Cielo e terra

Cielo e terra

 

VENERDÌ 29 SETTEMBRE 2023

SANTI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE, ARCANGELI – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Dn 7,9-10.13-14 Oppure: Ap 12,7-12a

Salmo: Dal Sal 137 (138)

Vangelo: Gv 1,47-51

Il cielo si apre alla Terra. Gesù dono del Padre ci rivela il suo volto, è il punto di unione tra cielo e terra, è il mediatore tra Dio e gli uomini.

L’immagine di salire e scendere è un richiamo alla realtà umana e divina di Gesù. Egli pur essendo tra gli uomini, è in comunione col Padre, è la “casa di Dio”, è la “porta del cielo”.

Soltanto in Gesù ciascuno può fare esperienza di Dio che salva.

Natanaele, viene trasformato dall’incontro con Gesù perché in lui “non c’è falsità”; si è accostato con cuore sincero e semplice, toccato nell’intimo del suo cuore riconosce in Gesù il Messia ed esclama: “Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele” (v.49).

Per questa professione di fede, Gesù promette a Natanaele la visione del cielo, la visione dell’amore di Dio, ma la piena e definitiva rivelazione di Dio si avrà solo in Gesù risorto e seduto alla destra del Padre nei cieli, dove salgono e scendono gli angeli di Dio.

Oggi festa dei santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele messaggeri di Dio, chiediamo che ci aiutino ad aprire il nostro cuore nella verità, per entrare in comunione con il figlio. Ci facciano conoscere sempre più il mistero di salvezza che Dio ha preparato per ciascuno uno di noi. Ci portino a vivere quel pezzetto di cielo che Dio ha gia posto nel nostro cuore: il suo amore.

“Signore,

apri la via dinanzi a me,

cosi da scorgere un pezzo di cielo.

Luce, acqua, fuoco, terra,

eccomi tra loro come elementi di cui io posso toccare,

ma il cielo come lo toccherò?

Attraverso di Te;

tu Dio che scendi

per toccare il mio cuore,

risanalo, tienilo con Te,

affinché custodito possa diventare segno di cielo,

segno del Tuo amore.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

La luce splende nelle tenebre

la luce splende nelle tenebre

 

SABATO 31 DICEMBRE 2022

31 DICEMBRE – SETTIMO GIORNO FRA L’OTTAVA DI NATALE

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura:1Gv 2,18-21

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Gv 1,1-18

 

“La luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta”.

Questo è l’augurio con cui desideriamo terminare l’anno. Un anno ricco che ha vissuto gioie, oppure dolori, ciascuno ne avrebbe da scrivere pagine della propria storia. In alcuni casi sapere che è finito dà speranza per il futuro. Gesù è Colui in grado di alimentare questa speranza, è quella Luce capace di illuminare ogni cuore, a volte ferito dall’anno passato.

Le parole del prologo di Giovanni, ci vengono incontro come un segno: nulla può spegnere la Sua luce! Un anno nuovo attende di nascere, auguriamoci possa crescere con il bambino di Nazareth, anch’Egli appena nato quasi per accoglierlo. Auguriamoci di vivere giorno dopo giorno nella Sua luce, affinché essa illumini i nostri istanti, così da poter respirare quella pace e serenità invocata e sperata da tutti i popoli, e che le tenebre non l’hanno vinta.

“Signore,

un anno nuovo attende l’orizzonte,

fa che sia pieno di speranza e fede in Te.

A chi è nel buio, dona la luce,

a chi soffre e si sente solo, dona il Tuo conforto.

Ogni cuore possa conoscerTi,

così che al termine dell’anno a venire,

possiamo trovarci tutti a riscaldarci

dinanzi al fuoco del Tuo amore

e sentirci ogni anno, per tutto l’anno a casa con te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Il fuoco

il fuoco

 

 

20 OTTOBRE 2022

GIOVEDÌ DELLA XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Ef 3,14-21

Salmo: Sal 32 (33)

Vangelo: Lc 12,49-53

Il Vangelo di oggi ci parla di sentimenti e speranze. Gesù esprime il desiderio che il Suo fuoco fosse già acceso e afferma di essere angosciato, per un battesimo non ancora compiuto.

Gesù si mostra a noi nella sua umanità. Egli come tutti aveva emozioni, desideri e ce li manifesta affinché possiamo sentirlo accanto e non distante.

Quando speriamo di avere Dio accanto, Egli è già lì e spera ce ne accorgiamo, così che quel fuoco sia sempre acceso. Esso è il fuoco del Suo amore che arde ma non si consuma, scalda ma non ci brucia. Il fuoco è la Sua umanità fattasi carne, divenuta amore per dono del Padre, a noi che stanchi, oppressi dalle fatiche, possiamo avere l’occasione di toccare con mano l’amore di Dio.

Ogni nostra speranza trova in Lui quel luogo dove rifugiarsi e quella garanzia di una fiamma sempre accesa, nonostante a volte ci sentiamo spenti. Il desiderio di Dio per tutta l’umanità è far incontrare Suo figlio, affinché ognuno di noi possa sentirsi altrettanto figlio amato, voluto e desiderato dal cuore del Padre.

Lasciamo che il Suo fuoco ci scaldi il cuore e ci ristori dalle freddure delle vita, dalle rigidità legate alla sofferenza, così da poter sentire il nostro cuore ritornare a battere, ritornare a vivere da figli forgiati da un fuoco che mai si spegnerà.

“Signore,

Tu sai di me, conosci la mia storia

e per quanto faticosa

ho un’unica certezza: Tu la ami.

Forgiata dal fuoco del Tuo amore,

prende vita e continua ad ardere nonostante tutto.

Ripongo in Te la mia speranza,

e Ti affido le preghiere di tanti cuori

che vivono nella fatica,

Ti affido il loro cuore, così che non rimanga deluso.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Un fuoco che non si spegne

 

un fuoco che non si spegne

 

DOMENICA 14 AGOSTO 2022

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Ger 38,4-6.8-10

Salmo: Sal 39 (40)

Seconda lettura: Eb 12,1-4

Vangelo: Lc 12,49-53

 

La prima parte del Vangelo di oggi è comprensibile: il fuoco di cui il Signore ci parla, è il fuoco dell’amore. Egli esprime il Suo desiderio: “che fosse acceso!”. A noi è dato il compito di mantenere vivo quel fuoco dono dello Spirito ricevuto.

La seconda parte diventa quasi più “complicata”, perché si scontra giustamente con l’immagine che abbiamo di Dio. Come può parlarci di divisione, Colui il cui amore unisce i cuori?

Necessita di essere ben intensa, una possibile versione è pensare non tanto ad uno scontro verso gli altri, perché è questo che viene in mente quando parliamo di divisione, quanto piuttosto verso noi stessi. Dovremmo domandarci: attraverso i ruoli che abbiamo, cosa riflettiamo? Riflettiamo il fuoco dell’amore di Dio? Ovvero: siamo capaci di dividere in noi e in chi ci è accanto, l’odio dall’amore, la paura dalla forza, la disperazione dalla fede, oppure ci fermiamo alla superficie delle azioni?

È il Signore ad insegnarci il come, Egli è il primo che dinanzi al nostro peccato ne vede una ricerca di felicità che ha sbagliato il bersaglio, e lo fa a partire da quel fuoco ricevuto dal Padre, affinché il nostro cuore abbia sempre una speranza per ricominciare.

Il fuoco fonde, non divide e noi siamo uniti a Cristo da sempre, perché il Suo amore possa arrivare nei cuori di ciascuno. La vera divisione è non rispondere a questa chiamata antica e sempre nuova, di portare Cristo oltre i confini della terra.

Non ci sarà pace, si! Il Signore non si darà pace finché ognuno di noi non farà esperienza di quest’amore ricevuto, e viva nella verità di un Dio venuto sulla terra a portare amore, pace e speranza in un mondo che l’aveva persa.

“Signore,

un fuoco mi hai donato,

affinché il mio cuore senta il Tuo bruciare d’amore per me.

Abbi pietà di me, di tutti quei gesti spenti, vuoti, aridi,

fammi comprendere quanto è forte il Tuo amore,

così da riprendere da qui il mio viaggio,

alla ricerca del Tuo nome

nel mio cuore.

Fammi comprendere

che sei Tu il primo ad avermi cercato,

fin da quando sono nato

Tu sei già dentro di me,

Tu sei con me,

come un fuoco che non si spegne”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Il dono del Suo Spirito

 

 

il dono del Suo Spirito

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 14,5-18

Salmo: Sal 113 B (115)

Vangelo: Gv 14,21-26

 

“Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.

Riceviamo il dono del Suo Spirito che completa l’unità tra Padre e Figlio e ci apre la via alla comprensione di questo legame.

Alla nostra carne, a tutto ciò che è materialità subentra lo Spirito ad abitare presso di noi per guidarci, consolarci e renderci capaci di vivere una vita unita al Padre e il Figlio.

Lo Spirito Santo è quel raggio della Sua luce che possiamo toccare, sentire e lasciarci illuminare, così che il nostro quotidiano sia parte con Lui.

Il Paràclito è quella fiamma sempre accesa, mandata dal Padre a noi per plasmare, unire, consacrare nel nome di Gesù ogni cuore. Un fuoco alimentato dall’amore tra Padre e Figlio, viene a dimorare in noi e non si spegne, poiché al di sopra di tutto, del peccato, della fragilità, c’è l’amore di Dio.

L’amore di Dio avvolge, consola e consolida il nostro legame con il Padre e il Figlio, e attraverso lo Spirito possiamo comprendere, ricordare e ritrovare la mano di Dio in ogni nostro passo.

Ascoltiamo la Parola di Gesù, facciamola entrare in noi, per vivere come custodi di questa promessa: ogni Sua Parola non sarà dimenticata, ma troverà attraverso lo Spirito dimora nei cuori, così che tutte le nostre azioni abbiano in sé la forza di Dio.

 

 

Contiamo insieme -7 al NATALE

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O Signore, guida della casa di Israele,

che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto,

e sul monte Sinai gli hai dato la Legge:

vieni a liberarci con braccio potente.

(Antifona 18 dicembre novena di Natale)

 

L’antifona di oggi, ci guida su che cosa viene a liberarci il Signore: da tutto ciò che ci imprigiona e non ci fa respirare, da tutto ciò che ci paralizza, dal nostro desiderio di segni straordinari, per fare spazio a un segno pieno di tenerezza: un bambino.

Questo bambino è un segno della potente tenerezza di Dio che non usa la forza per liberarci, ma la dolcezza di un amore ancora in fasce. “Il fuoco” e “la legge”, sono tenute in braccio, questo bambino che diventerà un uomo, di queste due cose ne farà una: Amore.

Ci viene donato un bambino che ci indica la direzione: il cuore di Dio e ci insegna la fiducia dell’essere portati in braccio.

 

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