A partire da me

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04 MAGGIO 2024

SABATO DELLA V SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Grande inquietudine, ci assale quando sentiamo fatti di odio che succedono nel mondo, in questo mondo, che Dio ha creato come cosa buona; ma altrettanto grande inquietudine, ci pervade quando vediamo che quell’odio, è anche dentro noi stessi e quel mistero del male si espande ovunque. Quale risposta dare al mistero dell’iniquità umana?

Non possiamo dire che il male regna ovunque e sempre, perché Cristo morto e risorto, ha sconfitto le potenze del male. L’amore ha vinto sul potere di quel mistero dell’iniquità umana.

Noi siamo stati chiamati dal mondo per andare controcorrente, e questa è l’azione dell’amore, invertire la rotta dell’egoismo, dell’odio e della violenza.

L’amore tuttavia, non elimina meccanicamente tutti i problemi, le difficoltà, le tensioni che ci sono in noi e attorno a noi, ma ci aiuta a viverli con la forza di Cristo, perché Dio vive in noi, cosi l’amore cambia dal di dentro, scava la roccia come una goccia d’acqua che continuamente cade e leviga.

Lasciamo che quest’acqua scorra in noi e chiediamo al Signore che ci aiuti con la sua presenza, a vivere in questo mondo custoditi dal male, portatori di benevolenza: benevoli verso gli altri e verso noi stessi, dove le azioni buone che facciamo ogni giorno, forse non faranno una grande differenza a i nostri occhi, ma è importante che vengano fatte, perché è il nostro dovere compiuto, la nostra piccola goccia d’amore per un mondo d’amore a partire da me.

“Signore,

quanto male fa il male.

Ed io come risponderò?

Dammi la forza

per essere quella goccia d’amore

che scava la roccia.

Tu che del mio errore

ne hai fatto un atto di amore,

fa che io riesca a fermare

la mia risposta di male,

con quel bene e quella forza

che viene da Te.

Non sarò più bravo, più buono,

sarò semplicemente

una goccia del Tuo cuore,

che scava amore a partire da me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Ci sei Tu

 

ci sei Tu

 

01 DICEMBRE 2022

GIOVEDÌ DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 26,1-6

Salmo: Sal 117 (118)

Vangelo: Mt 7,21.24-27

Il Signore oggi ci invita a scegliere, poiché per entrare nel regno dei cieli, ovvero nella relazione con Lui è necessario fare vita di tale relazione. È questa la volontà di Dio, al di là di ciascuna scelta personale, la prima vera decisione è sceglierlo, farlo entrare nel nostro quotidiano.

Scegliamo il Signore: lasciamo che le Sue parole penetrino nel nostro cuore, esse saranno la forza nella tempesta. Quando nel timore ci mancherà la terra sotto i piedi, sapremo che Lui è qui con noi e allora non dovremo nemmeno dire: “Signore, Signore”, perché sapremo che Egli sta già parlando e operando in noi.

In questo avvento, tempo di attesa e di speranza, cerchiamo nel quotidiano di innalzare il nostro pensiero a Lui; mentre lavoriamo, studiamo o siamo in casa, eleviamo a Dio una preghiera dal cuore. Piano piano la paura passerà, gli occhi si apriranno alla provvidenza, e il cuore comprenderà di essere su una roccia sicura dove il passato, il presente e il futuro, non saranno in grado di farci vacillare, perché Dio, nostro Padre ci ha promesso un luogo sicuro in cui poter posare il cuore.

L’avvento è proprio il tempo in grado di rafforzarci in questo, poiché al di là delle luci di natale che illuminano le nostre città, c’è una stella in grado di condurci a casa, da Dio. Tale stella ci guida a meditare oltre il nostro tempo, in compagnia di Maria e Giuseppe, essi intrapresero un viaggio fidandosi di Dio e nonostante la fatica, il loro cuore era al sicuro, perché Dio era con loro.

In quella Santa notte, si compirà la promessa di Dio, una luce attraverserà il buio delle nostre notti, nascerà l’Emmanuele il Dio con noi, la loro e la nostra stella più bella, in grado di donarci pace, amore e coraggio per tutta l’eternità!

“Scelgo te,

perché sento che tu mi hai scelto,

la Tua è una chiamata a vivere

ciò che in una vita non basta: la Tua parola!

Proprio per questo, non voglio più perdere tempo,

aiutami a non sprecare parole,

ad essere attento a Te

che vieni non solo a Natale, ma sempre,

per confortare il mio cuore,

per dirmi di non avere più paura,

perché qui con me, ora e sempre ci sei Tu”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

La roccia, la casa, il fondamento

 

La roccia, la casa, il fondamento %0A

 

10 SETTEMBRE 2022

SABATO DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 10,14-22

Salmo: Sal 115 (116)

Vangelo: Lc 6,43-49

 

Il Signore oggi ci invita a donare alla nostra casa interiore, ovvero il cuore, un fondamento sicuro in cui non crollare mai: Egli stesso. Lui è la roccia della nostra vita che nonostante sia esposta alle intemperie rimane salda, protetta e custodita.

La roccia fa pensare alla stabilità, alla forza, il contrario della fragilità, per cui quando ci sentiamo fragili e affaticati, abbiamo coLui che è in grado di ridonarci vigore. In fondo anche noi, a volte fragili, sappiamo e abbiamo sperimentato cos’è la forza ed è anche essa parte di noi, altrimenti come potremmo distinguere quando siamo deboli?

La roccia è dentro di noi, fa parte della casa, non è qualcosa di esterno, ma è la parte fondamentale, Cristo è la parte fondamentale di noi! Siamo uniti a Lui grazie al Padre, Egli non è solo un aiuto esterno alle nostre fatiche, bensì è parte di noi ed è proprio grazie a questo, possiamo toccare la forza della Misericordia e riconoscerla come un bene per noi.

Dio ci ama e per noi ha mandato la sua parte fondamentale, affinché divenisse la nostra, così da poter camminare e porta frutti di bontà, Misericordia, amore e fedeltà, in un mondo dove la fragilità è un problema, mentre per Dio è il luogo dove ciascuno può rinascere.

“Signore,

scopro che la vita è un cammino verso casa,

verso il cuore,

quando sbaglio sento che mi allontano e mi manca,

ma so che è custodita da Te.

Afferra la mia vita e donale forza.

Alla mia fragilità

il tuo amore è una risposta

che mi farà sempre ritrovare la strada

per comprendere che sei Tu il fondamento

della mia casa e la mia forza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Cristo in quella roccia

 

Cristo in quella roccia %0A

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 50,4-7

Salmo: Sal 21 (22)

Seconda lettura: Fil 2,6-11

Vangelo: Lc 22,14-23,56

 

Cominciamo la settimana Santa con la lettura della Passione secondo Luca. Abbiamo scelto di proporre una meditazione della Parola per immagini, ovvero: dare delle immagini “chiavi”, che possano aiutare ad addentrarci nei testi.

L’immagine è quella della roccia.

Giuseppe d’Arimatea, “si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto.”

Giuseppe era considerato uomo buono e giusto, che aspettava il regno di Dio. Il Signore aveva promesso il Regno e di fronte alla Sua morte, apparente fallimento, non perde la speranza, egli si fidava delle Sue parole. Giuseppe con riguardo, dà a Gesù una degna sepoltura, dona a quel corpo ferito, morto, la cura e il rispetto, avvolgendo in un telo e deponendolo in un sepolcro scavato nella roccia.

Il Signore roccia della nostra vita, risorgerà da quella stessa roccia, trasformandola da luogo di morte a segno di vita. Sarà proprio quel sepolcro vuoto, ad essere segno che Gesù è risorto. Egli desidera essere la nostra roccia, un luogo sicuro, stabile, dove poter risorgere, perché con Lui che è possibile!

Risorgiamo anche noi dalle nostre fatiche, dalle sofferenze e dai dolori, spostiamo quelle pietre che ci ostacolano con la forza di Dio, non abbattiamoci davanti alle difficoltà. In questa lotta non siamo soli, l’apparenza del nostro sentire, non deve superare la fede in quel Volto presente in noi, da sempre.

Come Giuseppe d’Arimatea ha creduto fino alla fine, anche noi deponiamo i nostri pensieri, le preoccupazioni e persino le nostre paure, che sanno di morte, in quella roccia da cui scopriremo uscirà la vita, risorgerà in noi la speranza e la morte non sarà più l’ultima parola.

 

Sulla roccia

 

 

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LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: Is 26,1-6
Salmo: Sal 117 (118)
Vangelo: Mt 7,21.24-27

 

Di fronte all’invito del Vangelo ad ascoltare e a mettere in pratica, sembra un cammino difficile. Ci sentiamo incapaci, lontani dalla strada giusta, senza sapere dove cominciare: poveri. Ed è proprio la povertà la condizione necessaria: per costruire una casa c’è bisogno di un terreno, di un luogo vuoto. E solo nel vuoto, in ciò che “manca” che è possibile costruire, scorgere ciò che c’è. Nella prima lettura, viene descritto che i piedi dei poveri camminano nella terra dove il Signore: “ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo”. Devo crederci: c’è un strada, un posto, un luogo dove fiorire, dove poter camminare sapendo che le mie fondamenta sono innestate nella roccia.