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92. ::: LETTERATURA ::: Il sonetto

Post n°101 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

92. ::: LETTERATURA ::: - Il  sonetto

Le forme metriche: il sonetto
- Il sonetto è una forma metrica peculiare della poesia italiana. Si è sviluppato agli albori della letteratura italiana e subito si è diffuso largamente. Sarà sempre presente nella storia della poesia italiana e sarà utilizzata in tutti i generi e a tutti i livelli di stile.

Per la sua brevità diverrà subito lo strumento prediletto per scambi epistolari, per le tenzoni, per le più varie suggestioni liriche e sarà incluso in corone per tematiche più ampie ed anche impegnative, anche se Dante nel suo De Vulgari Eloquentia lo porrà al di sotto della canzone e della ballata nella sua gerarchia dei generi metrici “alti”.

Petrarca ne farà ampio uso, e ne sarà promosso in seguito uno sviluppo massiccio, soprattutto in ambito amoroso ad opera dei petrarchisti. Avrà successo nella poesia giocosa, tra i poeti comico-realisti. E ancora sarà strumento valido e comune con il Boiardo, il Tasso, presso gli arcadi, con l’Alfieri, il Foscolo.

Avrà un grande successo anche fuori dell’Italia; in questo caso, sarà esportato tal quale, ma più spesso con alcune variazioni di forma per motivi legati alla natura delle diverse lingue, nella letteratura spagnola, francese, tedesca e in quella inglese, dove troverà grandi estimatori in Shakespeare e Milton. Persiste tuttora nella piena età della versificazione libera, a volte con l’uso canonico e manierato, a volte con sperimentazioni e variazioni del metro (Saba, Sanguineti, Zanzotto, Fortini e altri).


Il nome e le origini - Il nome “sonetto” deriva dal termine provenzale “sonet”, che è il diminutivo di “so” (o “son”) che significa “suono”, “melodia”, anche “poema”. Il nome stesso indica un testo adatto al canto, ma ciò non deve trarre in inganno, perché, per quanto il sonetto sia un testo musicabile, esso è un componimento squisitamente letterario e la sua forma non è stata affatto pensata per la musica. In questo senso, sono molto più legate all’esecuzione musicale le forme del madrigale, della ballata e della caccia.

Esso è certamente una creazione italiana, tant’è che gli unici esempi di sonetti in lingua d’oc sono in numero minimo e scritti da autori italiani che poetavano anche in quella lingua oltre che nel loro volgare. Il sonetto ha preso vita nel Duecento presso la Scuola Siciliana, e l’inventore è tradizionalmente riconosciuto nel poeta Giacomo da Lentini.

Diverse sono le tesi che tentano di far luce sulla genesi del sonetto. Una di queste ne faceva derivare la struttura dallo strambotto, più precisamente, dalla fusione di due strambotti di diversa lunghezza, ma la tesi non appare sostenibile per le conoscenze attuali, giacché non si hanno casi di strambotti coevi ai primi sonetti (la documentazione sugli strambotti parte dal Trecento), ed inoltre, secondo il Pazzaglia, “[…] lo strambotto ha tutt’altra morfologia ed utilizzazione, sì che lo si considera, a torto o a ragione, popolaresco; un attributo che, certo, non si confà al sonetto.” (“Manuale di metrica italiana”, Pazzaglia, Sansoni Editore, pag.138).

Molto più documentata, invece, è un suo possibile collegamento con la “cobla esparsa”, una stanza isolata di canzone nella poesia trobadorica. Ma il sonetto non è una semplice riproduzione di queste stanze, una mera derivazione, anzi, il suo metro comunque differente e così ben organizzato ci lascia intravedere la volontà e lo sforzo creativo dell’ “inventore” di dare alla luce una nuova forma, peculiare e “solida”, ben strutturata.

La forma metrica del sonetto - La morfologia tipica del sonetto, alla quale corrisponde l’assoluta maggioranza dei testi della nostra tradizione poetica, è composta di 14 endecasillabi ed è divisa in due parti.

La prima parte è variamente chiamata fronte, ottava od ottetto, più comunemente quartine – un termine più preciso per evitare confusione con l’omonimo metro è “quartetti” - ed è tradizionalmente divisa, appunto, in due quartine. È da rilevare che alle origini la divisione più avvertita era quella di quattro distici e a volte l’intera ottava era scritta senza divisioni interne. La seconda parte è variamente chiamata sirma, sestina o sestetto, più comunemente terzine (o terzetti) e si divide, appunto, in due terzine.

La prima parte può avere lo schema del tipo ABAB ABAB a rima alternata, che è il più antico, oppure lo schema del tipo ABBA ABBA a rima incrociata, che suggerisce con maggior forza la divisione in quartine e che, sviluppatosi durante il ‘200, è rimasto il più frequente. Altre disposizioni sono assolutamente rare, come ABAB BABA; ABBA ABAB; ABAB BAAB; ABBB BAAA.

Nella seconda parte gli schemi principali sono CDE CDE, che come per il secondo schema delle quartine, suggerisce evidentemente una divisione della parte in terzine e lo schema CDC DCD, ma questi non sono gli unici praticabili, anche se sono certamente i più frequenti.

Possiamo trovare
CDE DCE, CDE EDC, CDC CDC, CDD DCC.
Il Beltrami afferma nel suo manuale “Gli Strumenti della poesia” che per le terzine in teoria sono considerate legittime tutte le combinazioni di due o tre rime che non lascino versi irrelati, cioè senza rima.
È da notare che, nel corso della storia della letteratura italiana, la preferenza per certe disposizioni a scapito di altre spesso dipende da variabili di tempo, luogo e cultura, cosicché è possibile che in certi scrittori appartenenti a determinate correnti poetiche siano più frequenti certe disposizioni di rime piuttosto che altre, ma l’argomento rientra in un più complesso discorso di casistica.

Quindi possiamo riassumere che gli schemi assolutamente prevalenti sono, per le quartine, ABAB ABAB e ABBA ABBA, e per le terzine, CDE CDE, CDC DCD, CDE DCE, CDE EDC. Minimo è lo spazio occupato da altre combinazioni, comunque legittime.

Esempi:

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogni lingua devèn tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Móstrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core
che ‘ntender non la può chi no la prova:

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.

(Dante Alighieri, “Vita Nova”, cap.XXVI, da “Antologia della letteratura italiana I”, Gianni Balestrieri Pasquali, Ed. G. D’Anna Messina – Firenze, pagg. 344-345 )

Il Sonetto ha schema ABBA ABBA CDE EDC

---

Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger delle genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti e piagge
et fiume et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie, né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.

(F. Petrarca, Canzoniere, XXXV, Ed. Newton)

Il sonetto ha schema ABBA ABBA CDE CDE

---

Forse perché della fatal quïete
tu sei l’imago, a me sì cara vieni,
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zefiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni,
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cuor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensieri sull’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure, onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

(U. Foscolo, da “Antologia della letteratura italiana III parte prima”, Gianni Balestrieri Pasquali, Ed. G. D’Anna Messina – Firenze, pagg. 210-211 )

Il sonetto ha schema ABAB ABAB CDC DCD

Il successo e la longevità di questa forma hanno stimolato gli studiosi più vari a cercare di intenderne il segreto. Il Pazzaglia così si esprime:

“Nella sua forma più tipica – due quartine di endecasillabi su due rime + due terzine, sempre di endecasillabi, su due o tre rime – presenta quel rapporto armonico di persistenza e variazione cui sembra tendere, sin dall’inizio, l’invenzione metrica italiana, quella, almeno, della poesia d’arte; un ‘gran poema in piccolo’, come lo chiamava il Mallarmé, ben bilanciato nel suo equilibrio dinamico e, al tempo stesso, classicamente composto. Poté così prestarsi all’invenzione lirica e alla polemica letteraria, alla disputa concettuale e alla forma comico-parodistica, sempre unendo alla sperimentazione di paesaggi interiori o a un racconto d’esperienza o alla definizione di una tematica concettuale (le quartine) una conclusione meditativa (le terzine), risolta in uno scatto vivido dell’intelligenza e, comunque sia, in dominio intellettuale dell’emozione, risolto in un senso di rinnovato equilibrio.”

(“Manuale di metrica italiana”, Pazzaglia, Sansoni Editore, pag. 137)

E altri, come Francesco De Rosa e Giuseppe Sangirardi, nella loro “Introduzione alla metrica italiana” elencano le caratteristiche del sonetto nel ‘200 e acquisite nel ‘300, caratteristiche che rendono inconfondibile tale forma. Per esempio, fin da subito si avverte la “[…] scansione del discorso coincidente con la divisione dell’ottetto e sestetto (cioè tra le due parti si produce di norma uno stacco logico e sintattico, a sottolineare la bipartizione originaria congenita allo schema metrico) […]”. E ancora “[…] la presenza costante di un collegamento verbale tra ottetto e sestetto, cioè la ripetizione di almeno una parola significativa dall’uno all’altro, che istituisce un legame tra le due parti e funziona da segnale di coesione complessiva dello schema […]”.

(“Introduzione alla metrica italiana”, Francesco De Rosa e Giuseppe Sangirardi, Biblioteca Aperta Sansoni, pag. 233)

Credo che in questi due punti, esposti dai due studiosi, si possa ravvisare un’applicazione riflessa di quel rapporto armonico di persistenza e variazione di cui parlava il Pazzaglia.

Altre forme del sonetto e varianti - Il sonetto, fin dalla sua apparizione, ha subìto studi di modifiche e trasformazioni, soprattutto nella direzione di un ampliamento della sua struttura, che ha portato alla formazione di diverse varianti la cui casistica è complessa e non pretende di essere esaurita in questi brevi appunti. Ecco le forme varianti più importanti:

1 - È possibile definire una forma di sonetto, detta “minore”, caratterizzata dall’utilizzo di versi brevi: settenari, ottonari e comunque più corti dell’endecasillabo. Se il sonetto prevede versi ancora più brevi come quinari, allora si parla di sonetto “minimo”. Queste varianti non ebbero successo, anche se furono utilizzate nel Novecento.

Il mio cuore è una rossa
macchia di sangue dove
io bagno senza posa
la penna, a dolci prove

eternamente mossa.
E la penna si muove
e la carta s’arrossa
sempre a passioni nuove.

Giorno verrà: lo so
che questo sangue ardente
a un tratto mancherà,

che la mia penna avrà
uno schianto stridente…
… e allora morirò.

(S. Corazzini, “Il mio cuore”, da “Sergio Corazzini Poesie”, BUR classici, pag. 93)

Il sonetto minore ha schema ABAB ABAB CDE EDC
I versi sono tutti settenari, con il 9°, l’11°, il 12° ed il 14° tronchi.

2 - La variante che ebbe maggior fortuna si sviluppò nel sec. XIV e fu il sonetto caudato. Si tratta di un sonetto al cui termine è aggiunta una “coda” che è costituita normalmente da un settenario che rima con l’ultimo verso del sonetto, e una coppia di endecasillabi a rima baciata. A questo tipo di forma potevano essere aggiunte più code, in un numero anche imprecisato, dieci, venti e più. In questo caso, il settenario di ogni coda successiva alla prima rima con l’ultimo verso della coda precedente.

Quando il numero delle code si faceva esorbitante, il sonetto era detto sonettessa. Il sonetto caudato ebbe molto successo, soprattutto nello stile comico-realistico, e rimane operativo dal Trecento fino al Carducci.

Io vi mando, Giuliano, alquanti tordi,
non perché questo don sia buono o bello,
ma perché un po’ del pover Machiavello
Vostra Magnificenzia si ricordi.

E se d’intorno avete alcun che mordi,
li possiate nei denti dar con ello,
acciò che, mentre mangia questo uccello,
di laniare altrui ei si discordi.

Ma voi direte:- Forse ei non faranno
l’effetto che tu di’, ch’ei non son buoni
e non son grassi: ei non ne mangeranno. –

io vi risponderei a tai sermoni,
ch’io son maghero anch’io, come lor sanno,
e spiccon pur di me di buon bocconi.

Lasci l’opinïoni
Vostra Magnificenzia, e palpi e tocchi,
e giudichi a le mani e non agli occhi.

(N. Machiavelli)

3 - Il sonetto ritornellato è quel sonetto alla cui fine si aggiunge o un endecasillabo in rima con l’ultimo verso, detto ritornello, o una coppia di endecasillabi a rima baciata e che non riprende le rime del sonetto, detto ritornello doppio. Esempio di uno schema: ABBA ABBA CDE DCE FF. In auge praticamente solo nel XIII secolo.

4 - Una variazione della morfologia base del sonetto, ideata probabilmente da Guittone d’Arezzo, e ripresa anche con alcune modifiche da Dante ed altri, è il sonetto rinterzato. Esso è un sonetto nel quale è aggiunto un settenario dopo ogni verso dispari delle due quartine e dopo il primo il secondo verso delle due terzine, ed ogni settenario inserito rima con il verso precedente.

Il Beltrami ci dice che la variante adottata da Dante in due sonetti della Vita Nuova, contempla settenari inseriti dopo ogni verso dispari delle due quartine, e settenari inseriti solo dopo il secondo verso di ciascuna terzina.

L’Orlando ci dà lo schema di un sonetto rinterzato variato da Dino Frescobaldi che aggiunge addirittura una coppia di settenari a rima baciata nelle quartine e nelle terzine. Schema: AbbCAbbC AbbCAbbC DEffG DeffG per un totale di 26 versi.

Ma vediamo un utilizzo più recente, con D’Annunzio:

Aprile, il giovinetto uccellatore,
a cui nitido il fiore
de le chiome pe’ belli omeri cade,
ne ‘l cavo de la man, come un pastore,
in su le prime aurore
ha bevuto le gelide rugiade.

Aprile, il giovinetto trovadore,
su le canne sonore
dice l’augurio a le nascenti biade:
i solchi irrigui fuman ne ‘l tepore,
un non so che tremore
le verdi cime de la messe invade.

Ecco la Bella! Ecco Isotta la blonda!
China, de la sua porta a ‘l limitare,
ella stringe il calzare
a ‘l piè che sanno i boschi. E il dì la inonda.

Toccan la terra, all’atto de ‘l piegare,
i suoi capelli, in copia d’or profonda.
Oh, la faccia gioconda
che a pena da quel dolce oro traspare!

(Da “Manuale di metrica italiana”, S.Orlando, Studi Bompiani, pag.194)

5 - Nel ‘200, ancora Guittone ed altri come Montandrea, grande sperimentatore ed “irregolare”, aggiungono al sonetto due endecasillabi AB al termine dell’ottava a rima alternata, e due endecasillabi CD al termine della sestina del tipo CDC DCD. Schema finale: ABABABABAB CDCDCDCD. La variazione di Montandrea – ma pare essere cosa di Guittone – è riportata da Orlando nel suo “Manuale di Metrica Italiana”, Studi Bompiani, e si limita all’aggiunta del distico
AB a fine ottava.

6 - Il sonetto continuo, dove le rime delle quartine sono riprese anche dalle terzine, e ve ne sono esempi, come quello di Cino da Pistoia:

Una ricca rocca e forte manto
volesse Dio che monte ricco avesse,
che di gente nemica non temesse,
avendo un’alta torre ad ogni canto;

e fosse d’ogni ben compita quanto
core pensare e lingua dir potesse,
e quine poi lo dio d’amore stesse
con li amorosi cori in gioia e canto.

E poi vorrei che nel mezzo surgesse
un’acqua vertudiosa d’amor tanto
che lor bagnando dolce vita desse;

e perché più fedele il meo cor vanto,
vorrei che ‘l gonfalon fra quei tenesse
che portan di soffrir pietoso manto.

(Da “Manuale di metrica italiana”, Pazzaglia, Sansoni Editore, pag. 142)

Qui lo schema è: ABBA ABBA BAB ABA

7 - Il sonetto raddoppiato è costituito da 4 quartetti e 4 terzine con il conseguente ampliamento delle comuni disposizioni di rime. Spesso utilizzato nello svolgimento di un dialogo.

Le variazioni sulla forma tipica del sonetto sono ancora innumerevoli, e spesso la loro definizione è basata su alcuni artifici metrico-retorici e non può che interessare i metricologi e avere vita nei trattati di metrica.

Ricordo il sonetto sdrucciolo e tronco perché composto rispettivamente in versi sdruccioli e tronchi; sonetto incatenato, sonetto dove ogni verso è legato da rima interna; sonetto retrogrado, scritto in modo da poter esser letto cominciando dall’ultimo verso e finendo con il primo; sonetto semiletterato quando è composto da un verso in italiano seguito da un verso in latino; sonetto bilingue quando l’alternanza è tra verso italiano ed uno in un'altra lingua romanza e così via.

N.B. - Quando possibile, vengono sempre citate le fonti dalle quali sono tratti gli articoli o parte degli stessi.

Stefano Valbonesi

 
 
 

91. ::: LETTERATURA ::: VIDEO - Inaki BIGGI...

Post n°100 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

91. ::: LETTERATURA :::

(( VIDEO))

La  formula  Stradivari
- ((
Inaki BIGGI ))



Inaki Biggi
  25/03/2009
Nord pubblica La formula Stradivari:

dodici violini che racchiudono la chiave

per far risuonare il cosmo. O distruggerlo.


www.radioalt.it/radioalt/films.asp?id=BIGGI.wmv

www.radioalt.it/

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"La formula Stradivari":

thriller con violini




Image
Dopo "Il codice Da Vinci"...  
Sarà nelle migliori librerie, a partire da giovedì 26 marzo, il mistery thriller a sfondo storico  "La Formula Stradivari" di Inaki Biggi (ed. Nord). La cui trama, come si evince chiaramente dal titolo, ruota attorno alla figura di Antonio Stradivari, il principe dei liutai, il biglietto da visita di Cremona - capitale mondiale degli strumenti ad arco -nell'intero pianeta.

E proprio all'ombra del Torrazzo si svolge parte della vicenda narrata.

Che ha inizio alla vigilia di Natale

del 1737, in piazza San Domenico

(dove sorgeva la grande chiesa

dei 'frati neri' in cui fu sepolto il grande liutaio,

abbattuta nel 1869 perchè simbolo della Santa

Inquisizione), oggi piazza Roma, sede dei Giardini pubblici.

Campanilisticamente: da leggere!!!


"Seduto su uno sgabello davanti al focolare

della sua bottega, Antonio guardava distratto le fiamme

che crepitavano allegramente. Ancora stentava a credere

di aver portato a termine, dopo oltre mezzo secolo di lavoro,

lo straordinario incarico che gli avevano affidato. Un incarico

che in futuro sarebbe costato così tante vite. Alto,

magro e un po' curvo per le molte ore trascorse

al banco di lavoro, con un viso segnato e ossuto

su cui ricadevano alcuni ciuffi di capellli lisci, il vecchio,

al quale mancavano solo sette anni per raggiungere

il secolo, dimostrava la vitalità di un sessantenne".

Cremona, 1680. In una gelida notte di novembre

un cardinale si presenta alla porta di Antonio Stradivari,

il più grande liutaio del mondo, l'uomo in grado

di creare strumenti perfetti. L'alto prelato consegna

ad Antonio una consistente somma di denaro,

che permetterà al liutaio e ai suoi sei figli di vivere

agiatamente, e una misteriosa ''chiave', chiedendogli

di costruire dodici violini 'dal potere apocalittico'.

accetta e si mette febbrilmente al lavoro, nascondendo

quelle creazioni agli occhi del mondo. Impiegherà

più di cinquant'anni per realizzare i dodici violini.

Nel 1732, il liutaio muore, portando con sè nella tomba

il segreto della 'chiave' e degli strumenti.

Madrid, 2003. Il commissario Herrero è alle prese

un singolare omicidio. Un magnate greco,

ritiratosi in Spagna, è stato brutalmente ucciso

nella sua villa alle porte della città. Sulle prime,

Herrero non ha nessun indizio su cui basare le indagini,

ma poi viene contattato da un rabbino - appena arrivato

nella capitale spagnola da Gerusalemme -, secondo il quale

il killer ha colpito su incarico di un gruppo di ex nazisti,

decisi a impadronirsi di dodici violini, all'interno dei quali

è contenuto un codice che rivelerebbe il mistero

della creazione dell'universo...

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L'autore del romanzo, Inaki Biggi, è nato a San Sebastiàn

(Gipuzkoa) nel 1965. Si è laureato in Psicologia

alla Universidad del Paìs Vasco. Scrive da sempre e,

fin da bambino, la Storia è la sua più grande passione.

Che ha coltivato come autodidatta.

( gigliola reboanigigliola reboani)

www.e-cremonaweb.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2722&Itemid=194

www.e-cremonaweb.it/

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I contenuti

Cremona, 1680. Quando viene convocato

nella cattedrale da un alto prelato,

Stradivari non può immaginare che

la sua vita è ormai segnata. L'uomo, infatti,

consegna al giovane liutaio un'enorme

somma di denaro, che permetterà a lui

ai suoi figli di vivere agiatamente,

e gli rivela un'oscura formula musicale,

di costruire dodici strumenti dal potere divino.

Stradivari impiegherà più di cinquant'anni

completare l'incarico, portando con sé

nella tomba il segreto della formula

e degli strumenti... Madrid, 2003.

magnate greco, ritiratosi in Spagna,

viene brutalmente ucciso nella propria

villa alle porte della città. Sulle prime,

la polizia pensa a un furto finito in tragedia,

ma l'ispettore capo Herrero intuisce subito

che quel caso sarà un rebus di difficile soluzione.

E una prima conferma arriva da Ginevra:

notte del delitto, anche l'appartamento

del nipote della vittima è stato messo a soqquadro.

Cosa cercavano, dunque, gli assassini?

Herrero non ha nessun indizio concreto

cui basare le indagini, finché non viene

contattato da un rabbino - appena arrivato

a Madrid da Gerusalemme -, secondo il quale

l'omicidio del greco è solo l'ultimo di una catena

di crimini e abili depistaggi: fin dalla seconda

guerra mondiale, un gruppo di nazisti

è alla ricerca di dodici strumenti realizzati

da Stradivari, custodi di un codice che rivelerebbe

il mistero della creazione dell'universo...

www.bol.it/libri/La-formula-Stradivari/Inaki-Biggi/ea978884291601/

www.bol.it/libri/

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Intervista a Inaki Biggi

Sherlock Magazine intervista
l'autore di "La formula Stradivari"

 


Inaki Biggi

E’ in libreria dal 26 di marzo il thriller scritto

da Inaki Biggi dal titolo La formula Stradivari

(La formula Stradivarius, 2007).

L’autore è in questi giorni in Italia e Sherlockmagazine

ne ha approfittato per conoscerlo meglio. Inaki Bigg

è al suo esordio in Italia ma  in Spagna

è al suo secondo romanzo.

 

Sm — La formula Stradivari è il suo primo romanzo

che viene tradotto in Italia, il suo nome è in pratica

sconosciuto ai nostri lettori. Può dirci ”chi è”  Inaki Biggi?

Dove e quando è nato, studi fatti, dove vive, cosa ha fatto

sino ad ora e cosa fa ora oltre che a scrivere?

 

 Sono nato a San Sebastian dove tutt’ora vivo

e dove sono sempre stato, lavoro per il municipio.

Ho studiato psicologia e mi sono formato da autodidatta

in campo storico; un campo che mi è servito e mi serve

per la costruzione dei romanzi che scrivo.

 

Sm — Da ragazzo/adolescente le piaceva leggere?

Quali sono state le letture che l’hanno colpita

in modo particolare

 

Ho  sempre letto moltissimo, a casa mia si leggeva molto

e mi è rimasta attaccata questa felice abitudine.

 

Da ragazzo, da adolescente leggevo molti romanzi soprattutto quelli di avventura o romanzi dello stile che poteva scrivere uno Stephem King o   scrittori simili in quel periodo. Successivamente, crescendo sono passato a leggere romanzi di taglio storico e queste erano e sono le mie letture principali nei momenti di tempo libero, poi magari mi dedico a letture più serie quando debbo studiare per qualche ragione specifica.

 

Sm — Come è arrivato alla decisione di “scrivere”?  

 

 Come dicevo prima, leggevo moltissimo e quando si legge una quantità imponente di romanzi credo che alla fine si finisca per assimilare il modo di gestire gli schemi per costruire un romanzo, in qualche modo riusciamo a capire istintivamente in che modo vada  sviluppato un romanzo.

 

Quindi sono arrivato a un momento della mia vita in cui,

leggendo sempre romanzi scritti da qualcun’altro avevo

l’impressione di leggere un qualcosa che avevo letto più volte.  

Così ho deciso di provare a descrivere io stesso una storia,

a creare la mia storia, con i miei personaggi e con un finale

che si confacesse pienamente a me.

 

Sm — Cosa ha scritto/pubblicato prima di questo romanzo?

 

Prima del presente romanzo ho pubblicato in Spagna

un altro romanzo dal titolo: “Il santuario”. Prima di questi

due lavori avevo scritto racconti brevi e dei racconti

per l’infanzia, ma amo sopratutto cimentarmi con il genere

del romanzo perche penso che mi dia più possibilita

di sviluppare un mondo complesso, un mondo articolato,

un mondo che riflette meglio la realtà. Il racconto è breve

per sua stessa natura quindi impone una sintesi

che in qualche modo è in contrasto con la complessità

che il romanzo permette invece di sviluppare. Il romanzo

quindi è un mondo più libero, se vogliamo, che mi consente

di sviluppare una trama più articolata, di tracciare meglio

la personalità, la psicologia dei personaggi.

 

Pertanto preferisco di gran lunga scrivere romanzi

in quanto, ripeto,  il racconto breve necessita

di una sintesi che condensa forse eccessivamente

che si vuole raccontare e quindi si perde un poco

la prospettiva che invece il romanzo consente.

 

Sm — ha avuto difficoltà a trovare un editore per pubblicare

i suoi racconti e i romanzi?

 

Per quanto attiene ai racconti sia quelli brevi

che quelli per ragazzi non sono stati pubblicati

perchè non ho proprio cercato che venissero

pubblicati e per il momento non ho nessuna

intenzione di mandarli a un editore.

 

Il mio primo tentativo di pubblicazione l’ho fatto

con il mio romanzo “Il santuario” ed è lecito pensare,

poichè non ero affatto conosciuto gli inizi, che questi

siano stati molto difficoltosi. Però poi ho avuto la fortuna

di trovare sulla mia strada una agente letteraria

di Barcellona a cui è piaciuto molto il mio romanzo

e ha lottato e non ha mai rinunciato fino a quando

è riuscita a trovare un editore che ha accettato di pubblicarlo.

 

Sono molto grato a entrambi perchè hanno scommesso

su di me e sul mio romanzo; anche perchè scommettere

su di un autore esordiente è sempre un rischio.

 

Sm — E quale è stato il lavoro di ricerca, le basi storiche

su cui ha basato il romanzo? Poi quanto tempo

ci ha messo per scriverlo?

 

In totale ho impiegato due anni, il primo anno

è stato interamente dedicato all’attività di documentazione

anche se va detto che le due cose, in un primo momento,

cioè scrivere e documentarsi alle volte si sovrappongono.

ma sopratutto per la documentazione è stato usato

il primo anno, perchè dovevo ben strutturare il romanzo,

non solo per quel che attiene ai semplici dati e alla loro

veridicità ma anche per vedere in che modo questi dati

potessero incastrarsi fra di loro, incasellarsi fra di loro.

 

Il secondo anno invece è stato completamente

dedicato alla redazione vera  e propria.  Diciamo

che una volta che si ha ben chiaro nella mente ciò

che vuoi scrivere, una volta che hai creato i personaggi,

hai la struttura della trama ecc.  il momento

della redazione e quasi più semplice, fluisce in modo

quasi naturale

 

Sm — Il romanzo storico o il thriller storico ha avuto

una grande espansione. A cosa si può attribuire questo?

 

Io credo che il segreto consista nel saper combinare

nel modo più adeguato possibile l’immaginazione

e la storia reale.

 

Possiamo avere un romanzo che è tutta fiction,

tutta pura narrativa nata esclusivamente

dall’immaginazione dell’autore, che è si coinvolgente,

che può catturare l’attenzione del lettore, tuttavia

io credo che se questo romanzo ha una base per

quanto minima di fatti reali realmente accaduti

questo rappresenti un “plus” per il lettore.  

Non è la stessa cosa parlare di un personaggio

assolutamente fittizio oppure parlare di un personaggio

come Nelson Mandela, giusto per fare un esempio,

primo che mi viene in mente. Quindi anche se la storia

che costruiamo su Nelson Mandela è una storia fittiza

il fatto che il personaggio sia esistito davvero

da una dimensione veramente diversa.

 

Nel caso del mio romanzo ho scelto Stradivari perchè

universalmente noto. Se al posto di parlare di lui avessi

scelto di basare la mia storia su un liutaio sconosciuto

chiamato per esempio Giovanni Arrivederci non sarebbe

stato lo stesso, avrei dovuto introdurre all’inizio il liutaio

al lettori, spiegare per bene chi era e cosa faceva

e sarebbe stato più lontano in qualche modo alieno estraneo

al loro mondo, invece Stradivari in quanto realmente esistito

più vicino, più prossimo.

 

Io credo che il segreto sia proprio la capacità di dosare

sapientementemte immaginazione e storia reale anche

perchè questo ci da la possibilità di farci sentire curiosi

nei confronti della storia magari quella stessa storia

che ci hanno insegnato a scuola e che ci annoiava

terribilmente.

 

Sm — Sotto il nazismo esisteva veramente un istituto

che studiava la possibilita’ di appropriarsi dell’arca

dell’alleanza, la lancia di Longino, il Santo Graal ecc. ecc.

 

Tutto questo è assolutamente vero, documentato

e descritto ed è storia. I nazisti avevano un istituto

chiamato  Enerve che serviva a studiare gli avi,

e degli avi studiavano il linguaggio, le rune, i misteri 

che erano  in qualche modo associati appunto ai loro avi,

ovvero alla razza ariana quando era pura secondo loro.

 

Questo istituto è stato potenziato fino al punto

che passò  a dipendere direttamente dal secondo di Hitler,

Himmler che era il responsabile diretto dell’istituto Enerve

e questo la dice lunga sull’importanza che questo istituto

ricopriva per i nazisti. Tra le varie ricerche ne ha portato

avanti alcune che potranno sembrare assurde o da favola.

Siamo abituati a vedere il film con Indiana Jones 

che contende ai nazisti il ritrovamento dell’Arca dell’Alleanza

perchè i nazisti pensavano che chi fosse riuscito a mettere

le mani sull’Arca avrebbe avuto il potere assoluto, in grado

di dominare il mondo, quindi per quanto tutto ciò sembri

strano è tutto vero. Ma non solamente l’Arca dell’Alleanza,

il Santo Graal o

la Lancia di Longino, non solo quello ma anche il Tibet,

sono andati in Tibet alla ricerca di quelli che per loro erano

i cugini lontani di una razza intraterrena di una civiltà

che secondo loro si sarebbe potuta sviluppare sotto

la superficie terrestre e sarebbe emersa alla superficie

attraverso il Tibet. Tutte queste ricerche sono assolutamente

documentate.

 

Sm — Nel romanzo si parla della teoria della musica

delle sfere (Pitagora) cosa è?

 

Pitagora credeva che gli astri fossero pianeti piuttosto

che stelle e che nel loro movimento di rotazione su se stessi

emettessero un suono anzi per meglio dire una musica

assolutamente ascoltabile, assolutamente percepibile  

che però noi non percepiamo in quanto da quando siamo

concepiti, da quando ci siamo sviluppati come specie,

questa musica, questo suono è sempre stato presente

e  siamo talmente assuefatti a questo suono

che non lo sentiamo più.

 

Lo stesso succederebbe con il sangue che circola

nelle nostre vene e circolando emette un suono

ma anche in questo caso,  per fare una similitudine,

siccome siamo nati insieme a questo suono che ci è

sempre stato dal momento in cui prendiamo forma

nell’utero materno non lo percepiamo affatto e quindi

per Pitagora questa musica emessa dalle sfere 

in quanto corpi celesti è una musica celeste che può

variare in funzione delle dimensioni del corpo

che la genera nonchè dal titpo di rotazione e rivoluzione

che esegue l’astro.

 

 Sm — Il suo prossimo romanzo? Di cosa parlerà?

Sarà un altro thriller?

R— Sarà un romanzo decisamente storico più romanzo

storico che non thriller storico come la “Formula Stradivari”.

L’ambientazione temporale è più o meno l’860 (non 1860),

i personaggi e le situazioni per ovvi motivi saranno

completamente diversi però non voglio dire niente

di più perchè sono un poco superstizioso e ritengo

sia meglio non parlare troppo dei progetti che sono

in cantiere ma non sono ancora sicuri

Sm — Nel romanzo, Martha nel finale lei benchè ferita

si salva. L’ha lasciata in vita per riprendere poi con un sequel?


Non ci sarà un secondo romanzo, un seguito

a questo romanzo. Non amo i seguiti. Il romanzo

è finito. Credo che i personaggi siano stati sfruttati

a dovere e se ci dovesse essere lo spazio per una ripresa,

una nuova avventura si tratterebbe eventualmente

dell’ispettore Herrera il personaggio che fra tutti

è quello meno legato alla vicenda specifica.

Autore: Pino Cottogni - Data: 2 aprile 2009


www.sherlockmagazine.it/notizie/3528/

 
 
 

90. ::: VIDEO ::: Intervista ad Erri DE LUCA

Post n°99 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

90. ::: VIDEO ::: 

- Intervista ad Erri De Luca
- Festival Incontrarsi

a Salsomaggiore (1.)



www.youtube.com/watch?v=Bl7QOCIMq7A

Intervista ad Erri De Luca -

- Festival Incontrarsi

a Salsomaggiore (2.)



www.youtube.com/watch?v=CZ-1CTbHdZU&feature=PlayList&p=387C51A0CBFE9CBC&playnext=1&playnext_from=PL&index=2

Intervista ad Erri De Luca -

- Festival Incontrarsi

a Salsomaggiore (3.)



www.youtube.com/watch?v=dp_d9iK1uvg&feature=PlayList&p=387C51A0CBFE9CBC&playnext=1&playnext_from=PL&index=1

Intervista ad Erri De Luca -

- Festival Incontrarsi

a Salsomaggiore (4.)



www.youtube.com/watch?v=hlDnHAzFwAI&feature=PlayList&p=387C51A0CBFE9CBC&index=0&playnext=1

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-
LETTERATURA -

- Montedidio -

- (( Erri DE LUCA ))

Montedidio
Casa Editrice
Feltrinelli




 



-

 
 

Blog foto: SCRITTORE---Erri De Luca--SIMG01.JPG

 

 

 

-

"'A iurnata è 'nu muorzo,"

la giornata è un morso,

è la voce di mast' Errico

sulla porta della bottega.

Io stavo già là davanti

da un quarto d'ora

per cominciare bene il primo

giorno di lavoro. Lui arriva

alle sette, tira la serranda

e dice la sua frase

d'incoraggiamneto: la giornata

e' un morso, è corta, diamoci

da fare. Ai vostri comandi,

gli rispondo, e così è andata.

Oggi scrivo la prima notizia

per tenere conto dei nuovi giorni.

sto più a scuola. Ho fatto tredici anni

e babbo mi ha messo a lavorare.

E' giusto, è ora. L'istruzione

obbligatoria va fino alla terza

elementare, lui mi ha fatto studiare

fino alla quinta perchè ero malatino

e poi così avevo un titolo di studio

migliore. Qua intorno i bambini

vanno a lavoarre pure senza scuola,

babbo non ha voluto.

www.nonleggere.it/

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-

 

Blog foto: SCRITTORE---Erri De Luca--SIMG01.JPG

Erri DE LUCA  - 

Luogo di Nascita: Napoli

Data di Nascita: 1950

Biografia:

A 18 anni ha vissuto intensamente

l'esperienza del '68, aderendo

al movimento Lotta Continua

di Adriano Sofri. A seguito

di questa esperienza sceglie

di esercitare diversi mestieri

in Africa, Francia, Italia:

camionista, operaio, muratore.
Giornalista politicamente impegnato,

è opinionista de Il Manifesto.

Attualmente vive a Roma.

Carriera: Nei suoi ultimi lavori

spicca l'interesse per le tematiche

sacre: ha cominciato ad occuparsi

di traduzioni dall'ebraico di alcuni

libri della Bibbia.
La prima opera pubblicata

per Feltrinelli è Non ora,

qui (1989). Seguono: Una nuvola

come tappeto (1991), Aceto,

Arcobaleno (1992), In alto

a sinistra (1994), Alzaia (1997),

Tu, mio (1998) e Tre cavalli (1999),

Montedidio (2003), Il contrario

di uno (2003), Mestieri all'aria

aperta (2004). Ha inoltre pubblicato

Altre prove di risposta

(Dante e Descartes, 2000)

e Un papavero rosso

(Edizioni Il Menocchio, 2000).
Ha tradotto e curato Esodo/

Nomi (1994), Giona/Ionà (1995), Kohèlet/Ecclesiaate (1996)

e Libro di Rut (1999).
Recentemente è uscito

per Einaudi il suo primo libro

di poesie, dal titolo Opera sull'acqua

e altre poesie.
Nel 2005 è uscito "Morso

di luna nuova. Racconto

per voci in tre stanze".


www.nonleggere.it/

www.nonleggere.it/servizio/playeresterno/playeresterno.asp

 
 
 

89. ::: POESIA ::: IL MEGLIO DI TE' -

Post n°98 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

89. ::: POESIA :::
-

 

IL MEGLIO DI TE

L'uomo è irragionevole,
illogico, egocentrico:
non importa, amalo.

 

Se fai il bene, diranno che lo fai
per secondi fini egoistici:
non importa, fa' il bene.

Se realizzi i tuoi obiettivi,
incontrerai chi ti ostacola:
non importa, realizzali.

 

Il bene che fai
forse domani verrà dimenticato:
non importa, fa' il bene.

 

L'onestà e la sincerità
ti rendono vulnerabile:
non importa, sii onesto e sincero.

 

Quello che hai costruito
può essere distrutto:
non importa, costruisci.

 

La gente che hai aiutato
forse non te ne sarà grata:
non importa, aiutala.

 

Da' al mondo il meglio di te,
e forse sarai preso a pedate:
non importa, da' il meglio di te.

 
di Madre Teresa di Calcutta


www.ilmegliodite.it/poesia.htm

 
 
 

88. ::: Rime ::: il papello di Carlo Cornaglia

Post n°97 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

88. ::: Rime :::
il papello

di Carlo Cornaglia


Qui si narra di mafia e del papello,
di capi, di pizzini e di picciotti,
di Spatuzza che parla di Marcello
e a Berlusconi agita le notti.

Il papello è comparso finalmente,
un documento semplice e conciso
che, sempre dato come inesistente,
al comparire gela ogni sorriso.

Non è il contratto in bollo del caimano
che vide Vespa in veste di notaio,
ma un foglietto di carta scritto a mano
che più di quello suscita un vespaio.

E’ l’elenco stilato da Riina
delle richieste fatte dai mafiosi
per porre fine alla carneficina
e far di Mafia e Stato una simbiosi.

“Non trattiam con la mafia!” hanno gridato
i politici tutti a destra e a manca,
ma con la mafia tutti hanno trattato
ed ora rischian di non farla franca.

Non era solo il povero Lunardi
a dire “Con la mafia si convive”,
eran tanti i politici bugiardi
che in segreto facevan trattative.

A sentire Spatuzza e Ciancimino
c’erano pure Dell’Utri e il Cavaliere
e il siculo Marcello era il postino
che i messaggi al caiman faceva avere.

Parole di pentiti, certamente
e come tali da prender con le molle,
ma parole che spiegan chiaramente
del nostro Cavalier la fretta folle

di cercar di evitare il tribunale.
La corruzion di Mills, infatti, è nulla,
il falso in Mediaset è un minor male
in confronto a un premier che si trastulla

trattando con la mafia ed i mafiosi.
Ne sa qualcosa il povero Marcello
che una banda di giudici faziosi
si appresta a condannar pure in appello.

Per evitar per mafia la prigione
è pronto a tutto il nostro Cavaliere,
qualunque obbrobrio è la soluzione,
qualunque scappatoia può valere.

Inoltre il far saltar tanti processi
pur di fare saltare quelli suoi,
vuol dir che non fa solo i suoi interessi
e nessun potrà dirgli: “Cristo, e noi?”,

come nella storiella di Pierino.
Il tema è Cristo e noi e lo studente
racconta il suo week end da cittadino:
“Con tutta la famiglia, finalmente

partimmo per la solita grigliata,
puntando con la Stilo alla campagna,
felici, pregustando l’abbuffata
coi tanti cibi dentro la cavagna.

Giunti che fummo, prima di mangiare,
lasciati mamma, nonni e sorellina,
andai col babbo in giro per cercare
le more e qualche frutto di rapina.

Quando tornammo, stanchi ed affamati,
ci accolse una terribile sorpresa:
trovammo i famigliari che, sfacciati,
s’eran mangiati tutto nell’attesa,

lasciando poche briciole soltanto.
Urlava il babbo: “Maledetti voi! –
mentr’io deluso mi scioglievo in pianto –
tutto avete mangiato…Cristo e noi?”

Carlo Cornaglia

(22 novembre 2009)

temi.repubblica.it/micromega-online/il-papello/

 
 
 

87. ::: Messina, colpo di spugna...

Post n°96 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

87. ::: Messina, colpo di spugna al maxiprocesso “Mare Nostrum”

di Antonio Mazzeo

A Barcellona Pozzo di Gotto va in scena “L’elogio dell’impunità”. Potrebbe benissimo trattarsi di un adattamento teatrale metà commedia e metà farsa se nello sfondo non ci fosse la tragedia di una guerra di mafia che negli anni ’80 ha visto decine e decine di morti ammazzati tra la Piana di Milazzo e l’area dei Nebrodi, nella fascia tirrenica della provincia di Messina. Cosche contro cosche, famiglie contro famiglie, per accaparrasi appalti e subappalti del nuovo tracciato ferroviario Messina-Palermo e gestire discariche di rifiuti, cave e le colate di cemento che hanno devastato la costa e gli alvei di fiumi e torrenti. Omicidi e sparizioni forzate di anziani boss e piccoli spacciatori neanche maggiorenni, esecuzioni efferate nello stile di ciò che accadeva negli stessi anni con la “guerra sucia” in Centroamerica, sotto la mano di eserciti e paramilitari.

Dopo l’oblio collettivo di quei terribili anni, arriva, proprio come nei tribunali di mezza America latina, il colpo di spugna della “giustizia” peloritana. La corte d’assise d’appello di Messina ha emesso la sua sentenza nel maxiprocesso denominato Mare nostrum, ribaltando il dispositivo di primo grado: dimezzati gli ergastoli (da 28 a 14), sfumato il reato associativo di mafia, prescritti tutti i reati “minori” e quelli legati al porto d’armi, una pioggia di assoluzioni per buona parte dei 130 imputati. La corte, in particolare, ha annullato l’ergastolo al riconosciuto boss mafioso Giuseppe Gullotti, condannato in primo grado per il duplice omicidio Iannello-Benvegna. Gullotti, almeno per ora, continuerà a scontare in carcere la condanna a 30 anni (passata in giudicato), quale mandante dell’assassinio del giornalista de La Sicilia, Beppe Alfano.

Resta dunque ben poco di quello che fu il castello accusatorio che portò nel biennio 1992-93 alle operazioni “Mare Nostrum 1 e 2”, quando le forze dell’ordine eseguirono 580 arresti di presunti appartenenti alle organizzazioni criminali di Barcellona, Tortorici, Patti e Sant’Agata di Militello. A far scattare le indagini, furono innanzitutto le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Orlando Galati Giordano e Giuseppe “Pino” Chiofalo, personaggi ai vertici delle cosche di Tortorici (il primo) e Terme Vigliatore (il secondo), usciti perdenti dalla sanguinosa lotta con i nuovi alleati locali dei “corleonesi”. Soprattutto Pino Chiofalo aveva ricostruito con dovizia di particolari i legami della criminalità con imprenditori, magistrati, amministratori e politici locali, ministri e sottoministri. Uno spaccato di borghesia mafiosa che gli inquirenti hanno deciso però di destoricizzare e decontestualizzare, spezzettando il racconto del boss con perizia chirurgica, ma soprattutto astenendosi dalla ricerca di possibili riscontri sul “terzo livello”. Al vaglio del Tribunale restarono solo i fatti di sangue e le estorsioni, mentre i traffici di stupefacenti furono affidati ad un procedimento-stralcio (Mare nostrum droga), il cui processo di appello si è concluso il 13 novembre scorso con l’assoluzione di tutti e 32 gli imputati (in primo grado erano state 14 le condanne con pene dai 5 a i 14 anni).

«Una sentenza della Corte d’Appello di Messina che lascia stupefatti», è il commento a caldo del senatore del PD Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia che proprio alla pericolosità della mafia della provincia di Messina aveva dedicato un intero capitolo della Relazione di minoranza della Commissione della XIV legislatura. «Sento il bisogno di rompere il riserbo nel commentare le sentenze», aggiunge Lumia. «La mafia barcellonese non può rimanere impunita. Gullotti e gli altri boss sono una minaccia reale, perché fanno parte di Cosa nostra militare e sono collocati nel cuore delle collusioni con la politica e i poteri deviati. Bisogna ritornare ad occuparsi con più incisività del condizionamento mafioso a Messina e in particolare nell’area barcellonese, così come del ruolo di una parte della magistratura, dei poteri collusi sul versante economico-politico e istituzionale, affinché lo Stato torni ad affermare la sua sovranità democratica anche in queste realtà territoriali».

Durissimo il commento di Fabio Repici, avvocato di parte civile nei più importanti processi di mafia svoltisi nel capoluogo dello Stretto (l’omicidio della stiratrice diciassettenne Graziella Campagna, quello del giornalista Alfano, ecc.) e legale di fiducia della famiglia del docente universitario Adolfo Parmaliana, morto suicida il 2 ottobre 2008 dopo aver appreso di un’indagine avviata nei suoi confronti a seguito delle sue documentate denunce su malapolitica, mafia e affari nel Comune di Terme Vigliatore. «La famiglia mafiosa più potente della provincia di Messina e più impunita d’Italia può riprendere serenamente il comando del territorio, nella società criminale e naturalmente pure nella società legale», scrive Repici in una lettera aperta. «La sentenza di Mare Nostrum è solo l’ultimo atto di un grado di giudizio che aveva fatto registrare accadimenti inediti nella storia giudiziaria italiana. Il clima del processo ebbe un mutamento allorché la corte, adeguandosi ad una nuova perizia (dopo ben 9 di segno contrario espletate da esperti di ogni parte d’Italia) che, con argomentazioni a dir poco stravaganti, aveva fornito parere favorevole sulla capacità di rendere esame del collaboratore di giustizia barcellonese Maurizio Bonaceto, aveva deciso di estromettere dal fascicolo i verbali delle dichiarazioni rese a suo tempo da Bonaceto e di disporne l’esame». Rientrato nel 1997 a Barcellona presso i suoi familiari dopo aver interrotto la propria collaborazione processuale, Bonaceto aveva tentato il suicidio lanciandosi dal terrazzo della propria abitazione, rimanendo gravemente menomato nel fisico e nella mente. «Davanti alla corte comparve allora una larva d’uomo che, palesemente incapace di orientarsi, dietro consiglio del suo nuovo legale affermò con qualche difficoltà di non voler rispondere», ricorda il legale. «A quel punto i pubblici ministeri chiesero di acquisire comunque i vecchi verbali di Bonaceto, asserendo che il suo comportamento attuale era da ricondurre alle minacce rivoltegli da esponenti della mafia barcellonese, secondo quanto si ricavava da un suo verbale d’interrogatorio del 24 maggio 1993». Particolare non certo secondario il mai interrotto rapporto di lavoro del fratello del collaboratore di giustizia presso la grande impresa di autodemolizioni intestata alla madre di un altro importante boss barcellonese, Salvatore Ofria.

«Acquisite finalmente le dichiarazioni rese da Bonaceto, alcuni difensori (ed in particolare quelli del boss Giuseppe Gullotti) si adoperarono con strumenti inconsueti per cercare di minarne la credibilità», prosegue Fabio Repici. «Il 9 marzo 2009, uno dei due difensori di Gullotti, l’avvocato Franco Bertolone (che non aveva preso parte al processo fino alla sentenza di primo grado, per essere stato raggiunto dalle accuse del collaboratore Giuseppe Chiofalo, che lo aveva indicato come “consiglieri” della famiglia mafiosa barcellonese grazie ai suoi stretti rapporti con un magistrato, il dottor Cassata, oggi Procuratore generale di Messina) lesse un inconsulto documento anonimo che avanzava dubbi sull’attendibilità di Bonaceto, ma si risolveva anche in un attacco personale soprattutto contro la mia persona e quella di Piero Campagna, fratello della povera Graziella, assassinata nel 1985. Di questo documento veniva letta soltanto una parte, nella quale, in sintesi, si affermava che Bonaceto aveva probabilmente mentito sull’omicidio Alfano, che il boss Gullotti e il killer Antonino Merlino, pur definitivamente condannati, erano in realtà innocenti, che io avevo ben contezza della loro innocenza per avermela confidata Piero Campagna, che io però mai avrei riferito all’autorità giudiziaria ciò che sapevo, per non scagionare i due mafiosi condannati».

A rendere più torbida la vicenda, l’accertamento delle generalità dell’estensore del documento, il sostituto procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, Olino Canali, che nel processo di primo grado aveva svolto le funzioni di pubblico ministero. E la volontaria omissione da parte dell’avvocato Bertolone della lettura di un successivo passaggio della missiva in cui il Canali scriveva che «Franco Bertolone è il Franco Cassata degli avvocati barcellonesi». Una frase che, sempre secondo Repici, «poteva essere considerata perfino un riscontro alle vecchie accuse del pentito Chiofalo», relative a un presunto stretto legame tra il legale e il magistrato. Proprio il Chiofalo, il 20 febbraio 2004, nel corso della sua deposizione al processo di Catania a carico del magistrato messinese Giovanni Lembo e del boss Michelangelo Alfano poi “suicida”, si era soffermato su un viaggio da lui fatto a Milano in compagnia del legale barcellonese, nel lontano 1972-73, a cui avrebbe partecipato pure Antonio Franco Cassata, al tempo già magistrato. «Avevo dei processi ed io e il mio avvocato all’epoca, Francesco Bertolone, dovendo andare a Milano con l’automobile ci siamo portati dietro un suo amico che poi apprendevo era il giudice Cassata…». Del viaggio a Milano del giudice «su una Mercedes di proprietà del pluriomicida Chiofalo» aveva parlato anche l’ex senatore democristiano Carmelo Santalco in un esposto al Presidente della Repubblica del 6 giugno 2000, successivamente rimesso al Consiglio Superiore della Magistratura che doveva valutare la supposta “incompatibilità ambientale” del dottor Cassata (il procedimento davanti al CSM si è poi concluso in modo favorevole per il magistrato).

Dopo la rinuncia al mandato difensivo da parte dell’avvocato Repici che rappresentava alla corte la sua disponibilità a testimoniare e l’invio di un fax alla Procura generale in cui il dottor Canali riconosceva la paternità del documento letto in aula dall’avvocato Bertolone, veniva disposta la testimonianza del sostituto procuratore di Barcellona, che essendo stato Pm in primo grado, si trovava nella situazione di incompatibilità con l’ufficio di testimone prevista dal codice di procedura penale. «Il dr. Canali testimoniò in due successive udienze, facendo affermazioni plasticamente false», aggiunge Repici. «Per questo egli è oggi indagato dalla Procura di Reggio Calabria per falsa testimonianza e per favoreggiamento del boss Gullotti».

La Procura aveva riaperto nel frattempo l’indagine derivante dall’informativa Tsunami, redatta nel 2005 dalla Compagnia dei carabinieri di Barcellona, che aveva documentato presunti comportamenti illeciti del dottor Antonio Franco Cassata e le frequentazioni fra il Canali ed il cognato del boss Gullotti. «A far riemergere dai cassetti l’informativa era stata la tragica morte di Adolfo Parmaliana», scrive il legale. «La sua ultima lettera, con le accuse al “clan” della “giustizia messinese/barcellonese”, aveva indotto la Procura di Patti a trasmettere il fascicolo sul suicidio di Adolfo alla Procura di Reggio Calabria. La situazione è oggi ancora in fibrillazione. Perché se il dr. Canali è stato costretto a lasciare il distretto giudiziario messinese e le funzioni di pubblico ministero, il dr. Cassata, seppure considerato, anche in atti ufficiali, il più alto referente istituzionale della famiglia mafiosa barcellonese, è ancora incredibilmente il Procuratore generale di Messina. Però, avendo di recente il dr. De Feis riferito alla Procura di Reggio Calabria la verità sulle intimidazioni subite ad opera del Cassata nel 2005, come riportate nell’informativa Tsunami, quest’ultimo ha ragione di temere che la Procura possa determinarsi a procedere nei suoi confronti e che il CSM si senta costretto ad aprire un procedimento disciplinare o paradisciplinare».

È il circolo culturale paramassonico barcellonese “Corda Fratres”, di cui proprio il Cassata è da sempre instancabile animatore, a costituire la migliore vetrina dell’esercizio delle relazioni di potere dell’intera provincia di Messina. Fondato nel 1944, “Corda Fratres” – il cui nome completo è “Fédération Internazionale des Etudiants “Corda Fratres” Consulat de Barcellona (Sicilia)” – vede tra i suoi soci i nomi di grido della classe dirigente politica locale (il senatore del Pdl Domenico Nania, già capogruppo al Senato di An e l’odierno sindaco di Messina ed ex presidente della Provincia, Giuseppe Buzzanca, anch’egli post-fascista), giudici onorari, avvocati tra cui lo stesso Francesco Bertolone, professionisti, imprenditori, ecc.. Nelle liste della “Corda Fratres” compaiono pure i nomi di ben 16 iscritti alle logge del Grande Oriente d’Italia “Fratelli Bandiera” e “La Ragione”. Tra i “soci onorari”, due ex generali dei Carabinieri, Giuseppe Siracusano (tessera P2 n. 496) e Sergio Siracusa, già direttore del SISMI ed ex Comandante generale dell’Arma. Di questa associazione ha fatto pure parte il boss mafioso Giuseppe Gullotti, “allontanato” solo nel febbraio 1993, dopo la visita nella città del Longano della Commissione Parlamentare Antimafia. Presenza altrettanto inquietante quella dell’avvocato Rosario Pio Cattafi, “compare d’anello” del Gullotti, che inquirenti e collaboratori di giustizia ritengono operare su ben più alti livelli criminali.

«Nulla sembra poter fermare le follie del “rito peloritano”, della giustizia alla messinese», conclude amaramente Fabio Repici. «Nessun segnale di attenzione viene da parte degli organi dello Stato per la provincia di Messina, per questa Corleone del terzo millennio che è Barcellona Pozzo di Gotto, per i miasmi della giustizia messinese. Fino a che nel resto della nazione non ci si decida ad accendere un riflettore sui misfatti di quella provincia, il buio, materiale e morale, continuerà a sommergerla».

(30 novembre 2009)

temi.repubblica.it/micromega-online/messina-colpo-di-spugna-al-maxiprocesso-mare-nostrum/

 
 
 

86.e ::: 5.p. ((101 DOMANDE a BERLUSCONI ))

Post n°95 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

86.e :::

5.p. ((101 DOMANDE a BERLUSCONI))

Le domande della libera stampa

a Silvio Berlusconi

Bruno Vespa
Porta a Porta

Presidente Berlusconi, scusi, ma devo farLe questa
domanda, altrimenti mi accusano di non fare il mio
mestiere: Lei è mai stato con minorenni? No? Bene! Lo
sapevo, ma ha fatto bene a rispondere in maniera così
esauriente, così una volta per tutte finisce questa storia.
Ho un’altra domanda: quando rifacciamo il contratto con
gli italiani? Metto a disposizione scrivania e lavagna,
magari invito anche qualche parlamentare in minigonna
e un paio di opinioniste scollacciate. Ho un’idea: perché
al posto del contratto con gli italiani non facciamo il
concorso con gli italiani? Alle elezioni, al posto delle
schede, si distribuiscono gratta e vinci. Chi gratta la
casella Berlusconi può vincere un giorno da Papi, 24 ore
a Villa Certosa o a Palazzo Grazioli, ovviamente con
tutti gli accessori a disposizione… Che ne pensa?”.

Vittorio Feltri
Il Giornale

Presidente Berlusconi, la accusano di tutto: mafia,
droga, tangenti, corruzione, sfruttamento di
prostituzione, esportazione di capitali all'estero e chissà
che altro ancora…Lei è considerato ingombrante dalle
banche, dalla vecchia aristocrazia industriale, dal potere
togato, dai sedicenti progressisti, dai servizi deviati,
dalle mafie che combatte con successo. Ma veniamo alla
domanda: oggi sparo in prima sul Giornale congiure,
intrighi, tranelli, complotti, golpe, veleni. Pensa che
stavolta possa bastare così o vuole che sparga fiele su
qualcuno in particolare?

Maurizio Belpietro
Libero

Presidente Berlusconi, mi piacerebbe una sua analisi
politica su una vicenda rilevante. Non ritiene che il caso
Marrazzo abbia dimostrato in maniera inequivocabile la
distanza - morale, culturale, estetica, politica - che
separa centrodestra e centrosinistra? Il centrosinistra
ama prenderlo in quel posto, la destra lo mette nel di
dietro a tutti.

Augusto Minzolini
Tg1: Dottor Berlusconi, domani è il mio giorno libero:
pensa che potrò togliere il guinzaglio?

Umberto Bossi

Ora vi dico cosa penso del Cavaliere (*)

Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E’
una costola del vecchio regime. E’ il più efficace
riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la
Lega faceva cadere il regime, lui stava nel Mulino
Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui è un
tubo vuoto qualunquista. Ma non l’avete visto, oggi,
tutto impomatato fra le nuvole azzurre? Berlusconi è
bollito. E’ un povero pirla, un traditore del Nord, un
poveraccio asservito all’Ulivo, segue anche lui l’esercito
di Franceschiello dietro il caporale D’Alema con la sua
trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è Berlusconi?
Il suo Polo è morto e sepolto, la Lega non va con i morti.
La trattativa Lega-Forza Italia se l’è inventata lui,
poveraccio. Il partito di Berlusconi neo-Caf non potrà
mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega
il pestacarne. Berlusconi mostra le stesse caratteristiche
dei dittatori. E’ un kaiser in doppiopetto. Un piccolo
tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della politica.
Un Peròn della mutua. E’ molto peggio di Pinochet. Ha
qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista è una
volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio.
Berlusconi è l’uomo della mafia. E’ un palermitano che
parla meneghino, un palermitano nato nella terra
sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord. La
Fininvest è nata da Cosa Nostra. C’è qualche differenza
fra noi e Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il
problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi
sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora.
Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte
niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle
finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del
Nord che sono morti a causa della droga. A me
personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano
venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe
Azzaretto, di Palermo, che poi è riuscito a tenersi tutta la
baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di
Silvio e c’erano i conti di numerosi esponenti di Cosa
Nostra.
Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli
fece il progetto Italia e c’era il buon Berlusconi nella P2.
Poi nacquero le Holding. Come potrà mai la
magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da
dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia
quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord
sono morti decine di migliaia di ragazzi che ora gridano
da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta
del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono
stato io a metter giù il partito del mafioso. Lui comprava
i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto. Quel brutto
mafioso guadagna soldi con l’eroina e la cocaina. Il
mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il
meridionalismo. Discutere di par condicio è troppo
poco: propongo una commissione di inchiesta sugli
arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono
oblique collusioni fra politica e omertà criminale e
fenomeni di riciclaggio. L’uomo di Cosa Nostra, con la
Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16
occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a
Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a
Milano. Forza Italia è stata creata da Marcello Dell’Utri.
Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In
televisione compaiono volti gentili che te la raccontano
su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia
non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la
droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di
giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le
televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e
imbecilli cittadini del Nord.
Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni,
anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì.
Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da
decine di migliaia di morti. Non è vero che ’pecunia non
olet’. C’è denaro buono che ha odore di sudore, e c’è
denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel
potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Incontrare
di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più
accordi col Polo. Tre anni fa pensarono di farci il
maleficio. Il mago Berlusconi ci disse: “Chi esce dal
cerchio magico, cioè dal mio governo, muore”. Noi
uscimmo e mandammo indietro il maleficio al mago.
Non c’è marchingegno stregato che oggi ci possa far
rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa
gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita
Dell’Utri, inquisito per mafia. La Padania chiede a
Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo
leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne
legate a Craxi.
Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in
una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va
a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince
un uomo solo, il Tecnocrate, l’Autocrate. Io dico quel
che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come
una società per azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo
Kid? Ma vi pare possibile che uno che possiede 140
aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando
quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto
bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla
cassaforte. Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-
Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i
bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho
giurato che avrei fatto di tutto per avere il cambiamento.
E non c’è villa, non c’è regalo, non c’è ammiccamento
che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve
sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un
culo così: bastano due secondi, e dovrà scappare di
notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord
gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati
all’inglese e scaraventano tutto nel Lambro. Berlusconi,
come presidente del Consiglio, è stato un dramma.
Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe
anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei
ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del
cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di
fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la
Costituzione. Bisogna portargliele via. Ci troviamo in
una situazione di incostituzionalità gravissima, da
Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la
concessione 18 delle frequenze tv per condizionare la
gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte
del mondo. E’ ora di mettere fine a questa vergogna. Se
lo votate, quello vi porta via anche i paracarri.
Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si
prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché
sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di
buona donna, e per questo lo tengono in piedi. Ma il
poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e
polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio.
Un massone, un piduista come l’arcorista è sempre stato
un problema di Cosa Sua o Cosa Nostra. Ma attento,
Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a
distruggere la nostra società. E lui alla fine avrà un
piccolo posto all’Inferno, perché quello lì non se lo
pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi
che dovrà sparire dalla circolazione, non la Lega. Non
siamo noi che litighiamo con Berlusconi, è la Storia che
litiga con lui.



(*) le frasi riportate sono state pronunciate testualmente
da Umberto Bossi fra il 1994 e il 1999, cioè durante le
tensioni del primo governo Berlusconi, dopo la rottura
fra Bossi e Berlusconi nel dicembre 1994 e prima della
loro riappacificazione alla fine del 1999.

Nota sul curatore del libro

La Rana

Per prima cosa non sono una vera Rana.
Non sono una donna (e nemmeno una
santa). A pensarci bene non sono
nemmeno un uomo. A pensarci meglio
sono un personaggio irreale in un
mondo virtuale. E allora cosa sono?
Boh! Uno spunto? Uno stimolo? Una
proposta? L’alias non è un vezzo, è un modo per invitare
a guardare ai contenuti e non al contenitore o alla firma
o alla faccia. E’ una spinta ad aggregare persone che non
necessariamente la pensano allo stesso modo, ma che
amano pensare e accettano il confronto con gli altri. Che
non credono che le cose peggio di così non possano
andare (non sono inguaribili pessimisti o sfascisti o
catastrofisti), ma che vogliono (e ci mettono del proprio)
che le cose vadano meglio di così (senza essere
inguaribili ottimisti). Che pensano che la vita sociale, le
relazioni, la collettività, gli altri (che brutte e arcaiche
parole eh?) siano ancora fondamentali (quasi quanto noi
stessi) e che l’informazione sia una parte importante
della vita sociale. Un’informazione onesta, corretta, non
faziosa, il più possibile neutra ed utile.

Chi è la Rana? I frequentatori dello stagno sono tutti un
po’ rane.
per seguire La Rana si può zampettare nel suo blog
Rassegna Stanca - http://lerane.wordpress.com/

lerane.wordpress.com/

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5 dicembre: tutti in piazza contro le leggi ad personam101 domande a papi (per prepararsi al No B. Day)

di Alessandro Robecchi, da alessandrorobecchi.it

Cari tutti, inutile girarci intorno: per combinare qualcosa nella vita bisogna studiare, non è che si può sempre essere impreparati. Dunque, ecco qui, un libretto molto istruttivo con un’introduzione (ce l’hanno tutti i libri, avete presente?), un testo (poca roba, tranquilli, potreste anche sopravvivere) e 101 domande al reticente del consiglio.

Altro che quei dilettanti di Repubblica che ne hanno fatte solo 10! Dunque, state bene attenti. Se cliccate qui potete scaricare il libro, prefazione, testo, domande e tutto. Se volete solo le domande (uno strano caso di autoriduzione, visto che comunque è tutto gratis) cliccate invece qui.

Più di così quelli del No B Day non possono fare, che volete di più, nemmeno Marina B. vi regala i libri, di questi tempi. In ogni caso il viaggio a Roma ve lo pagate da soli. Se avete amici del Pd portate anche loro, così evitate una figuraccia a quel partito anche se, una più, una meno… In ogni caso fate girare le domande più che potete, fatele leggere a mamma, a nonna, a quella del terzo piano, all’elettrauto…

Se cliccate sulla copertina, come per magia apparirà la stessa copertina, ma più grande (ma guarda che ’sto internet è una roba…)

(2 dicembre 2009

temi.repubblica.it/micromega-online/101-domande-a-papi-per-prepararsi-al-no-b-day/

 
 
 

86.d ::: 4.p. (( 101 DOMANDE a BERLUSCONI ))

Post n°94 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

86.d :::

4.p. ((101 DOMANDE a BERLUSCONI))

51 Vede mai il Tg4 di Emilio Fede?

52 Come giudica la multa Ue di alcune centinaia di
migliaia di euro che il nostro Paese, ovvero le nostre
tasse, paga giornalmente per consentire alla sua Rete4 di
occupare le frequenze di Europa7?

53 Sa spiegarsi spiegare perché il direttore del Tg1,
Augusto Minzolini, ha fatto solo editoriali che la
difendono? E come mai il Tg1 ha trattato con dovizia di
particolari il caso Marrazzo, mentre lo stesso Minzolini
aveva dichiarato in diretta sulla rete ammiraglia di avere
scelto una posizione prudente sull’ultimo gossip del
momento: le famose cene, feste o chiamatele come vi
pare, nelle dimore private di Silvio Berlusconi?

54 Un’intercettazione telefonica riporta un suo dialogo
con Agostino Saccà. Chiede al manager Rai di far
lavorare Evelina Manna e Elena Russo. Ricorda
quante veline ha raccomandato e perché?

55 Gira la voce che agli inizi della sua scalata tv Lei
avesse trovato il modo di taroccare i dati Auditel. A chi
aveva in casa il rilevatori d’ascolti pare che Lei
promettesse megatelevisori in cambio dell’impegno a
tenere il vecchio apparecchio acceso fisso sui suoi
canali. Si tratta di una leggenda metropolitana?

56 Il Tribunale Civile di Milano ha condannato a
risarcire le spese processuali un cittadino che l'aveva
citata in giudizio per non aver rispettato il contratto con
gli italiani in quanto “le dichiarazioni resa da Silvio
Berlusconi nel contratto con gli italiani non hanno
valore contrattuale”. Premesso questo, secondo Lei
perché Bruno Vespa, che sapeva che quel documento
era carta straccia, si è volentieri prestato al gioco?

57 Può spiegare la sua possibilità di tenere sotto
controllo la maggior parte dei mass media mentre è il
Presidente del Consiglio? La nostra libertà
d'informazione dove l’ha messa?

58 Giuseppe Ciarrapico, senatore Pdl, ha 5 condanne
definitive per sfruttamento di lavoro minorile, per
ricettazione fallimentare (3 anni), per bancarotta
fraudolenta (4 anni e 6 mesi), per truffa pluriaggravata
(1 anno e 8 mesi), per falso in bilancio e truffa (1 anno).
Cosa l’ha spinta a ritenere necessaria la presenza di
Ciarrapico in Parlamento? Forse il suo ruolo di editore
di una serie di giornali locali?

59 E’ fiero di aver finanziato coi soldi pubblici il flop
del film Barbarossa solo per fare un regalo a Bossi?

60 Indro Montanelli La conosceva bene e di Lei
diceva: Silvio Berlusconi è un mentitore professionale:
mente a tutti, sempre anche a se stesso, al punto da
credere alle sue stesse menzogne. Ma dai? Ma davvero
ci crede anche Lei?
Quarto Capitolo
Il Pap(p)one,
ovvero storie di Noemi, Sabina Began e altre veline
Le annunciate candidature delle veline alle ultime
europee, il ciarpame senza pudore di cui parla Veronica
Lario, la partecipazione alla festa dei 18 anni di Noemi
Letizia aprono la porta del privato berlusconiano,
spesso intrecciato con la politica, i mezzi di
informazione e le vicende pubbliche. Dopo il brindisi di
compleanno a Casoria, arrivano le notizie su Patrizia
D’Addario, Gianpaolo Tarantini, le escort, i festini a
Villa Certosa e a Palazzo Grazioli. “Per me è tutto
chiarissimo, per me è tutta spazzatura - si difende Silvio
Berlusconi - E io di spazzatura me ne intendo, perché a
Napoli l’ho fatta fuori, farò fuori anche questa”.

61 Qual è la ragione che l'ha costretta a non dire la verità
per due mesi, fornendo quattro versioni diverse sulle
circostanze in cui ha conosciuto la famiglia Letizia?

62 E’ vero che ha promesso a Noemi di favorire la sua
carriera nello spettacolo o in politica?

63 Veronica Lario ha detto che lei frequenta
minorenni. Ce ne sono altre che incontra o “alleva”?

64 Sua moglie dice che “non sta bene” e che andrebbe
aiutato. Quali sono le sue condizioni di salute?

65 Non trova grave che lei abbia ricompensato con
candidature e promesse di responsabilità le ragazze
che la chiamano papi?

66 Si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4
novembre 2008. Sono decine le squillo secondo le
indagini, condotte nelle sue residenze. Sapeva fossero
prostitute?

67 E’ capitato che voli di Stato senza la sua presenza a
bordo, abbiano condotto nelle sue residenze le ospiti
delle sue festicciole?

68 Può dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiano
compromesso gli affari di Stato? Può rassicurare il Paese
che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano armi
di ricatto?

69 Le sue condotte sono in contraddizione con le sue
politiche: lei oggi potrebbe ancora partecipare al Family
Day o firmare una legge che punisce il cliente di una
prostituta?

70 Una delle partecipanti alle sue feste ha affermato che
diverse ragazze dell’Est avrebbero bazzicato Villa
Certosa. Bossi ne era al corrente? Avevano tutte il
permesso di soggiorno?

71 Secondo l’avvocato Ghedini lei è solo l’utilizzatore
finale. In che rapporti è con il pappone iniziale?

72 Secondo Lei se Osama Bin Laden si tagliasse la
barba, comprasse una parrucca bionda e indossasse un
paio di tette finte riuscirebbe a intrufolarsi a Palazzo
Grazioli?

73 Vista la sua intensa vita privata, come mai è sempre
così teso e nervoso? C'è qualcosa che non ha funzionato
e le ha impedito di rilassarsi adeguatamente nei momenti
opportuni?

74 Ha dichiarato che le foto scattate a Villa Certosa
riprendono situazioni del tutto innocenti. In particolare
si riferisce forse alle dimensioni del “billo” di
Topolanek?

75 Lei ha detto di non sapere niente delle ragazze
pagate per gli appuntamenti a casa sua. Si rende conto
che se un premier non è capace di capire cosa accade a
casa sua difficilmente può capire cosa succede in una
nazione?

76 Cialis, Viagra o tecnologia?

77 Sono parole sue: mi bastano tre ore di sonno e poi
posso far l'amore per altre tre ore. A 73 anni? Sarebbe
disposto a sottoporsi a un bell’esame antidoping?

78 Roberto Benigni diceva: ha giurato una volta sulla
testa dei figli e non è successo niente, ha giurato
un'altra volta sulla testa dei figli e non è successo
ancora niente. Di chi sono i suoi figli?

79 Perché con tutti i soldi che ha le libere professioniste
non le ricompensava in contanti invece di candidarle a
destra e a manca o di nominarle ministre?

80 Può spiegarci le particolari abilità e competenze che
l’hanno spinta ad assegnare alla Gelmini il dicastero
dell’Istruzione e alla Carfagna le Pari Opportunità.
Quinto Capitolo
Il Papocchio,
ovvero un po’ di interrogativi sfusi

81 Una domanda semplice semplice: se Lei fosse al mio
posto cosa penserebbe di se stesso?

82 Lei è sulla scena politica dal 1994: pensa che in
questi 15 anni, grazie a Lei, la situazione economica e
sociale del Paese sia migliorata?

83 Non ritiene che le alte cariche istituzionali di un
Paese debbano avere e seguire, in pubblico e in privato,
alti valori etici e morali?

84 Perché ce l’ha tanto coi comunisti? In Italia non
hanno mai fatto niente contro di Lei, nemmeno una
leggina piccola piccola come il conflitto di interessi?

85 Self made man. Ma Craxi non le ha dato nemmeno
un piccolo aiutino?

86 Lei è stato il miglior statista italiano degli ultimi 150
anni. Perché nell’arco di questo secolo e mezzo questa
fortuna è capitata proprio a noi?

87 Aveva promesso che avrebbe passato tutto il mese di
agosto a L’Aquila? Non ha potuto mantenere l’impegno
a causa di legittimi impedimenti?

88 Quanti terremotati hanno potuto usufruire della sua
ospitalità nelle sue residenze, nelle sue ville e nei suoi
palazzi, come aveva assicurato davanti alle telecamere?

89 La cancelliera Merkel, il premier Brown, il
presidente Sarkozy hanno aumentato gli aiuti per la
povertà. L’Italia li ha ridotti di 400 milioni. Perché tutti
mantengono le promesse, tranne il governo italiano?

90 E’ ancora convinto che l’effetto serra e i
cambiamenti climatici siano una colossale panzana?

91 Può dirci se l’inceneritore di Acerra, anziché
bruciare ecoballe, ha ridotto in cenere il milione di
posti di lavoro, il poliziotto di quartiere e le famose
tre “i”?

92 Si è giustamente lamentato quando Franceschini ha
chiesto: affidereste l’educazione dei vostri figli al
premier? Può dirci, però, perché Lei affidasse tutte le
mattine i suoi figli al pluriomicida mafioso Vittorio
Mangano, lo stalliere di Arcore, per accompagnarli a
scuola?

93 Può spiegare come mai il signor Mangano,
condannato in via definitiva per mafia omicidio e
spaccio internazionale di droga, una volta uscito dal
carcere le ha lasciato un pacco bomba davanti casa? E
può spiegare perché, parlando al telefono con Dell'Utri,
ride dell'episodio, dice che è un pacco bomba fatto con
amore?

94 Per Lei il mafioso Mangano era un'eroe. Lo era
anche Borsellino, che fu ucciso dall'organizzazione
mafiosa di cui Mangano faceva parte?

95 Onestà. Cosa le fa venire in mente questa parola?

96 Ognuno di noi ha un modello da seguire, qualcuno a
cui vorrebbe somigliare. Non so... Gandhi, Mandela, un
tronista di uomini e donne... Il modello che ha ispirato
Lei, Cavaliere, chi è? Attenzione: modella, non modella.

97 Quanto spende, ogni mese, per collanine a farfalla,
braccialetti, anelli, cavigliere e i vari regalini che porta
con sé per ogni evenienza?

98 Le tombe fenicie a Villa Certosa, ci sono veramente
o Lei è solo un bugiardo?

99 Ho studiato due anni a Parigi, alla Sorbona, e per
mantenermi dovevo suonare e cantare nei locali della
capitale. Lo ha dichiarato in un'intervista. Come mai ci
risulta che Lei non ha mai studiato alla Sorbona?
100 Lei si dichiara credente. Andrà in paradiso o
all’inferno?

101 Il domandone finale, la domanda più cliccata in
assoluto, l'interrogativo declinato in modi diversi ma che
chiede sostanzialmente sempre la stessa cosa e, più di
tutti gli altri, aspetta una risposta pronta, ferma e
risoluta: Caro Onorevole Presidente del Consiglio,
Cavalier Dottore Silvio Berlusconi, potrebbe dirci
quando ci restituirà l'Italia per favore?

(( CONTINUA ... ))

 
 
 

86.c ::: 3.p. (( 101 DOMANDE ))

Post n°93 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

86.c :::

3.p. ((101 DOMANDE a' BERLUSCONI))

13 Perché il capitale Fininvest è stato affidato a decine
di “Holding Italiane”? In passato Lei ha spiegato che la
ragione di tale castello societario sta nell’aver inventato
un meccanismo per pagare meno tasse allo Stato e che
l’inventore del marchingegno finanziario fu Previti.
Dunque voleva solo pagare un po’ meno tasse. Però può
spiegare perché parte dei suoi capitali transitarono nella
società fiduciaria denominata ParMaFid, fondata da
due commercialisti (Roberto Massimo Filippa e
Michela Patrizia Natalini) e domiciliata in via
Sant’Orsola 3 a Milano? Risulta infatti che quote diverse
delle suddette Holding siano state intestate da Lei alla
ParMaFid. Nel dettaglio: il 10% della Holding Italiana
Seconda, Terza, Quarta, Quinta, Ventunesima e
Ventiduesima, più il 49% della Holding Italiana Prima,
la quale - in un perfetto gioco di scatole cinesi - a sua
volta detiene il 100% del capitale della Holding Italiana
Sesta e Settima e il 51% della Holding Italiana
Ventiduesima. Potrebbe chiarire per conto di chi la
ParMaFid ha gestito questa grande fetta del Gruppo
Fininvest e perché decise di affidare proprio a questa
società tale immensa fortuna?

14 La ParMaFid è la medesima società fiduciaria che
ha gestito esattamente nello stesso periodo tutti i beni di
Antonio Virgilio. Lei è conoscenza del fatto che Virgilio
è stato uno dei principali riciclatori di Cosa Nostra,
lavorando al servizio dei clan di Giuseppe e Alfredo
Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano
Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss di area corleonese
e non, attivi nel traffico di stupefacenti e nei sequestri di
persona?

15 A chi finivano gli utili della Fininvest relativi alle
quote delle Holding in mano alla ParMaFid? Per conto
di chi la ParMaFid incassava i dividendi e gestiva le
quote in suo possesso? Chi erano i Suoi soci nascosti
nella fiduciaria di via Sant’Orsola 3?
16 Il 24 ottobre 1979 Lei riceve la visita di tre ufficiali
della Guardia di Finanza nella sede dell’Edilnord
Cantieri Residenziali. Si spaccia per un “un semplice
consulente esterno” addetto “alla progettazione di
Milano2”. In realtà è il proprietario unico della società,
intestata a Umberto Previti. Ma i militari abboccano e
chiudono in tutta fretta l’ispezione, sebbene abbiano
riscontrato più di un’anomalia nei rapporti con i
misteriosi soci svizzeri. Faranno carriera tutti e tre. Si
chiamano Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo e
Alberto Corrado. Berruti, il capopattuglia, lascerà le
Fiamme Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare
per la Fininvest come avvocato d’affari (società estere,
contratti dei calciatori del Milan, e così via). Arrestato
nel 1985 nello scandalo Icomec (e poi assolto), tornerà
in carcere nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi
nell’inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza, poi
verrà eletto deputato per Forza Italia e condannato in
primo e secondo grado a 8 mesi di reclusione per
favoreggiamento. Gallo risulterà iscritto alla loggia P2.
Pensa che siano vittime della persecuzione delle toghe
rosse?

17 Sul finire del 1979 incarica Adriano Galliani di
girare l’Italia per acquistare frequenze tivù. Adriano
Galliani, chissà perché, inizia dal Sud, dalla Sicilia, il
tour per garantire il controllo di diverse emittenti.
Sull’isola entra in società con i fratelli Inzaranto di
Misilmeri (frazione di Palermo) nella loro Retesicilia
Srl, che dal 13 novembre 1980 vedrà nel proprio
consiglio di amministrazione Galliani in persona a
fianco di Antonio Inzaranto. Lo sa che all'epoca
Giuseppe Inzaranto, fratello di Antonio nonché suo
partner, è marito della nipote prediletta di Tommaso
Buscetta, super boss che nel ‘79 è ancora braccio destro
di Pippo Calò e amico intimo di Stefano Bontate, il
capo dei capi della mafia siciliana?

18 Trova che sia un’altra singolare coincidenza il fatto
che Misilmeri sia il luogo d’origine dei soci siciliani
della nobile famiglia Rasini che assieme alla famiglia
Azzaretto fondò nel 1955 la Banca Rasini di Milano?

19 Suo padre Luigi Berlusconi, funzionario della
Banca Rasini, le ha mai parlato di Giuseppe Azzaretto
e di suo figlio, Dario Azzaretto, che erano - con i
Rasini - i suoi diretti superiori?

20 Marcello Dell’Utri è uno dei padri di Forza Italia.
Lei, anche alla luce della condanna in primo grado di
Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa,
ritiene di poter escludere infiltrazioni di Cosa Nostra
nel suo partito?
Secondo Capitolo
Chi ha incastrato Papi Rabbit,
ovvero la politica, le toghe rosse,
la teoria dell’eterno complotto
Accuse alla magistratura, indicata come una forza
eversiva che “attenta alla vita del governo” e “rischia
di portare il Paese sull'orlo della guerra civile”. Poteri
forti che tramano nell’ombra. Imprenditori stranieri che
vogliono fargli pagare il suo successo. Servizi segreti
deviati. Silvio Berlusconi, pur se osannato dalle folle, è
un uomo solo al comando, accerchiato e contrastato dal
potere...

21 Lei ha parlato di un progetto eversivo che la
minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler
usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati,
giornalisti?

22 Ma Lei si prende sul serio quando sostiene che c’è un
complotto internazionale contro di Lei?

23 Il disegno di legge sul processo breve presentato da
Pdl e Lega s’intitola Misure per la tutela del cittadino
contro la durata indeterminata dei processi. Perché un
titolo così neutro? Non sarebbe stato meglio mettere
direttamente nome e cognome di quel cittadino?

24 Continua a sostenere che l’accanimento giudiziario
nei suoi confronti è iniziato soltanto dopo la sua discesa
in campo. Come mai siamo convinti che le inchieste su
Fininvest abbiano preceduto la sua discesa in campo?

25 Si era detto pronto a lasciare la vita politica se verrà
dimostrato un rapporto mio o della Fininvest o di una
società del gruppo col signor Bettino Craxi, diverso da
quello della pura amicizia! L’amicizia con Bettino era
forte al punto da riuscire a ottenere da lui ben due
“decreti Berlusconi”, per salvare le tv finite sotto
inchiesta e minacciate di sequestro dai magistrati?

26 La Corte di Cassazione, confermando la prescrizione
del reato di finanziamento illecito nel processo sulla sua
società off-shore All Iberian, ha ritenuto che Lei versò
illegalmente a Bettino Craxi, tra il 1990 e il 1992, ben
21 miliardi estero su estero. Un prestito tra cari amici?
Glieli ha mai restituiti? O ha saldato il debito con un
invito a cena ad Hammamet?

27 Lei ha dichiarato che Publitalia non ha mai emesso
fatture false. Per quale motivo, allora, i massimi
dirigenti di Publitalia, a partire dal presidente fondatore
Marcello Dell’Utri, hanno patteggiato condanne per
decine di miliardi di false fatture e frodi fiscali?

28 Sa qualcosa in merito agli omicidi mafiosi di
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?

29 Come ha fatto a far cambiare idea a Umberto Bossi
che, fino al 1999, la definiva mafioso?

30 I parlamentari per Lei sono inutili. Sono un po’
meno inutili quando approvano le leggi ad personam?

31 Lei stesso afferma di essere stato sottoposto a ben
106 processi. Lasciamo stare le leggi civili e penali e
affidiamoci solo alla legge dei grandi numeri: non
crede che qualche accusa a sua carico potrebbe essere
fondata?

32 Cosa le ricorda il numero 1816? E’ il numero della
sua tessera di affiliazione alla P2?

33 Al Tribunale ha dichiarato: non ricordo la data della
mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco
anteriore allo scandalo. Non ho mai pagato una quota
di iscrizione, né mi è stata richiesta. Allora perché in
quel processo è stato condannato per falsa
testimonianza?

34 Non trova che diverse sue scelte di Governo tendano
casualmente a combaciare con gli obiettivi della P2?

35 Il suo legale, Niccolò Ghedini, ha detto che Lei non
può partecipare ai processi perché la presenza in aula le
sottrarebbe troppo tempo. Non potrebbe recuperare ore
preziose rinunciando alle telefonate in cui raccomanda
veline alla Rai, alle cantate con Apicella, alle partite del
Milan, alle feste di compleanno delle 18enni, ai
Topolanek-party…?

36 Come mai Lei, Gianni Letta e Angelino Alfano
siete andati a cena con Luigi Mazzella e Paolo M.
Napolitano - giudici della Consulta - prima che la
Corte Costituzionale si pronunciasse sul Lodo Alfano?

37 Se lei avesse saputo che, prima della sentenza Mills,
Antonio Di Pietro e Dario Franceschini erano stati a
cena dalla giudice Gandus cosa avrebbe fatto e detto?

38 Il giorno della sentenza Mills ha detto che quando
troverà un po’ di tempo riferirà in Parlamento. Quando
troverà un po’ di tempo?

39 Sono responsabile di molta sofferenza. Vivo in uno
stato di tormento, ho lasciato un'eredità di vergogna.
Sono le parole di Bernard Madoff, prima della
condanna a 150 anni di carcere per una delle più grandi
frodi finanziarie della storia. Non pensa che se avesse
vissuto e operato negli Stati Uniti quelle parole
potrebbe averle pronunciate Lei.

40 Perché non ha approvato il lodo Alfano subito, nel
1994? Lei si salvava e non rompeva le scatole al Paese
con le leggi su falso in bilancio, bancarotta
fraudolenta, intercettazioni, scudo fiscale...
Terzo Capitolo
Il Papi quotidiano,
ovvero i complicati rapporti tra il Cav e la stampa
In ordine sparso: sono di sinistra la Consulta, il
Presidente della Repubblica, i comici, gli storici, le
toghe rosse, i giudici rossi, gli avvocati rossi e le
procure rosse, i cattolici (che anzi sono cattocomunisti),
i poteri forti, i servizi deviati (che sono
deviati a sinistra), Bankitalia, la scuola (che anzi è una
fabbrica di consenso politico comunista), gli studenti,
gli impiegati-fannulloni, i pensionati che non arrivano
alla terza settimana, i sindacati, le vittime dell’alluvione
di Messina che fischiano, sono di sinistra gli arbitri che
fischiano (contro)...
… ma soprattutto per Berlusconi è di sinistra il 72%
della stampa italiana e il 100% della stampa estera.

41 Ha più volte ribadito che tutte le accuse dei media nei
suoi confronti sono solo spazzatura. A che categoria
merceologica appartiene, invece, il materiale che il
Giornale di sua proprietà ha pubblicato e che ha portato
alle dimissioni di Paolo Boffo, direttore di Avvenire?

42 Ha definito la stampa estera sotto-tappeto della
sinistra italiana. Pensa davvero che la il Pd sia in grado
di orientare gli editoriali di Le Monde, New York
Times, Financial Times o Daily Telegraph?

43 Lei ha detto che l’assenza di libertà di stampa in
Italia è una barzelletta della minoranza comunista e
cattocomunista, che detiene la proprietà del 90% dei
giornali. Può aiutarci a fare i conti per bene e a capire
dove sta questo 90% di quotidiani comunisti e
cattocomunisti?

44 Sulla scorta della sua grande esperienza nelle tv e nei
giornali potrebbe definire di sinistra e antigovernative le
seguenti testate: Rai1, Rai2, Rete4, Italia1, Canale5, Il
Tempo, Il Giornale, Il Foglio, Libero, Il Mattino, Il
Sole 24 Ore, La Padania, Il Secolo d’Italia…?

45 Ricorda il cosiddetto editto bulgaro dell’aprile
2002? Disse: L'uso che Biagi... Come si chiama
quell'altro? Santoro... Ma l'altro? Luttazzi, hanno fatto
della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un
uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da
parte della nuova dirigenza di non permettere più che
questo avvenga? Secondo Lei come mai, dopo quella
dichiarazione, la Rai cacciò Biagi, Santoro e Luttazzi?

46 A dicembre dell’anno scorso, in pubblico, si sfogò
contro alcuni giornali critici nei suoi confronti sul caso
Sky. I giornali mi hanno attaccato in modo indegno, La
Stampa, il Corriere. Ma che vergogna! I direttori, tutti
dovrebbero andare a casa. E’ stata una coincidenza che,
nel giro di breve, La Stampa e il Corriere della Sera
abbiano cambiato direttore?

47 Fino a prova contraria era Lei che andava a puttane.
Allora perché accusa la stampa straniera di sputtanare
l’Italia imbeccata da giornali italiani?

48 Riferendosi alle esternazioni di Marco Travaglio ad
Anno Zero ha accusato questa tv pubblica di essere
indegna di un Paese civile. Cos’è degno di un Paese
civile? Il Grande Fratello? L’Isola dei Famosi? La
Fattoria?

49 Siamo d’accordo con Lei: Anno Zero è di sinistra e
va in onda una volta a settimana. Non pensa che sia
abbondantemente controbilanciato da Porta a Porta,
che va in onda tutti i giorni?

50 A proposito di tv pubblica: come mai circola questa
grossa bugia che sarebbe stato Lei a imporre Augusto
Minzolini alla direzione del Tg1? E’ il Presidente del
Consiglio a scegliere i direttori dei telegiornali?

(( CONTINUA ... ))

 
 
 

86.b ::: 2.p. - Buona lettura - Primo Capitolo

Post n°92 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

86.b ::: 2.p. - Buona lettura -

Primo Capitolo


Papino,
ovvero il cantante, le scope elettriche,
il nuovo miracolo italiano
Silvio Berlusconi, figlio di un funzionario di banca e di
una casalinga, ha lavorato come cantante e
intrattenitore sulle navi da crociera con l’amico Fedele
Confalonieri, poi come venditore di scope elettriche
porta a porta insieme a Guida Possa, che sarà
ricompensato più tardi con l’incarico di viceministro
all’istruzione del primo Governo Berlusconi. A 25 anni
smette di fare il rappresentante e diventa agente
immobiliare. Improvvisamente fonda un impero, prima
costruito coi mattoni, poi con le antenne tv.


1 Ci può dire il numero esatto di scope elettriche che ha
venduto per riuscire a mettere da parte i soldi necessari
alla costruzione di Milano2?


2 La sua prima azienda, la Edilnord spa, la fonda nel
1963 e vede tra i suoi soci Carlo Rasini (titolare
dell’omonima banca in cui lavorava Suo padre) e il
commercialista svizzero Renzo Rezzonico che Le
fornisce il denaro attraverso la finanziaria svizzera
Finanzierungsgesellschaft für Residenzen AG di
Lugano. Gli anonimi capitali della finanziaria svizzera
vengono in parte depositati presso l'International Bank
di Zurigo, quindi arrivano alla Edilnord attraverso la
Banca Rasini. E’ frutto solo di una singolare
coincidenza il fatto che la Banca Rasini, stando alle
dichiarazioni di Michele Sindona, fosse la banca
milanese della mafia e che tra i suoi clienti più illustri
avesse Pippo Calò, Totò Riina, Bernardo
Provenzano?


3 Da dove deriva l’ottimismo che spinge una banca e
una finanziaria elvetica a mettere nelle mani di un
giovane di 27 anni, che fino a quel momento aveva
accumulato solo lavoretti saltuari senza realizzare niente
di economicamente rilevante o interessante, cospicue
somme di denaro?


4 Il 26 settembre 1968 la sua società - l’Edilnord Sas -
acquista dal conte Bonzi l’area dove Lei costruirà il
quartiere di Milano2. Lei pagò l’area circa 4.250 lire al
metro quadrato, per un totale di oltre 3 miliardi. Questa
somma, nel 1968 quando lei aveva appena 32 anni e
nessun patrimonio familiare alle spalle, è di enorme
portata (oggi equivarrebbe a oltre 25 milioni di euro).
Dopo l’acquisto Lei aprì un gigantesco cantiere edilizio,
il cui costo arriverà a sfiorare 500 milioni al giorno, che
in circa 5 anni porterà all’edificazione di Milano2. Gli
oltre 30 miliardi per comprare l’area, chi glieli diede?
Che garanzie offrì e a chi per ricevere tale ingentissimo
credito? Chi Le fornì il denaro per avviare e portare a
conclusione il super-cantiere?


5 Perché dalla costruzione di Milano2 in avanti, e fino al
1975, tutte le Sue società saranno coperte da una selva di
sigle e di prestanome?


6 Sempre relativamente ai Suoi esordi immobiliari può
chiarire il ruolo svolto dalle misteriose finanziarie
svizzere - amministrate dall’avvocato di Lugano Renzo
Rezzonico - che le hanno elargito capitali a piene mani
per sostenere le sue attività? Chi c’era dietro? Di chi
erano i soldi? Da dove arrivavano? Perché e in cambio
di cosa hanno affidato proprio a Lei somme
estremamente cospicue? Perché i soliti suoi detrattori
parlano di riciclaggio di denaro e addirittura di mafia?

7 Nel 1973 acquista da Annamaria Casati Stampa di
Soncino, ereditiera minorenne e orfana dal 1970, la
settecentesca Villa di Arcore, con quadri d’autore, parco
di un milione di metri quadrati, campi da tennis,
maneggio, scuderie, due piscine, centinaia di ettari di
terreni. La Casati è assistita da un tutore, l’avvocato
Cesare Previti, che è pure un Suo amico, figlio di un
suo prestanome (il padre Umberto) e dirigente di una
società del gruppo (la Immobiliare Idra). Grazie alla
fortunata coincidenza, Lei riesce a pagare la favolosa
villa con annessi e connessi circa 500 milioni di lire: un
prezzo irrisorio. E, per giunta, non in contanti, ma in
azioni di alcune società immobiliari non quotate in
borsa, così che, quando la ragazza si trasferisce in
Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova con una
carrettata di carta straccia. A questo punto, Lei e Previti
vi offrite generosamente di ricomprare le azioni, ma alla
metà del prezzo inizialmente pattuito. Alla bambina
Annamaria Casati Stampa di Soncino avete rubato
anche le caramelle?


8 Il 2 febbraio 1973 Lei fonda un’altra società, la
Italcantieri Srl. Il 18 luglio 1975 questa sua piccola
impresa diventa una Spa con un aumento di capitale a
500 milioni. In seguito, quei 500 milioni diventeranno 2
miliardi e lei farà in modo di emettere anche un prestito
obbligazionario per altri 2 miliardi. Il denaro in contanti
per queste operazioni finanziarie chi glielo diede?


9 Il 22 maggio 1974 la sua società Edilnord Centri
Residenziali Sas compie un aumento di capitale che così
arrivò a 600 milioni di lire (circa 2 milioni di euro di
oggi). Il 22 luglio 1975 la medesima società esegue un
altro aumento di capitale passando dai suddetti 600
milioni a 2 miliardi di lire. Da dove e da chi sono
arrivati queste forti somme di denaro in contanti?


10 Nel 1974 nasce la Immobiliare San Martino,
amministrata da Marcello Dell’Utri e capitalizzata da
due fiduciarie del parabancario Bnl: la Servizio Italia
(diretta dal piduista Gianfranco Graziadei) e la Saf
(Società Azionaria Finanziaria, rappresentata da un
prestanome cecoslovacco, Frederick Pollack, nato
addirittura nel 1887). A vario titolo e con vari sistemi e
prestanome, figlieranno una miriade di società legate a
Lei e ai suoi cari: a cominciare dalle decine di “Holding
Italiana” che controllano il gruppo Fininvest. Secondo
il dirigente della Banca d’Italia Francesco Giuffrida e
il sottufficiale della Guardia di Finanza Giuseppe Ciuro
(consulenti tecnici della Procura di Palermo al processo
contro Marcello Dell’Utri per concorso esterno in
associazione mafiosa) queste finanziarie hanno ricevuto
fra il 1978 e il 1985 almeno 113 miliardi (pari a 502
miliardi di lire e 250 milioni di euro di oggi), in parte
addirittura in contanti e in assegni mascherati, dei quali
si ignora la provenienza. La Procura di Palermo sostiene
che sono i capitali mafiosi investiti nel Biscione dalle
cosche legate al boss Stefano Bontate. Un suo
consulente tecnico, il professor Paolo Jovenitti,
ammette l’anomalia e l’incomprensibilità di alcune
operazioni dell’epoca. Può chiarire Lei dov’è
l’anomalia?


11 La Fininvest nasce in due tappe. Partiamo dalle
seconda: l’8 giugno 1978 lei fonda a Roma la
Finanziaria d’Investimento Srl - in sigla Fininvest -
dotandola di un capitale di 20 milioni di lire e di un
amministratore che rispondeva al nome di Umberto
Previti, padre di Cesare. Il 30 giugno 1978 il capitale
sociale di questa sua creatura viene portato a 50 milioni,
il 7 dicembre 1978 a 18 miliardi. In 6 mesi, quindi, Lei
passa dall’avere avuto in tasca 20 milioni per fondare la
Fininvest Srl a Roma, a 18 miliardi. Come ci è riuscito?


12 La Fininvest, che fino al luglio del 1979 non ha
nemmeno un dipendente, con tutti quei soldi in cassa,
viene trasferita a Milano. Poco prima, il 26 gennaio
1979, era stata fusa con un’altra sua società dall’identico
nome: la Fininvest Spa di Milano, anch’essa fondata a
Roma il 21 marzo del 1975 come Srl, l’11 novembre
dello stesso anno trasformata in Spa con 2 miliardi di
capitale, e quindi trasferita nel capoluogo lombardo.
Dopo la fusione il capitale sociale verrà ulteriormente
aumentato a 52 miliardi. Anche in questo caso potrebbe
fornire nomi e cognomi degli amici che le hanno
consentito questi straordinari aumenti di capitale?

 

(( CONTINUA ... ))

 
 
 

86. ::: 1.p. - Caro Papi Natale 101 domande...

Post n°91 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

86. ::: 1.p. - La Rana e altri Rospi

Caro Papi Natale

101 domande

al Reticente del Consiglio

Postfazione di Umberto Bossi

Instant Book per il No B day - Io ci sarò

edizioni www.lerane.wordpress.com




Sommario

- Caro Papi Natale

- Guida alla lettura

– I Capitolo. Papino, ovvero il cantante, le scope
elettriche, il nuovo miracolo italiano

– II Capitolo. Chi ha incastrato Papi Rabbit, ovvero
la politica, le toghe rosse, la teoria dell’eterno complotto

– III Capitolo. Il Papi quotidiano, ovvero i complicati
rapporti tra il Cav e la stampa

– IV Capitolo. Il Pap(p)one, ovvero storie di Noemi,
Sabina Began e altre veline

– V Capitolo. Il Papocchio, ovvero un po’ di
interrogativi sfusi


– Appendice.

Le domande a Silvio Berlusconi
di Vespa, Feltri, Belpietro, Minzolini
Umberto Bossi. Ora vi dico cosa penso del Cavaliere



Introduzione

Caro Papi Natale,

anche quest’anno non ho assunto stallieri, non ho subìto
106 processi, non sono stata nella dacia di Putin e
nemmeno nella escort di Tarantini, non ho avuto
Capezzone come portavoce, non ho costruito il Ponte
sullo Stretto, il Mose e quattro centrali nucleari (se è per
quello nemmeno Lei), non ho fatto lifting e
tricotrapianti, non ho una canottiera come quella di
Bossi, non ho sei televisioni (e nemmeno sei schermi
tv), non mi sono iscritta alla P2, non ho pagato tangenti,
non ho evaso il fisco, non ho esportato capitali e non me

ne faccio nulla di scudo fiscale, lodo, processo breve,
legittimo impedimento e immunità parlamentare, non ho
creato un milione di posti di lavoro (intendeva dire in
meno?) e non ho portato un poliziotto in ogni quartiere
(idem come sopra), non ho raccomandato veline e
piazzato velinari alla direzione del Tg1, non ho tagliato
le tasse (Lei invece sì?), non ho corrotto avvocati e non
ho 100 avvocati, non ho avuto Emilio Fede, Carlo
Taormina, Niccolò Ghedini e Angelino Alfano alle mie
dipendenze, non sono perseguitato dalle toghe rosse,

dalla stampa rossa, dalle scuole rosse e dalle rosse, non
ho creato società off-shore, non ho fondato un partito
insieme a Dell’Utri (che è un organizzatore di primo
grado), non ho tenuto minorenni sulle ginocchia, non
sono stata unta dal signore, non mi sono fatta da sola e
non mi sono fatta neanche in compagnia, non ho palpato
operaie russe, non ho fatto cucu alla Merkel e detto
abbronzato a Obama, non ho fatto le corna a una foto di
gruppo (a dire il vero sì, ma era in terza elementare!),
non sono stata la miglior statista italiana degli ultimi 150

anni, non ho organizzato festini a Villa Certosa, non ho
fatto sesso tre ore a notte (purtroppo) e non ho cantato
con Apicella (per fortuna), non ho fatto eleggere
Ciarrapico, non ho lanciato editti bulgari, non ho
nominato La Russa, Rotondi e Bondi ministri, non ho
messo Mara Carfagna alle Papi Opportunità dopo un
esame scritto (il calendario?) e Maria Stella Gelmini
all’Istruzione dopo un esame orale (…), non ho rischiato
di vincere il Nobel per la Pace (perché, Lei sì?), non ho
una squadra di calcio e non prendo a calci la

Costituzione, non ho detto che Eluana Englaro poteva
avere figli e alle disoccupate di sistemarsi sposando i
figli dei ricchi...
Non voglio tediarLa oltre: lo so, sono stata una buona a
nulla. E non avendo fatto e detto tutto quello che ha fatto
e detto Lei non posso aspirare non dico alla Presidenza
del Consiglio, ma nemmeno a un posticino di assessore
al municipio di Baranzate e forse non merito nemmeno
un piccolo regalo di Natale. Però siccome Lei è buono,
caro Papi Natale, mi permetto di farle centouno

domande, a nome mio e di qualche migliaio di amici.
Sono interrogativi che La riguardano e che ho raccolto
un po’ alla volta nello stagno - il blog di Rassegna
Stanca - che poi altro non è che un posto dove si cerca di
capire (spesso senza riuscirci) quello che succede e
quello che i media ci raccontano.
Risponda. Permetterà (forse) a me e a noi tutti di capire
come ha fatto a diventare Silvio Berlusconi e come
l’Italia possa essersi consegnata a Lei.

Guida alla lettura

Questo libro è stato scritto a 5000 mani. Il blog
Rassegna Stanca (http://lerane.wordpress.com/) e il suo
autore (un giornalista che si firma La Rana) ha raccolto
nelle ultime settimane le domande che alcune migliaia
di persone hanno posto al Presidente del Consiglio per
avere chiarimenti su aspetti, ancora oscuri, della sua vita
di imprenditore, di politico, di premier. Donne e uomini
qualunque che pensano che il premier - oltre a
raccontare cosa sia successo con veline e ciarpame -
debba soprattutto chiarire all’Italia come mai, fin dagli

inizi della sua carriera, ci siano stati ripetuti punti di
contatto con mafia, P2, corruzione, tangenti.
Qual è - chiede ad esempio una delle domande - il
numero esatto di scope elettriche che ha venduto il
Cavaliere per mettere da parte il gruzzoletto necessario
a costruire Milano2? Ma, al di là dell’ironia, si chiede
anche se possa essere una semplice coincidenza il fatto
che la Banca Rasini, quella dove lavorava il padre
Luigi e quella che ha finanziato le prime operazioni
immobiliari di Berlusconi, fosse anche la cassaforte

milanese della mafia? E ancora si domanda per quale
motivo il premier abbia affidato i suoi figli al
pluriomicida Mangano, lo stalliere di Arcore, e perché
(anche quando non poteva più ignorare la mafiosità di
Mangano) lo abbia definito un eroe. Può essere un eroe
la persona che fa parte della stessa organizzazione che
ha ucciso Falcone e Borsellino?

In questo libro ci sono 101 domande. Potevano essere
molte di più. E’ stata fatta una selezione, talvolta
arbitraria, lasciando non le più originali, le più incisive,
le più ficcanti, le più pungenti, ma quelle più cliccate dai
lettori del blog Rassegna Stanca, le faq preferite. In
molti, tantissimi, chiedono come ha fatto i soldi, come
ha fatto a conservare le frequenze tv e a ottenere da vari
governi (da Craxi in poi) leggi salvamediaset, come sia
stato possibile spacciare per interesse di tutti gli
italiani il processo breve o lo scudo fiscale o la

depenalizzazione del falso in bilancio. E, tra le altre,
vengono riproposte anche le domande di Repubblica
così come quelle della Padania, formulate a Berlusconi
nel 1998, quando Silvio e Umberto erano nemici.
Nei cinque capitoli, comunque, si spazia dagli inizi (il
nuovo miracolo italiano), alla politica, alle toghe rosse,
alla teoria dell’eterno complotto, ai complicati rapporti
con la stampa e con la libertà di stampa, a Noemi,
Sabina Began e alle veline, alla Rai e a Mediaset, a
Mills, a Dell’Utri, a Previti, ad Alfano, alle leggi ad
personam, fino ad arrivare agli aspetti più reconditi della
vita privata: La notte riesce a dormire? Ha giurato

spesso sui figli e non è mai successo niente: di chi sono i
suoi figli? A 73 anni tre ore di sesso a notte: è
disponibile all’antidoping?
Alcune domande (su Libia, su Turchia, Diaz…) non le
trovate in questa selezione, ma si possono comunque
leggere nel gruppo di facebook Dieci (nuove) domande
a Berlusconi. Altre le ho accorpate perché simili tra loro.
Tra quelle “scartate” ce n’è una che mi è molto piaciuta,
un'affermazione più che un quesito: tutto sommato non
ha fatto molta carriera: ha iniziato vendendo scope

porta a porta, ha finito vendendo bufale a Porta a
Porta!
In cima a tutti gli interrogativi c’è comunque il
domandone finale, il centounesimo quesito, quello che
(anche se declinato con parole diverse, talvolta secche e
irripetibili) è stato scritto dalla maggioranza delle
persone: scusi, signor Presidente del Consiglio,
quand’è che ci restituisce l’Italia?
Impreziosisce il libro un esclusivo intervento di
Umberto Bossi, che ci regala cinque anni di sue

esternazioni sul premier, quando Lega e Forza Italia
erano su barricate diverse.
Infine, in appendice, ci sono le domande scomode di
quattro importanti giornalisti: Vespa, Belpietro, Feltri e
Minzolini.

(( CONTINUA ... ))

 
 
 

85. ::: Parigi mette le donne fuorilegge

Post n°90 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

85. ::: DIRITTO E ROVESCIOParigi mette le donne fuorilegge

Un decreto del 1800 vieta alle cittadine parigine
di indossare pantaloni senza il permesso dell'autorità.
E, nonostante i molti tentativi di abrogazione, risulta
ancora in vigore. Decretando di fatto, che le signore
d'oltralpe, Madame Carla bruni in testa, vanno contro
la legge



La più libertina delle città, Parigi, in una ideale classifica di restrizioni, si colloca alla stregua del Sudan. "Niente pantaloni, siamo parigine":  il decreto che vieta alle donne di vestirsi come uomini fu introdotto nel 1800 dal capo della polizia ed è sopravvissuto fino a oggi. Naturalmente nella totale inosservanza. La norma stabiliva che ogni donna che volesse indossare i pantaloni dovesse presentarsi alla stazione di polizia per ottenere il permesso. E il bello è che la legge che bandì questo capo di abbigliamento dal guardaroba delle donne della capitale francese è tecnicamente ancora in vigore, come sottolinea un articolo del Telegraph. Quindi tutte le donne della capitale, Madame Carla Bruni- Sarkozy in testa, sono in teoria delle fuorilegge.

FOTO: Dive fuorilegge

Una parziale concessione, in verità, sopraggiunse nel 1892, quando venne stabilita un'eccezione per le signore a cavallo. Nel 1909 una ulteriore clausola estese il permesso di indossare il "capo proibito" alle donne in bicicletta. Nel 1969 poi, nel pieno del movimento di uguaglianza tra uomini e donne, il consiglio di Parigi chiese al capo della Polizia di abrogare il decreto. La risposta fu che la decisione non era "saggia" perché futuri e imprevedibili mutamenti della moda avrebbero potuto riportarla in auge. L'ultimo tentativo risale al 2003, quando un deputato della destra di Nicholas Sarkozy scrisse al ministro responsabile della parità tra sessi. La risposta del ministro, tuttavia, fu "il disuso è spesso più efficace dell'intervento statale nell'adeguare le leggi al cambiamento dei costumi". E la norma restò ancora una volta in vigore.

D'altro canto, come osserva Evelyne Pisier, la professoressa di legge il cui libro Le Droit des Femmes (I diritti delle donne) ha ricordato l'esistenza della bizzarra regola, ogni poliziotta parigina, indossando l'uniforme, viola ogni giorno quella legge.

(Pubblicato il 18 novembre 2009)

seidimoda.repubblica.it/dettaglio/parigi-mette-le-donne-fuorilegge/64579

 
 
 

84. ::: Michelle Christmas Style -

Post n°89 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

84. ::: Michelle Christmas Style -- Ventotto eventi e oltre 50 milapersone invitate. Il primo Nataledi Barack Obama alla Casa Biancasi preannuncia da record. Al 1600di Pennsylvania Avenue tuttoè pronto per le feste durante le qualila first lady ha in programmauna lunghissima seriedi appuntamenti a partire giàdalle prossime ore. Baracke Michelle Obama daranno il viaai festeggiamenti giovedì,accendendo ufficialmentel’albero di Natale della residenzapresidenziale. Alla cerimoniasuoneranno anche grandi stardella musica tra cui Sheryl Crow,Brad Mehldau e Joshua Redman,uno dei jazzisti più celebri negliStati Uniti. Per assistere all’accensionedelle 750 fila di led luminosiarriveranno quasi 10 mila ospiti.

(Kevin Lamarque/Reuters)

www.corriere.it/foto_del_giorno/home/index_20091202.shtml

 
 
 

83. ::: Rasini,Putin,Vespa,Noemi Cavaliere...

Post n°88 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

83. ::: Esce "Caro Papi Natale", raccolta di quesiti nata sul blog Rassegna Stanca Dalle origini del patrimonio, alla giustizia, a Noemi e alle veline --
"Rasini, Putin, Vespa, Noemi Cavaliere, per favore, ci risponda" --In occasione del No-B Day sul web un instant-book
con 101 domande a Berlusconi. Fatte dalla Rete
di MATTEO TONELLI

 

"Rasini, Putin, Vespa, Noemi Cavaliere, per favore, ci risponda"

ROMA - 101 domande per 6000 autori. Quesiti tra il serio e lo scherzoso che hanno come destinatorio un unico protagonista: Silvio Berlusconi. "Caro Papi Natale", che esce a ridosso del "No B.day", è un libro che nasce dal blog "Rassegna Stanca" e che raccoglie le domande che alcune migliaia di persone hanno deciso di indirizzare al presidente del Consiglio per sapere di più sulla sua vita di politico e imprenditore. Tra le tante domande ci sono anche i dieci interrogativi di Repubblica.

Alcuni quesiti sono ironici. Del tipo: "Ha iniziato vendendo scope elettriche porta a porta ha finito vendendo bufale a Porta a Porta: può dire di aver fatto carriera?". Altre molto serie: "Lei e Dell'Utri, anche recentemente, avete definito il pluriomicida Vittorio Mangano un eroe. Può essere definito eroe chi ha fatto parte della stessa organizzazione criminale che ha ucciso Falcone e Borsellino?"

Tante domande, selezionate tra le moltissime arrivate al sito. Scelte tra le più cliccate, le più irriverenti, le più dirette. Scorrendole si riesce a delineare il percorso dell'epopea berlusconiana dalle origini all'oggi. Cinque capitoli che spaziano dalla politica, al continuo scontro con la magistratura, alla ossessione del complotto per farlo cadere. Ed ancora i difficili rapporti con la stampa. Capitolo a parte lo merita il rapporto di Berlusconi con le donne. Si parte da Noemi Letizia ("è vero che le ha promesso di favorire la sua carriera nello spettacolo?"), si passa per la moglie, Veronica Lario ("mio marito frequenta minorenni"). E via via fino alle veline candidate ("non trova grave aver ricompensato con candidature e promesse le ragazze che la chiamano papi?"). E avanti così, compresa la domanda sulle presunte capacità sessuali del Cavaliere: "A 73 anni tre ore di sesso a notte: è disponibile all'antidoping?".

Ma anche le origini della fortuna del Cavaliere finiscono nel mirino. Si parte dalla realizzazione di Milano 2 e da quei 3 miliardi dell'epoca su cui il Cavaliere potè contare. "Da dove venivano?" ci si chiede. E quello dell'origine della fortuna dell'attuale premier è un tema che torna spesso nei quesiti. "Come nasce la Fininvest? Da dove arrivano i miliardi per aumentare il capitale?". Ed ancora: "Come ha fatto a conservate le frequenze tv?". Si arriva così all'oggi e alle leggi ad personam: lodo Alfano e processo breve in primis.

Davvero tante le domande. Molte altre non hanno trovato posto nel libro e si possono leggere nel gruppo di Facebook "Dieci (nuove) domande a Berlusconi".

Tra i tanti quesiti, spiccano, invece, le parole (senza punto interrogativo) che Bossi, tra il 1994 e il 1999, pronunciò sul Cavaliere: "E' un portaborse di Craxi...è l'uomo della mafia, un palermitano che parla meneghino mandato apposta per fregare il Nord. La Fininvest è nata da Cosa Nostra. Da dove vengono i suoi soldi?..Stava nella P2 e guadagna soldi con l'eroina e la cocaina...Ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni...Se va a Palazzo Chigi vince il Tecnocrate..Alla fine avrà un posto all'Inferno, perché quello lì non se lo prendono nemmeno in Purgatorio". Sono passati dieci anni e adesso Bossi dice di essere "il miglior alleato di Berlusconi". Forse anche questa giravolta meriterebbe una domanda: "Come mai, Senatur, ha cambiato idea?".

(2 dicembre 2009)

www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/roma-nobday/roma-nobday/roma-nobday.html

 
 
 

82. ::: Rime ::: Modello Bielorussia di Carlo Cornaglia

Post n°87 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

82. ::: Rime :::
Modello Bielorussia

di Carlo Cornaglia


    Ma chi è Aleksander Lukashenko
    dal quale è andato Silvio Berlusconi?
    Delle sue qualità lungo è l’elenco:
    boss dal novantaquattro, le elezioni

    vince sempre con gran facilità,
    peccato l’Ocse dica sian truccate.
    Per comandare per l’eternità
    ha la Costituzion presa a legnate

    a suon di emendamenti a sua misura
    e nel novantasei ha fatto fuori,
    interrompendo la legislatura,
    sia gli alleati che gli oppositori.

    Aboliti i giornali dissidenti,
    satirici compresi, in pochi dì,
    in Bielorussia sono ancor presenti
    Soviet Supremo e Kgb.

    Non c’è l’opposizione in Parlamento
    e la pena di morte ancora esiste.
    A Minsk governa, insomma, un elemento
    dalle migliori usanze comuniste.

    Per questo piace tanto al Cavaliere
    che in lui vede un modello collaudato,
    un dittator dal quale potrà avere
    i consigli che Gelli non ha osato.

    Al potere salito come lui
    il Cavaliere quindici anni fa,
    sta vivendo purtroppo tempi bui
    per la sua troppa generosità.

    E’ oramai tempo di cambiar sistema
    ed imitar l’amico bielorusso,
    basta inciuciar con Massimo D’Alema,
    con Spatuzza che parla, questo è un lusso!

    Un buon know how gli ha dato il dittatore:
    una Costituzione adatta a sé,
    un Parlamento sciolto in poche ore,
    gli oppositori in cella… “Vedrai che

    da gran capo mondiale e planetario
    qual oggi sei, leggendo il manuale,
    non solo sfuggi al rischio carcerario
    ma diventi un gran capo universale!”

    Ma c’è un’altra ragione più segreta
    per coltivar l’amico bielorusso:
    orsono quattro anni l’Ale vieta
    che le modelle fuggan verso il lusso.

    “La Malashenkova, la Didarova,
    la bella Bindasova Natalia
    e la pruriginosa Prudnikova
    dal Paese non debbono andar via!

    Da noi per fare la pubblicità
    restan solo francesi consumate,
    mentre la nostra gnocca se  ne va
    all’estero per far soldi  palate.

    E per la Bielorussia questo è un male!
    Restin qui le bellezze del Paese
    che sono una risorsa nazionale!”
    E l’export di modelle, ahimé, sospese.

    Il nostro Cavalier, sempre arrapato,
    dopo show girl, attrici, letterine
    ed escort d’ogni tipo e ogni formato,
    si è stancato di nazional vagine

    e per la Bielorussia ha preso il volo.
    Temi mondiali non ne affronterà,
    nel dirlo Bonaiuti è, ahimé, un mariuolo,
    ma una local modella si farà.
           
    Carlo Cornaglia
    1 dicembre 2009
 

voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/2392712.html

 
 
 

81. ::: VIDEO-MUSICA ::: Una storia disonesta -

Post n°86 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

81. ::: VIDEO-MUSICA :::

- Stefano Rosso - Una storia disonesta -


www.youtube.com/watch?v=jdI3uSjKE34&feature=relate ===============================================================================

Una Storia Disonesta -

(( Stefano ROSSO ))

Si discuteva dei problemi dello stato
si ando' a finire sull'hascish legalizzato
che casa mia pareva quasi il parlamento
erano in 15 ma mi parevan 100.
Io che dicevo "Beh ragazzi andiamo piano
il vizio non' e' stato mai un partito sano".
E il piu' ribelle mi rispose un po' stonato
e in canzonetta lui polemizzo' cosi

"Che bello
due amici una chitarra e lo spinello
e una ragazza giusta che ci sta
e tutto il resto che importanza ha?
che bello
se piove porteremo anche l'ombrello
in giro per le vie della citta'
per due boccate di felicita'.

"Ma l'opinione - dissi io - non la contate?
e che reputazione, dite un po', vi fate?
la gente giudica voi state un po' in campana
ma quello invece di ascoltarmi continuo' cosi

"Che bello
col pakistano nero e con l'ombrello
e una ragazza giusta che ci sta
e tutto il resto che importanza ha?"

Cosi di casa li cacciai senza ritegno
senza badare a chi mi palesava sdegno
li accompagnai per strada e chiuso ogni sportello
tornai in cucina e tra i barattoli uno che....

"Che bello
col giradischi acceso e lo spinello
non sara' stato giusto si lo so'
ma in 15 eravamo troppi o no?".
E questa
amici miei una storia disonesta
e puoi cambiarci i personaggi ma'
quanta politica ci puoi trovar

http://www.leoslyrics.com/

 
 
 

80. ::: FOTO4you :::

Post n°85 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

80.::: FOTO4you :::

lucchettoruggine

 
 
 

79. ::: Berlusconi va da Lukashenko e lo elogia...

Post n°84 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

 

79.::: Il premier italiano è il primo leader occidentale a far visita al presidente bielorusso
a cui rivolge parole di stima:
"Il consenso della sua gente è sotto gli occhi di tutti"Berlusconi va da Lukashenko e lo elogia Casini:"Sbigottito, venga in Parlamento"

Berlusconi va da Lukashenko e lo elogia Casini: "Sbigottito, venga in Parlamento"

Berlusconi con Lukashenko

ROMA - Silvio Berlusconi va in visita e in Bielorussia, e sulle sue manifestazioni di stima e amicizia per presidente Alexander Lukashenko in Italia scoppia la polemica.

"Grazie a lei e alla sua gente che so che la ama, e questo è dimostrato anche dai risultati elettorali, che sono sotto gli occhi di tutti": così il premier conclude la sua trasferta nel paese ex sovietico, rivolgendosi a un capo di Stato la cui leadesrhip è considerata non certo un trionfo di democrazia. In quindici anni al potere, infatti, Lukashenko, bollato come l'ultimo dittatore d'Europa, non ha mai ricevuto la visita di un presidente dei paesi occidentali. Ed è proprio Berlusconi a rompere l'isolamento diplomatico in cui era caduto il paese fin dal 1994, dopo le numerose violazioni dei diritti umani.

''Possiamo dare inizio a relazioni industrali ed economiche'', dice il capo del nostro governo, promettendo al presidente bielorusso la prossima visita di una delegazione di industriali italiani. ''Abbiamo lavorato per raggiungere un certo livello di cooperazione fra i due paesi e le nostre compagnie più importanti'', gli fa eco Lukashenko, che in passato ha ricevuto a Minsk solo leader politici anti-occidentali, come il colonnello Gheddafi, il presidente venezuelano Chavez e quello iraniano Ahmadinejad.

E in Italia scoppia la polemica. A innescarla è il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: "Aveva destato in me già profonda meraviglia - dichiara - il fatto che il nostro sia stato il primo capo di un governo occidentale ad andare in visita ufficiale in Bielorussia. Ma era niente in confronto allo sbigottimento di oggi nel leggere gli elogi del nostro premier. A questo punto ritengo doveroso che Berlusconi venga in Parlamento - e su questo rivolgerò una richiesta formale al presidente della Camera Gianfranco Fini - per illustrare su quali basi si poggi e a quali linee si ispiri la nuova politica estera italiana".

(30 novembre 2009)

www.repubblica.it/2009/11/sezioni/esteri/berlusconi-bielorussia/berlusconi-bielorussia/berlusconi-bielorussia.html

 
 
 

78. ::: Video "Hard" con l' On. "Alessandra MUSSOLINI"

Post n°83 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

78. ::: Il quotidiano di Paolo Berlusconi rivela: "Ci è stato offerto il filmato di lei con Fiore"
La deputata non commenta,
il leader di Forza Nuova: "Una bufala ridicola" --
Il Giornale: video hard con la Mussolini
"Il fango sembra inarrestabile" --

Il Giornale: video hard con la Mussolini "Il fango sembra inarrestabile"

Alessandra Mussolini

ROMA - "Ricatto hard a Alessandra Mussolini": il quotidiano Il Giornale riporta oggi in prima pagina la notizia di un presunto video a luci rosse che coinvolgerebbe la deputata del Pdl e il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore. "Ormai - si legge ancora - il fango sembra inarrestabile". Mussolini "ha rifiutato qualsiasi commento o dichiarazione" mentre Fiore, scrive Il Giornale, "ha reagito con fermezza bollando questa vicenda come 'una bufala ridicola' spacciata 'da una fonte completamente inaffidabile' e 'condita di falsi clamorosi'". Uno, a suo dire, è quello del "circuito di videocamere per la sicurezza interna' della sede di Forza Nuova".

Secondo l'articolo sul Giornale, a firma di Gianni Pennacchi, del video si parlava ieri in Transatlantico e ne ha parlato, sempre ieri, il sito Indymedia in un lancio, scrive il quotidiano, "dal chiaro intento ricattatorio". Anche al Giornale il video sarebbe stato offerto con una telefonata e "abbiamo risposto di no, che non ci interessava nemmeno visionarlo".

E il "fango" di cui parla il quotidiano, con riferimento anche alla vicenda Marrazzo, si giustificherebbe "probabilmente in vista delle elezioni regionali". E' la prova che "quando si stappa l'ampolla dei veleni si spalancano voragini di miasmi, il vaso di pandora diventa un soprammobile inoffensivo e la politica più che imbarbarirsi si fa nauseante". L'ufficio stampa di Forza nuova, dal canto suo, definisce la notizia "falsa" e annuncia che chiederà i danni a chi lederà "l'onorabilità politica" di Fiore, che sarà candidato alle prossime regionali del Lazio.

(27 novembre 2009)

   -
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- VIDEO-ENTERTAINMENT-SHOWGIRL ---  Alessanra MUSSOLINI
-
-  http://www.veoh.com/watch/v445486dSPAyWp6 -

-
Watch Alessandra Mussolini in Entertainment  |  View More Free Videos Online at Veoh.com
-

 
 
 

78. ::: Nucleare, nuova sfida di Teheran...

Post n°82 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

78. ::: Il Parlamento iraniano, a larga maggioranza, ha chiesto al presidente di ridurre
la collaborazione con l'Aiea
e di continuare con il proprio programma "senza alcun impedimento" --

Nucleare, nuova sfida di Teheran
"Costruiremo altri 10 impianti" --

Gli Usa: "Un'altra prova del fatto che la Repubblicaislamica ha scelto l'isolamento" --

 

Nucleare, nuova sfida di Teheran "Costruiremo altri 10 impianti"

Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad

TEHERAN - Il governo iraniano ha deciso di costruire cinque nuovi impianti per l'arricchimento dell'uranio e di trovare la collocazione per altri cinque nei prossimi due mesi. E il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha annunciato che Teheran sta pensando all'arricchimento dell'uranio oltre il 20% (per fabbricare un ordigno atomico è necessario un arricchimento del 90%). Con l'occasione il leader della Repubblica islamica ha ribadito che non permetterà a nessuno di colpire i diritti del Paese e ha precisato che Teheran si pone come obiettivo una produzione di 250-300 tonnellate di combustibile nucleare l'anno, ha aggiunto il presidente.

Per l'amministrazione americana si tratterebbe di "un'altra grave violazione degli obblighi dell'Iran fissati da tante risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e di un altro esempio del fatto che Teheran ha scelto l'isolamento". "L'Iran ha ormai poco tempo - ha aggiunto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs - per rispondere alle crescenti preoccupazioni della comunità internazionale sul suo programma nucleare". "Seria preoccupazione" per l'annuncio iraniano è stata espressa anche dal governo di Londra.

Sempre oggi, la maggioranza dei parlamentari iraniani (226 su 290) ha chiesto ad Ahmadinejad di ridurre la collaborazione con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) e di continuare il programma nucleare iraniano "senza alcun impedimento".

Tornando a sfidare la comunità internazionale, i parlamentari della Repubblica islamica hanno respinto al mittente la risoluzione, approvata venerdì dall'Aiea, che condannava il programma nucleare iraniano e chiedeva la chiusura dell'impianto nei pressi della città sacra di Qom.

L'annuncio dell'Iran arriva nel giorno in cui il direttore generale dell'Aiea, Mohamed ElBaradei, ha lasciato dopo 12 anni l'incarico al vertice dell'agenzia. Al suo posto il giapponese Yukiya Amano. Criticato in passato per un atteggiamento considerato troppo morbido nei confronti di Teheran, ElBaradei negli ultimi mesi aveva mostrato una posizione più incisiva, fino ad arrivare alla risoluzione di condanna di venerdì scorso. Ma dopo i grandi sforzi di mediazione e di convinzione di Teheran affinché aprisse le porte agli ispettori, il direttore dell'Aiea, premio Nobel per la Pace nel 2005, non ha potuto nascondere di essere "a un punto morto" sul nucleare iraniano.

(29 novembre 2009)


www.repubblica.it/2009/11/sezioni/esteri/iran-9/impianti-nuovi/impianti-nuovi.html

 
 
 
 

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