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Dopo l'aleph

Post n°70 pubblicato il 30 Gennaio 2007 da zackdelarocha3
Foto di zackdelarocha3

..disteso
nel buio di una cantina, con la paura di finire colà i suoi giorni, ucciso
magari da un folle; e, nello stesso tempo, vedere questo timore spento e deriso
dalla curiosità ineffabile e fanciullesca quasi di vedere, di sapere, di soddisfare
l’inestinguibile sete di conoscenza che eviscera dalla vera anima di
quell’uomo..



..emozione
è in me, commozione quasi. Se fossi nato donna penso che avrei amato quella
mente di amore eterno, inestinguibile ed assolutamente senza riserve e senza rivali.
No, non mi sarebbe importato delle centinaia di Bèatriz Viterbo, delle Emma
Zunz o delle Ulrica , né di tutte le donne a cui quella mente avesse pensato
per un attimo, per una vita, o per infinite vite, no. Il concetto religioso o
ateo di gelosia non avrebbe inquinato (non lo avrei permesso) questo sentimento
ed ammirazione e venerazione così grandi, così totali..e non mi sarebbe nemmeno
importato molto conoscerlo direttamente, in fondo. Non sarebbe stato questo ciò
che avrei cercato di lui, in lui.



L’aleph
in fondo è uno spunto, un’antenna, un pazzo aquilone che volteggia nel vento
cristallino ed immateriale del genio, della musicalità del verbo, della
inimitabile miscela di verità e surreale.



Uno
schiaffo in pieno volto, affibbiato da un sardonico giullare, a chi spegne i
propri giorni a filosofeggiare sulla finitezza dell’intelletto, sull’infima
condanna di questa (ahimè troppo, troppo posseduta) vita terrena a rivoltarsi
sempre nei soliti, paludosi concetti delimitati da pareti dialettiche, convenzionali,
gravitazionali, ma comunque buffamente delimitati.



Egli
celebra invece l’infinito, l’eterno, il totale, con la leggerezza di una
libellula che sposa le ninfee, ma che subito abbandona, in un tempo che
definire istante sembra già troppo lungo. E’ uno dei pochi, rarissimi esempi di
trasfusione del fluido pensiero in parola senza mai (mai) che la grafìa
pietrifichi il liquido magico di ciò che
è a monte della penna, a monte della mano che la guida: il fluido pensiero
viene spontaneamente generato, e giammai si perde nel momento in cui diventa
parole su una carta chiara..ditemi chi, oltre a lui ed a pochi eletti, ci è
riuscito, ci riesce.



..e
poi, paradossalmente, una volta rivolto l’osanna al Tutto che avviene in un
istante (ed in quell’istante ovviamente viene negato), all’anelata percezione
di un infinito vasto tre centimetri, con la limpidezza di un vero eretico, è
capacissimo di sfregiare l’immortalità del tutto, (dello stesso aleph quindi) e
relegare la condizione di totalità ed onnipotenza (non ad anelate estatiche
condizioni ma) ad eterne condanne, a spade fatali, pendenti su capi chini che
altro non desiderano se non l’espiazione nella finitezza dell’io, condannato
dallo stesso dio fittizio a non morire mai..



..io
non so se la casa di via Garay esisteva, esiste e non lo vorrò mai sapere: è
talmente irrilevante rispetto alla poesia di cui essa è permeata, che pormi la
domanda sarebbe commettere di nuovo l’errore, che facevo spesso da bambino, di
guardare la luna per lunghi attimi e di essere certo che, prima o poi, sarebbe
passata in controluce la nave di Peter Pan, e di rimanere deluso allorché essa,
non comparendo, cominciava ad insinuare dentro di me la sensazione e il dubbio
che la magia della sua favola e del suo sorriso si sarebbero perduti per
sempre..o che addirittura non fossero mai esistiti..

 
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