Il Signore è con te

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22 Agosto 2024

BEATA VERGINE MARIA REGINA – MEMORIA

Oggi facciamo memoria della Beata Vergine Maria Regina. “Maria è regina perché è madre di Cristo, il re. Ella è regina perché eccelle su tutte le creature, in santità: “In lei s’aduna quantunque in creatura è di bontade “, dice Dante nella Divina Commedia. (Pio XII nella lettera enciclica “Ad Coeli Reginam”).

Il vangelo di Luca ci fa meditare il più bel saluto che tutti vorremo ricevere:

“Il Signore è con te”. Non un Dio lontano da raggiungere, ma un Dio che ci ha già raggiunti e in Maria si è fatto carne. In Lei quel saluto ha cambiato la sua storia e quella di tutta l’umanità, in Lei Gesù è diventato l’Emmanuele, il Dio con noi.

“Il Signore è con te” perché tu possa dare vita all’amore, non importa quanto ti senta fragile, debole, Dio libera dalla paura di non farcela, ti rassicura il cuore.

Maria che festeggiamo Regina, viene incoronata per essere stata umile serva di Dio, ma la sua umiltà non riguarda la rinuncia alla dignità, bensì è fiducia in una Parola, in una Presenza che l’ha resa grande, fino a diventare per tutti noi come afferma Dante: “termine fisso d’eterno consiglio”.

Guardiamo a Maria, sempre strettamente unita al suo Figlio, e Lei unita a noi che siamo tutti suoi figli, invochiamola e sentiamola vicina

come Regina del cielo e della terra, Madre di misericordia, di vita e speranza nostra.

“Maria,

volgo a te il mio cuore,

affinché con te possa risplendere.

Donami la tua luce,

quella che dal tuo “si”

il ventre cambiò.

Maria desidero sentire

tuo Figlio accanto,

aiutami ad incontrarlo.

Tu regina del cielo,

non fai della tua corona un vanto,

tu risplendi della luce del Verbo,

a te chino il mio capo,

così che tu possa benedirmi.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Bontà

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mercoledì 21 Agosto 2024

SAN PIO X, PAPA – MEMORIA

Invidia e bontà si contrappongono, l’uomo è spesso in lotta con se stesso, perché nelle sue valutazioni usa un metro di misura umano e possiamo dire anche egoista, infatti nel suo vivere teme sempre un po’ di perdere qualcosa, anela sì a una giustizia, ma che lo veda protagonista.

Dio invece è solo buono, in Lui tutto è rivolto alle sue creature, a quell’uomo per cui non ha esitato a dare la vita intera, senza tenere nulla per sé. Eppure a noi questa bontà disturba, non ci pare sia giusto dare la stessa paga a chi ha lavorato tutto il giorno, come a chi ha lavorato soltanto un’ora, così ci arrabbiamo con Dio, facciamo esplodere la nostra cattiveria.

Dio non è equo è buono. Agli ultimi dà la stessa paga dei primi, perché la ricompensa non è una ricchezza passeggera, Dio dà se stesso proprio a partire dagli ultimi, da chi si sente rifiutato, non accolto, non amato; la sua paga è amore e misericordia, dono di salvezza. Chi pensa di salvarsi con l’opera delle sue mani, non confida in Dio, ma solo nella sua idea di giustizia quasi pretesa: io ti dò e tu mi dai.

Chi non accetta la bontà di Dio indurisce il suo cuore. L’invidia ci allontana dal fare il bene, dal guardare con gli occhi e il cuore di Dio. Dio non può dare meno di se stesso, dà tutto.

Lasciamoci avvolgere da tanta bontà, da chi sa trasformare anche il mio peccato in luogo di amore. Andiamo a Lui a qualsiasi ora, per lasciarci sorprendere dalla sua economia che dà il meglio di sé a me, perché io, dia il meglio di me agli altri.

“Signore

aiutami a vivere del tuo amore,

della tua bontà.

A volte temo tu possa essere distante, perché lo sono io dal mio cuore.

Aiutami a ritrovare te in me,

a sentirmi cercato, amato,

tu lo fai, lo so,

ma a volte io non vedo

e nel silenzio mi sento solo.

Abita il mio cuore Signore,

e aiutami a vederti.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Possibilità

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20 Agosto 2024

SAN BERNARDO, ABATE E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

Leggendo il Vangelo di oggi, potremmo dire che Dio è il Signore delle possibilità, e quell’impossibilità con cui io mi trovo a fare i conti, per Dio diventa lo spazio dove operare.

Quando viviamo la tristezza, lo sconforto, quando ci sentiamo perduti, quando pensiamo che il nostro peccato ci soffoca, alziamo lo sguardo, perché la nostra vita è salvata per puro dono.

Non siamo noi a compiere delle azioni per salvarci, questo ci è impossibile, solo a Dio è possibile, Lui ci dona una possibilità di vita in pienezza. Lì dove l’uomo sperimenta questa barriera invalicabile, Dio è ancora una volta una  possibilità di vita nuova, vita vera.

Nel comprendere che l’impossibile diventa possibile, allora posso abbandonare non solo tutti i miei beni, ma anche me stesso; si apre un grande orizzonte: realizzare se stessi provando a seguire i passi di Gesù;  non saremo mai come Lui, ma abbiamo la possibilità di provare a vivere Cristo in noi, vivere con gioia, libertà, coraggio, perdono, misericordia, bellezza.

C’è una bellissima poesia di Emily Dickinson che recita:

Io abito la Possibilità –

Una casa più bella della prosa –

più ricca di finestre –

superbe – le sue porte –

E’ fatta di stanze simili a cedri –

Che lo sguardo non possiede –

Come tetto infinito

Ha la volta del cielo –

La visitano ospiti squisiti –

La mia sola occupazione –

Spalancare le mani sottili

per accogliervi il Paradiso.

“Signore

fai della mia vita

una tua possibilità

e non solo un mio sogno.

Tocco di te

ciò che nel mondo incontro

e mi parla,

eppure c’è tanto di te che non so.

Dimmi,

il mio sguardo si innalza al cielo.

Il mondo si è capovolto?

No, è solo Tu

che sei sceso.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Va

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19 Agosto 2024

LUNEDÌ DELLA XX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Tesoro è una parola che evoca un’avventura, per trovare qualcosa di straordinario che ti riempia la vita. Gesù indica un tesoro: “va”, ovvero, parti, dirigi il tuo cammino su una strada che si chiama Amore, lasciati liberare e vola, troverai una vita moltiplicata, un Cristo vivo che ti ama e che si china nel cuore di ogni uomo per ridargli vita nuova, amore compassione, misericordia.

Non si tratta di guardare alle cose, ma alla qualità del nostro esserci, al modo in cui viviamo la realtà, allo stile con cui curiamo le relazioni.

Solo l’amore strappa dalla tristezza e dalla paura di perdere vita; andare dietro a Gesù apre la strada della gioia, perché seguire Lui è camminare in quel tesoro che ha un valore immenso, non si corrompe, non diminuisce, diventa sempre più brillante, perché è lo sguardo di Dio. Allora comprendiamo che è possibile guardare la nostra esistenza secondo una prospettiva inedita. Tutto ci è dato per vivere nella ricchezza dell’amore, per condividere questo tesoro che rivoluziona la vita: amati profondamente dal Padre del cielo.

Vai vivi il tuo tesoro del cielo, la tua vita nell’Amore.

“Signore,

aiutami a camminare,

così da scoprire te

come unico tesoro,

così da sentirmi io il tuo.

Tu mi accompagni,

sei con me, passo dopo passo,

ti prego: guidami,

dimmi una parola

per poter procedere avanti

e donami la tua forza

che non mi rende un viandante,

ma un pellegrino

la cui meta sei Tu.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Rimanere

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18 AGOSTO 2024

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Le parole di Gesù di oggi, hanno uno straordinario inaudito: non solo un pane disceso dal cielo, ma addirittura mangiare la sua carne e bere il suo sangue per avere la vita eterna. Un corpo da masticare, come può essere possibile? Gesù intende dar da mangiare la sua stessa carne, per rimanere in Lui: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”.

In realtà quando ci accostiamo a ricevere l’Eucaristia, non è solo un mangiare il corpo di Gesù, ma è Lui ad assimilarci al suo Corpo, ad assumerci in sé, per farci dimorare in quella dinamica di amore che diventa radice di vita e renderci partecipi della sua stessa vita divina.

La nostra tensione di desiderio infinito, fiorisce in ragione di quel “rimanere” in colui che ci ha mostrato tutto l’amore di Dio, cosi da condividerlo con tutti.

Mangiare il suo pane, mangiare il suo corpo, significa diventare partecipi della vita del Cristo, significa rivestirsi dei suoi sentimenti, vivere della sua stessa umanità in cui risplende la gloria dell’amore di Dio per gli uomini, significa incarnare la presenza di Dio qui e ora, dove siamo, dove viviamo, in questo modo si realizza la parola di Gesù: “colui che mangia me vivrà per me”.

“Signore

aiutami a rimanere in te

e tu, ti prego, rimani in me.

In quell’ “Amen”

fa che tu, pane dei cielo,

entri nel mio cuore

e mi renda come te: un dono.

Fammi sentire la tua presenza,

che io non ti oda

come voce lontana,

ma ti senta in me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Come bambini

 

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17 AGOSTO 2024
SABATO DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Come bambini possiamo recarci da Gesù senza avere difese, possiamo metterci alla sua scuola, per imparare cos’è l’amore e il dono della dua vita. Come bambini possiamo lasciarci amare, poiché Egli sa che abbiamo bisogno di Lui.
Crescendo, le nostre esperienze cambiano il nostro modo di vedere il mondo: in positivo, camminando con maturità, in negativo, perdendo quella forza che viene da Lui ed è la semplicità. Si tratta di recuperarla, perché non è persa, per questo abbiamo bisogno di andare da Gesù. Lasciamo da parte le nostre diffidenze e paure, siamo dinanzi a Lui, non c’è persona che ci conosce ed ama di più.
Come bambini corriamo da Gesù, forse questa è l’occasione per far entrare nella memoria del cuore, un’esperienza importante: essere amati da Dio. È bellissimo, indipendentemente da ciò che facciamo o diciamo Egli ci ama, così, totalmente. Non un capello è tolto, non c’è lacrima che non abbia visto o non c’è dolore che Lui non abbiamo colto. Ora, come bambini in cerca di conforto dopo una caduta, andiamo a Lui, riconciliamoci. Colui che ha dato inizio alla sua opera, porterà a compimento la sua promessa: di amarci per sempre attraverso tutto.

“Signore,
dammi cuore di fanciullo
capace di formarmi e sostenermi nel cammino della vita.
Dimmi che cos’è la semplicità
e i suoi amici
per poterla distribuire a chi
con la mani forate,
disperde energie lungo il tragitto.
Libera il mio cuore
così che possa amarti,
amarmi ed amare
a partire dalla tua forza,
a partire dall’incontro con Te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)

Durezza del cuore

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16 AGOSTO 2024

VENERDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il Vangelo di oggi è un testo delicato, come la situazione che Gesù stesso sta vivendo, vogliono metterlo alla prova, mettendo a Mosè e a Gesù intenzioni che non erano nel loro cuore. La questione è il ripudio della moglie, la domanda relativa alla leicità del ripudio.

Una legge che accetta il ripudio come può essere compatibile con la legge dell’amore? Ecco cosa c’è in quella provocazione. Gesù risponde che è per la durezza del cuore che è stata scritta. La stessa durezza che lo sta mettendo alla prova.

Ci sono situazioni nella vita che rendono duro il cuore, quasi incapace di aprirsi alla vita, a quella che è la nostra vocazione, che è anzitutto amare. Cosa fare in quelle situazioni? La risposta la troviamo nel Vangelo di oggi: “Non tutti capiscono questa parola”, una parola che porta amore, che è contro la durezza.

Se è vero però che non tutti capiscono quanto viviamo: il nostro dolore, la nostra sofferenza, Gesù la comprende. L’amore fattosi carne, capisce persino quelli che vogliono metterlo alla prova, capisce che nel cuore duro non entra niente, eppure sa che la sua parola è paziente come l’acqua nella pietra, scava lentamente ed entra. Dobbiamo chiedere a Gesù il dono di gustarla, di farla entrare in noi così che la durezza non arrivi a ripudiare noi stessi, gli altri e persino Dio. Il Signore ci accompagna in questo cammino, il suo amore precede quella durezza e resta anche dopo lo scioglimento.

“Signore,

aiuta il mio cuore

a guarire dalla sua durezza.

Fa che il dolore non resti in me,

e rimanga solo il tuo amore.

Tu parola fatta carne, parlami!

Come acqua che scava la pietra,

entra in me

e sarò libero di amare e perdonare,

di sentirmi finalmente vivo

e di far vivere chi è accanto a me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

L’anima mia magnifica il Signore

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GIOVEDÌ 15 AGOSTO 2024

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (MESSA DEL GIORNO) – SOLENNITÀ

La benedizione di Maria, si estende a tutti noi in questo giorno di festa in cui La ricordiamo e il gran prodigio che il Signore gli diede da vivere e custodire.

Tale benedizione attraversa i secoli e ci raggiunge, così anche noi possiamo esprimere: “l’anima mia magnifica il Signore”, ogni qualvolta che il nostro cuore si trova deluso, in angoscia, preoccupato, perché da Dio giunge il nostro conforto, quella luce necessaria per compiere le scelte o quella semplice forza che ci fa andare avanti.

Maria ci è accanto come madre e anche come amica, testimoniandoci quanto la sua grandezza non viene da Lei, è dono di Dio. Allo stesso modo, ecco ciò che la rende grande: riconoscere Dio come il Signore della sua storia, al punto da non pensare a quell’annuncio dell’angelo, ma andare da sua cugina e mettersi al servizio, segno che quel bambino sta già agendo in Lei.

Maria è la prima che riceve da Gesù la sua azione, dall’interno, in quel grembo che non è più vuoto è riempito di amore, un amore che sta prendendo forma e avrà un volto. Anche noi oggi magnifichiamo il Signore con Maria, perché attraverso di Lei ogni nostra vita ha i tratti di quel volto, ha la forza di quel grembo che ci spinge a ritrovare il coraggio, a vivere giorno dopo giorno al sicuro con Lui e Lei.

“Maria,

parlami del tuo Figlio

così che lo conosca

e lo riconosca nella mia storia.

Insegnami a custodirlo nel cuore come un grembo,

per poter rinascere io con Lui.

Parla a Lui di me,

della mia povera vita,

affinché il suo sguardo la curi

e sia nel suo cuore.

Maria vieni a visitarmi,

così che il tuo magnificat

diventi il mio,

perché tu hai benedetto la mia vita.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Correzione fraterna

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14 AGOSTO 2024

SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE, PRESBITERO E MARTIRE – MEMORIA

Quando parliamo di correzione fraterna, la associamo sempre ad una sorta di rimprovero e non di aiuto reciproco

Si tratta invece di accogliere il fratello anche con i suoi errori e cercare di camminare assieme verso la verità. Aiutare senza giudicare è una forma di carità che illumina la via per distinguere l’errore dall’errante, il peccato, dal peccatore, per aprirsi al perdono reciproco, solo così possiamo continuare a chiamarci e ad amarci quali fratelli. L’amore ha bisogno di essere esplicitato nella verità e compreso nella fiducia. Ciascuno riconosce i propri limiti quando non si sente giudicato, e nessuno è così giusto da poter esprimere sentenze sul proprio fatello.  Occorre che si instaurino davvero sentimenti di profonda stima e di rispetto dell’altro, cosi da potersi confrontare nella liberta e nella carità. Molte volte bisogna partire all’ascolto, spiegarsi, capirsi, essere disposti a lasciarsi aiutare, come avere il coraggio di aiutare; “se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello”, dice Gesù. Questo “guadagnare il fratello” significa ristabilire una fraternità, ovvero il fine stesso di tutta l’azione che Gesù è venuto a portare: la salvezza, perché nessun figlio vada perduto.

Solo sostenendoci e aiutandoci a vicenda mediante l’amore e la verità, possiamo ritrovare la comunione con il nostro Dio che è perdono, misericordia, e vivere la relazione tra fratelli nella presenza del Signore risorto quale dono della grazia.

“Signore,

la mia vita sia un riflesso della tua,

allontana il mio cuore dall’odio,

e sappia rispondere con l’amore dinanzi all’indifferenza e all’abbandono.

Insegnami a risollevare quel fratello che caduto a terra

nessuno guarda più.

Tu vuoi che nessuno di noi vada perduto,

rendi il mio cuore attendo

così che io sia

la Tua mano che solleva,

il Tuo sguardo che conforta

e sappia dare il meglio di me

a Te a chi incontro.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Bambini

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13 AGOSTO 2024

MARTEDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Desiderio di ogni persona umana è quello di valere, di contare, di essere riconosciuto, e questo in linea di massima lo consideriamo in base alla ricchezza posseduta, la posizione sociale, il lavoro. Ma Gesù ci cambia la logica, perché l’unica vera grandezza di ciascuno viene dal riconoscersi piccoli: “chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli”. Gesù ci ricorda che siamo piccoli, siamo figli, e la nostra grandezza deriva proprio dall’essere figlio amato dal Padre.

Il bambino è il segno di quella semplicità, spontaneità e fiducia che caratterizzano una vita che non si preoccupa di apparire, ma esprime il desiderio di vivere amato, curato, perdonato. Quando il bambimo si sente amato, si sente grande. Se l’età cronologica del bambino passa, nessuno smette mai invece di essere figlio.

Tutti siamo figli a qualunque età, siamo figli amati dal Padre che non vuole perdere nessuno dei suoi “piccoli” a qualunque età. In questo amore ogni persona umana trova la sua grandezza, nel riconoscersi figlio amato, custodito, cosi Dio che è il più grande di tutti, si è fatto il più piccolo di tutti per essere con tutti e mostrare il senso di ogni grandezza: vivere dell’amore, vivere ad immagine di Dio, perché solo Lui è il più grande nell’amore.

“Signore,

dammi un cuore semplice

che conosca il tuo nome

e lo imprima nel cuore.

Fammi sentire un figlio amato

che custodito dal Padre

non è perduto.

Aiutami ad amarti,

poiché amare l’Amore non è semplice,

ma in esso è la mia esistenza.”

(Shekinaheart eremo del cuore)