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Zagara&Pepe

La Metamorfosi è uno stato dell'Anima

 

 

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Un Lavoro d'Autunno    (Capitolo III)

Post n°38 pubblicato il 30 Settembre 2006 da pro_mos

(tempo passato)

-"Lumiéreeeee....Lumiéreee....dove sei micio....."- erano ormai più di cinque minuti che Elena immaginecercava il suo gatto per tutta la casa e per il balcone. Un comportamento strano per Lumiere, sparire così. Di solito se ne stava raggomitolato beatamente intento a dormire in un angolo della cucina o si concedeva una passeggiata sul balcone strusciandosi contro tutti i vasi. E' vero, non gli mancavano le uscite per strada, ma lo faceva con lei sempre ad una certa distanza. Non era, per così dire, un gatto dagli istinti troppo felini. S'era adattato bene a quella vita domestica tanto che, certe volte, Elena lo schermiva chiamandolo "gatto di pezza".


Quella sparizione era perciò un evento straordinario e per questo Elena era in preda ad una certa preoccupazione.
Aveva sentito dire che il gatto di una sua conoscente era precipitato dal balcone, sfracellandosi a terra. Non avrebbe mai pensato che Lumiere avrebbe potuto fare una cosa del genere. Non lo aveva mai visto intraprendere un'azione che potesse anche solo sembrare pericolosa. Mai lo aveva trovato su di un cornicione o sul davanzale. Mai sulla ringhiera. Guardò in basso, verso la strada, con un briciolo di esitazione, temendo quasi di poter essere smentita. Niente. Nulla sul marciapiede o sull'asfalto lasciava presagire il peggio. -"Meno male"- pensò fra se.
La casa non era grande, un piccolo ingresso dal quale si poteva accedere in successione, in una stanza che serviva da soggiorno e cucina e poi alla camera da letto confinante con un bagno microscopico con i servizi ed una doccia. Quello era il suo cruccio. Nella casa dov'era vissuta con la madre, dopo che i suoi avevano divorziato, c'era un grande bagno, molto luminoso, ed una vasca immensa dove lei amava immergersi nell'acqua bollente, profumata di essenze, e fantasticare. Passava momenti indimenticabili chiusa in bagno. Proprio chiusa, perché per assicurarsi di non essere disturbata amava fare il bagno chiudendosi con la chiave anche se in casa c'erano solo lei e sua madre. Questa cosa sua madre non la capiva proprio. Capitava quindi che i suoi momenti di sogno venissero interrotti da quella voce che le intimava. -"Apri Elena! Apri subito! Devo prepararmi per uscire"- oppure -".....devo andare al lavoro e devo pettinarmi"- oppure più semplicemente -"....sbrigati che devo usare il bagno!"-

Si accorse d'un tratto che la piccola finestrella che aveva nell'ingresso e che dava sul pianerottolo era socchiusa. Non era mai uscito da solo Lumiere da quella finestrella, perché avrebbe dovuto farlo allor? Aprì la porta e si trovò sulle scale:-"Lumièreee....Lumièreee..."- chiamava sul pianerottolo. Scese di un piano, e poi di un altro ed un altro ancora. Arrivò giù, sino al primo piano, il cosiddetto "piano nobile", così chiamato perché il suo appartamento aveva il prospetto ed il relativo balcone proprio sopra l'imponente portone d'ingresso.
La porta era socchiusa. Elena infilò la testa e cominciò a chiamare con un grido soffocato a mezza voce:-"Lumiere, sei qui?"-
L'appartamento era bellissimo anche se completamente disabitato, anzi privo di ogni mobilio. I tetti erano alti ed affrescati. Lumiere era appallottolato fra le braccia di un uomo che lo accarezzava mentre lui, beatamente faceva le fusa.
Vedendo quella scena Elena disse con voce più decisa ed arrabbiata-:"Lumiere! Cosa fai qui? Lo sai da quanto tempo è che ti cerco?"-
Lumiere alzo il muso verso la padroncina, socchiuse appena gli occhi sopraffatto dalle coccole che l'uomo continuava a fargli accarezzandolo nel sotto gola.



-"E' un bellissimo gatto"- disse l'uomo porgendoglielo. Elena lo accolse fra le braccia e cominciò ad accarezzarlo. Lumiere si accoccolò. -"E' il mio gatto....Lumiere.... Lo stavo cercando....E' strano che sia uscito di casa in questo modo, non lo fa mai da solo"-
-"La discontinuità è un segno di intelligenza.- disse l'uomo - Solo gli animali molto stupidi o molto annoiati fanno sempre le stesse cose, si comportano sempre allo stesso modo. L'imprevedibilità è l'essenza dell'atto intelligente. Sa quando un essere vivente dimostra di essere intelligente?"- Elena guardava l'uomo che le parlava e con la mano accarezzava Lumiere. Avrà avuto poco più di quarant'anni.

La prima cosa che di lui l'aveva colpita erano i capelli d'un color cenere dalle molte sfumature, mossi agli estremi da un accenno di riccioli naturali che li facevano sembrare dei boccoli da cherubino. Sembravano la chioma d'un bambino posata sopra il capo d'un adulto. -"L'annoio signorina?"- le chiese l'uomo che aveva notato una sorta di vaghezza nel suo sguardo. A quelle parole Elena ebbe un impercettibile sobbalzo, come se si destasse da una sorta di ipnosi. Riprendendo coscienza rispose prontamente:-"No, affatto, anzi mi interessa moltissimo"- -"Ha presente l'esperimento della scimmia nella gabbia che deve raggiungere il casco di banane oltre le sbarre?"- Elena scosse il capo -"No"- disse semplicemente. L'uomo prese questo segno come un incoraggiamento a continuare. -"Orbene si mette una scimmia in una gabbia e le si pone di fronte un bel casco di banane ad una distanza tale che la scimmia non possa arrivarci con le zampe per quanto si sporga. All'interno della gabbia vengono messi alcuni attrezzi fra i quali un bastone. La scimmia dapprima tenterà di raggiungere le banane sporgendosi fra le inferriate, poi, a poco a poco, proverà con altri strumenti. Ad un certo punto capirà che con il bastone potrà avvicinare il casco di banane. Avrà imparato ad usare un mezzo esterno al proprio corpo per raggiungere uno scopo. Avrà organizzato un pensiero, quello sarà il suo atto intelligente"- Elena ascoltava l'uomo parlare. Aveva una bella voce, calma. Le parole sembravano uscire fluide, avvolgenti. Si sentiva bene ascoltandolo parlare. Il suo timbro era chiaro come quello di chi non ha nulla da nascondere. Parlando la guardava dritta negli occhi e lei poteva così guardare i suoi. Erano scuri, vivaci, brillanti e coloravano l'intero volto, forse l'intera stanza, facendo contrasto con le cento sfumature del cenere dei capelli.


-"E, secondo lei, Lumiere avrebbe fatto un gesto intelligente uscendo dalla finestrella che dà sul mio pianerottolo e scendendo fin qui?"- domandò Elena con tono un po' ironico. -"Certamente - rispose lui prontamente, poi dopo una brevissima pausa continuò -"...così mi immagineha dato modo di conoscerla"- Elena arrossì impercettibilmente -"permette che mi presenti?- e senza aspettare risposta continuò - mi chiamo Marco Bolzoni...."- allungò la mano che Elena strinse rispondendo -:"..piacere, mi chiamo Elena...Elena De Martini... E lui - soggiunse riferendosi al suo gatto - è Lumiere, ma ho visto che siete già buoni amici..."- fece una breve pausa silenziosa poi, staccando lo sguardo dai suoi occhi e volgendolo alla stanza che li circondava, continuò:-"..verrà ad abitare qui? E' una casa bellissima...bellissimi questi pavimenti...e questi soffitti affrescati....io abito all'ultimo piano"- e poi, ridendo divertita continuò -" direi che più che una casa vera e propria è un abbaino...ma è la mia prima casa, cioè la prima casa dove vivo da sola, e io l'adoro- poi cambiando tono e ritornando improvvisamente seria continuò -"Lei ci verrà a vivere da solo?"- -"No"- disse subito Marco, poi abbassando un poco il tono della voce come a celare una sorta di piccolo imbarazzo -"con mia moglie"- -"Sposatissimo dunque - lo incalzò Elena con una sfumata ironia nelle parole
Marco, quasi a giustificarsi rispose:-"...mia mogli si occupa di pubbliche relazioni per una casa di caschi per motociclette. Per questo suo lavoro è spesso in giro per il mondo...sa, segue i piloti, le gare dei campionati...."- -"Bene, signor Bolzoni - soggiunse Elena con un tono che lasciava presagire un imminente congedo - mi ha fatto piacere conoscerla.. Spero che verrà presto ad abitare in questa casa.... con sua moglie, naturalmente"- -"E' stato un piacere anche per me - disse Marco accompagnadola alla porta. Poi, mentre lei stava salendo le scale verso il piano superiore soggiunse -"sono architetto, architetto restauratore!"- immagine

Elena si fermò un attimo sui gradini poi rispose -"io lavoro come cameriera in una gelateria. "- si mise a correre sulle scale verso la porta di casa. Marco la seguì dapprima con lo sguardo poi restò sull'uscio ad ascoltare il rumore dei suoi piedi sugli scalini. Quando arrivò in casa ad Elena batteva forte il cuore, e non era solamente per la corsa appena conclusa.

(CONTINUA....................)

 

 

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Commenti al Post:
Vincanto_Editions
Vincanto_Editions il 30/09/06 alle 09:33 via WEB
scale, portano giù, portano su, ma devono essere ben costruite per sopportare otre le persone anche il peso, talvolta leggero, spesso grave, delle loro vite... vite che su quei gradini si passano accanto, sfiorandosi, scontrandosi, talvolta incespicando l'una nell'altra...
 
end.m
end.m il 30/09/06 alle 16:35 via WEB
Leggerti,sognare solo per un'istante ,il tempo si ferma ,la fantasia scorre e ...il tuo scritto prende forma. GRANDE !!!
 
 
end.m
end.m il 30/09/06 alle 16:38 via WEB
SONO VERAMENTE MORTIFICATA..(UN )scusate le mie dita.
 
ocagiuliva40
ocagiuliva40 il 01/10/06 alle 10:36 via WEB
La vita è fatta anche di attimi inprevedibili, che possono cambiare il corso degli eventi...un bacio
 
SogniSullaLuna
SogniSullaLuna il 02/10/06 alle 18:44 via WEB
concordo in pieno, l'imprevedibilità e la curiosità sono sintomo d'intelligenza, adattarsi alla routine sempre e comunque porta alla morte degli stimoli :))))
 
Readerle
Readerle il 05/10/06 alle 13:52 via WEB
hmmm quella gatta non può essere lumiere, sarà la fidanzata???
 
end.m
end.m il 05/10/06 alle 20:19 via WEB
Io aspetto,di leggerti................ bacio
 
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