Il nenufaro e i nevrastenici

Le piante acquatiche non tardano a ostruire il corso della Vivonne. Si cominciava a incontrarne di isolate, come un certo nenufaro al quale la corrente, dove era situato di traverso in modo assai infelice, lasciava così poca requie che, come un traghetto azionato meccanicamente, toccava una riva solo per tornare a quella dalla quale era venuto, rifacendo all’infinito la doppia traversata. Spinto verso la riva, il suo peduncolo si dispiegava, s’allungava, filava, raggiungeva il limite estremo della propria tensione fino alla sponda dove, ripreso dalla corrente, il verde cordame si ripiegava su se stesso e riportava la povera pianta a quello che si poteva ben chiamare il suo punto di partenza, visto ch’essa non ci restava neppure un istante ma ripartiva immediatamente per una ripetizione identica della manovra. La ritrovavo da una passeggiata all’altra, sempre nella stessa situazione che faceva pensare a certi nevrastenici, fra i quali mio nonno annoverava zia Léonie, che nel corso degli anni ci offrono senza mutamenti lo spettacolo delle abitudini stravaganti dalle quali si credono sempre sul punto di liberarsi e che invece regolarmente mantengono; presi nell’ingranaggio dei loro disturbi e delle loro manie, gli sforzi in cui si dibattono invano per evaderne non fanno che assicurare il funzionamento e far scattare il congegno della loro dietetica bizzarra, ineluttabile e funesta. Tale era il nenufaro, simile inoltre a uno di quegli infelici il cui singolare tormento, che si ripete all’infinito nell’eternità, eccitava la curiosità di Dante, il quale se ne sarebbe fatto raccontare più diffusamente le particolarità e la causa dallo stesso suppliziato se Virgilio, allontanandosi a grandi passi, non l’avesse costretto a raggiungerlo in tutta fretta, come i miei parenti facevano con me.

Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, Dalla parte di Swann

Parte prima: Combray

pp. 205-206

traduzione di Giovanni Raboni

Bientôt le cours de la Vivonne s’obstrue de plantes d’eau. Il y en a d’abord d’isolées comme tel nénuphar à qui le courant au travers duquel il était placé d’une façon malheureuse laissait si peu de repos que comme un bac actionné mécaniquement il n’abordait une rive que pour retourner à celle d’où il était venu, refaisant éternellement la double traversée. Poussé vers la rive, son pédoncule se dépliait, s’allongeait, filait, atteignait l’extrême limite de sa tension jusqu’au bord où le courant le reprenait, le vert cordage se repliait sur lui-même et ramenait la pauvre plante à ce qu’on peut d’autant mieux appeler son point de départ qu’elle n’y restait pas une seconde sans en repartir par une répétition de la même manoeuvre. Je la retrouvais de promenade en promenade, toujours dans la même situation, faisant penser à certains neurasthéniques au nombre desquels mon grand-père comptait ma tante Léonie, qui nous offrent sans changement au cours des années le spectacle des habitudes bizarres qu’ils se croient chaque fois à la veille de secouer et qu’ils gardent toujours ; pris dans l’engrenage de leurs malaises et de leurs manies, les efforts dans lesquels ils se débattent inutilement pour en sortir ne font qu’assurer le fonctionnement et faire jouer le déclic de leur diététique étrange, inéluctable et funeste. Tel était ce nénuphar, pareil aussi à quelqu’un de ces malheureux dont le tourment singulier, qui se répète indéfiniment durant l’éternité, excitait la curiosité de Dante et dont il se serait fait raconter plus longuement les particularités et la cause par le supplicié lui-même, si Virgile, s’éloignant à grands pas, ne l’avait forcé à le rattraper au plus vite, comme moi mes parents.

Marcel Proust, Du côté de chez Swann

Il nenufaro e i nevrasteniciultima modifica: 2024-01-11T12:30:06+01:00da ellen_blue

2 pensieri riguardo “Il nenufaro e i nevrastenici”

  1. “se Virgilio, allontanandosi a grandi passi, non l’avesse costretto a raggiungerlo in tutta fretta”

    Ahahah, Marcel! Non prendertela, dopo che anche stavolta hai stimolato tutta la mia curiosità sul nesso che possa esserci fra il nenufolo e i nevrastenici – stessa cosa mi accadde con la vespa scarificatrice che tirasti in ballo per raccontare della domestica – non devi prendertela ma, sei tu che me l’hai regalata su un vassoio d’argento. Così, dopo essermi sorbito, quest’altra spiegazione sul nerufolo e i nevrastenici, penso che se, dopo Dante, Virgilio avesse accompagnato anche te, la Recherche, per la felicità del lettore, si sarebbe esaurita in un centinaio di pagine.
    Sempreché Virgilio, non ci ha rinunciato… eheheh… daaai… scherzooooo.

    1. Per la felicità del lettore non proustiano, specifichiamolo. Perché per noi, lettori doc del Sommo, ogni volta che il viaggio si conclude ci sembra sempre sia stato troppo breve. Ecco perché torniamo ancora e ancora e ancora al punto di partenza 🙂

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