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Zagara&Pepe

La Metamorfosi è uno stato dell'Anima

 

 

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Un Lavoro d'Autunno        (capitolo I)

Post n°36 pubblicato il 19 Settembre 2006 da pro_mos

La sveglia trillò sul comodino. Erano le 7.30 quando Elena aprì gli occhi per pigiare quel maledetto pulsantino che ogni mattina si prendeva beffa di lei e del suo sonno, spostandosi nei posti più impensati. -"Questa sveglia ce l'ha con me"- pensava -"ogni giorno aspetta la parte più bella del sonno per mettersi a suonare"- Ancora con gli occhi chiusi riuscì a spegnerla. -"Finalmente un po' di pace"- e si raggomitolò sotto la coperta ancora leggera.

Le piaceva poltrire un poco la mattina, prima di perdere completamente quello stato magico di semi incoscienza, quella sensazione di quasi distacco dal mondo e dalle sue cose che precede il completo risveglio.
Cinque, dieci minuti, chi può dire quanto dura la felicità di quello stato di abbandono dove le immagini della notte si confondono con le incombenze del giorno, ma lo fanno senza creare affanno, come uno scorrere sereno di immagini, come un film che guardiamo ma che non ci vedrà mai protagonista?
Si stiracchiò ancora sotto le coperte. Alzarsi era il momento più difficile, occorreva determinazione e concentrazione, un sinergico concorso di volontà inconscia e di collaborazione di tutto l'apparato senso motorio. Il corpo fatica e ritrovare l'equilibrio dopo una prolungata fase di riposo supino. Il sangue deve riprendere a scorrere dal basso in alto, lungo un asse verticale e non più, semplicemente, fluire comodamente disteso, da sinistra a destra e viceversa, lungo il corso di un comodo giaciglio.


Ecco. Era in piedi, e subito aprì le persiane. Amava scoprire le incognite che il tempo riservava. Era un gioco che iniziava già dal letto dove cercava, con il primo sguardo, di carpire dalla debole luce che filtrava, se c'era il sole o se pure si preparava il temporale.
Era una bella giornata, la luce intensa del mattino invase la stanza. Il cielo era di uno splendido azzurro. Si sentì subito bene. Amava il sole e quel giorno le sembrava ancora caldo tanto da far pensare che quel principio d'autunno fosse ancora una quasi estate.

Nella doccia l'acqua scrosciava bollente. Amava quel massaggio e quel calore che a molti sarebbe sembrato insopportabile -"qualche volta ti ustionerai! Dovremo portarti in ospedale...."- era il tormentone con cui la ossessionava sua madre quando era ancora a casa, ma quel giorno sua madre non c'era. In quella casa. che era la sua casa, sua madre non c'era. Poteva quindi godersi la sua doccia, alla temperatura che aveva sempre desiderato senza dover giustificare niente a nessuno.
Certo non era stato facile convincere sua madre che era giusto che lei abitasse da sola:-"Oh certo, vivendo da sola potrai portarti a casa tutti ragazzi che vorrai! Farai la fine di una...."- non aveva terminato la frase, o forse si. Elena non lo sapeva. Durante il loro ultimo litigio se ne era andata sbattendo la porta lasciandosi dietro le sue ingiurie. Per lei quella casa non era necessaria per portarsi a casa i ragazzi. Dopotutto anche i ragazzi avevano le loro case e per fare l'amore poi, una casa non è strettamente necessaria. Quella casa la voleva perché sentiva di volere un suo mondo. I suoi spazi da organizzare, i suoi muri da dipingere, i suoi armadi ed i suoi cassetti da riempire. Gli angoli in cui accatastare i suoi ricordi, le sue esperienze.
Trovare quella casa non era stato facile. Lei la voleva piccola, ma soprattutto luminosa e poi la voleva con un bel terrazzo, da riempire di piante e fiori e per metterci un gatto, Lumiere, chiamato così in onore dei fratelli che inventarono il cinema. Elena amava il cinema. Ogni volta che poteva si chiudeva in una sala, da sola o con gli amici e guardava un film. Aveva imparato ad usare il cinema come terapia. Ci curava i momenti di malinconia ma anche di eccessiva euforia. Quando aveva un problema sceglieva un film a caso, lo guardava e lì trovava la risposta. Avete presente il libro dei King? Ecco, Elena usava i film allo stesso modo. Ci scrutava il suo futuro, ci trovava le risposte ad ogni sua domanda.



Passò in cucina, Lumiere la stava aspettando affamato ma quieto. Le miagolò appena un saluto vedendola arrivare e lei ricambiò con una valanga di complimenti e di coccole.
Aprì il frigorifero. Il cartone del latte era quasi vuoto. -"uffa"- disse fra sé pensando che a breve avrebbe dovuto fare la spesa. Ne versò un poco nella ciotola a Lumiere e per lei ne rimase solo mezzo bicchiere. Guardò quel poco latte pensierosa. -"questo mese dovremo tirare un poco la cinghia caro Lumiere"- disse con tono affettuoso al gatto. Aveva fatto la cameriera in una gelateria per tutta l'estate ma adesso che la stagione era finita....... operatrice stagionale, così l'avevano chiamato all'ufficio di collocamento.
-:"Beh, - continuò accarezzando il gatto sul collo mentre bevevano entrambi il loro latte - non disperiamo! Fra poco inizia la nuova stagione e qualche posto da commessa in qualche negozio lo potrò anche rimediare. Non trovi Lumiere?"- concluse grattandolo con dolcezza fra petto e pancia. "Ron....ron..." rispose il gatto facendo le sue fusa e strofinandosi contro la mano di lei. -"per prima cosa oggi andrò in edicola e prenderò il giornale degli annunci, vedrai che qualcosa salterà fuori"-
Si vestì e detto fatto scese per strada. Il tempo stava cambiando così che il cielo che s'era preannunciato tanto luminoso ora appariva coperto in parte da nubi scure. Un rombo lontano lasciava presagire che un temporale stava arrivando. Giunse di buon passo all'edicola dove acquistò il giornale degli annunci economici.
Era quasi a casa quando iniziarono a cadere le prime gocce di pioggia e questo la fece correre per non inzupparsi.
Salì sempre correndo anche le scale. Le case antiche, nel centro storico non hanno ascensori. -"E' un modo economico per fare ginnastica e rimanere in forma!"- rispondeva sempre a quelli che le chiedevano se non le pesassero tutti quei piani a piedi.
Entrò in cucina e posò il giornale sul tavolo. -"Ecco cosa mi sono scordata!"- d'un tratto esclamò. Il calendario appeso sul muro aveva ancora la data del giorno precedente. Era uno di quei calendari a fogli singoli con i numeri grandi. Ad Elena piaceva perché poteva vedere sempre e solo un giorno alla volta. Era un modo, diceva, per scordarsi dei giorni passati e per non pensare a quelli che verranno. Per vivere pienamente un giorno alla volta. Per avere, ogni giorno, soltanto un giorno come protagonista. Perché ogni giorno potesse essere davvero unico e speciale.


Strappo il foglio dal calendario e comparì la data di quel mattino: 21 settembre.
-:"oggi inizia l'autunno Lumiere! - esclamò rivolgendosi al gatto - oggi cambia una stagione, vuoi scommettere che cambieremo qualcosa anche noi? Vieni guardiamo assieme il giornale, vedrai che troveremo un bel posto di lavoro!"- con quell'entusiasmo nuovo si sedette col gatto accoccolato sulle ginocchia, e cominciò a cercare. 

(CONTINUA..............)


 

 
 
 
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