Studi umanistici, i dati del MIUR li inchiodano

Il MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha elaborato e diffuso i dati relativi alla scelta accademica degli studenti una volta usciti dalla scuola secondaria di primo grado (le scuole medie).

Essi denotano una linea di tendenza che è ormai sotto l’occhio di molti, se non tutti, da anni:

La metà dei ragazzi italiani che esce dalla scuola media oggi sceglie un istituto tecnico o professionale. La minoranza, il 48%, sceglie di intraprendere la “carriera” da liceale.

All’interno di questo 48%, si opta per una formazione pratica, a scapito delle scienze umane o studi umanistici puri.

C’è un ulteriore sotto-dato che ci dà la dimensione di quanto stia accadendo: solo il 6 % dei futuri liceali sceglie l’indirizzo classico.

Ma perché al giorno d’oggi si disprezzano così tanto gli studi umanistici? Viviamo in una nazione che non ha eguali al mondo per tradizioni, storia, cultura e patrimonio; in cui l’unica protezione e valorizzazione che possiamo fornire alla nostra straordinaria eredità è nelle mani di coloro che hanno le conoscenze per preservarla.

Forse la motivazione principale risiede nel fatto che siamo saturi delle nostre bellezze e i nostri ritrovamenti arceologici,, forse siamo semplicemente stufi di posare semplicemente il nostro sguardo oltre l’orizzonte. Per non parlare della noia della nostra tradizione letteraria: saturi di Dante, Manzoni e Leopardi.

Siamo arrivati quasi al punto di disprezzare i mezzi che ci permettono di conoscere effettivamente questa grandezza.

O forse il mercato del lavoro odierno richiede determinate skills e know how che possiamo acquisire solo intraprendendo un percorso accademico di tipo scientifico.

I datori di lavoro oggi richiedono questo, figli della rivouzione digitale che ormai ha preso piede ovunque in ogni settore della produzione.

Questo paese, però, da Olivetti in avanti, ha dimostrato come per partorire idee geniali e rivoluzionarie non serva uno “scienziato”, figlio dell’opinione fuorviante delle “due culture”  data da P.C.Snow, per cui esiste un forte rifiuto per la materia che non è propria, così marcato da divenire spesso spocchiosa superiorità.

Il vero rivoluzionario è un esperto sia di materie scientifiche che umanistiche in egual misura. È sbagliato credere che la formazione classica fornita degli studi umanistici non sia ‘all’altezza’ di una carriera nel campo scientifico, o addirittura che non sia adattabile alla sfera pratica. Il fattore chiave è ancora un’istruzione a tutto tondo, che supplisce al minore approfondimento sulle scienze – purtroppo, un dato di fatto – fornendo agli studenti moltissime capacità utilissime e dai molteplici risvolti pratici, come nel caso del Liceo Scienze Umane Milano Faes, esempio di eccellenza didattica sociologica e pedagogica applicata alla formazione degli studenti e il loro inserimento nel mondo del lavoro attraverso seminari formativi con manager, oltre che alla formazione della persona nelle sue capacità professionali ed etiche. Il tutto con un grosso respiro internazionale.

 

Studi umanistici, i dati del MIUR li inchiodanoultima modifica: 2016-10-06T10:29:19+02:00da smiling_2016