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18 MARZO 2024

LUNEDÌ DELLA V SETTIMANA DI QUARESIMA

Un brano di Vangelo quello odierno, di un’intensità molto particolare, dove miseria e misericordia si incontrano, e questo Gesù che viene interrogato per essere messo ancora una volta alla prova, per trovare in lui un capo d’accusa, sembra voler prendere un attimo di tempo, perché i suoi interlocutori possano fare una pausa di riflessione e guardarsi dentro, cosi si china a scrivere qualcosa per terra, e al loro incalzare per avere una risposta, Gesù dà un’indicazione molto chiara: guardatevi dentro, il peccato non è davanti all’uomo, ma all’interno, non è quello degli altri, di quella donna sorpresa in adulterio, ma in ciascun essere umano impastato di quella polvere su cui Gesù scrive.

Il Vangelo non ci riporta cosa Gesù abbia scritto, ma sicuramente il vento del perdono ha spazzato via la polvere del peccato da quella donna; lei non è il suo peccato.

Quale intensità di sguardo, ci sarà stato tra Gesù e quella donna rimasti soli, al centro della scena. Un breve dialogo, parole essenziali, nessuno più condanna, Dio salva, perdona e apre a quella donna il futuro di un amore nuovo.

Il perdono dà un cuore nuovo, fa comprendere tutto l’amore di Dio per la sua creatura: amati gratuitamente, senza condizioni.

Anche noi come quella donna, guardiamo a Gesù con fiducia, Lui conosce la nostra miseria, lasciamoci avvolgere dalla sua misericordia, e in questo tempo di Quaresima, accostiamo al sacramento della riconciliazione, con la certezza che il suo amore avrà gioia di sanare anche il nostro cuore.

“Scrivi il mio nome

col dito per terra,

così che la mia vita sia ricreata.

Scrivi, poni il Tuo segno nella mia vita,

perché quel soffio non cancella, perdona, vivifica.

Scrivi, quell’unica parola

che ora Ti risuona nel cuore:

il mio nome,

ed io nell’intento di guardarti,

metto nelle Tue mani tutti i miei peccati.

Scrivi sul mio cuore,

perché questo perdono

non si cancelli più.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Un nome famoso

un nome famoso

 

03 FEBBRAIO 2023

VENERDÌ DELLA IV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 13,1-8

Salmo: Sal 26 (27)

Vangelo: Mc 6,14-29

Il nome di Gesù era famoso. Chi non ha mai sentito parlare di Gesù? Ma tra il sentirne parlare e il conoscerlo c’è un ampio spazio. È quello lo spazio su cui dobbiamo camminare: verso una conoscenza profonda di chi Egli sia.

Questo è un passaggio importante per ognuno di noi, poiché Gesù è venuto proprio per incontrarci, per avvicinarci al Padre. Egli è famoso non per se stesso, ma per rendere presente Dio suo e nostro Padre. Non ha mai cercato altro che questo: aiutarci a credere che abbiamo un Padre che ci ama sempre, nonostante le nostre contraddizioni e la nostra ricerca a volte sbagliata di un bene.

Chiediamo al Signore per camminare così, da farlo essere famoso per noi, in casa nostra, affinché sia importante per il nostro cuore, proprio come noi lo siamo per Lui.

“Chi sei o Signore?

Sei il mio tutto, la mia luce,

la mia vita, la mia forza, fa che me ne renda conto sempre.

Ch’io non passi un solo giorno senza Te,

perché se ciò dovesse capitare, è a causa mia,

della mia distanza.

Aiutami ad andare incontro a Te

per vedere il Tuo volto e sorridere ogni giorno,

certa del Tuo amore”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Noi chiamati per nome

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20 GENNAIO 2023

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 8,6-13

Salmo: Sal 84 (85)

Vangelo: Mc 3,13-19

Gesù chiama i dodici, l’iniziativa è Sua, l’uomo non fa niente, l’azione è tutta di Lui, perciò questa chiamata è un dono che l’uomo riceve, non deve fare delle azioni particolari per meritarselo.

Nel Vangelo i dodici discepoli rappresentavano le dodici tribù d’israele, ovvero, veniva compresa tutta l’umanità. In quei dodici siamo compresi anche noi, chiamati per nome. Siamo chiamati in quanto amati e nessuno è escluso, perché il desiderio di Dio è di stare con l’uomo. Egli è il Dio con noi, e stare con Lui è diventare partecipi della Sua stessa vita e questo avviene sempre per dono Suo.

Lo stare con il Signore non ci rende persone inermi, ci muove a donare, a portare la Sua Parola, i suoi gesti.

Il Vangelo finisce così: con l’elenco dei nomi dei suoi apostoli, un finale che è un’inizio per loro e per noi, per scoprire il Suo amore e vivere di questo.

“Signore,

aiutami a stare,

nonostante mi senta peccatore

e percepisca lo sbaglio come un ostacolo.

Fammi comprendere che sei Tu a venire incontro a me,

non per quello che ho fatto,

ma per ciò che sono:

figlio prezioso ai tuoi occhi, creato per amare ed essere amato.

Ti amerò con la mia umanità che seppur fragile

desidera incontrarTi,

a cui Tu hai dato una possibilità di stare con Te.

Stai con me ed io con Te,

insieme scorrerà la vita e sarà in abbondanza

per tutti coloro che ci incontreranno”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”

 

27 OTTOBRE 2022

GIOVEDÌ DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ef 6,10-20

Salmo: Sal 143 (144)

Vangelo: Lc 13,31-35

 

Il Vangelo di oggi Gesù ci fa pensare a ciò che accadrà, con dei riferimenti alla Sua passione: “e il terzo giorno la mia opera è compiuta”, e alla domenica delle palme: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.

Gesù tornerà a Gerusalemme per portare a compimento ogni gesto d’amore, non solo nel passato, ma anche qui ai giorni nostri. Ancora una volta ci viene incontro, portando alla nostra mente quanto la Sua passione sia l’ultima parola alla sofferenza. Dinanzi al nostro dolore c’è Qualcuno che lo porta con noi, che entra nella nostra Gerusalemme da Re, per offrire la Sua vita, affinché la nostra sia sanata dal di dentro.

Oggi Gesù sia il nostro conforto davanti ai rifiuti, a quell’essere respinti, perseguitati, perché Egli è davvero l’unico in grado di comprendere ogni dolore.

Lasciamoci amare, consolare, supportare da Lui, facciamo cadere i muri delle paure che salgono alla gola e affidiamoci a quel volto pieno d’amore, che raccoglie le nostre lacrime e le consola con un caldo abbraccio.

“Signore,

sono qui, aiutami.

Il dolore e la sofferenza,

anche Tu conosci.

Provo dispiacere per il Tuo dolore, per la Tua passione:

so che cos’è.

Sostienimi Gesù, solleva il mio cuore

e donami la forza.

Cosa chiederti che Tu non sai? Cosa esprimere?

Lascio parlare il mio cuore, lascio parlare il dolore

e mi affido a Te, al Tuo amore eterno,

Tu sei la mia speranza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

 

Il nostro nome è: figlio

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SABATO 20 AGOSTO 2022

SAN BERNARDO, ABATE E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 43,1-7a

Salmo: Sal 84 (85)

Vangelo: Mt 23,1-12

Il nostro nome non è legato a ciò che facciamo, ma rappresenta quello che siamo. Gesù oggi ci insegna la via della semplicità, la quale comporta anche non farsi chiamare “rabbi”, “maestri” o “padre”, perché uno solo è il Padre nostro e noi siamo tutti fratelli.

Il Signore ci aiuta a comprendere che la nostra grandezza non è nel fare ma nell’essere, il rischio sarebbe quella di attribuirsi dei nomi legati all’agire, con la tendenza a farlo in ogni circostanza positiva o negativa.

Il nostro nome è uno solo ed è Figlio, e ci è dato grazie all’amore del Padre.

Il nome è una chiamata, ha un significato e la parola figlio è la più bella che esista, perché possiamo anche sbagliare, perderci, ma in quanto figli, avremo sempre una casa in cui tornare: il cuore del Padre.

Abbiamo non solo una casa, ma anche un esempio di Figlio: Gesù. Egli ci insegna a perseverare nel disegno di Dio seppur nelle fatiche e difficoltà; ci accompagna a scoprire come proprio nelle cose ordinarie, di tutti i giorni che siamo in comunione con Lui e non dobbiamo aspettare un evento, ma vivere quella quotidianità di casa, nel focolare della famiglia di Dio.

Figli di Dio, fratelli tra noi, siamo chiamati a donare a chi ci è accanto quella figliolanza che farà ricordare a tutti il Signore con gesti di: perdono, generosità, amicizia, pace, e tanti altri, affinché chi si trovasse nello sconforto mosso dal fervore di ritrovarsi, possa cercare in sé i tratti del volto di Dio, quell’unità tra Padre e figlio, e proseguire sicuro nel cammino facendo altrettanto.

“Signore,

a volte mi sembra impossibile,

ma ho paura che il mio errore ti tenga lontano

e mi chiedo se c’è davvero

un posto per me nel Tuo cuore.

E proprio lì, quando nel buio più totale

non so dove andare,

avverto la tua presenza,

in quei segni di quotidianità che mi fanno ricordare di Te.

Scopro che nonostante tutto, Tu mi sei vicino,

come un Padre che aspetta il figlio tornare a casa,

e mentre cammino per ritornare

sento che sono già a casa nel Tuo cuore,

perché io sono Tuo figlio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Sei un miracolo

 

Sei un miracolo

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gc 4,13-17

Salmo: Sal 48 (49)

Vangelo: Mc 9,38-40

Il Vangelo di oggi, ci invita a riflettere che nonostante nella vita sia difficile pensare di compiere dei miracoli, dobbiamo però credere che ogni nostro atto diventa tale nella misura in cui sappiamo dargli il nome giusto: Gesù.

Sovente compiamo azioni che ci sembrano pesanti, a casa, al lavoro, attorno a noi, tanto da perderne a volte le motivazioni, Gesù è venuto a dirci che la nostra motivazione è Lui.

Il vero miracolo che possiamo fare è riconoscere quel nome capace di ridare significato all’agire, perché non c’è miracolo più grande che quello della vita, dunque, se essa fatta di piccoli atti quotidiani sarà vissuta nel nome di Colui che ce l’ha donata, sarà davvero un miracolo!

Come possiamo rendere concreto l’agire nel Suo nome? Significa mettere nel nostro quotidiano il nome di Dio e le caratteristiche che fanno pensare a questo nome, ovvero: la misericordia, la bontà, la pazienza, la pace, la determinazione, la forza e il coraggio. Nel Suo nome è racchiuso tutto il bene che si possa pensare ed è da esso, che attingiamo la forza del nostro operare.

“Signore donami la forza di agire bene

e trarre da Te il coraggio per il mio quotidiano.

Aiutami a essere strumento riconoscibile del tuo nome.

Dammi la saggezza di compiere ogni azione

con lo stesso spirito che colgo in te ed essere un dono.

Sostienimi quando la fatica prende il sopravvento

e rendimi capace di riconoscere il Tuo perdono.

Di fronte al mondo, Tu mi dici che sono un miracolo 

e mi consegni una vita, 

per dire a tutti che, così come sono,

con te o Dio, ce la farò! Così sia”. 

(Shekinaheart Eremo del Cuore)