Amen

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19 APRILE 2024

VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

Un Dio che per darci la vita si fa mangiare non è solo un’espressione molto forte, ma è la realtà a cui siamo invitati a partecipare.

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”.

Carne e sangue, sono segni concreti della della vita e del dono totale che Gesù compie per noi attraverso la sua umanità.

Mangiare e bere ci permette di assimilare cio che assumiamo. Per crescere bene abbiamo bisogno di mangiare bene, e nulla come il corpo di Cristo ci può far crescere e aderire a Lui, il Signore di ogni bontà.

Partecipando alla Cena Eucaristica, assimiliamo la sua vita: corpo e sangue, tutto di Lui perché nulla di Dio rimanga a Dio, ma tutto venga donato all’uomo. Perché partecipando al suo corpo e al suo sangue scenda su di noi la pienezza di ogni grazia e benedizione dal cielo.

Questa offerta totale della sua umanità, ci rende visibile quel Dio invisibile che è tutto e solo amore per noi; qui si celebra l’alleanza nuova e definitiva tra cielo e terra, tra la mia umanità e la sua grandezza.

Nel dono della carne e del sangue di Gesù, il Figlio di Dio, si svela e si compie il dono di una vita che dura per l’eternità, perché solo chi mangia la Vita, ovvero chi partecipa del suo amore vivrà sempre nell’amore, e di questo ricevendo nelle nostre mani il suo corpo, gioiamo dicendo: “Amen”.

“Signore,

a volte sono così stanco

e mi rifugio qui,

in uno di questi banchi della chiesa,

tra le gente, che come me,

viene per chiedere coraggio, conforto.

“Amen!”. Ti ho tra le mani,

eppure sono io che da sempre

sono nelle Tue.

Scendi nel mio cuore,

rassicuralo,

perché non ho altro che Te,

Sii Tu la mia ripartenza

quando il cuore fatica a vedere,

e fa che li ritrovi la forza

in quell'”amen” di Te.”(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Pane del cielo

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16 APRILE 2024

MARTEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

C’è un solo pane del cielo, quel pane quotidiano che noi chiediamo in preghiera, oppure a Messa, nel Padre nostro. Un pane per nutrire non solo il nostro corpo ma il nostro cuore. Un pane, cibo che in qualsiasi luogo o continente, ciascuno si trovi, il significato è sempre lo stesso.

Che cos’è il pane? Un alimento semplice, di base, il pane è casa, il pane del cielo è Dio. E cibarsi di questo, è fare casa con Dio. Un Dio che dal cielo viene a darci se stesso: in quel pane c’è tutto. A noi resta solo prenderlo, lasciare che sia il Suo pane in grado di sanare il nostro cuore e nutrire in profondità quelle ferite, che senza quel pane condurrebbero ad una fame sproporzionata, tanto da sfamarci con ciò che cibo non è. Ed in fondo lo sappiamo, perché il nostro cuore sta bene con Lui, siamo fatti per il cielo e per quel pane.

Cibarsi di quel pane in fondo non è così strano, è vita per la nostra vita. Allora andiamo incontro a quel pane, unendo le mani accogliamolo con amore e devozione e in quel “Amen” riconosciamo Lui, il Signore della vita entrare in noi.

Non c’è amore più grande, non c’è dono più immenso di quello che è Dio per noi, perché mentre ogni speranza effimera promette un futuro che soddisfa una fame parziale, Egli invece è già qui presenza, e nutre ora una fame più profonda.

“Pane d’infinita bontà,

fatto di mille particelle

in ogni parte sei tutto Tu,

in ogni luogo non sei che Tu.

Apri il mio cuore al tuo corpo,

fa che il Tuo pane

sia per me l’unica cosa che conta,

perché Tu mi ami così

da essere pane,

da essere cibo per stare con me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pane e pesci

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12 APRILE 2024

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

Alla “mancanza” di quella folla affamata, corrisponde l’abbondanza di pane che il Signore dona. A quel bisogno di amore della folla, venuta per incontrare Gesù, corrisponde una compassione capace di andare in profondità, così che sia nutrito anche il cuore.

L’abbondanza con cui il Signore nutre, è paragonabile alla Provvidenza che ci viene incontro lungo il giorno; può essere un sorriso inaspettato, un saluto o semplicemente qualcuno in grado di dirci: “sono qui con te”, oppure anche solo camminare per strada e vedere i colori che la primavera ci ha donato, quel verde brillante delle foglie nel cielo blu del tramonto, sono segni che Lui ci è accanto e come allora, usa ciò che ha per arrivare a noi.

È interessante notare come Gesù faccia raccogliere con attenzione l’avanzo di quell’abbondanza, che non vada sprecato. Si, perché l’amore si consuma, non si spreca. Tutta quella folla verrà nutrita, eppure nonostante questo non capisce, cercano di farlo Re. Ma Gesù non è re come dicono loro, la sua vita è spesa per amore, non per potere.

Spesso anche noi ci sentiamo parte della folla, corriamo e la frenesia del quotidiano ci fa dimenticare di Lui, dei dettagli della sua presenza, in noi. Oggi andiamo a quel pane Eucaristico come la prima volta, ma non siamo piu dei bambini siamo uomini e donne con il nostro carico di speranze come quella folla che in fila attende quel pane. Mettettiamo nelle sue mani il nostro cuore, così che lo benedica e lo guarisca dalla ferita e dal peccato. Quei pani e pesci sono un evento straordinario, che diventerà per noi quotidianità nella mensa Eucaristica. A noi il compito di ricordare la Sua compassione, la sua Parola nella domanda a Filippo, il suo essere in disparte a pregare, così da essere capaci di vedere la compassione. L’ascolto e la preghiera, siamo quei pani e pesci spezzati in abbandonanza, dove il cuore rivolto all’altare di Dio, in quel “amen”, ponga tutto se stesso e senta quanto Dio per primo ha messo se stesso per noi, affinché nessuno vada perduto.

“Signore,

“Amen”, ti accolgo in me,

liberami Tu.

Pane del cielo,

venuto in un cuore dalla fame abbondante,

possa la Tua compassione,

il mio l’ascolto e la preghiera,

essere un inizio in cui

sentirti accanto,

così che amandomi profondamente sappia mettere il cuore,

sappia mettere Te in tutto quello che faccio.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Rendimento di grazie

rendimento di grazie

21 APRILE 2023

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

Prima lettura: At 5,34-42

Salmo: Sal 26 (27)

Vangelo: Gv 6,1-15

“Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano” .

Ci troviamo qui in una situazione di estremo bisogno di cibo, ma oltre alla fame fisica ce n’è una più profonda, che vive nel cuore di ogni uomo: la fame di valori, la fame stessa di Dio, origine e fine di ogni esistenza e di ogni dono.

Per l’azione del rendere grazie ciò che avviene si moltiplica all’infinito e ci fa entrare in una logica di gratuità e sovrabbondanza, che supera ogni calcolo puramente umano e costituisce una prova di fede per i discepoli allora, come per noi oggi.

Quante scelte abbiamo fatto misurando solo le nostre forze, i mezzi, il bene, la stima, l’amore degli altri senza considerare la grandezza di Gesù; Lui è il vero nutrimento.

L’abbondanza del pane che ci viene donato ogni giorno, è quello eucaristico, esso è il “rendimento di grazie” per eccellenza, dove l’amore si moltiplica, si spezza e si dona a noi, affinché riconosciamo che possiamo contare su di Lui, e non solo sulle nostre forze.

Alle parole: “il corpo di Cristo”, rispondiamo: “amen” come segno  di essere parte di quella folla venuta da Gesù, ma che è già sazia perché ha ricevuto un pane che non va perduto, anzi esso dura per la vita eterna e più si dona più si moltiplica. Saziati da questo pane, invochiamo il Signore affinché ogni rendimento di grazie a cui partecipiamo, spalanchi il nostro cuore e lo rinnovi del Suo amore.

“Un pezzo di pane,

amore per intero,

dato a tutti noi affamati di tutto

e a volte poco di Te.

Eppure Tu vieni incontro a noi

per donarci te stesso,

per saziarci il cuore.

Ti prego: vienici sempre incontro,

pane del cielo.

Fa che la nostra vita ti sappia riconoscere,

e impari a donarsi come Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Il Pane per la vita

 

Il Pane per la vita

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 8,26-40

Salmo: Sal 65 (66)

Vangelo: Gv 6,44-51

 

 

Gesù si presenta come il pane vivo, disceso dal cielo. È un dono che unisce cielo e terra, appartiene al cielo ma è un segno terreno, comprensibile: è pane!

Non è un pane finito che sfama una volta e basta, è un pane vivo, ovvero: capace di dare vita a chi lo assume.

Mangiare di questo pane non è solo cibarsi, ma è entrare all’interno del sacrificio di Cristo e farne parte. È essere testimoni e allo stesso tempo destinatari di un dono grande: la vita di Cristo, una vita in cui il Padre e il Figlio sono in comunione, al punto che conoscere Gesù è conoscere il Padre.

Il Signore diventa il pane per la vita a volte fragile, lontana, vuota, Egli non aspetta la nostra condizione perfetta, diventa quotidianità, affinché quella comunione tra Padre e Figlio riguardi anche noi.

Tutto il mondo può cibarsi di quel Pane che è Gesù, e cibandosi di esso, entrare a far parte della storia di Dio. Non siamo più distanti e anche se i nostri errori a volte ci precedono, quel Pane ci ha donato un posto, un luogo in cui poterci essere sempre: il cuore di Dio.

Quando riceviamo di quel Pane, rispondiamo: “Amen”. E in quell’Amen pensiamo: credo in quello che sto ricevendo, perché così è, e sempre sarà il pane della mia vita!