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Dire Straits, 'Down to the Waterline'

Post n°36 pubblicato il 31 Marzo 2008 da fattodiniente

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Ho ricevuto un plico dal signor Piotr Aleksandrović di San Pietroburgo. Non è una esperienza di tutti i giorni, ammettiamolo: mi sembra di stare in un racconto di Čechov o Gogol’… Fare acquisti in rete (di dischi, chi l’avrebbe detto eh?…) permette le esperienze più sorprendenti e originali, ma questa è in assoluto la migliore che mi sia capitata, e che io possa immaginare.
Nella mia intensa attività di acquirente e venditore di dischi, ho incrociato le piste con gente letteralmente ai quattro angoli del mondo: Scandinavia, India, Brasile, Giappone, Stati Uniti, Spagna e Portogallo, Australia e Nuova Zelanda, Germania, Canada, Ungheria, Messico, Cina e Hong Kong, Russia, Estonia e Lettonia, e molto altro ancora. E le esperienze più stravaganti abbondano. Una volta, stavo vendendo un raro cofanetto antologico di Brian Eno; mi scrive un tale dall’Australia, spiegandomi che lui possiede il cofanetto, ma che purtroppo (per lui) il primo cd si è sputtanato, per cui mi chiede se posso fargli una copia del cd medesimo. Ora, se qualcun altro ha mai mandato per pura simpatia un cd masterizzato in Australia ad un tizio ovviamente sconosciuto, il mondo è un posto meno strano di quanto io supponessi.
Poi, si imparano un sacco di cose su come vanno le cose oggidì. Un’altra volta feci notare ad un venditore americano l’ironia insita nel fatto che un ascoltatore italiano (me medesimo) acquistasse in California un disco di rock italiano prodotto in Giappone, introvabile in Italia. Immagino la delusione di un acquirente americano che trovandosi in Italia cercasse cose analoghe, pensando di essere al posto giusto. E poi c’è gente che straparla di localizzazione degli acquisti… En passant, l’americano, del tutto privo di sansofiumor come mediamente sono tutti i suoi compatrioti, non colse il paradosso, che Dio gli voglia più bene di quanto non gli ha voluto sinora.
Del resto, la prima volta che andai in Bretagna, quasi un quarto di secolo fa, cercai quante più cose potei di musica bretone… che in realtà trovai soltanto a Parigi. Così come in Galles trovai meno cose di musica gallese di quante ne trovassi abitualmente a Venezia. La sola cosa di rilievo che trovai in Bretagna fu un nuovo lp degli irlandesi Chieftains, registrato da vivo in Cina con musicisti locali. Le vie del Signore restano misteriose, a meno che non si diverta semplicemente a giocare ai quattro cantoni col mondo.
Che poi, mi resta il dubbio del perché un indiano (dell’India) acquisti da un italiano un disco di folk inglese (John Renbourn Group) prodotto in Giappone. Certamente c'entrerà il colonialismo inglese, e il fatto che nel disco suoni anche un suonatore indiano di tabla (!), ma insomma…
Certe volte le cose hanno un po’ più di senso: non tanto, ma un pochino sì. Il rock italiano degli anni ’70 è amatissimo nel paese del Sol Levante, tanto che la PFM sei anni fa ci andò apposta a registrare un disco dal vivo. Un paio d’anni dopo, la stessa PFM realizzò un bel cd+dvd registrati in Piazza del Campo a Siena. Prodotto ovviamente (?) riservato al mercato interno. Così, mangiata la foglia, ne acquistai alcune copie che pronto vendetti in Giappone. Anzi, un tale dopo averne acquistata una, mi scrisse se gliene potevo procurare un altro paio per due suoi amici. E poi dice che il mercato discografico italiano è asfittico e in crisi… ci credo: hanno una miniera d’oro in mano, e non se ne rendono conto, ma torniamo al discorso che ho fatto un paio di post fa parlando della NCCP…
La cosa bella di tutto questo, al di là dei dischi, è proprio incontrare, o forse è più corretto dire aver a che fare, con persone di tutte le latitudini e longitudini che condividono una comune passione, e il piacere di ricevere mail dai signori Ray Mizutani di Kyoto e Shuuji Sasaki e Eiki Nagasaki di Fukuoka, che mi salutano davvero con “Hi, Giuseppe-san” come nella più ovvia letteratura, è un piacere che non ha uguali nel suo genere. Persone che con ogni probabilità non vedrò mai, anche se il giorno che andassi in Giappone non mancherò una visita ai loro negozi, per provare ciò che Helen Banff provò il giorno che mise piede nel negozio – ormai chiuso – del suo amico di penna e molto altro Frank Doel, che vendeva libri antiquari all’84 Charing Cross Road di Londra.

A proposito, il signor Piotr Aleksandrović di San Pietroburgo è uscito dalle pagine di Gogol’ per vendermi una copia giapponese del primo album degli inglesi Dire Straits.

 
 
 
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