Senza una contadina da baciare

E fra terra e creature non facevo distinzione. Avevo desiderio di una contadina di Méséglise o di Roussainville, di una pescatrice di Balbec, come avevo desiderio di Méséglise e di Balbec. Il piacere ch’esse potevano darmi mi sarebbe parso meno vero, non sarei riuscito a crederci, se ne avessi modificate a mio arbitrio le condizioni. Conoscere a Parigi una pescatrice di Balbec o una contadina di Méséglise, sarebbe stato come ricevere delle conchiglie non viste da me sulla spiaggia, una felce non trovata da me nel bosco, come sottrarre al piacere che la donna mi avrebbe dato tutti quelli nei quali l’aveva avvolta la mia immaginazione. Ma vagare così nei boschi senza una contadina da baciare, voleva dire non conoscere di quei boschi il tesoro nascosto, la bellezza profonda. Quella fanciulla che io non vedevo che immersa nel fogliame era lei stessa, per me, come una pianta di quella terra, d’una specie soltanto più nobile delle altre e dotata, rispetto a loro, d’una struttura che consente d’avvicinarsi maggiormente al sapore profondo del luogo. Mi era tanto più facile credere questo (e che le carezze con le quali mi avrebbe fatto giungere fin là sarebbero state a loro volta d’una qualità particolare, tali che nessun’altra avrebbe potuto farmene conoscere il piacere) in quanto mi trovavo, per lungo tempo ancora, ad avere l’età in cui non si è ancora arrivati ad astrarre quel piacere dal possesso delle diverse donne con le quali lo si è gustato, a ridurlo a una nozione generale che da un certo momento in poi le fa considerare come gli strumenti intercambiabili d’un piacere sempre identico. Nemmeno esiste, isolato, separato e formulato nella mente, come lo scopo che si persegue accostandosi a una donna, come la causa del turbamento che si prova inizialmente. Appena ci si pensa come a un piacere che si avrà; lo si chiama, piuttosto, il suo fascino, il fascino di lei; giacché non si pensa a se stessi, non si pensa che a uscire da sé. Oscuramente atteso, immanente e celato, porta soltanto, nel momento in cui si compie, a un tale parossismo gli altri piaceri suscitati in noi dalle dolci occhiate, dai baci di colei che ci sta accanto, che appare soprattutto a noi stessi come una sorta di trasporto della nostra riconoscenza per la bontà di cuore della nostra compagna, e per la toccante predilezione che ci accorda e che noi misuriamo dalle delizie, dalla gioia di cui ci colma.

Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, Dalla parte di Swann

Parte prima: Combray

pp. 191-192

traduzione di Giovanni Raboni

Senza una contadina da baciareultima modifica: 2023-12-26T12:16:12+01:00da ellen_blue

2 pensieri riguardo “Senza una contadina da baciare”

  1. Per quel poco che so io, ma mi conforta anche quello che raccontano quelli che conoscono i boschi e quelli che davvero li amano, oltre alla pace ed alla serenità, i boschi hanno tesori come i funghi, porcini o prataioli che siano, come i tartufi, bianchi o neri che siano, come le fragoline…

    “Ma vagare così nei boschi senza una contadina da baciare, voleva dire non conoscere di quei boschi il tesoro nascosto, la bellezza profonda.”

    … nooo, questo è proprio malato, al limite del maniaco!

  2. Se non altro premia la franchezza. Col suo genio avrebbe potuto fare un panegirico per giustificare la necessità di baciare una contadina e invece, come un barbaro qualunque, confessa: “E fra terra e creature non facevo distinzione.”

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