I giardini di ninfee

Ma più avanti la corrente si calma, attraversa una tenuta il cui accesso era un tempo consentito al pubblico dal proprietario, che s’era dilettato d’orticoltura acquatica facendo fiorire, nei piccoli stagni formati dalla Vivonne, dei veri e propri giardini di ninfee.* Poiché, in quel punto, le rive erano molto boscose, le grandi ombre degli alberi davano all’acqua un fondo che appariva perlopiù verde cupo ma che a volte, rincasando in certe sere rasserenate dopo un temporale pomeridiano, ho visto d’un azzurro tenue e crudo, che sconfinava nel viola, rifinito come uno smalto e di gusto giapponese. Qua e là, sulla superficie, un fiore di ninfea dai bordi bianchi e dal cuore scarlatto rosseggiava come una fragola. Più oltre, i fiori erano più numerosi e più pallidi, meno lisci, più granulosi, più pieghettati, e disposti dal caso in volute così eleganti che sembrava di veder galleggiare alla deriva, come nello sfogliarsi malinconico di una festa galante, delle ghirlande sciolte di rose borraccine. Altrove, un angolo pareva riservato alle specie comuni, che mostravano il lindore bianco e roseo delle esperidi, simili a porcellane lavate con meticolosità casalinga, mentre un po’ più in là si sarebbe detto che delle viole del pensiero, strette l’una contro l’altra in una sorta di piattabanda galleggiante, fossero venute dai giardini a posare come farfalle le loro ali azzurrognole e candite sull’obliquità trasparente di quell’aiuola d’acqua; aiuola celeste, anche, giacché il colore che creava in sottofondo ai fiori era più prezioso, più commovente di quello stesso dei fiori; e sia che facesse scintillare sotto le ninfee, nel pomeriggio, il caleidoscopio di una felicità attenta, mobile e silenziosa, sia che si colmasse verso sera, come certi porti lontani, del rosa sognante del tramonto, cambiando di continuo per rimanere sempre in accordo, intorno alle corolle dalle tinte più stabili, con quel che c’è di più profondo, di più fuggevole, di più misterioso – con quel che c’è d’infinito – nell’ora, sembrava che li avesse fatti fiorire in pieno cielo.

Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, Dalla parte di Swann

Parte prima: Combray

pp. 206-207

traduzione di Giovanni Raboni

Patrimoine : sur les pas de Marcel Proust à Illiers-Combray - Le Parisien

*È una diretta allusione al giardino (ancor oggi visitabile) di proprietà dello zio Jules Amiot a Illiers, assunto da Proust come modello anche per il parco di Swann.

Mais plus loin le courant se ralentit, il traverse une propriété dont l’accès était ouvert au public par celui à qui elle appartenait et qui s’y était complu à des travaux d’horticulture aquatique, faisant fleurir, dans les petits étangs que forme la Vivonne, de véritables jardins de nymphéas. Comme les rives étaient à cet endroit très boisées, les grandes ombres des arbres donnaient à l’eau un fond qui était habituellement d’un vert sombre mais que parfois, quand nous rentrions par certains soirs rassérénés d’après-midi orageux, j’ai vu d’un bleu clair et cru, tirant sur le violet, d’apparence cloisonnée et de goût japonais. Çà et là, à la surface, rougissait comme une fraise une fleur de nymphéa au coeur écarlate, blanc sur les bords. Plus loin, les fleurs plus nombreuses étaient plus pâles, moins lisses, plus grenues, plus plissées, et disposées par le hasard en enroulements si gracieux qu’on croyait voir flotter à la dérive, comme après l’effeuillement mélancolique d’une fête galante, des roses mousseuses en guirlandes dénouées. Ailleurs un coin semblait réservé aux espèces communes qui montraient le blanc et le rose proprets de la julienne, lavés comme de la porcelaine avec un soin domestique, tandis qu’un peu plus loin, pressées les unes contre les autres en une véritable plate-bande flottante, on eût dit des pensées des jardins qui étaient venues poser comme des papillons leurs ailes bleuâtres et glacées, sur l’obliquité transparente de ce parterre d’eau ; de ce parterre céleste aussi : car il donnait aux fleurs un sol d’une couleur plus précieuse, plus émouvante que la couleur des fleurs elles-mêmes ; et, soit que pendant l’après-midi il fît étinceler sous les nymphéas le kaléidoscope d’un bonheur attentif, silencieux et mobile, ou qu’il s’emplît vers le soir, comme quelque port lointain, du rose et de la rêverie du couchant, changeant sans cesse pour rester toujours en accord, autour des corolles de teintes plus fixes, avec ce qu’il y a de plus profond, de plus fugitif, de plus mystérieux – avec ce qu’il y a d’infini – dans l’heure, il semblait les avoir fait fleurir en plein ciel.

Marcel Proust, Du côté de chez Swann

I giardini di ninfeeultima modifica: 2024-01-13T12:42:30+01:00da ellen_blue

2 pensieri riguardo “I giardini di ninfee”

  1. “Çà et là, à la surface, rougissait comme une fraise une fleur de nymphéa au coeur écarlate, blanc sur les bords.”

    Bellissimo… in francese poi è come un giardino di parole. Sai Marcel, per la prima volta con questa pagina mi sono messo a confrontare la tua con quella del traduttore. In effetti, nemmeno sapevo chi fosse Giovanni Raboni, così sono andato a documentarmi. Cazzo, era un poeta. Bell’uomo, anche elegante e con una gran cultura letteraria: oltre a te, Dickens, Dostoevskji, Hemingway, Steinbeck, Faulkner…
    “Sì, lo so… ma nemmeno lui può competere con Fanny”
    Certo, ce ne vogliono tre di lui per arrivare a Fannì… ad ogni modo, leggendo di lui, mi son detto che con un tale bagaglio ed essendo anche un poeta, per lui è stato gioco facile tradurti. Così, confrontando il testo francese con la sua traduzione, ho capito che mi sbagliavo perché la vera bravura di Raboni è stata proprio quella di non metterci nulla di suo. Tu andavi tradotto in modo scolastico cercando, per quanto possibile, di non toccare proprio nulla per lasciare che i tuoi percorsi mentali che, devi convenirne, iniziando sempre in modo abbastanza chiuso, piano piano, proprio come i fiori, si svelano, aprendosi, in tutta la loro bellezza.

    Ciò detto, non hai l’impressione anche tu che qualcuno si stia rilassando un po’ nella cura del giardino?

  2. In effetti ho sentito il richiamo di questo posto. Non che me ne fossi dimenticata, un amore è per sempre, ma sono stata attratta da altro. Fino a stanotte.

    Avendo letto anche altre traduzioni (non integrali, ovviamente), concordo, Raboni ha fatto un lavoro encomiabile proprio perché, come sottolinei, non ha stravolto l’originale.

    (E inoltre qui trovo te, unico degno interlocutore)

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