Creato da gh0std0g il 09/06/2005
my life in the bush of ghosts
|
Area personale
Cerca in questo Blog
Scorciatoie
Menu
Ultimi commenti
Chi può scrivere sul blog
Torno ora da una breve vacanza nel Quadrante Gamma, e cosa trovo? Una terribile minaccia incombe sul futuro dell'umanità: la DERIVA ZAPATERISTA. Pare si tratti di un'agghiacciante epidemia che rende le vittime esteriormente simili a Mr. Bean, nonché inclini ad accoppiarsi con qualunque entità a base carbonio entri in contatto con loro. L'estinzione dell'umanità è assicurata nel giro di qualche settimana, tra atroci sofferenze.
Così abbiamo qualcosa di cui parlare, fino a gennaio. Buon natale.
P.S. Il sito di Repubblica, ieri, riportava la notizia dell'apparizione del volto di Gesù in un Cornflake. Oggi è scomparsa. Disinformazione del noto foglio bolscevico o primi segnali di allucinazione collettiva indotta dal morbo?
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Per fortuna, nei blog di "destra" (?) non si trova solo gente che gioca con colla e forbici, o riflessioni da bar sport. In questo, ad esempio, c'è una ricerca piuttosto accurata (immagino un po' di parte, ma non conoscendo i dettagli non ho gli elementi per giudicare) sul passato non proprio immacolato del Mortadellone. E' uno spaccato interessante di vicende che si sono svolte negli ultimi 20 anni circa, e vale la pena di leggerlo. Non credo sia tutto oro colato, ma le vicende di cui si parla sono senz'altro vere e di estremo interesse. In sostanza si tratta di capire come il patrimonio pubblico, sia pure ammucchiato in un carrozzone fatiscente come l'IRI, sia stato fatto a pezzi e svenduto, se non regalato, agli amici di ogni parte e colore. Operazione in cui, va detto, una buona parte della sinistra è stata o connivente o corresponsabile, in uno col nostro amato Leader. Tanto per non dire, poi, non sapevamo. Io lo so, chi sto votando. Ahimé.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
New York, 1976: grazie a quattro artisti folli e visionari, il rock 'n roll ritrova la sua anima. La loro era arte, ragazzi. Dee Dee, Joey, Johnny, non ve ne siete andati mai. Gabba Gabba Hey. Dee Dee Ramone: Bass Hey ho They're forming in straight line
Joey Ramone: Vocals
Johnny Ramone: Guitar
Tommy Ramone: Drums
let's go
Hey ho
let's go
Hey ho
let's go
Hey ho
let's go
They're going through a tight wind
The kids are losing their minds
The Blitzkrieg Bop
They're piling in the back seat
They're generating steam heat
Pulsating to the back beat
The Blitzkrieg Bop
Hey ho
let's go
Shoot'em in the back now
What they want, I don't know
They're all reved up and ready to go
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Che barba, che noia, che noia, che barba. Quando ho osato scrivere che ci stavano le veline del Giornale, e sono perciò stato severamente ripreso dal mio amato Lettore segreto, magari avevo anche esagerato un po', ma mica pensavo di essere preso sul serio. Alla lettera, addirittura. Il mio non era un suggerimento, che diamine! A questo punto mi unisco al coro delle Fan: aridatece Gibran e Neruda, il compagno Neruda, il comunista Neruda, sì, quello. Aridatece le dame e i cavalieri e le notti nebbiose e la legione straniera o che altro era, per carità. "NON PARLATE CON ME, PARLATE CON QUESTA MACCHINA. NON VOGLIO PARLARE. PARLATE ALLA MACCHINA. IO NON SONO IN NESSUN POSTO E ANCHE VOI NON SIETE IN NESSUN POSTO. LA MORTE ARRIVA PER AFFERRARCI CON LE SUE MANINE. NON DESIDERO PARLARE. PARLATE ALLA MACCHINA". (Charles Bukowski, "Hollywood, Hollywood!", 1989)
Per quanto mi riguarda, consacrerò questo blog alla rassegna delle cose per cui vale la pena vivere, tra le quali non mi capita di annoverare, per fortuna mia e del mio equilibrio mentale, nessuno dei personaggi che animano questa povera, povera scena politica.
Tra le cose per cui vale la pena di vivere, invece, c'è senz'altro LUI, e le cose che ha scritto. Da sempre ho desiderato avere nella mia segreteria telefonica un messaggio così:
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Non vorrei che qualcuno pensasse che in questo blog si pretende di fare politica. Nulla di più lontano dal vero. A me interessa solo il gossip. E per la cronaca, adooooooro Silvio Berlusconi. Perdutamente. Ed ora, per quanto ovviamente le bestie che mi leggono non siano all'altezza, ripropongo questo gioiello, già oggetto di un (ignoratissimo) post di qualche secolo fa.
«la merce esclusa»
di Elio Pagliarani
«e può essere immesso nella circolazione linguistica
come portatore di tale valore In termini di lavoro
Problema: un ragazzo vede conigli e polli in un cortile Conta
18 teste e 56 zampe
quanti polli e conigli ci sono nel cortile?
Si consideri una specie di animale
a sei zampe e due teste: il conigliopollo; ci sono nel cortile 56 zampe: 6 zampe = 9 coniglipolli
Nove coniglipolli che necessitano di 9 × 2, 18 teste
restano dunque 18 – 18, 0 teste nel cortile
laurea in filosofia poi lo cacciarono via
non che violasse le leggi è che dissero basta
la famiglia gli amici gli esempi dei libri di testo La sua testa
avrebbe potuto lucidissimamente, in realtà fu lui che non volle demandò alla vita
la grandezza di lavoro umano linguistico generico medio
Ma questi animali hanno 9 × 6, 54 zampe allora 56 – 54 = 2 Restano due zampe nel cortile
Si consideri quindi un’altra specie di animale che potrebbe essere il coniglio spollato che ha
1 testa – 1 testa = 0 testa, 4 zampe – 2 zampe = 2 zampe: le due zampe che stanno nel cortile
la grandezza di lavoro umano linguistico generico medio
con il naso giusto, un’altezza che supera la media
non che vita non fosse anche nell’aule
dei suoi vent’anni trenta
non era ancora stato richiamato sotto le armi forse perché non sapevano bene dove metterlo
c’è dunque nel cortile 9 coniglipolli + 1 coniglio spollato Detto in altri termini
9 conigli + 9 polli + 1 coniglio – 1 pollo Ed ora i conigli coi conigli e i polli coi polli, si avrà
9 + 1, 10 conigli, 9 – 1, 8 polli
Risultano otto polli e dieci conigli nel cortile (1)
e può essere immesso nella circolazione linguistica
come portatore di tale valore In termini di lavoro
la grandezza di lavoro umano linguistico generico medio
con cui si misura Dio
con cui si misura Dio in termini di lavoro
ridono le ragazze, ondeggiano sopra tacchi di sughero»
(1) Vale la pena di osservare che la soluzione cui giunge lo studente è esatta
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Nella foto: un elettore di Prodi colto in una delle sue tipiche occupazioni, nell'atto cioè di deturpare con scritte offensive un bene pubblico.
Messaggio personale per il mio tenero lettore segreto: ora vado a occuparmi di cose più serie. Lo consiglierei anche a te, e soprattutto ti consiglierei una pausa di riflessione, visto che il livello qualitativo della tua produzione, già di per sé non eccelso, va di più in più scemando. Per non parlare della lucidità dei messaggi. Con affetto, tuo
Gh0std0G
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
E a proposito: quando esce la nuova edizione del manuale del perfetto propagandista (o si dice "consulente globale"? o "piazzista"?) del mondo libero? Sì, la nuova edizione, quella curata da Socci con prefazione di Marcello Pera! Quella omologata CEI! Ce n'è urgente bisogno per le esauste sinapsi del propagandista ("venditore"? "promotore"?)... Pare infatti (dico pare....) che da quelle parti siano un po' a corto di idee: sarà la cinquantesima volta che nominano Cuba... Ma forse è solo per il bisogno inconscio di una bella vacanza sulle spiagge tropicali, con un bel mojito in una mano e un sigarazzo nell'altra: questa sì che è vita, compagni, alla faccia di chi ci vuole male!
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
E' proprio vero, la campagna elettorale è iniziata. E sarà una campagna orribile, già se ne vedono le avvisaglie, all'insegna del connubio tra destra e chiesa, da cui non c'è da aspettarsi niente di buono. Tutti parlano dei fischi a Ruini. Grave errore politico, sarebbe stata meglio una contestazione silenziosa. Ma c'è altro su cui riflettere. Cosa era andato a fare Ruini a Siena? A ritirare un premio della fondazione Liberal. Quella presieduta da Adornato, ex comunista ora a capo dei più liberali dei liberali (ah, i liberali italiani... devo ricordarmi di fare un post al riguardo) di Forza Italia, che infatti presiedeva la cerimonia. Sono sempre più numerosi i segnali di una Santa Alleanza per la Difesa dei Valori Cristiani, tra cosiddetti "liberali", ex fascisti, ex democristiani, fans della Fallaci (che quelli proprio non si capisce cosa sono) e settori importanti del mondo cattolico, a cominciare dalle gerarchie ecclesiastiche. Del resto, per la rielezione di Bush i temi della morale e della famiglia, e in particolare il no al matrimonio gay, sono stati importanti, se non decisivi. Figuriamoci quanto ci punteranno qui, vista la situazione di difficoltà in cui versa la maggioranza. Certo non possono puntare sui brillanti successi economici del governo. Pertanto punteranno sulla paura e sui sentimenti profondi. Prepariamoci dunque ad una campagna elettorale tutta basata sulla difesa dei valori della famiglia contro la sinistra atea che la vuole distruggere. Prepariamoci (le prove generali ci sono già state) a sentirci dire che la Sinistra è intollerante perchè nega i diritti dei cattolici e li discrimina e altre consimili amenità. Prepariamoci a rispondere, se ci riusciamo. Magari senza cadere in trappole stupide come questa contestazione rumorosa, che ha fatto solo il gioco della destra. E senza dimenticare che c'è una parte del mondo cattolico con cui si può e si deve continuare a dialogare. Comunque, sarà una campagna dura e squallida. Viva Zapatero (o magari no...?)!
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Scrivi Commento - Commenti: 16
|
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
«Tout ce que je sais, c'est que je ne suis pas marxiste»
(K. Marx, riportato da F. Engels in una lettera a Conrad Schmidt del 5 agosto 1890)
Quello che più mi butta giù, è la mancanza di fantasia. Uno rilegge Marx, che per quanto possa piacere o non piacere non si può dire sia un autore che non ha avuto un peso, e fa partecipi altri delle sue riflessioni al riguardo. E subito parte l'etichetta di comunista. Come se fosse semplice definirsi comunista. Marx, che era uomo dall'intelligenza profonda e complessa, e soprattutto che non ha mai rinunciato a cambiare idea se si accorgeva che la realtà smentiva le sue previsioni e i suoi schemi, rispondeva così a quelli che, già attorno al 1870, pretendevano di definirsi "marxisti". Diceva in sostanza, non trasformatemi in un'etichetta, sono un uomo. Ma da sempre l'etichetta è la risorsa di chi non ha risorse, l'arma monotona ma a quanto pare efficace del non pensiero alla Bondi e Schifani, replicato all'infinito nella retorica anticomunista fuori tempo massimo con cui la stampa "indipendente" e "fuori dal coro" copre il nulla della proposta politica dei Signori che una parte di questo paese ha designato a governarci. E con l'etichetta di comunista, ecco tutti i luoghi comuni conseguenti ripetuti fino alla nausea: la siberia e cuba e la corea, e i paradisi del socialismo reale, stalin e pol pot e per finire, ovviamente, le foibe. Come da manuale del perfetto Schifani. Qualche altro argomento, magari un po' più legato alla realtà che stiamo vivendo oggi? Sarebbe bello discutere pacatamente, ad esempio, di cosa si intende per mercato e di cosa significa essere liberali oggi. Ma, dimenticavo, ci sono altri argomenti, assai più efficaci: per esempio, abbiamo appreso recentemente che quelli di sinistra sono antipatici. E che gli Americani hanno inventato l'elettricità. E Vabbè.
Ma lasciamo perdere. Ho detto che mi piace perdere tempo, ma a tutto c'è un limite.
Piuttosto, questa cosa delle etichette fa riflettere su un'altra cosa. E' possibile oggi definirsi comunisti? Non mi riferisco a chi, ad esempio, usa questa parola come segno di un legame affettivo con una storia, quella del partito comunista italiano, alla quale, pur non avendone fatto parte, guardo con grande rispetto. Costoro usano il termine per orgoglio, quasi in segno di sfida, come a dire che non hanno nulla da vergognarsi per il fatto di essere stati parte del PCI. Un atteggiamento che capisco e che rispetto, ma vorrei andare oltre. Chi è veramente comunista oggi? Quando ho iniziato la mia riflessione su Marx, la prima cosa che mi ha colpito è che il comunismo nasce nell'800. Nasce nell'800 e si può dire che muore nell'800, perché già dopo il 1870 e la Comune di Parigi, il termine cade in disuso. Gli stessi Marx ed Engels ne fanno un uso sempre più prudente, e verso la fine della loro vita il loro pensiero è molto mutato rispetto a quanto si legge nel Manifesto, anche se Engels continuerà a proporre questo testo (un capolavoro di vis polemica, del resto) come base di riflessione politica per il movimento operaio. Nel frattempo, ll pensiero di Marx è ripreso e rielaborato e spesso stravolto da un'infinità di correnti che lo piegano ai più vari fini. Alla fine dell'800, il termine comunista era caduto in disuso, la maggior parte del movimento operaio che si rifaceva alla lezione di Marx si definiva "socialista" e sostanzialmente aveva accettato, con l'ultimo Engels, la sfida di una realizzazione graduale e per via democratica, attraverso il suffragio universale, delle conquiste sociali. Il termine "comunista" viene sostanzialmente riesumato da Lenin, come segno del ritorno del suo movimento alla purezza delle origini contro le "degenerazioni" del "revisionismo" socialdemocratico.
Scrive Lenin all'inizio del 900: «noi dobbiamo chiamarci Partito comunista, come si chiamavano Marx e Engels. Noi dobbiamo ripetere che siamo marxisti e che prendiamo per base il Manifesto del partito comunista, svisato e tradito dalla socialdemocrazia su due punti principali: 1) gli operai non hanno patria; la difesa della patria nella guerra imperialista significa tradimento del socialismo; 2) la teoria marxista dello stato, svisata dalla Seconda internazionale».
L'enfasi con cui Lenin insiste sul fatto che occorre "chiamarsi" comunisti e marxisti, la dice lunga sulla sottile consapevolezza di come quanto i bolscevichi si accingevano a fare in Russia, pur pretendendo di assumere a base teorica la riflessione di Marx, ne fosse in realtà distante. Da qui, tutta la storia dei socialismi reali e del comunismo del ventesimo secolo, per cui possiamo rinviare ai libri sulle foibe e altre amenità del genere, per gli appassionati.
Mi scuso per la digressione e torno alla domanda. Cosa significa essere comunisti oggi? Se si vuole essere fedeli al significato originario del termine, comunismo significa credere: a) alla lotta di classe: b) all'appropriazione dei mezzi di produzione da parte del proletariato, e conseguentemente c) all'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, e infine d) alla instaurazione della società senza classi e senza stati.
Più in profondità, il comunista non crede nello stato sociale. Il comunista sa che lo stato sociale è uno strumento con cui il capitalismo si è assicurato la propria sopravvivenza. Il comunista opera per il sovvertimento del capitalismo, crede nell'inevitabilità del crollo del sistema capitalista e lavora per accelerarlo.
Risulta ora ben chiaro che non si può qualificare comunista uno come Bertinotti, che con le sue proposte di tutela dei salari e di tassazione delle rendite si inserisce nella più pura tradizione socialdemocratica. Così come meno che mai possono considerarsi comunisti figure come il Casarini o certi finti rivoluzionari, l'esito della cui azione è solo rafforzare l'apparato repressivo e l'autodifesa delle istituzioni esistenti. In questo senso, se oggi ci sono dei comunisti, dei veri comunisti intendo, è probabile che siano ben nascosti, che operino nei gangli vitali del sistema nella convinzione di determinarne il crollo. Non mi stupirei di trovarne nell'organigramma di certe multinazionali, ad esempio, a muovere capitali. O dietro le quinte della società dello spettacolo. E del resto, a pensarci bene, gli eredi più genuini del Marx delle origini forse sono proprio i situazionisti di Guy Débord e del suo "la società dello spettacolo".
Al di fuori di ciò, non vedo chi nella situazione attuale possa correttamente (a parte ogni moto di orgoglio e ogni slancio sentimentale) definirsi comunista e assumere il comunismo come prassi politica. E' già tanto, con i tempi che corrono, se si riesce ad immaginare la possibilità di praticare un moderato socialismo. Quanto a me, per quanto non credo possa interessare più di tanto, ho avuto una formazione liberale, con sfumature vagamente libertarie, comunque molto lontana dal marxismo. Successivamente, a partire dalla metà degli anni ottanta, mi sono spostato più a sinistra (mi pare alquanto in controtendenza rispetto ai tempi), e se ora dovessi definirmi potrei usare (forse, e con qualche distinguo, vista la compagnia in cui verrei a trovarmi) il termine "socialista". Ciò non mi impedisce di votare per i DS o anche più a sinistra, perché come ho detto (e come dovrebbe essere evidente a chiunque abbia anche solo provato a studiare un pochino questi temi) la sinistra italiana di oggi (compreso Bertinotti e tutta l'ala più radicale) si può al massimo ricondurre alle tante varianti, più o meno "spinte" o "moderate", della socialdemocrazia.
Detto con tutto l'affetto e il rispetto per chi ha l'orgoglio di continuare a chiamarsi "comunista", a difesa di una storia complessa, a volte tragica ma anche gloriosa, e soprattutto della memoria individuale e collettiva di milioni di italiani per bene.
Nella foto: l'unico vero marxista, cui si deve la storica frase "non vorrei mai fare parte di un club che accetta uno come me tra i suoi membri".
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Insomma, uno sta un po' di tempo via, e al ritorno trova blog che hanno quasi chiuso... e non riesce a capire cosa è successo. Però lo immagina. Delusioni, probabilmente, delusioni umane. Uno perde tanto tempo a cercare di spiegare, di confrontarsi, di capire, ma non si fanno progressi. Non si fanno progressi perché è sbagliato il presupposto. Il blog non è uno strumento di comunicazione, è solo lo scenario di deliri più o meno solipsistici. Bloglandia è una sterminata fiera delle vanità. E ognuno si costruisce il proprio monumento, nella disperata convinzione di avere qualcosa da dire.
E' un errore. Non c'è niente che valga la pena di essere detto, tra quello che si legge qui sopra. Non fatevi illusioni. Se volete imparare qualcosa, leggete un buon libro.
Vedo, e mi spiace, che quelli che chiudono o smettono di scrivere sono proprio quelli che forse si erano impegnati di più a cercare un confronto. Gli altri, no, quelli vanno avanti imperterriti. Continuano a costruire il monumento al proprio (non -) pensiero, incuranti dei piccioni. Continuano a vantarsi (che tristezza) di pensare con la loro testa, quasi che fossero gli unici a crederlo. Questo posto è pieno di gente che è convinta sopra ogni cosa di pensare con la propria testa. Salvo poi, ora che si avvicina la campagna elettorale, affrettarsi a prendere servizio. Basta guardarsi un po' in giro per vedere apparire le veline del Giornale, alla faccia del libero pensiero.
Immagino la legittima osservazione: ma allora che ci fai tu qui? Io adoro perdere tempo. E più di ogni altra cosa quando vengo qui non posso trattenermi dall'andare a fare visita a quei tre o quattro blog, quelli che "l'indipendenza dà fastidio", pur sapendo che ne uscirò con una sensazione a metà tra lo schifo, la nausea, la pena, la tristezza. Ma non posso farne a meno, perché voglio proprio provare a capirlo, questo strano paese. Voglio provare a capire perché siamo arrivati a questo punto.
Sbaglia chi dà la colpa a Berlusconi. Lui ha fatto solo il suo mestiere. E lo ha fatto pure molto bene. Lui è sempre stato un grande venditore, e ha venduto un prodotto (sé stesso) a qualche decina di milioni di gonzi. Alla grande. C'è solo da ammirarlo. Io non ce l'ho con lui. Ce l'ho con i gonzi. E a maggior ragione con i gonzi che si credono pure furbi. Ce l'ho con quelli che veramente ci hanno creduto, e magari ancora ci credono, alla favoletta della riduzione delle tasse. Ce l'ho con quella buona metà di questo paese che si è bevuta queste ed altre stronzate, e ancora ha il coraggio di salire in cattedra. Berlusconi fa il suo mestiere, ma quelli che l'hanno votato? Spero almeno che abbiano fatto bene i conti. Spero che almeno loro ci abbiano guadagnato. Spero che fossero in malafede e l'abbiano fatto per il proprio esclusivo tornaconto. Un paese di disonesti è meglio di un paese di imbecilli.
Io non sono tollerante. Io non sono buono. Io non amo il mio paese. La maggior parte di questo paese è marcia. Non abbiamo futuro e in fondo ce lo siamo meritati. La classe politica che ci amministra (e buona parte di quella che si candida ad amministrarci, e che comunque voterò, tanto per essere chiari, perché voterei anche per Paperino pur di liberarmi di questi) è semplicemente lo specchio di questa società.
Mai creduto alla favola dei politici cattivi e della società buona. I politici ci rappresentano realmente. Abbiamo politici mediocri (nel migliore dei casi) perché siamo una società mediocre.
E lo stesso vale per il discorso sulla laicità. Io non ce l'ho con Ratzinger o con Ruini. Fanno il loro mestiere, vanno rispettati per questo. E a me Ratzinger, con quella vocina da Dottor Stranamore, mi sta pure (in maniera sottilmente inquietante, lo ammetto) simpatico. Ed è sicuramente un uomo di grande spessore culturale, anche a confronto col suo predecessore Karol "Santo Subito" Woitila. Ancora una volta, non ce l'ho con loro, ce l'ho con chi si fa condizionare. In un paese decente, non dovrei sperare che venga eletto un papa "progressista" perché vengano riconosciuti i diritti di chi non si riconosce nei valori della Chiesa. In un paese decente, dovrebbe essere la politica a garantire la laicità. Ma in questo paese, la politica non trova di meglio da fare che prostituirsi ai desiderata della chiesa. Prostituzione è l'unica parola che mi viene in mente, e che può descrivere lo stato in cui versa la politica nel nostro paese. Erano incomparabilmente meglio, al confronto, i tempi della DC, quando almeno la Chiesa aveva un unico interlocutore, e assai più responsabile e moderato, in fondo, di quelli di adesso. Pera (nomen omen) docet. Oggi la Chiesa può entrare ovunque, e nessuno può pensare di governare senza il suo sostegno. Che figata il maggioritario, eh?
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
«Non voglio mandare al macero le culture politiche del Novecento, perché restano fondamentali per la nostra identità, ma non riescono ad offrire soluzioni ai problemi di oggi. Che ricette ci dà il socialismo del Novecento sul tifone Katrina, sul virus dei polli, sulla fecondazione artificiale?».
(Paolo Gentiloni, «braccio destro» di Francesco Rutelli, intervistato da "Repubblica").
Gentiloni, secondo me, è una brava persona. Quindi, probabilmente lui lo pensa veramente, che i grandi problemi che la politica dovrà risolvere nel prossimo millennio saranno le inondazioni, le malattie dei polli e le tecniche di riproduzione. Evidentemente, la povertà e le guerre e l'ingiustizia sociale sono problemi ormai risolti: meno male che ce l'ha detto Gentiloni, io non me ne ero accorto. Per forza, del resto, ero intento a leggere questo vecchiume...
«Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall'altro, con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più intenzo dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più generali e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse».
[...] «Ci si è rinfacciato, a noi comunisti, che vogliamo abolire la proprietà acquistata personalmente, frutto del lavoro diretto e personale; la proprietà che costituirebbe il fondamento di ogni libertà, attività e autonomia personale. Proprietà frutto del proprio lavoro, acquistata, guadagnata con le prorie forze! Parlate della proprietà del minuto cittadino, del piccolo contadino che ha preceduto la proprietà borghese? Non c'è bisogno che l'aboliamo noi, l'ha abolita e la va abolendo di giorno in giorno lo sviluppo dell'industria. [...] Voi inorridite perché vogliamo abolire la proprietà privata. Ma nella vostra società attuale la proprietà privata è abolita per i nove decimi dei suoi membri; la proprietà privata esiste proprio per il fatto che per nove decimi non esiste. Dunque voi ci rimproverate di voler abolire una proprietà che presuppone come condizione necessaria la privazione della proprietà dell'enorme maggioranza della società.
In una parola, voi ci rimproverate di volere abolire la vostra proprietà. Certo, questo vogliamo».
(K. Marx, F. Engels, Manifesto del partito comunista)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
«La borghesia ha avuto nella storia una parte sommamente rivoluzionaria.
Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliache. Ha lacerato spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra l'uomo e l'uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo "pagamento in contanti". Ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco, della malinconia filistea. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli. In una parola, ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni religiose e politiche.
La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le attività che fino allora erano venerate e considerate con pio timore. Ha tramutato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l'uomo della scienza, in salariati ai suoi stipendi.
La borghesia ha strappato il commovente velo sentimentale al rapporto familiare e lo ha ricondotto a un puro rapporto di denaro
La borghesia ha svelato come la brutale manifestazione di forza che la reazione ammira tanto nel medio evo, avesse la sua appropriata integrazione nella più pigra infingardaggine. Solo la borghesia ha dimostrato che cosa possa compiere l'attività dell'uomo. Essa ha compiuto ben altre meraviglie che piramidi egiziane, acquedotti romani e cattedrali gotiche, ha portato a termine ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate.
La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali precedenti era invece l'immutato mantenimento del vecchio sistema di produzione. Il continuo rivoluzionamento della produzione, l'ininterrotto squotimento di tutte le situazioni sociali, l'incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l'epoca dei borghesi fra tutte le epoche precedenti. Si dissolvono tutti i rapporti stabili e irrigiditi, con il loro seguito di idee e di concetti antichi e venerandi, e tutte le idee e i concetti nuovi invecchiano prima di potersi fissare. Si volatilizza tutto ciò che vi era di corporativo e di stabile, e, profanata ogni cosa sacra, gli uomini sono finalmente costretti a guardare con occhio disincantato la propria posizione e i propri reciproci rapporti».
(K. Marx, F. Engels, Manifesto del partito comunista - Londra 1848)
Ecco quindi un altro concetto che deve essere precisato e contestualizzato, se si vuole capire il Manifesto: il concetto di borghesia. La borghesia di cui parlava Marx nel 1848, di cui ci viene data quest'immagine terribile ma in fondo non disgiunta da una componente di stupita ammirazione, era qualcosa di completamente diverso da quello che noi intendiamo oggi. Noi, oggi, parliamo di borghesia e in fondo intendiamo il ceto medio. Al contrario, nel linguaggio di Marx la borghesia era la classe detentrice del potere economico, era in sostanza il ceto dei grandi industriali (quello che oggi sarebbero, ad esempio, le famigerate "multinazionali"). Questa "classe" pareva a Marx destinata a contendersi col solo proletariato il dominio del mondo, mentre il ceto medio sarebbe stato destinato a scomparire e i suoi membri a ascendere, in minima parte, nell'empireo dei borghesi o a sprofondare, per la maggior parte, nel proletariato.
L'evoluzione del sistema capitalistico dall'800 ad oggi ha decisamente smentito la previsione di Marx. La società si è stratificata, anziché semplificarsi. Il sistema si è dimostrato capace di produrre ricchezza condivisa, di ridistribuire oltre che accumulare. Questo, almeno, fino a quando il sistema ha avuto un nemico da fronteggiare, fino a quando è rimasto in piedi lo spauracchio del socialismo reale, dell'alternativa sovietica. Fino a quando il capitalismo, non avendo più nemici, non ha iniziato una mutazione genetica che rischia di farlo somigliare, in parte, più a quello di cui parlava Marx nel 1848 che non a quello che abbiamo conosciuto per gran parte del 900. Come non avvertire, allora, un certo brivido, quando ci accorgiamo che, negli ultimi anni, il divario tra i ricchi e i poveri (non solo nei paesi più poveri, ma anche all'interno delle nostre più o meno "opulente" società) ha ripreso ad aumentare? Quando scopriamo di quanto è aumentata la differenza tra il salario di un impiegato e il reddito di un dirigente? Quando scopriamo che il ceto medio se la passa male anche da noi, e che sempre più gente scivola verso le posizioni più basse della scala sociale? E che la ricchezza che rimane per larga parte della popolazione è solamente funzionale a mantenere una propensione al consumo spesso artificialmente indotta, sicché in fondo non si traduce in altro che in un esproprio continuo?
Prossimamente: il consumatore come "nuovo proletario" e (terrore!) l'abolizione della proprietà privata.
Scrivi Commento - Commenti: 12
|
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Paradossalmente, per comprendere l'attualità di tante parti del Manifesto di Marx ed Engels, bisogna partire da un dato che spesso si tende a dimenticare. E' convinzione diffusa che il comunismo sia fenomeno che riguarda essenzialmente il ventesimo secolo. Questo non è esatto. Il comunismo moderno nasce nell'ottocento, ed è profondamente radicato nella cultura e nella società dell'ottocento. Il comunismo moderno è profondamente ottocentesco.
Ed è allora con piacevole sorpresa che leggiamo queste parole scritte - è bene notarlo - nel gennaio del 1848.
«Uno spettro si aggira per Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.
Quale partito d'opposizione non è stato tacciato di comunismo dai suoi avversari governativi; quale partito di opposizione non ha rilanciato l'infamante accusa di comunismo tanto sugli uomini più progrediti dell'opposizione stessa, quanto sui propri avversari reazionari?
Da questo fatto scaturiscono due specie di conclusioni. Il comunismo è di già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee.
E' ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso.
A questo scopo si sono riuniti a Londra comunisti delle nazionalità più diverse e hanno redatto il seguente manifesto che viene pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, fiammingo e danese».
(continua...)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Repetita iuvant (o juvant? continuo ad avere più dimestichezza col russo che col latino...)
E' una fortuna avere chi ti dice cosa pensare, la mattina. Almeno uno non deve prendersi tutta intera la responsabilità delle cazzate che pensa.
Continuo a notare che viene rivendicata come una nota di merito l'autoproduzione (e dunque la presunta "originalità": che salto logico ardito, però....) del pensiero. Più o meno come il vino del contadino, che è genuino anche quando è imbevibile. Ma ritengo utile ripetere (tanto, qui, di gente che ripete i concetti all'infinito è pieno....) che il fatto che quello che uno esterna sia il prodotto esclusivo della sua testolina non è necessariamente una nota di merito. Se quello che pensi, lo ripeto, è una banalità sconfortante, o una minchiata solenne, il fatto che l'hai prodotta tu non depone a tuo favore.
Nel medesimo post in cui esprimevo questi concetti, esprimevo contestualmente incondizionata ammirazione per quelle figure, incontrate nella breve ma intensa stagione della mia militanza politica, che alle riunioni tacevano, tacevano, tacevano. E ascoltavano. E poi erano i più attivi. E se erano in dissenso dalla linea del partito lo dicevano sommessamente, a margine, quasi vergognandosi. Mi è stato detto che così facevano per timore che il loro dissenso venisse perseguito. Ahimé. i tempi della mia militanza non erano quei tempi gloriosi, sono tempi più recenti, in cui regna il relativismo, in cui il dissenso è (udite udite) perfino tollerato. Ho sentito gente, alle riunioni di partito, dire cose che forse sarebbero suonate di destra in una sezione di AN, e non sono state cosparse di pece. Ho sentito, e ciò suona ancora più incredibile, dire cose di sinistra, e ugualmente non sono scattate punizioni fisiche o morali. No, non tacevano per paura. Tacevano perché, a differenza di tanti, eran convinti di non avere nulla di particolarmente interessante da dire. Tacevano perché erano (veri) saggi.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
La battuta sui radicali liberi non la faccio, mi dicono che è vecchia ed anche fascista, vabbè. Peccato perché mi piaceva. Qualcosa però la vorrei dire su chi lancia polemiche inutili e sterili e poi si incazza. Ed anzi, dice che lui ne ha piene le palle di polemiche. E chi è che ha cominciato? Dunque, dovete sapere, amici, che la colpa di questo disastroso risultato referendario è in gran parte della Sinistra, la quale, che diamine, è stata troppo timida nel supportare l'ennesima Grande Battaglia dei Compagni Radicali. Che se per caso le cose fossero andate diversamente, il merito, c'è da scommetterlo, sarebbe stato tutto e solo dei soliti Bonino, Pannella, Capezzone. Come si dice, la vittoria ha molti padri, la sconfitta …. Eccoli, dunque, i Compagni Radicali. Quelli delle Grandi Battaglie, soli contro tutti, come loro ben si addice, e soprattutto senza un filo di dubbio. Mi si dice che devo studiare, che mi devo aggiornare, sempre poi con quel fastidioso plurale che sottende, lo sappiamo, "voi, sì, voi comunisti, tutti uguali, cresciuti alle frattocchie ecc.". Mi si dice che faccio chiacchiere da bar. Bene, aspetto che qualcuno mi aggiorni e mi erudisca, e per intanto mi permetto di ripetere - e per quanto mi riguarda non sono chiacchiere da bar - che il partito radicale è stato in prima fila per l'abrogazione dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori; che il partito radicale continua a chiedere spazi in televisione, ma non ha mai fatto una battaglia seria contro lo scandalo che è il mercato radiotelevisivo in questo paese; che il partito radicale è in prima linea nella battaglia per i diritti umani (e per far ottenere qualche incarico onu alla Bonino), ma non mi risulta si sia speso più di tanto contro l'idea che i diritti umani si esportano a cannonate, anzi. Che i radicali hanno flirtato con la destra in maniera vergognosa fino alla pagliacciata di qualche mese fa (quella della comparsata col mazzo di fiori alla sede dell'ulivo, per intenderci), salvo poi, quando la destra mostra il suo vero volto che è - almeno in italia - profondamente illiberale, chiedere - anzi, pretendere - l'impegno e il sostegno della sinistra. Cari Compagni Radicali (perchè così vi chiamavate, almeno una volta), io una mia idea di sinistra, sia pure vaga, ce l'ho. E non pretendo certo che sia l'unica. Ma certo non permetto a nessun Pannella (o Bonino, che è lo stesso) di darmi lezioni al riguardo. No, io non ho nessuna stima di queste persone, politicamente parlando. Da almeno 15 anni non capisco il senso della loro azione politica se non in termini di mantenimento di spazi e di sostanziale conservazione dello status quo. Se mi sono perso qualcosa, sono pronto a cambiare idea. Vi aspetto al bar per parlarne.
Scrivi Commento - Commenti: 22
|
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Dal blog di UnaStranaStrega (http://ilmiodisordine.splinder.com) apprendo questa gustosa notizia: su uno dei tanti siti dei neo - con americani, dove spadroneggiano opinionisti del calibro della mitica Ann Coulter (http://www.humaneventsonline.com), c'è la classifica dei 10 libri più dannosi di tutti i tempi. Eccola: Menzioni speciali anche per: La libertà di J. Stuart Mill, L'origine della specie di Darwin, Introduzione alla psicanalisi di Freud. Senza perderci in inutili commenti, l'occasione è propizia per prendere in mano il Manifesto, ed accorgersi di come, oltre ad essere ben scritto, in certi passaggi appaia anche pericolosamente attuale… Oggi come allora, uno spettro si aggira per l'Europa….
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Chi ha detto: «mai discutere con un cretino: la gente potrebbe non accorgersi della differenza»?
Fatto sta che gli organi disciplinari del Partito mi hanno sottoposto ad un severo richiamo: eccessiva la mia frequentazione di blog della Reazione. Severa autocritica, dunque. D'ora in avanti, solo letture ortodosse approvate dal Comitato centrale. Cominceremo presto.
E a proposito: è una fortuna avere chi ti dice cosa pensare, la mattina. Almeno non devi prenderti tutta intera la responsabilità delle cazzate che pensi. Noto molti rivendicare come una nota di merito il fatto che quello che esternano è prodotto esclusivo della propria testolina, è insomma tutto fatto in casa. Il che, però, non è mica una gran nota di merito. Se quello che pensi, ad esempio, è una banalità sconfortante, o una minchiata solenne, il fatto che l'hai prodotta tu non depone a tuo favore. A meno di non pensare sempre solo cose profonde ed originali. Ma proprio questo deve essere il caso, a pensarci bene.
Durante la mia breve ma intensa stagione di militanza politica, ho conosciuto alcuni "compagni" vecchio stile. Quelli fedeli alla linea, per intenderci. Che non parlavano quasi mai, e quando proprio non ce la facevano a non esprimere una critica alla politica del Partito, lo facevano sottovoce, a margine alle riunioni, quasi vergognandosene. Li ho sempre ammirati molto, molto più di quelli che dovevano sempre intervenire, perché convinti di avere (solo loro, ovviamente) la soluzione geniale per tutto. Mi ha sempre colpito la loro grande dignità, la loro compostezza, la loro comprensione del ruolo. Peccato che chi doveva avere il compito di pensare, ha smesso di farlo da tempo.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Wow. Dopo mesi di assenza, c'è chi ancora si ricorda del vecchio canefantasma. Sono quasi commosso. E mentre mi arrovello per cercare di capire sotto quale nick ho letto spudorata_mente (aiutino?), ringrazio tutti di cuore. Manola, un'eccezione alle mie nuove regole di ingaggio per te la farei volentieri, ma il tuo blog per me è ad altissimo rischio…. E a proposito: sul blog di rosalux (post n. 195) c'è una storia molto istruttiva, che aiuta a rendersi conto delle storture e delle aberrazioni a cui conduce l'approccio ideologico della legge appena uscita trionfalmente dall'agone refendario. Molto più istruttivo di tanti dibattiti "alti" su quando inizia la vita, sulla dignità giuridica dell'embrione, ecc., ci fa capire l'assurdità di questa legge nelle sue applicazioni concrete, sulla pelle delle persone, delle donne, delle madri, delle coppie. Forse ci rimane questa speranza: che nel giro di qualche anno di applicazione sulla pelle delle persone, si formi una coscienza diffusa di quello che questa legge è veramente. Per adesso, tocca affidarsi alla Corte costituzionale, o (per chi ha meno pazienza, e qualche soldo in tasca) alle compagnie aeree. Nel frattempo, l'offensiva teocon andrà avanti, sullo slancio di questo risultato così eclatante, e la legge 194 è dietro l'angolo: e anche questo è giusto, in fondo, servirà ad aprire gli occhi sulle conseguenze a cui porta affermare a cuor leggero principi apparentemente nobili e alti, in realtà impraticabili. Speriamo di non aprirli troppo tardi. La nostra società ha vissuto un tale rincoglionimento mediatico che si è arrivati a far passare persino la favola del Buttiglione discriminato, e della dittatura del pensiero unico relativista. Che quando la racconta il buon Ratzinger ai fedeli, in fondo fa solo il suo mestiere, e va rispettato per questo. Ma trasportata nell'arena pubblica appare per quello che è, una cazzata pazzesca. Nella "dittatura relativista", nessuno impedisce a chi crede (o a chi non crede) di vivere secondo le sue convinzioni: nello Stato Etico, non è esattamente la stessa cosa. Ora, viste le proporzioni del risultato, c'è un'unica consolazione: la favoletta della minoranza perseguitata non funziona più, almeno in questo paese. Ora siamo NOI, atei miscredenti nichilisti e relativisti smidollati, che possiamo rivendicare i diritti della minoranza. Non è poca cosa, iniziamo ad attrezzarci. Quanto a chi crede di aver vinto, prima o poi dovrà pur accorgersi di quanto sia contro natura, e a lungo andare mefitico e letale, il connubio con il laicismo relativizzato dei Pera, Ferrara e compagni. Mentre celebra la sua più eclatante vittoria degli ultimi anni, la Chiesa cattolica si avvia a condividere il destino di una qualunque setta carismatica americana. Una fine piuttosto ingloriosa. Alla fine, la democrazia cristiana era meglio, e in fondo era anche quello che ci meritavamo. Ma ormai, forse, è tardi anche per quella.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
« Precedenti | Successivi » |
Inviato da: 72rosalux72
il 15/12/2006 alle 21:27
Inviato da: gh0std0g
il 16/10/2005 alle 18:41
Inviato da: Mthrandir
il 16/10/2005 alle 18:06
Inviato da: gh0std0g
il 16/10/2005 alle 16:37
Inviato da: Mthrandir
il 14/10/2005 alle 22:27