Possibilità

Screenshot_20240820_005937

20 Agosto 2024

SAN BERNARDO, ABATE E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

Leggendo il Vangelo di oggi, potremmo dire che Dio è il Signore delle possibilità, e quell’impossibilità con cui io mi trovo a fare i conti, per Dio diventa lo spazio dove operare.

Quando viviamo la tristezza, lo sconforto, quando ci sentiamo perduti, quando pensiamo che il nostro peccato ci soffoca, alziamo lo sguardo, perché la nostra vita è salvata per puro dono.

Non siamo noi a compiere delle azioni per salvarci, questo ci è impossibile, solo a Dio è possibile, Lui ci dona una possibilità di vita in pienezza. Lì dove l’uomo sperimenta questa barriera invalicabile, Dio è ancora una volta una  possibilità di vita nuova, vita vera.

Nel comprendere che l’impossibile diventa possibile, allora posso abbandonare non solo tutti i miei beni, ma anche me stesso; si apre un grande orizzonte: realizzare se stessi provando a seguire i passi di Gesù;  non saremo mai come Lui, ma abbiamo la possibilità di provare a vivere Cristo in noi, vivere con gioia, libertà, coraggio, perdono, misericordia, bellezza.

C’è una bellissima poesia di Emily Dickinson che recita:

Io abito la Possibilità –

Una casa più bella della prosa –

più ricca di finestre –

superbe – le sue porte –

E’ fatta di stanze simili a cedri –

Che lo sguardo non possiede –

Come tetto infinito

Ha la volta del cielo –

La visitano ospiti squisiti –

La mia sola occupazione –

Spalancare le mani sottili

per accogliervi il Paradiso.

“Signore

fai della mia vita

una tua possibilità

e non solo un mio sogno.

Tocco di te

ciò che nel mondo incontro

e mi parla,

eppure c’è tanto di te che non so.

Dimmi,

il mio sguardo si innalza al cielo.

Il mondo si è capovolto?

No, è solo Tu

che sei sceso.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Va

Screenshot_20240819_011729

19 Agosto 2024

LUNEDÌ DELLA XX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Tesoro è una parola che evoca un’avventura, per trovare qualcosa di straordinario che ti riempia la vita. Gesù indica un tesoro: “va”, ovvero, parti, dirigi il tuo cammino su una strada che si chiama Amore, lasciati liberare e vola, troverai una vita moltiplicata, un Cristo vivo che ti ama e che si china nel cuore di ogni uomo per ridargli vita nuova, amore compassione, misericordia.

Non si tratta di guardare alle cose, ma alla qualità del nostro esserci, al modo in cui viviamo la realtà, allo stile con cui curiamo le relazioni.

Solo l’amore strappa dalla tristezza e dalla paura di perdere vita; andare dietro a Gesù apre la strada della gioia, perché seguire Lui è camminare in quel tesoro che ha un valore immenso, non si corrompe, non diminuisce, diventa sempre più brillante, perché è lo sguardo di Dio. Allora comprendiamo che è possibile guardare la nostra esistenza secondo una prospettiva inedita. Tutto ci è dato per vivere nella ricchezza dell’amore, per condividere questo tesoro che rivoluziona la vita: amati profondamente dal Padre del cielo.

Vai vivi il tuo tesoro del cielo, la tua vita nell’Amore.

“Signore,

aiutami a camminare,

così da scoprire te

come unico tesoro,

così da sentirmi io il tuo.

Tu mi accompagni,

sei con me, passo dopo passo,

ti prego: guidami,

dimmi una parola

per poter procedere avanti

e donami la tua forza

che non mi rende un viandante,

ma un pellegrino

la cui meta sei Tu.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Rimanere

Screenshot_20240818_011618

 

 

 

18 AGOSTO 2024

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Le parole di Gesù di oggi, hanno uno straordinario inaudito: non solo un pane disceso dal cielo, ma addirittura mangiare la sua carne e bere il suo sangue per avere la vita eterna. Un corpo da masticare, come può essere possibile? Gesù intende dar da mangiare la sua stessa carne, per rimanere in Lui: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”.

In realtà quando ci accostiamo a ricevere l’Eucaristia, non è solo un mangiare il corpo di Gesù, ma è Lui ad assimilarci al suo Corpo, ad assumerci in sé, per farci dimorare in quella dinamica di amore che diventa radice di vita e renderci partecipi della sua stessa vita divina.

La nostra tensione di desiderio infinito, fiorisce in ragione di quel “rimanere” in colui che ci ha mostrato tutto l’amore di Dio, cosi da condividerlo con tutti.

Mangiare il suo pane, mangiare il suo corpo, significa diventare partecipi della vita del Cristo, significa rivestirsi dei suoi sentimenti, vivere della sua stessa umanità in cui risplende la gloria dell’amore di Dio per gli uomini, significa incarnare la presenza di Dio qui e ora, dove siamo, dove viviamo, in questo modo si realizza la parola di Gesù: “colui che mangia me vivrà per me”.

“Signore

aiutami a rimanere in te

e tu, ti prego, rimani in me.

In quell’ “Amen”

fa che tu, pane dei cielo,

entri nel mio cuore

e mi renda come te: un dono.

Fammi sentire la tua presenza,

che io non ti oda

come voce lontana,

ma ti senta in me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Come bambini

 

Screenshot_20240817_013158

 

17 AGOSTO 2024
SABATO DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Come bambini possiamo recarci da Gesù senza avere difese, possiamo metterci alla sua scuola, per imparare cos’è l’amore e il dono della dua vita. Come bambini possiamo lasciarci amare, poiché Egli sa che abbiamo bisogno di Lui.
Crescendo, le nostre esperienze cambiano il nostro modo di vedere il mondo: in positivo, camminando con maturità, in negativo, perdendo quella forza che viene da Lui ed è la semplicità. Si tratta di recuperarla, perché non è persa, per questo abbiamo bisogno di andare da Gesù. Lasciamo da parte le nostre diffidenze e paure, siamo dinanzi a Lui, non c’è persona che ci conosce ed ama di più.
Come bambini corriamo da Gesù, forse questa è l’occasione per far entrare nella memoria del cuore, un’esperienza importante: essere amati da Dio. È bellissimo, indipendentemente da ciò che facciamo o diciamo Egli ci ama, così, totalmente. Non un capello è tolto, non c’è lacrima che non abbia visto o non c’è dolore che Lui non abbiamo colto. Ora, come bambini in cerca di conforto dopo una caduta, andiamo a Lui, riconciliamoci. Colui che ha dato inizio alla sua opera, porterà a compimento la sua promessa: di amarci per sempre attraverso tutto.

“Signore,
dammi cuore di fanciullo
capace di formarmi e sostenermi nel cammino della vita.
Dimmi che cos’è la semplicità
e i suoi amici
per poterla distribuire a chi
con la mani forate,
disperde energie lungo il tragitto.
Libera il mio cuore
così che possa amarti,
amarmi ed amare
a partire dalla tua forza,
a partire dall’incontro con Te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)

Durezza del cuore

Screenshot_20240816_112418

16 AGOSTO 2024

VENERDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il Vangelo di oggi è un testo delicato, come la situazione che Gesù stesso sta vivendo, vogliono metterlo alla prova, mettendo a Mosè e a Gesù intenzioni che non erano nel loro cuore. La questione è il ripudio della moglie, la domanda relativa alla leicità del ripudio.

Una legge che accetta il ripudio come può essere compatibile con la legge dell’amore? Ecco cosa c’è in quella provocazione. Gesù risponde che è per la durezza del cuore che è stata scritta. La stessa durezza che lo sta mettendo alla prova.

Ci sono situazioni nella vita che rendono duro il cuore, quasi incapace di aprirsi alla vita, a quella che è la nostra vocazione, che è anzitutto amare. Cosa fare in quelle situazioni? La risposta la troviamo nel Vangelo di oggi: “Non tutti capiscono questa parola”, una parola che porta amore, che è contro la durezza.

Se è vero però che non tutti capiscono quanto viviamo: il nostro dolore, la nostra sofferenza, Gesù la comprende. L’amore fattosi carne, capisce persino quelli che vogliono metterlo alla prova, capisce che nel cuore duro non entra niente, eppure sa che la sua parola è paziente come l’acqua nella pietra, scava lentamente ed entra. Dobbiamo chiedere a Gesù il dono di gustarla, di farla entrare in noi così che la durezza non arrivi a ripudiare noi stessi, gli altri e persino Dio. Il Signore ci accompagna in questo cammino, il suo amore precede quella durezza e resta anche dopo lo scioglimento.

“Signore,

aiuta il mio cuore

a guarire dalla sua durezza.

Fa che il dolore non resti in me,

e rimanga solo il tuo amore.

Tu parola fatta carne, parlami!

Come acqua che scava la pietra,

entra in me

e sarò libero di amare e perdonare,

di sentirmi finalmente vivo

e di far vivere chi è accanto a me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

L’anima mia magnifica il Signore

Screenshot_20240815_015837

GIOVEDÌ 15 AGOSTO 2024

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (MESSA DEL GIORNO) – SOLENNITÀ

La benedizione di Maria, si estende a tutti noi in questo giorno di festa in cui La ricordiamo e il gran prodigio che il Signore gli diede da vivere e custodire.

Tale benedizione attraversa i secoli e ci raggiunge, così anche noi possiamo esprimere: “l’anima mia magnifica il Signore”, ogni qualvolta che il nostro cuore si trova deluso, in angoscia, preoccupato, perché da Dio giunge il nostro conforto, quella luce necessaria per compiere le scelte o quella semplice forza che ci fa andare avanti.

Maria ci è accanto come madre e anche come amica, testimoniandoci quanto la sua grandezza non viene da Lei, è dono di Dio. Allo stesso modo, ecco ciò che la rende grande: riconoscere Dio come il Signore della sua storia, al punto da non pensare a quell’annuncio dell’angelo, ma andare da sua cugina e mettersi al servizio, segno che quel bambino sta già agendo in Lei.

Maria è la prima che riceve da Gesù la sua azione, dall’interno, in quel grembo che non è più vuoto è riempito di amore, un amore che sta prendendo forma e avrà un volto. Anche noi oggi magnifichiamo il Signore con Maria, perché attraverso di Lei ogni nostra vita ha i tratti di quel volto, ha la forza di quel grembo che ci spinge a ritrovare il coraggio, a vivere giorno dopo giorno al sicuro con Lui e Lei.

“Maria,

parlami del tuo Figlio

così che lo conosca

e lo riconosca nella mia storia.

Insegnami a custodirlo nel cuore come un grembo,

per poter rinascere io con Lui.

Parla a Lui di me,

della mia povera vita,

affinché il suo sguardo la curi

e sia nel suo cuore.

Maria vieni a visitarmi,

così che il tuo magnificat

diventi il mio,

perché tu hai benedetto la mia vita.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Correzione fraterna

Screenshot_20240814_011619

14 AGOSTO 2024

SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE, PRESBITERO E MARTIRE – MEMORIA

Quando parliamo di correzione fraterna, la associamo sempre ad una sorta di rimprovero e non di aiuto reciproco

Si tratta invece di accogliere il fratello anche con i suoi errori e cercare di camminare assieme verso la verità. Aiutare senza giudicare è una forma di carità che illumina la via per distinguere l’errore dall’errante, il peccato, dal peccatore, per aprirsi al perdono reciproco, solo così possiamo continuare a chiamarci e ad amarci quali fratelli. L’amore ha bisogno di essere esplicitato nella verità e compreso nella fiducia. Ciascuno riconosce i propri limiti quando non si sente giudicato, e nessuno è così giusto da poter esprimere sentenze sul proprio fatello.  Occorre che si instaurino davvero sentimenti di profonda stima e di rispetto dell’altro, cosi da potersi confrontare nella liberta e nella carità. Molte volte bisogna partire all’ascolto, spiegarsi, capirsi, essere disposti a lasciarsi aiutare, come avere il coraggio di aiutare; “se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello”, dice Gesù. Questo “guadagnare il fratello” significa ristabilire una fraternità, ovvero il fine stesso di tutta l’azione che Gesù è venuto a portare: la salvezza, perché nessun figlio vada perduto.

Solo sostenendoci e aiutandoci a vicenda mediante l’amore e la verità, possiamo ritrovare la comunione con il nostro Dio che è perdono, misericordia, e vivere la relazione tra fratelli nella presenza del Signore risorto quale dono della grazia.

“Signore,

la mia vita sia un riflesso della tua,

allontana il mio cuore dall’odio,

e sappia rispondere con l’amore dinanzi all’indifferenza e all’abbandono.

Insegnami a risollevare quel fratello che caduto a terra

nessuno guarda più.

Tu vuoi che nessuno di noi vada perduto,

rendi il mio cuore attendo

così che io sia

la Tua mano che solleva,

il Tuo sguardo che conforta

e sappia dare il meglio di me

a Te a chi incontro.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Bambini

 Screenshot_20240813_104647

13 AGOSTO 2024

MARTEDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Desiderio di ogni persona umana è quello di valere, di contare, di essere riconosciuto, e questo in linea di massima lo consideriamo in base alla ricchezza posseduta, la posizione sociale, il lavoro. Ma Gesù ci cambia la logica, perché l’unica vera grandezza di ciascuno viene dal riconoscersi piccoli: “chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli”. Gesù ci ricorda che siamo piccoli, siamo figli, e la nostra grandezza deriva proprio dall’essere figlio amato dal Padre.

Il bambino è il segno di quella semplicità, spontaneità e fiducia che caratterizzano una vita che non si preoccupa di apparire, ma esprime il desiderio di vivere amato, curato, perdonato. Quando il bambimo si sente amato, si sente grande. Se l’età cronologica del bambino passa, nessuno smette mai invece di essere figlio.

Tutti siamo figli a qualunque età, siamo figli amati dal Padre che non vuole perdere nessuno dei suoi “piccoli” a qualunque età. In questo amore ogni persona umana trova la sua grandezza, nel riconoscersi figlio amato, custodito, cosi Dio che è il più grande di tutti, si è fatto il più piccolo di tutti per essere con tutti e mostrare il senso di ogni grandezza: vivere dell’amore, vivere ad immagine di Dio, perché solo Lui è il più grande nell’amore.

“Signore,

dammi un cuore semplice

che conosca il tuo nome

e lo imprima nel cuore.

Fammi sentire un figlio amato

che custodito dal Padre

non è perduto.

Aiutami ad amarti,

poiché amare l’Amore non è semplice,

ma in esso è la mia esistenza.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

I figli sono liberi

Screenshot_20240812_014933

12 AGOSTO 2024

LUNEDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“I figli sono liberi”. L’invito è sentirci così anche dinanzi alle imcomprensioni degli altri. A quelle pretese che avanzano, il Signore ci invita a sentirci liberi perché amati da Lui. Ma come possiamo sentirci liberi fino in fondo?

Se leggiamo attentamente l’episodio del Vangelo di oggi, Gesù viene messo alla prova, deve pagare la tassa: Lui sa e si adegua. Cosa c’è di più profondo di questo gesto? Dove è l’essenza? Nella misura in cui il nostro cuore è pieno di Dio, è abitato dalla sua presenza, meno certe situazioni ci faranno male. Dobbiamo chiederci: sono libero veramente? Ovviamente siamo oltre ad una concezione effimera della libertà, intesa come far ciò che si vuole. Qui in gioco è: quanta risonanza hanno in me determinate situazioni? Quanto ci sto male? Il Signore le accoglie tutte, è qui anche per questo. Non si scandalizza dinanzi alla nostra fatica ed ogni gesto, in Lui assume qualcosa di meraviglioso: “va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te”.

Qualcosa di insolito, eppure ciò che è insolito è condannare gli altri, obbligarli, giudicare. Quanto a noi, non ci resta che capire, che la vera libertà sta nell’aver scoperto una grande ricchezza: Dio nel nostro cuore!

“Signore dammi la forza

per essere libero dal dolore e dalla fatica,

per crescere bene,

per essere cosciente che Tu sei in me.

Tu sei la mia forza:

riuscirò a viverlo?

Ci metto tutto me stesso,

non per essere bravo e buono,

ma perché Tu sei importante per me

e anch’io lo sono per Te,

per questo voglio sentirlo

in ogni occasione.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Forza del cibo

 Screenshot_20240811_112823

11 AGOSTO 2024

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

La prima lettura di oggi ci offre l’immagine di un Elia stanco, affaticato, carico di pesi da sopportare; è bellissimo vedere quanto il Signore si prende cura di lui attraverso l’angelo e il racconto si conclude cosi: “Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb”.  È la forza di quel cibo che ci fa camminare, è la forza di un Dio che non ci abbandona, che ci ama.

Quando le nostre gambe non ce la fanno, quando il nostro cuore è in fatica abbiamo con noi una forza: la forza di quel cibo che è Lui stesso. Non è qualcosa di esterno, superficiale, il cibo entra in noi, fa parte di noi perché nel nostro cuore torni il vigore di un tempo. È da credere?

Si, bisogna credere all’amore di un Dio che si rivela dicendo: “Io sono il pane della vita”, ovvero: sono il cibo di cui tu hai bisogno per esistere, affinché tu possa camminare e sentire la mia forza. Eccomi per amore ti do tutto me stesso. Tu devi solo alzarti e mangiare, perché da sempre io sono con te.

Il Signore sia la nostra forza sempre!

“Pane del cielo che sei Dio,

entra in me

donami la tua forza,

così che la mia vita

si senta unita alla tua,

non per un istante ma sempre.

Dammi la forza,

sostieni il mio cuore

aiuta i miei cari,

perché quel cibo si consumi

fino ad essere parte di me

e io riprenda il cammino

con la forza di Dio,

con la forza di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)