre paure, i nostri timori più profondi, che spesso teniamo lontano persino da noi stessi e un po “farisei” cerchiamo di mostrare il meglio. Saremo beati quando capiremo che Dio ci ama così come siamo e non come vorremo essere. Questa consapevolezza sarà  la nostra ricompensa e sarà anche quella del fariseo, poiché nonostante le mancanze, Dio non smetterà mai di guardarci con misericordia.

Il Signore fa del suo amore l’unico modo con cui guardarci. Alla mensa di Dio egli vede solo dei cuori bisognosi di amore, un amore che Lui vuole darci, ma tra l’esortazione e l’atto, c’è lo spazio della nostra libertà che deve avere fiducia in  Lui.

Abbi fiducia o figlio, sei amato in tutto, persino nel tuo dolore, perché Egli è con te anche lì; getta nel suo cuore il tuo affanno, la tua mancanza, ti sentirai meglio. La solitudine incontrerà un volto e non un vuoto, e al banchetto di Dio il tuo cuore si sentirà al sicuro dopo tanto tempo, perché se il salmo 130 (131) recita: “Israele attenda il Signore,

da ora e per sempre”, tanto più Dio è in attesa di te, comprese le tue mancanze da sempre.

“Signore,

ti affido del mio cuore ogni suo vuoto.

Piccole crepe della mia storia

che tu sai

e che a volte vorrei non sentire;

con fiducia le dono a te,

perché vi entri il tuo amore,

così da non temere più

di essere solo,

di non essere amato

e riesca a guardare con amore

me e chi è come me,

ovvero tutti.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Seminatore

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24 LUGLIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA XVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Ogni contadino seleziona la sua semente, semina e pianta con fiducia nella forza del seme e nella generosità della natura, confida in una stagione favorevole che dia un buon raccolto. Ma il seminatore di questa parabola sembra essere uno strano seminatore che “spreca” seme, getta ovunque il suo germe di vita.

Dio non tiene nulla per sé, ci ha dato tutto e ha dato tutto se stesso, in ogni vita c’è un germe di Dio. Egli è un seminatore che non guarda le stagioni, semina sempre solcando tutti i terreni, continua a lasciar cadere delle sue mani semi di ogni tipo, a volte minuscoli, quasi impercettibili, germi di vita che non si sa dove e come germoglieranno.

Dio è paziente, aspetta che quel campo che siamo noi, accolga nel suo terreno, nel suo cuore il germe della salvezza. In ogni cuore è presente almeno una zolla di terra buona,

in cui poter produrre frutto, e il Padre non perde mai la speranza che ogni figlio possa far germogliare e crescere buoni frutti, secondo la possibilità di ciascuno.

Nel Regno di Dio non ci sono condizioni di “spreco”, ma solo di dono; e quando l’amore di Dio riversato su tutti gli uomini senza distinzione, ci sembra uno spreco, ricordiamoci che anche noi siamo amati cosi come siamo, per puro dono.

Affidiamo al Signore il terreno del nostro cuore e proviamo a far crescere il seme che Lui ci dà, facciamogli spazio, cosi che anche la nostra poca terra fiorirà. Non escono forse fiori anche dalle crepe?

“Signore,

cresca in me la tua forza

ed il tuo amore.

Cresca in me quella speranza

che mi guarisce,

perché è dono tuo.

Dammi il tuo cuore

per posare il mio.

Cura la mia terra arida,

così che quel fiore appena nato

veda in Te ciò che da sempre desidero: una possibilità.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Amore che unisce

amore che unisce

 

22 GENNAIO 2024

LUNEDÌ DELLA III SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Nel Vangelo di oggi gli scribi non riconoscono la potenza di Gesù che libera dal male, scaccia i demoni, e arrivano ad affermare che Lui stesso è posseduto da Beelzebùl. Gesù non si lascia provocare da un simile giudizio e chiamatili a sé, spiega loro con parabole che il male non si vince mai con il male, solo l’unità può cambiare il destino degli uomini, solo l’amore può portare un anelito di vita.

Gesù è venuto a perdonare, per unire ciò che il peccato ha diviso, perché tutto sia salvato, redento, torni a vivere. Ci dice infatti, che quanto è “diviso in se stesso” non può stare in piedi. La divisione parte da dentro, ma lo Spirito unifica il nostro cuore, lo rende capace di verità e di accogliere tutta la misericordia che il Signore vi riversa, per rialzarlo alla dignità di figlio della luce, che guarda a tutto il bene possibile.

Quando rifiutiamo di riconoscere il nostro essere peccatori e di credere alla misericordia, ci escludiamo da soli dal perdono, perché Dio ha bisogno che crediamo in Lui, che la nostra fede sia viva, che il nostro cuore batta di desiderio di Lui.

“Signore,

sei Tu la mia casa,

aiutami a non crollare,

a non vivere diviso.

Abita con me, rimani nel mio cuore,

T’invoco: resta! Così non crollerò!

E sarò capace di rispondere con il bene

ad ogni provocazione o dolore

e sarò capace di portare amore,

dove le crepe sono il segno di un vuoto,

che a Te ora ho affidato.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Buona giornata a tutti!

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