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..come non adorarlo?

Post n°48 pubblicato il 25 Dicembre 2006 da zackdelarocha3
Foto di zackdelarocha3

 

Sono esistiti dei momenti, nella storia dell’uomo, in cui il pensare (prima che il pensiero, in senso ufficiale) determina l’abbracciare di nuova coscienza, di nuova conoscenza. In forza di questo si sono verificati dei mutamenti nelle umane vicende, per non dire delle vere e proprie (io definirei) “accelerazioni evolutive”.

Una (ma solo una) di queste “svolte” è quella che si verificò tra l’ottavo ed il sesto secolo (prima che nascesse il nazareno). Quel periodo vide infatti un vero e proprio sconvolgimento spirituale in seno a tutte (a tutte) le civiltà, a partire dalle colonne d’Ercole e andando verso est, fino alla Cina.

Questi avvenimenti (che vanno dalla fine della monarchia a Roma, al tramonto, in Grecia, delle vecchie gerarchie di origine sacrale, al declino di civiltà teocratiche nell’area mesopotamica ecc. ecc.), assieme a molti altri, testimoniano un cambiamento spirituale decisivo, profondissimo nelle coscienze degli uomini di quel tempo: si manifesta lo sbocciare e il prevalere dell’intelletto logico – discorsivo, in netto contrasto all’intelligenza intuitiva ed ispirativa che aveva caratterizzato le epoche precedenti.

Ora, questa intelligenza, al di là dei fini di ogni giorno, si volse come pensiero attivo e personale alla ricerca delle..ehm..Verità supreme, indipendentemente da rivelazioni divine, tradizioni arcane o mistiche aperture..

Ecco, l’uomo che, in India, personifica questo nuovo atteggiamento, è noto in tutta l’Asia come il Buddha, lo “Svegliato”.

In effetti l’apparizione del buddhismo segna una tappa fondamentale soprattutto per l’evoluzione dello spirito umano; e questo sia per il contenuto essenziale di questa dottrina, ma anche per il fatto che questa esigenza di “liberazione”, viene (attenzione) per la prima volta definita in termini di pensiero logico e non come di una serie di asserzioni o di ritualità a carattere mistico.

In altri termini questa dottrina adatta alle esigenze proprie del pensiero la più grande e meravigliosa “avventura dello spirito”, consistente in una emancipazione dell’uomo dalla permanenza del ciclo delle esistenze ripetute (ognuna condizionata dalle azioni compiute nella esistenza precedente).

Questa catena infinita di esistenze, di cui (badiamo bene) l’uomo è l’unico responsabile, continuerà senza interruzione fino a quando la liberazione non intervenga a smagliarne la fatalità.

Il bello (e il difficile, soprattutto per un buon cristiano) è che l’evento fondamentale della “liberazione” è il risultato di una costante ed energica disciplina ascetica volta a sottomettere alla propria volontà ogni stimolo psico - fisico, piuttosto che la conseguenza di una vita moralmente ineccepibile (che per la religione cattolica garantisce l’accesso di diritto tra le beate sfere angeliche).

Quindi la semplice, occidentalissima “moralità” è solo un elemento preparatorio ad un’esperienza che è ben al di là dalla morale stessa.

Per compiere questa esperienza radicale del vero essere del mondo e di sè medesimo il Buddha fece appello a quel nucleo autocosciente che (sconosciuto), si cela dietro ogni nostro pensiero.

Quest’asceta dunque, così remoto dal nostro tempo è pur tuttavia un uomo moderno, poiché è giunto al traguardo supremo dell’illuminazione e del risveglio basandosi esclusivamente sulle proprie forze coscienti, senza la guida di alcun maestro, senza l’appoggio della tradizione, senza l’aiuto degli dei.

Egli è stato un vero uomo libero, giunto, col suo spirito calmo, compassionevole, distaccato dal mondo, all’estinzione di tutte le catene esistenziali…

 
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