PREMIO
Questo blog si fregia del premio
assegnatogli da me medesimo con la seguente motivazione:
"Per il divertimento che ho provato nello scriverlo, e per esser riuscito nell'intento iniziale, parlar di musica per parlar anche d'altro. Con un riconoscimento speciale a Nick Hornby e al suo libro 31 canzoni, di cui il presente blog costituisce una mimesi dello stile di scrittura."
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The Doors, 'Raiders on the Storm'
Post n°14 pubblicato il 28 Agosto 2007 da fattodiniente
Si può acquistare lo stesso disco dodici volte? Certo che si può, io l’ho fatto ad esempio. Di più: quasi la metà dei dischi che possiedo (in tutto circa duemila, neanche uno sproposito) l’ho acquistata più d’una volta. Spesso tre, quattro o cinque volte, e anche di più, appunto. Sarò malato? No, sono un collezionista. (Che poi le due cose siano una, possiamo discutere: sono un tipo tollerante e anche di ampie vedute, io. Basta che non mi tocchiate i dischi). In effetti, molti di questi album li avevo in vinile, e poi sono passato al cd; sin qui, una cosa normale. Poi magari ne è uscita una versione rimasterizzata, e anche questo magari si può capire. Avere un impianto da dodicimila euro vale certi acquisti. La cosa diventa un problema quando si acquista lo stesso disco per la terza o quarta volta, per avere l’edizione particolare – il vinile originale, l’edizione giapponese, la copertina diversa (!), e altre amenità del genere. E non è tutto. Di un bel po’ di dischi (quasi duecento) ne possiedo più di una copia; in alcuni casi tre, e persino cinque. Tutto questo sembrerà strano, ma non lo è. C’è gente che si tiene in casa tre cani, o undici gatti; voglio dire, non te ne basta uno? Che ha un gatto che non abbia qualunque altro gatto? È un gatto! E se consideriamo che i gatti mangiano e sporcano, e i dischi no, chi è lo strano allora? Ma ammettiamo pure che i gatti siano belli e facciano compagnia (quantunque cercare la compagnia di un gatto sia già un po’ preoccupante, figuriamoci quattro, cinque o multipli di dozzine…): ma forse che la stessa cosa non si può dire dei dischi? Avere tre edizioni diverse di uno stesso disco è un piacere, e chi obietta che suonano tutti la stessa musica, forse non ha presente che i gatti fanno tutti ‘miao’. Ora io immagino che un gatto non sia solo una cosa che miagola (quantunque trovi proccupante condividere la psicologia di un collezionista di gatti, assai più che l’acquistare più volte lo stesso disco, per dire): ogni gatto ha un pelo e degli occhi suoi particolari. E magari non miagolano nemmeno tutti allo stesso modo (che ci sarà di emozionante in tutto questo, non lo so, ma tant’è). Ma è una cosa che vale molto di più per i dischi. Di Acquiring the Taste dei Gentle Giant ad esempio ne ho tre copie: la classica in vinile (un lp suona sempre diverso da un cd, e se vuoi sentire come suonava all’epoca non c’è scelta; e poi vuoi mettere il glamour della confezione?), e due edizioni in cd, una giapponese e una tedesca. Quella tedesca suona meglio, ma quella giapponese ha la copertina riprodotta con più cura e precisione; eh beh, nessuno è perfetto, e così me le devo tenere tutte e tre. E poi è una idea ben strana che si prenda un cd per ascoltare la musica. Cioè, prendere un cd e ascoltarlo, ci può stare. Ma se non ci metti la copertina, le illustrazioni, l’etichetta, che ti resta? Le persone che amano la musica lirica, ad esempio, vanno all’opera. Per sentire l’esibizione dal vivo? Non solo: dubito accetterebbero di sentirla con una tenda nera che copre il palcoscenico. Da questo punto di vista è molto più strana la gente che si mette in casa un quadro o una stampa, dal momento che non è che ci si possa mettere davanti aspettandosi che suoni. Per cui un disco è sempre meglio di un quadro. E se consideriamo che Cézanne, per dirne uno, ha dipinto una ventina di volte lo stesso quadro… E che dire di Picasso? Visto uno, visti tutti. E se poi vogliamo parlare delle poesie di Salinas, o dei libri di Camilleri… E poi lo strano sono io. Certo, questa faccenda delle edizioni diverse pone i suoi problemi. Mi è capitato tre o quattro volte di dover telefonare a casa per sapere se avevo una certa edizione di un disco dei Queen o di Elvis Presley. Le ironie si sono sprecate. E mi è anche capitato di comperare lo stesso disco tre volte (I Sing the Body Electric dei Weather Report) e non ascoltarlo nemmeno una, ma dipende dal fatto che è un disco francamente inascoltabile. Immagino bene che i più non distinguerebbero una edizione dall’altra – almeno all’ascolto, spero che almeno nell’artwork apprezzino le differenze – ma è un problema dei più, certo non mio, che le differenze le sento eccome; su questo almeno saremo tutti d’accordo. L.A.Woman dei Doors è solo l’ultimo della serie dei dischi acquistati più di una volta, giusto stamattina, e ne è anche un esempio perfetto. È un disco che mi piace a metà, nel senso che alcuni brani sono fantastici – Raiders on the Storm ovviamente su tutti – e altri sono piuttosto anonimi. Ma ha una cover molto bella ed elaborata, con l’immagine dei musicisti su pellicola trasparente. Il tutto vale l’acquisto del cd giapponese, per la copertina riprodotta con la solita cura, ed il suono migliorato. E per stavolta, potrò vendere l’edizione precedente. |
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