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Volare alto
26 NOVEMBRE 2022
SABATO DELLA XXXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Ap 22,1-7
Salmo: Sal 94 (95)
Vangelo: Lc 21,34-36
Le parole di Gesù oggi, risuonano come un richiamo alla responsabilità. Siamo i primi responsabili di ciò che facciamo entrare nel nostro cuore, ed essendo un luogo delicato, Gesù ha a cuore sia al sicuro.
È capitato a tutti di aver il cuore appesantito, il problema è quando questo diventa un modo di vivere, poiché avere il cuore pesante è rendere la vita altrettanto pesante, per noi stessi e anche per chi ci sta accanto.
La metafora usata nel brano è quella del laccio e può capitare anche a noi di vivere qualcosa che stringe e più è stretto, più si fa fatica a liberarsi.
Chiediamo a Dio un cuore leggero che non è superficialità o immunità dalle sofferenze, anzi un cuore che impara ad essere libero è proprio quello più provato, ma che ha capito dove e in CHI essere deposto.
Gesù è il cuore di Dio venuto sulla terra, il Padre ci ha dato il Suo cuore affinché il nostro possa ritornare a battere, a vivere una vita fatta di fatiche, ma anche di consapevolezza che in noi abita la saggezza, ed essa è proprio un dono Suo, capace di destarci dal sonno dei nostri pensieri per volare alto, liberi al di sopra di tutto.
“Signore,
donami il coraggio di essere leggero,
che non vuol dire incosciente,
ma semplicemente il non aver permesso
alla pesantezza di stringere il mio cuore.
Aiutami a liberarmi dal laccio degli affanni,
dalla fragilità e dal timore di essere solo.
Tu sei con me, e con Te ogni cuore
ha una strada dove poter tornare,
fammi fare esperienza di questo
per volare alto al di sopra di tutto”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Partire dal cuore
DOMENICA 07 AGOSTO 2022
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Sap 18,6-9
Salmo: Sal 32 (33)
Seconda lettura: Eb 11,1-2.8-19
Vangelo: Lc 12,32-48
“Fatevi borse che non invecchiano”. Verrebbe da chiedersi: come? Si è spinti quasi automaticamente ad usare il ragionamento per capire. Il testo del Vangelo prosegue dicendo: “là dove sarà il vostro tesoro, lì sarà il vostro cuore”, si tratta quindi di partire dal cuore.
È proprio lì, nel nostro cuore, che possiamo comprendere cosa vuol dire farsi borse che non invecchiano e costruire un tesoro sicuro, ovvero: prendere la nostra esperienza di fede e costruirla sempre, perché essa continuerà a vivere.
La nostra fede non si accumula, fa vivere. La Fede è credere che Cristo c’è e ci accompagna in ogni momento e questo sarà il tesoro che non invecchia mai. È un tesoro realizzato nell’amore ricevuto e donato. Diventeremo quel servo simile al suo padrone, il quale appena arrivato si cinge la veste ai fianchi e si mette subito a servire. Capiremo che servire è essere dono, non significa schiavitù o sottomissione, ma donare l’amore ricevuto da Gesù, come Gesù dal Padre.
Cosa avremo fatto di buono nella vita? Cosa davvero conta? Aver amato con tutto il cuore chi ci è accanto, aver reso viva testimonianza di una lunga catena di amore, sacrificio e speranza, che parte direttamente dal cuore di Dio. Saremo stati segno del Padre il cui amore non passa, resta e vive per sempre e a noi ci dona il compito di farlo perdurare nel tempo.
“Signore,
è tempo di vivere della fede che mi hai donato.
Essa ha accompagnato tanta fatica e sofferenza,
ma è il dono che mi hai fatto per vivere.
Spesso me ne dimentico e mi perdo,
ma chiedo a Te l’aiuto di capire
come credere nel tuo nome sia parte di me,
perché così mi hai costituito,
affinché io potessi vivere di fede
e far vivere di fede gli altri.
Soccorri il mio cuore, donami la tua forza
così da essere dono
e segno del tuo amore per sempre”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Credere è la via per ricominciare
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: At 5,17-26
Salmo: Sal 33 (34)
Vangelo: Gv 3,16-21
Il Vangelo della liturgia di oggi, ci riporta a una considerazione importante: la nostra vera autocondanna, è non credere in Dio. Non perché Egli ci punirà, ma perché non ci saremo dati la possibilità di lasciarci incontrare da Colui che, desidera per noi una vita in cui il peccato non sia l’ultima parola.
Tutti siamo sempre alla ricerca di un’occasione, dove i nostri sbagli non ci identifichino come persone, il Signore ci cerca per donarci la nostra ripresa.
È il tempo di rialzare la testa, la paura e lo sconforto lasciano lo spazio al coraggio di credere in Dio, che per primo ha voluto credere in noi mandando Suo Figlio.
Dio ha tanto amato il mondo e in questo mondo ci siamo anche noi, non ha amato un mondo perfetto, ama questo mondo con le sue contraddizioni, inciampi, ma con il forte desiderio di rinascita.
Dio che ci ha creato, ci ama così come siamo e per noi desidera il meglio, il nostro dolore è anche il Suo e lo dimostra attraverso Suo Figlio. Egli non ha risparmiato nulla di quell’enorme sofferenza, affinché in quel dolore fossimo compresi anche noi, ma ha reso quel luogo di morte, un luogo di vita, quel sepolcro dapprima ambiente di sepoltura, ora segno di Risurrezione.
Credere in Dio è anzitutto sapere che chiunque si crede perduto, potrà rinascere, credere è la via per ricominciare, credere è fare del peccato un luogo in cui Dio ci ha amato, per aprirci la strada alla possibilità.
Vivere il “come”
Prima lettura: 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23
Salmo: Sal 102 (103)
Seconda lettura: 1Cor 15,45-49
Vangelo: Lc 6,27-38
Nel Vangelo di questa domenica, troviamo un invito su come procedere nel nostro cammino, ci viene chiesto uno stile che contraddistingue, ed è possibile solo osservando il Padre.
Il punto di partenza, non sono le indicazioni stesse, ma l’esperienza dell’amore ricevuto, di uno sbaglio perdonato, di un sorriso che asciuga una lacrima, c’è l’amore di Dio che precede.
“Siate misericordiosi come il Padre vostro”, c’è tanto da fare: conoscere la Misericordia, sapere di essere Figli amati dal Padre e vivere il “come”.
La misericordia di Dio è come il ventre da cui rinasciamo per vivere da Figli, i quali possono compiere azioni di bene con quel di più che caratterizza i lineamenti del volto del Padre.
Dio ci fa un duplice dono, non solo ci rende Figli amati, ma quell’Amore Misericordioso non ci lascia fermi, è lo slancio per fare anche noi altrettanto.
“Signore, oggi ripenso alla mia vita,
e per quanto abbia sofferto, sia caduto e rialzato
c’è un di più che mi commuove:
è la tua Misericordia, che nonostante i miei errori,
si è presentata per me come aria fresca in una calda sera d’estate.
A volte sono stato io a lasciarmi,
ed ho considerato che il mio sbaglio
fosse un peso talmente grande anche per Te.
Invece Tu, non mi hai mai abbandonato.
La misericordia, è come il ventre da cui rinasciamo per vivere da figli,
e Tu oggi mi inviti a riconoscerlo tra le pieghe della mia storia.
Aiutami a farne memoria per essere capace di quel di più,
che mi inviti a vivere nella consapevolezza di essere tuo figlio,
con impressi in me i lineamenti del tuo volto di Padre. Così sia”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)