Un blog creato da icszeta il 14/02/2008

NO NO E POI NO (VAT)

una notizia al giorno toglie il vaticano di torno...

 
 
 
 
 
 

PRESENTAZIONE DEL BLOG

Questo blog intende raccogliere notizie e riflessioni sul Vaticano: a partire dalla considerazione che il sistema informativo italiano funziona sempre più come velina dei poteri forti, e che il massimo potere in Italia è proprio il Vaticano, cerca di diffondere notizie sulla Santa Sede e sulle sue derivazioni, sulla loro organizzazione e sulla loro attività, che non trovano spazio sui media.
E' un blog di parte ed ha come obiettivo politico dichiarato l'informazione e la denuncia della non neutralità e non eticità di uno dei maggiori poteri economici, politici e militari globali.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge numero 62 del 7/03/01.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Messaggi del 01/03/2008

 

L’ONU DEL VATICANO:in ogni nazione una sola religione

Post n°11 pubblicato il 01 Marzo 2008 da icszeta
 
Foto di icszeta

Joseph Ratzinger sarà negli Stati Uniti d’America dal 15 al 20 aprile prossimi: tre giorni a Washington (dal 15 al 18) e tre giorni a New York (dal 18 al 20).
In programma l'incontro con il presidente Bush alla Casa Bianca e un intervento all'Assemblea Generale dell’ONU, oltre a messe pubbliche, “discorso” all’Università Cattolica (evidentemente le università pubbliche o private non confessionali non sono interessate ad una sua lectio magistralis) e, come di prammatica per ogni turista a N.Y.C. da 6 anni in qua, visita a Groung Zero.
Data l’importanza di questo viaggio per la diplomazia vaticana, avremo occasione di parlarne ancora: ci limitiamo qui a percorrere parte della vicenda relativa alla
 Presenza del Vaticano all’ONU

 

La Santa Sede ha un seggio all’ONU come Osservatore Permanente di uno Stato non Membro (NMSPO). Ma nella Carta dell’ONU non esiste alcuna norma per una tale qualifica. La designazione ha avuto origine, ad hoc, nel periodo iniziale dell’organizzazione, nel 1946, per consentire alla Svizzera - che era affiliata a diversi enti internazionali che stavano per entrare nel corpo dell’ONU, ma che ne era impedita dalla propria costituzione a diventarne membro a pieno titolo - di aderire.
Cinque anni più tardi, nel 1951, Pio XII, citando l’affiliazione della Città del Vaticano a due enti internazionali, l’Unione Universale della Posta e l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (la città-stato aveva un proprio servizio postale e stazione radio), chiedeva un diritto simile e delegava un vescovo ausiliario di New York a frequentare l’ONU su una base «part-time». Lo status del vescovo era incerto, ma documenti ONU del periodo fanno riferimento a lui come al rappresentante dello «Stato della Città del Vaticano». Già nel 1964, la presenza dell’uomo del Papa alle Nazioni Unite era accettata come una consuetudine e norma, tanto che Paolo VI scrisse al Segretario Generale dell’ONU, U Thant, dichiarando che «la Santa Sede» desiderava nominare un Osservatore Permanente sul modello della Svizzera. La proposta non fu discussa né nell’Assemblea Generale né in qualsiasi alto Foro dell’ONU; e nel giro di tre settimane U Thant rispose, dando il benvenuto alla «Santa Sede» come al secondo NMSPO dell’organizzazione. Da allora, le persone nominate dal Papa hanno il diritto di assistere e parlare, ma non di votare nell’Assemblea Generale e di partecipare a pieno titolo alle attività degli Enti internazionali sponsorizzati dall’ONU. 
Si parla quindi di Santa Sede, che si autodefinisce quale «l’organo supremo sia della Chiesa Cattolica sia dello Stato Vaticano»: la si può immaginare all’apice di una trinità, essendo gli altri due elementi il micro-Stato e la Chiesa istituzionale, pertanto con mandato di condurre relazioni internazionali come «personificazione giuridica della Chiesa».
E’ in tale
veste che, a pieno titolo in questi casi, il Vaticano fa parte dell'O. Mondiale della Sanità, dell’Organizzazione ONU per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, e così via.
È stato presente ed ha avuto un ruolo preminente in riunioni quali la Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo a Rio nel 1992, la Conferenza Internazionale sulle Popolazioni e lo Sviluppo al Cairo nel 1994, la Conferenza Mondiale sulle Donne a Pechino nel 1995, eccetera.
Quale membro votante nelle conferenze ONU, il Vaticano ha avuto modo di influenzare direttamente i documenti delle assemblee, pilotando alcuni voti attraverso energiche pressioni sui governi “amici” e, contemporaneamente, spostando le discussioni sui temi più cari alla chiesa, quali il divieto di aborto, contraccezione e pianificazione familiare.
Via via che le interferenze della Santa Sede si facevano penalizzanti (in particolare la campagna che impedì all’O.M.S. la distribuzione di preservativi in Africa, causando milioni di morti per AIDS), da più parti venne notata l’anomalia della presenza della chiesa cattolica in sede ONU (e non del Vaticano, che come tale non avrebbe neppure le caratteristiche di popolazione richieste ad un paese per farne parte).
Nel 1999, parlando all’Assemblea Generale dell’ONU, Clare Short, Segretaria di Stato inglese per lo Sviluppo Internazionale, criticò aspramente il Vaticano per quella che definì «interferenza reazionaria» nella promozione di informazioni che dovrebbero aiutare le donne nei Paesi in via di sviluppo, al fine di proteggere la loro salute e di limitare il numero dei componenti delle loro famiglie.
La National Secular Society (NSS), Associazione Laica Nazionale di Londra, lanciò un appello all’ONU perché il Vaticano perdesse il suo status privilegiato. Keith Porteous Wood, Segretario Generale della NSS, dichiarò al riguardo:
L’inumano divieto del Papa di permettere il controllo artificiale delle nascite non fa che aumentare povertà, miseria e sovrappopolazione; il divieto dell’uso dei preservativi favorisce inoltre il dilagare di malattie, in particolare dell’epidemia di AIDS.
Ancora negli ultimi mesi il Vaticano ha tentato di fermare la distribuzione della “pillola del giorno dopo” alle
donne albanesi del Kosovo violentate dai soldati serbi.
Sembra che non ci sia un limite alle crudeltà che la Chiesa Cattolica è pronta ad infliggere - in nome dei suoi dogmi - alla gente che soffre.
Molte delle persone colpite da queste decisioni non solo non appartengono alla Chiesa Romana, ma non sono neppure cristiane, e molte sono perfino non credenti. Per questa ragione non deve essere più permesso che una istituzione, che persegue tali politiche, interferisca con l’urgente necessità di contenere la massiccia crescita demografica del mondo.
Al Vaticano, dunque, dovrebbe essere immediatamente abrogata la posizione di privilegio che occupa presso le Nazioni Unite, prima che esso infligga ulteriori danni ad un’attività di vitale importanza qual è quella dell’ONU. Il Cattolicesimo Romano è infatti la sola religione che goda di questo status.
Da lì, originò un movimento internazionale più ampio, che chiedeva esplicitamente all’ONU che la Santa Sede fosse considerata alla stessa stregua di tutte le altre religioni e che avesse, presso l’ONU, il loro medesimo status, cioè quello di ONG (organizzazione non governativa), con la possibilità quindi di essere solo consultata, mai di votare e bloccare una decisione.
Capofila dell’iniziativa internazionale fu Catholics for a Free Choice, (cattolici per una libera scelta), con sede a Washington. Aderirono circa 500 organizzazioni, fra cui alcune italiane, ma l’adesione più famosa venne dall’Argentina e fu quella delle Madres de Plaza de Mayo.
Nel febbraio del 2000, membri del congresso degli Stati Uniti per lo più repubblicani reagirono a questa campagna presentando una risoluzione in difesa della Santa Sede e contro «coloro che vogliono espellerla dall´Onu».
Il direttore della sala stampa vaticana del tempo, Joaquín Navarro-Valls aveva a sua volta liquidato la campagna di Cffc come «un grossolano tentativo di far tacere la Chiesa cattolica», finché nel maggio 2000 la conferenza episcopale degli Stati Uniti sconfessò pubblicamente Cffc, negandole la qualifica cattolica e definendola «braccio della lobby abortista negli Stati Uniti e nel mondo».
Ma la campagna va avanti…
La diplomazia vaticana aveva di fronte due strade: o tentare di far riconoscere il Vaticano come nazione aderente all’ONU a tutti gli effetti, o legittimare con un voto ONU la sua presenza in qualità di Osservatore.
La scelta non fu immediata, tanto che in un’intervista al Corriere della Sera del 24 novembre 2002, l’allora segretario di Stato vaticano, Sodano*, dichiarava:
«La Santa Sede si ripromette di studiare le possibili forme di una propria maggiore presenza nel consesso delle Nazioni Unite». E all’intervistatore che chiedeva «Potrebbe diventarne uno Stato membro?», il cardinale ha risposto: « Se fosse utile, io non lo escluderei. In quella sede erano due gli "osservatori permanenti": la Svizzera e noi. Ora la Svizzera è divenuto membro e noi siamo rimasti soli. La forma della nostra presenza è una questione aperta».
La scelta sarà quella di tentare una legittimazione come unica vera religione del consesso delle nazioni, e così infatti avverrà: il 1 luglio 2004 l’Assemblea Generale dell’ONU approva all’unanimità il testo della Risoluzione A/58/L.64 con la quale il Vaticano ottiene la conferma ufficiale del proprio status di Osservatore Permanente alle Nazioni Unite.
Ci spiega Stefano Caredda sul sito cattolico Korazym:
L’approvazione della risoluzione A/58/L.64 non prelude però, come qualcuno è stato tentato di pensare, ad una trasformazione del Vaticano in Stato membro, ma deve essere vista solo come un punto importante nell’ambito del processo di consolidamento dei diritti di intervento attualmente già esercitati. La Santa Sede continuerà dunque a non avere alcun diritto di voto e si limiterà, afferma la diplomazia vaticana, a svolgere al meglio l’azione a favore della pace e dei diritti umani che la caratterizza fin dal 1964, anno in cui fece il suo ingresso all’ONU.

Diventare stato membro a tutti gli effetti è “…una posizione che ha trovato lo scetticismo di moltissimi giuristi, concordi nel ritenere che l’ingresso a tutti gli effetti nelle Nazioni Unite avrebbe comportato una “diminutio” di 'status', soprattutto in considerazione di quell’autorevolezza morale, spirituale e diplomatica che è universalmente riconosciuta dalla comunità internazionale e che in qualche modo sarebbe stata compromessa dal presentarsi a tutti gli effetti come “uno fra i 191 Stati dell’ Organizzazione”.
Ma non finisce qui…
Scalpore ha provocato un articolo di The Economist che, a luglio 2007, si occupa della diplomazia vaticana definendola una delle più attive e sconosciute al mondo. Dopo aver illustrato la struttura e le modalità con cui il potere vaticano opera a livello globale, termina con un invito relativo al suo particolare status all’ONU:
“Ma in un'era in cui il potere di agenzie indipendenti (tra cui quella cattolica) sta crescendo di giorno in giorno, il Vaticano non potrebbe… Rinunciare al suo speciale stato diplomatico e definirsi per quello che è, la più grande organizzazione non governativa del mondo?”

Proprio da The Economist forse non se l’aspettavano… In Vaticano non hanno gradito e hanno deciso di reagire. La risposta è arrivata il 9 agosto dal capo della diplomazia pontificia, l'arcivescovo frncese Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli stati, che in un' intervista ad Avvenire sbotta:
"Certamente non è un invito ricevibile! Esso nasce forse da una comprensione non esatta della posizione della Santa Sede nella comunità internazionale: posizione che risale agli esordi della comunità internazionale stessa e si è venuta consolidando soprattutto dalla fine dell'Ottocento.”

La voce vaticana si fa grossa ad ogni tentativo di ridurre la chiesa cattolica a quello che è: una delle tante religioni che ci sono al mondo, e il lavorio incessante per imporsi come unica religione mondiale, lanciato con il pontificato Wojtyla, continua, e passa anche dall’ONU, a cui rimane aggrappata. Non a caso, come nota The Economist, quando fu eletto Wojtyla nel 1978, la Santa Sede aveva rapporti diplomatici con 85 Stati, e quando morì, nel 2005, con 174. Tutti Stati che hanno diritto di voto all’ONU…

Avrà a che fare con tutto ciò il viaggio di Ratzinger?

Continueremo a parlarne, anche perché la stessa via la “Santa Sede” sta percorrendo presso l’Unione Europea: guardate fresca fresca la  Risoluzione del Consiglio d’Europa n. 1600 del 23 gennaio 2008: anche qui si sono installati prima di qualsiasi accordo formale, ma poi…

*
Il cardinale Sodano, ricordiamo per dovere di cronaca, fu nunzio pontificio in Cile dal 1977 al 1988, durante gli anni del governo di Augusto Pinochet. Il dittatore lo insignì della Gran Croce dell'Ordine del Merito; Sodano ricambiò impegnandosi in seguito per il rilascio del generale, responsabile - secondo l'attuale governo cileno - di almeno 3.191 omicidi. Fu lui a organizzare, nel 1987, la visita di Wojtyla al dittatore sudamericano. Come premio Wojtyla lo nominò, nel 1989, Segretario per i Rapporti con gli Stati (cioè ministro degli esteri).

***
Questo articolo ha molti debiti, ma in particolare con:
Eamon McCann, In quale modo il Vaticano è riuscito a intrufolarsi nelle Nazioni Unite, da The Freethinker, Secular Humanist monthly vol 119. Nr. 8, agosto 1999 - riproposto sul sito dell'UAAR 

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