Rinascere dall’alto

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09 APRILE 2024

MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

L’esortazione che Gesù fa a Nicodemo, è rinascere dall’alto e ne da una motivazione: “Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?”. Se il nostro cuore non è rivolto al cielo, a Dio, è per noi difficile credere. Il rischio è di rimanere a terra, il cui esempio non significa concretezza, ma incapacità di credere fondamentalmente a Dio.

In un versetto delle lodi di questa mattina si pregava: “sono stanchi i miei occhi di guardare in alto”. Il salmista riassume in una parola l’inquieto vivere nostro, quando ci sentiamo a terra, tanto che il cielo sembra così lontano. Eppure il vangelo ci eleva, ci porta a sperare in quel cielo perché è lì la concretezza: in Dio.

Lasciamoci amare così da Dio, facciamoci portare in alto, per rinascere. La nostra rinascita più grande è proprio la Pasqua, perché Gesù risorgendo, dà a noi la possibilità di risorgere da tutte quelle situazioni di morte che senza di Lui vivrebbero nel buio, nell’umidità, nella penombra. La luce del risorto scalda ogni parte di noi. Ci trasfigura e se anche le fatiche non sono cessate, in esse è entrato il calore, la luce è Lui, il cui abbraccio di conforto fa cessare ogni pianto.

“Signore,

vivi in me,

più di me.

Porta luce, porta vita

a questo cuore

che desidera rinascere.

Tu dal cielo, donami la Tua mano

così che io non mi senta a terra

e veda nella luce di ogni mattino

un dono per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Guardare in alto

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 18 APRILE 2023

MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 4,32-37

Salmo: Sal 92 (93)

Vangelo: Gv 3,7-15

Gesù nel dialogo con Nicodemo dice che bisogna rinascere dall’alto. Non c’è rinascita dal basso, ossia dai nostri progetti terreni, quando crediamo di farcela da soli; la rinascita viene solo dall’alto, dal vivere la vita con il Signore Risorto.

Lo Spirito soffia e rigenera a vita nuova. Nascere dallo Spirito significa allora, vivere a partire dall’intima convinzione che l’amore di Dio è sempre fedele, ed è talmente forte che neppure il peccato e la morte lo possono distruggere.

Siamo chiamati a guardare in alto, non più ad un serpente di rame, fatto da Mosé per salvare il popolo d’Israele, bensi al Cristo, all’infinito amore che la Croce significa e ci comunica.

Lo Spirito è quella forza d’amore che gonfia le nostre vele, e come il vento non si può fermare, non si può contenere, bisogna sempre lasciarci sospingere sicuri che è Dio ad indicarci la rotta, a gonfiare le nostre piccole vele per condurci in porto e poter rivolgerci a Gesù con cuore confidente e dire:

“Signore,

elevo il mio sguardo in alto,

perché è da lì che vorrei rinascere,

per lasciar andare tutto cio che dal basso mi tira più giù.

Aiutami a rinascere con Te,

affinché la mia vita

trovi la sua svolta,

trovi il suo posto,

non grazie ai miei sforzi,

ma per l’amore che hai per me.

Un amore che è sceso in basso,

per tirarmi su, per farmi rinascere.

Con Te, io sono già rinato.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Rinascere dall’alto

rinascere dall'alto

 

17 APRILE 2023

LUNEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 4,23-31

Salmo: Sal 2

Vangelo: Gv 3,1-8

Nicodemo è un capo dei Giudei, un uomo di cultura e riconosce Gesù come inviato da Dio, un maestro della legge, tuttavia non riesce a comprendere il messaggio nuovo che Gesù porta: rinascere mediante lo spirito.

Gesù afferma: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. Nascere dallo Spirito equivale a rinascere di nuovo, è lasciare che questo entri in noi e che sia lo Spirito a guidarci con una nuova libertà.

Essere cristiano non è soltanto seguire dei Comandamenti, seppur vero, è avere la certezza che siamo rinati nell’amore di Dio e così ascoltare il dono dello Spirito che ci porta dove Lui vuole.

Nella nostra vita cristiana tante volte ci troviamo come Nicodemo ad andare a Gesù di notte, ovvero nell’incomprensione della fede, perché questa non è il frutto di una riflessione su Gesù, ma di una comunicazione della vita che proviene da Dio, una riplasmazione del nostro essere che accade quando nel cuore viene acceso il dono della fede.

È lo Spirito che ci fa partecipi della Vita che è in Dio. È lo Spirito che ci fa vivere al ritmo dell’Amore che Lui ha per noi.

Ogni uomo vecchio viene così trasformato in uomo nuovo e può camminare seguendo la libertà dello Spirito, che lo conduce sulle sue vie, verso la pienezza di un amore, che più ne coglie la portata, più ne aumenta la grandezza da scoprire.

Solo chi nasce dallo Spirito può avere questa qualità di Vita, questa qualità di Amore.

“Signore,

aiutami a rinascere,

fa che la mia vita

cominci dal Tuo amore.

Il Tuo spirito mi consoli,

mi doni la forza di camminare,

e mi guidi in ogni istante,

cosi che ad ogni mio passo

ti riconosca accanto

e nella fatica ritrovi il coraggio.

Tu spirito di vita,

che non ti stanchi di soffiare,

riscalda i cuori, risana le ferite

e donaci la grazia di riconoscerti

per rinascere in te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

La roccia, la casa, il fondamento

 

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10 SETTEMBRE 2022

SABATO DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 10,14-22

Salmo: Sal 115 (116)

Vangelo: Lc 6,43-49

 

Il Signore oggi ci invita a donare alla nostra casa interiore, ovvero il cuore, un fondamento sicuro in cui non crollare mai: Egli stesso. Lui è la roccia della nostra vita che nonostante sia esposta alle intemperie rimane salda, protetta e custodita.

La roccia fa pensare alla stabilità, alla forza, il contrario della fragilità, per cui quando ci sentiamo fragili e affaticati, abbiamo coLui che è in grado di ridonarci vigore. In fondo anche noi, a volte fragili, sappiamo e abbiamo sperimentato cos’è la forza ed è anche essa parte di noi, altrimenti come potremmo distinguere quando siamo deboli?

La roccia è dentro di noi, fa parte della casa, non è qualcosa di esterno, ma è la parte fondamentale, Cristo è la parte fondamentale di noi! Siamo uniti a Lui grazie al Padre, Egli non è solo un aiuto esterno alle nostre fatiche, bensì è parte di noi ed è proprio grazie a questo, possiamo toccare la forza della Misericordia e riconoscerla come un bene per noi.

Dio ci ama e per noi ha mandato la sua parte fondamentale, affinché divenisse la nostra, così da poter camminare e porta frutti di bontà, Misericordia, amore e fedeltà, in un mondo dove la fragilità è un problema, mentre per Dio è il luogo dove ciascuno può rinascere.

“Signore,

scopro che la vita è un cammino verso casa,

verso il cuore,

quando sbaglio sento che mi allontano e mi manca,

ma so che è custodita da Te.

Afferra la mia vita e donale forza.

Alla mia fragilità

il tuo amore è una risposta

che mi farà sempre ritrovare la strada

per comprendere che sei Tu il fondamento

della mia casa e la mia forza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Credere è la via per ricominciare

 

Credere è la via per ricominciare

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 5,17-26

Salmo: Sal 33 (34)

Vangelo: Gv 3,16-21

 

Il Vangelo della liturgia di oggi, ci riporta a una considerazione importante: la nostra vera autocondanna, è non credere in Dio. Non perché Egli ci punirà, ma perché non ci saremo dati la possibilità di lasciarci incontrare da Colui che, desidera per noi una vita in cui il peccato non sia l’ultima parola.

Tutti siamo sempre alla ricerca di un’occasione, dove i nostri sbagli non ci identifichino come persone, il Signore ci cerca per donarci la nostra ripresa.

È il tempo di rialzare la testa, la paura e lo sconforto lasciano lo spazio al coraggio di credere in Dio, che per primo ha voluto credere in noi mandando Suo Figlio.

Dio ha tanto amato il mondo e in questo mondo ci siamo anche noi, non ha amato un mondo perfetto, ama questo mondo con le sue contraddizioni, inciampi, ma con il forte desiderio di rinascita.

Dio che ci ha creato, ci ama così come siamo e per noi desidera il meglio, il nostro dolore è anche il Suo e lo dimostra attraverso Suo Figlio. Egli non ha risparmiato nulla di quell’enorme sofferenza, affinché in quel dolore fossimo compresi anche noi, ma ha reso quel luogo di morte, un luogo di vita, quel sepolcro dapprima ambiente di sepoltura, ora segno di Risurrezione.

Credere in Dio è anzitutto sapere che chiunque si crede perduto, potrà rinascere, credere è la via per ricominciare, credere è fare del peccato un luogo in cui Dio ci ha amato, per aprirci la strada alla possibilità.