Giustizia, Misericordia e fedeltà

 

giustizia, Misericordia e fedeltà

 

 

23 AGOSTO 2022

MARTEDÌ DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 2Ts 2,1-3a.13-17

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Mt 23,23-26

 

Il Vangelo di oggi comincia con toni duri verso gli scribi e i farisei, dicendo: “guai a voi”, li accusa di una rigidità legata su determinate azioni trascurando le parti essenziali della legge, come la giustizia, la Misericordia e la fedeltà; perché questo discorso e cosa può dire a noi?

Il Signore ci ha donato una vocazione che non riguarda solo la personale scelta di vita, ma la prima vocazione è anzitutto universale: vivere da figli creati ad immagine e somiglianza di Dio. Se veniamo meno a questo compito, se manca la coerenza di vita, è come se ci autorendessimo incompiuti.

“Guai a noi” non è una minaccia o una reazione accesa, perché il nostro non è un Vangelo “contro” nessuno, sono parole di avvertimento a non perdersi, ricche di preoccupazione su chi non ha capito l’essenza della sua esistenza, e divulga immagini contraddittorie di un Dio che è giustizia, Misericordia e fedeltà ed esse non sono a sé stanti, ma la somma del Suo amore, si compiono insieme, nessuna è senza l’altra.

L’augurio che possiamo farci, viene proprio dalla prima lettura di oggi, sono le parole di Paolo ai Tessalonicesi: “E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene”.

Lasciamoci confortare il cuore da Dio, sentiamoci amati da Lui e crediamo che gli stiamo a cuore e tutto questo ci renderà saldi, perché la nostra vocazione è per la felicità vissuta con i Suoi tratti di giustizia, Misericordia e fedeltà.

“Signore,

aiutami a vivere da figlio.

Il fuoco del Tuo amore renda saldo in me

le Tue parole,

cosi che il mio cuore non si perda.

Tu sai quante volte ho sbagliato

e mi sono perso,

ma il Tuo amore non è mai cambiato.

Ti ringrazio per la Tua perseveranza, che nel tempo

ha dato al mio cuore una speranza,

sono figlio e non l’errore che commetto,

sono amato non per quello che faccio, ma per ciò che sono:

il frutto del Tuo amore

e nel Tuo nome, mi hai benedetto”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

L’amore è l’unica legge

 

l'amore è l'unica legge

 

19 AGOSTO 2022

VENERDÌ DELLA XX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 37,1-14

Salmo: Sal 106 (107)

Vangelo: Mt 22,34-40

 

L’invito del Signore nel Vangelo di oggi, è amare con tutto noi stessi. Benché il nostro corpo sia formato da molti apparati, è unico, così il nostro amore per Dio e per gli altri dev’essere totale, al punto che il Signore ne fa una legge.

Parlare di legge nell’amore sembra una disarmonia, perché la legge è vista come un obbligo e viene spontaneo chiedersi: come si può amare forzatamente? Però la legge non è solo obbligo, ma anche direzione, un indicarci la via da seguire.

Abbiamo uno Spirito d’amore che è entrato in noi, questo comandamento prende vita in ciascuno. È come un alito di vento penetrato nella nostra creaturalità, lo dimostra il fatto che in quanto creature siamo fatte per relazionarci con Dio, con noi stessi e con gli altri. L’essere in relazione è l’equilibrio della vita, basato su quell’unico comandamento che esprime il desiderio di Dio a farci vivere così: con tutto il cuore, con tutto noi stessi, per amore verso di Lui e gli altri.

Per quanto passi il tempo e la storia, l’amore è l’unica legge che è rimasta da quel primo giorno in cui Dio disse: “sia la luce […] e vide che era cosa buona” (Gen1, 3-4). Cosa buona è la legge dell’amore che regola l’universo, creata dalle mani di Colui che ha fatto dell’universo un’estensione del Suo amore, del Suo cuore, affinché ciascuno possa sentirsi Figlio amato ed essere capace di fare altrettanto.

“Signore,

aiutami a credere nel Tuo amore sempre,

perché ho bisogno di comprendere

che Ti sto a cuore.

Fa che ogni mio dolore,

ogni mia più piccola sofferenza,

trovi in Te il Suo rifugio

e possa respirare di questo amore.

Lascio al tempo la mia fatica,

pongo nelle tue mani

i miei pezzi spezzati di tutta una vita,

a cui io non so più dare forma,

cosi che tu possa mettere il tuo Spirito d’Amore

e il mio cuore ricominci a battere

per Te, per me, per gli altri.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

L’unica legge

 

l'unica legge

 

LUNEDÌ 08 AGOSTO 2022

SAN DOMENICO, PRESBITERO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 1,2-5.24-28c

Salmo: Sal 148

Vangelo: Mt 17,22-27

 

Nella casa di Dio siamo figli liberi! È Gesù a spiegare quanto alta è la libertà di chi ha fatto della sua vita questa certezza. Egli paga la tassa per il tempio come tutti, perché non si difende o discute? Per evitare scandali, è scritto.

Si, affinché tutti capiscano che Gesù e i suoi non sono un’élite, ma fanno parte della gente che fa le cose quotidiane e ordinarie, comuni a tutti, come ad esempio pagare la tassa, poiché ciascuno di loro fa parte di quell’unico popolo.

Lo scandalo sarebbe stato non pagare, mettersi in una posizione “alta”, ma Gesù sceglie di abbassarsi alle leggi di re terreni, di scendere per farci risalire tutti accanto a sé e al Padre, e comprendere che non siamo solo un popolo, ma il popolo dei figli di Dio, la cui unica legge è quella dell’amore.

Se siamo liberi è per dono Suo che ha fatto della Sua libertà un’offerta, affinché nessuno fosse escluso da questa figliolanza. C’è dello straordinario in questo brano di Vangelo, Gesù manda Pietro a pescare un pesce dove all’interno vi è una moneta d’argento con cui pagare, segno della Provvidenza di Dio.

La moneta data al tempio, non sarà più per Pietro un tributo ai regnanti della terra, ma un dono ricevuto dalle mani del Padre, consegnato al tempio a nome di una libertà più grande.

Tutti noi siamo figli sotto il segno di una legge di amore e libertà, dinanzi a un Padre che non impone, ma dispone per noi un cammino in cui riconoscere a partire dalle piccole cose, dall’ordinarietà della vita, la straordinarietà di Dio.

“Signore,

insegnami a sentirmi Figlio di Dio

in ogni situazione,

affinché anche nelle difficoltà, io ricordi

che c’è un Padre in cui confidare.

Aiutami a vivere dell’unica legge che tu mi hai donato:

il comandamento dell’amore,

per scoprire quella libertà che in essa trova rifugio

e in cui io desidero esistere,

perché davvero per tutti

c’è un posto nel cuore di Dio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Il compimento del cuore

il compimento del cuore

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1 Re 18,20-39

Salmo: Salmo 15 (16)

Vangelo: Mt 5,17-19

 

Il vero compimento della legge e dei profeti, si ha con Gesù!

Il Signore desidera dirci che in quella legge e in quell’annuncio è nascosta una pienezza per tutti e siamo chiamati a viverla.

La pienezza è l’amore di Dio! Una legge senza l’amore non è una legge di Dio. Nel corso della Sua vita, Gesù lo dimostra con i gesti e i miracoli, per alcuni tutto quanto spingeva a chiedersi se era lecito o no, la sua unica risposta, era l’amore del Padre per invitarci a vivere di questo amore.

Riflettere sulla legge non ci fa pensare all’amore, anzi si cerca di eseguirla e tentare di non trasgredirla, perché il mancato successo può portare ad una sanzione. Qui subentra la meraviglia di questo Vangelo, poiché l’unica determinazione della legge di Dio è l’amore, e non siamo puniti dinanzi al nostro errore, nell’amore abbiamo un Padre che perdona e ci attende per dimostrarcelo.

Gesù porta a compimento questa legge, la determinazione con la quale affronterà con consapevolezza la sua passione e morte, è indimenticabile alla nostra memoria.

Solo l’Amore può farsi spazio, tale da rendere la legge di Dio un faro che illumina le nostre giornate, affinché con Gesù realizziamo il nostro pezzetto di Vangelo, meditato, custodito e donato come compimento del cuore.

 

 

La legge e i profeti

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Dt 4,1.5-9

Salmo: Sal 147

Vangelo: Mt 5,17-19

 

Gesù rappresenta la continuazione nel tempo della Legge e i profeti, Egli è l’unione tra passato e futuro, è la concretezza che si perpetua nella storia. Tutto ciò che abbiamo precedentemente ascoltato, diviene un Volto dove confrontarsi, affinché quella Legge non sia un obbligo o qualcosa da fare, ma ciò per cui è stata formata: una questione di cuore. Non si tratta di sentimentalismo, è riconoscere semplicemente, il perché essa è stata creata: per dare ai suoi figli una strada su cui camminare, gli stiamo a cuore!

Gesù è la via fatta carne, diviene il compimento della legge e i profeti, perché l’offerta della Sua vita è la massima espressione dell’amore. È come se il Signore ci dicesse: io ti amo di più! Amare di più non è essere “romantici”, amare di più comporta sacrificio, fatica, richiede impegno, desiderio, volontà. Il Suo Amore è visibile alzando gli occhi alla croce, dove non c’è bisogno di parole, ma basta contemplare quell’offerta che abbraccia il mondo intero.

Egli ci chiede di cominciare dal piccolo, da quei minimi precetti per arrivare alla grandezza della Legge, c’è una gradualità e una totalità, poiché quei minimi precetti fanno parte di essa, c’è tutto. La grandezza dell’amore di Dio diventa, grazie a Gesù, un’esperienza personale, affinché possiamo essere partecipi di quel tutto, che cambia la vita, la trasforma, tanto da donarci la forza di fare altrettanto.

 

 

La legge dell’amore e la norma umana

 

la legge dell'amore e la norma umana

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gc 5,9-12

Salmo: Sal 102 (103)

Vangelo: Mc 10,1-12

 

Nel Vangelo della liturgia del giorno, Gesù nomina una durezza del cuore per il quale Mosè scrive una norma. Questo fa pensare che c’è una legge quella di Dio, dove l’apice è l’amore e richiama il vivere di cuore; poi c’è una norma umana, data dalla durezza del cuore.

Anche a noi capita di vivere tra la legge divina e la norma umana. Ci sono delle situazioni umanamente inaccettabili, in cui subentrano solo emozioni negative e la legge dell’amore non trova spazio. Siamo come bloccati, sia se siamo erranti, sia se ci troviamo dalla parte di coloro che dovrebbero perdonare.

Oggi il Signore ci spiega nel testo, che all’origine di tutto c’è una creazione e quindi un creatore a cui rivolgerci, non per metterlo alla prova, ma per chiedergli aiuto, chiarimento proprio come fecero i discepoli.

L’invito di Gesù, è affidarsi a Lui in tutte quelle situazioni dove perdonare non è facile, oppure quando abbiamo bisogno di perdono per ricominciare. Non si tratta di lasciar fare soltanto a Lui, ma di permettere al nostro cuore, di incontrare Colui che ha intenzione di renderlo simile al Suo. L’amore del Signore è così grande che arriva a fare della croce il punto più alto del suo abbraccio e le emozioni, le lacrime, la rabbia e la paura, lasciano spazio a Colui che per ora, è il solo che può perdonare e a noi è chiesto di stargli semplicemente accanto, così come siamo.

 

 

La legge più grande di tutte le altre

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Sam 16,1-13a

Salmo: Sal 88 (89)

Vangelo: Mc 2,23-28

 

C’è una legge più grande di tutte le altre, che il Signore desidera impariamo ed è la legge dell’amore.

Gesù nel Vangelo difende i suoi discepoli dalle accuse dei farisei, perché prendono le spighe in giorno di sabato e ci parla di Davide, che il Signore sceglie per diventare re, anche lui si legge nel testo, viola le regole e con i suoi compagni mangia il pane dell’offerta.

Cosa ci vuole insegnare il Signore? Egli desidera che la nostra unica regola sia la carità. Gesù illumina la legge, ne da un indirizzo nuovo: la carità. È da essa che scaturiscono le altre, e se così non fosse ci troveremo ad eseguirle solo con la testa e non con il cuore.

Non si tratta più solo di seguire alla lettera un comando, ma il COME. Il Signore ci chiede oggi come facciamo le nostre azioni? Cos’è che ci muove? Capendo chi è il Signore delle nostre azioni, potremmo orientarle al bene e percepire la legge di Dio, non come un ordine a cui corrisponde una punizione, ma qual’è realmente, una direzione per camminare; come per i discepoli che erano con Lui, che nel cammino imparano chi è il Signore che stavano seguendo.

Lasciamoci istruire il cuore e la mente, poniamo davanti a Lui le regole che spesso ci imponiamo e chiediamoci da dove vengono. Liberiamoci dalle catene del “dover fare” delle cose e cogliamo anche noi la spiga della semplicità, lasciamoci nutrire da colui che è il vero pane, il nutrimento delle nostre azioni, il custode della vera legge.

 

 

Contiamo insieme -7 al NATALE

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O Signore, guida della casa di Israele,

che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto,

e sul monte Sinai gli hai dato la Legge:

vieni a liberarci con braccio potente.

(Antifona 18 dicembre novena di Natale)

 

L’antifona di oggi, ci guida su che cosa viene a liberarci il Signore: da tutto ciò che ci imprigiona e non ci fa respirare, da tutto ciò che ci paralizza, dal nostro desiderio di segni straordinari, per fare spazio a un segno pieno di tenerezza: un bambino.

Questo bambino è un segno della potente tenerezza di Dio che non usa la forza per liberarci, ma la dolcezza di un amore ancora in fasce. “Il fuoco” e “la legge”, sono tenute in braccio, questo bambino che diventerà un uomo, di queste due cose ne farà una: Amore.

Ci viene donato un bambino che ci indica la direzione: il cuore di Dio e ci insegna la fiducia dell’essere portati in braccio.

 

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