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Messaggi del 07/05/2015

 

Orson Welles: cento anni dalla nascita di un maledetto rivoluzionario da comingsoon

Post n°12353 pubblicato il 07 Maggio 2015 da Ladridicinema
 
Tag: news, STORIA

06 maggio 2015
108

 

Oggi 6 maggio cade il centenario della nascita di Orson Welles. Un autore che voglio ricordare e col quale voglio anche un po' arrabbiarmi. Come tutti i geni che irrompono in un'arte e ci fanno all'improvviso notare che – guarda un po' – si può usare anche in un altro modo, Orson Welles mi ha danneggiato.

Il suo primo Quarto potere (1941), per molti il film migliore della storia del cinema, ha fatto irruzione nella mia vita quando avrò avuto sedici anni, con una videocassetta comprata in edicola e un interrogativo: ma che c'era poi di così particolare in Quarto potere? Perché dovremmo pure ammettere che, se non si è addestrati a contestualizzare storicamente l'audiovisivo, sembra solo una bella storia. Capii approfondendo che la sua grandezza la potevo vedere, più che nel film stesso, nella mia quotidianità. Non notavo nulla di particolare, perché il particolare di Quarto potere era diventato la norma dell'immagine e del suono contemporanei: camera piazzata liberamente, luci non per forza di cose diffuse e a volte espressioniste, profondità di campo, accostamenti di montaggio arditi, movimenti di macchina inaspettati. Chi abbia dentro di sè la voglia di creare arte, sa che ci saranno tre sbocchi: 1) Fallire miseramente; 2) Cavarsela dignitosamente; 3) Riuscire. Lo sbocco di Orson Welles è stato riformare l'arte stessa, da subito. Non l'ho posto in lista, perché è fuori scala. Orson l'ha messo in pratica a 25 anni (!!!), lo ringraziamo, però ha fatto male a lui e ad alcuni di noi.

 

 

Anni dopo il mio incuriosito impatto con Quarto potere, un altro dei miei incontri più gravi e dannosi con Orson Welles è stato negli anni della maturità universitaria, in un cinema dove proiettavano una versione restaurata di L'infernale Quinlan (1958). Un conto è vedere Quarto Potere in videocassetta, un altro è essere schiacciati dall'Infernale Quinlan sul grande schermo. Ero già tentato dal lasciare la mia città e provare sul serio ad abbracciare il mezzo, e quel virtuosistico quanto disperato noir è l'ultima cosa che un sognatore ingenuo dovrebbe vedere. Perché i tuoi desideri trovano conferme nell'immagine e nel suono che non hanno passato, sono sempre presenti e saranno sempre irrangiungibili dal futuro che verrà. E un anno dopo poi partii davvero per la grande città e per il cinema. Avrei dovuto studiare Orson di più, e leggere meno entusiastiche dichiarazioni di Spielberg (senza offesa Steven, meno male che ci sei anche tu!).

 

 

Non avrei dovuto solo studiare l'immagine, il suono, la luce, ma anche tutto ciò che Orson soffrì e patì per conciliare la creatività con un mestiere sociale, caotico, compromissorio e poco compatibile con un'autocritica spietata. Nella mia scuola di cinema la conoscenza di Welles divenne analisi attenta: le traversíe produttive dell'Orgoglio degli Amberson (1942), la costruzione narrativa intrigante di Lo straniero (1946), il caos sul set che generava uno stile inOtello (1952). Però, per significativa coincidenza, più studiavamo lui e altri autori, più una realizzazione tragica si faceva strada in me. "Il cinema mi piaceva di più quando non lo facevo. Ora non riesco a smettere di sentire il ciak a ogni inquadratura. La magia è persa." - disse Orson. La storia ci parla della figura maledetta di Welles, quel suo svanire dalla gloria acquistata così presto e rapidamente nei primi anni Quaranta, e nei Cinquanta già in lotta con gli executive che avevano compreso la sua ingestibilità, i suoi tempi sforati. Ma io posso dire che il suo naturale senso di disperazione e il suo vivere in conflitto con se stesso l'ho sentito senza nemmeno volerlo, con l'aggravante di non aver mai ottenuto non dico un Quarto potere, ma manco una tenera comparsata in Ecco il film dei Muppet (1981). L'ho sentito eccome, anche se i tempi di lavorazione dei miei risibili esercizi di cinema io li rispettavo e a differenza di lui avevo molto ma molto meno da dire.

 

 

La verità che Welles emana è che essere all'altezza dei propri sogni, della loro traduzione in una forma condivisibile e sublime, può logorarti. A te spetta capire se il sacrificio reale della tua vita, dei tuoi affetti, del tuo equilibrio mentale e anche della tua umiltà valgono la prospettiva di un'emozione reale e di una fedeltà a te stesso. Per qualcuno sì, e quello è vero coraggio, autodistruttivo come i più grandi personaggi portati sullo schermo da Orson: personaggi che qualcun altro deve decifrare, sui quali qualcun altro deve indagare, perché ha scelto da che parte stare: i tumulti sospesi, l'ambivalenza di un Kane o di un Quinlan fa persino fatica a comprenderli.
Eppure, trascinandoti quei tumulti interiori, potresti anche solo per un attimo aggrapparti alla forza di una sincerità disperata: "Siamo fatti di opposti, viviamo tra due opposti. Ci sono un filisteo e un esteta in tutti noi, un assassino e un santo. Gli opposti non si riconciliano. Si riconoscono." Almeno questa consapevolezza l'ho raggiunta, durante il mio percorso, ma ho avuto paura della vera salita. Mi riesce difficile pensare alla prima videocamera che maneggiai a 12 anni e non avere la tentazione di pronunciare un fatidico "Rosebud".

 
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Mi chiamo Maya

Post n°12352 pubblicato il 07 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

In seguito ad un tragico evento, Niki, 16 anni, decide di fuggire dalla casa famiglia cui è stata affidata, portando con se la sorellina Alice di soli 8 anni. Insieme affrontano un viaggio alla ricerca di un'utopica libertà, attraverso la Roma conosciuta e quella sconosciuta, incontrando persone molto diverse tra loro: punk, artisti di strada, cubiste... Una "traversata iniziatica" che, tra mille difficoltà, traghetterà Niki e Alice verso una nuova vita...

 
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La voce

Post n°12351 pubblicato il 07 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

 

La Voce racconta la storia di Gianni (Rocco Papaleo), un imitatore di grande talento la cui carriera si è arenata alle esibizioni nei locali notturni. Dotato di una straordinaria capacità di "rubare" la personalità di chi imita, ne riproduce perfettamente la voce diventando magicamente "l'altro". Per questo viene contattato dai "servizi segreti" che gli chiedono, per il bene del Paese, di fare alcune telefonate con "altre" voci in cambio di un futuro professionale migliore. Tuttavia, una volta entrato nel gioco, è difficile uscirne e Gianni si rende conto di essere implicato in uno o più omicidi. Tenta di sottrarsi, ma viene ricattato. Il suo già fragile equilibrio psichico peggiora, fino ad arrivare a un tragico quanto inevitabile finale.

 
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Cake

Post n°12350 pubblicato il 07 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Claire Simmons (Jennifer Aniston) soffre. Il suo dolore fisico è evidente dalle cicatrici che segnano il suo corpo e dal modo in cui si trascina in giro, sussultando a ogni tentativo di fare un passo. Non è brava nemmeno a nascondere il suo dolore interno, quello che le portano le sue emozioni. Spinta fino al punto dell'insulto violento, la rabbia di Claire ribolle in quasi tutte le sue interazioni con gli altri. E' stata allontanata da suo marito, dai suoi amici; anche il suo gruppo di supporto sul dolore cronico l'ha buttata fuori. L'unica persona rimasta nell'altrimenti solitaria esistenza di Claire è la sua badante e domestica, Silvana (Adriana Barraza), che poco sopporta il bisogno di liquori e pillole del suo capo. Ma il suicidio di Nina (Anna Kendrick), uno dei membri del gruppo di supporto, fa giungere in lei una nuova ossessione. Facendosi continue domande sulla morte di una donna che conosceva a malapena, Claire esplora il confine fra vita e morte, abbandono e cuore spezzato, pericolo e salvezza. Mentre si insinua nella vita del marito di Nina (Sam Worthington) e del figlio che la donna ha lasciato, Claire forse troverà un modo di salvare se stessa.

 
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Film nelle sale da oggi

 

Mia madre

Post n°12348 pubblicato il 07 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

 
Margherita è una regista e sta girando un film sulla crisi economica italiana che parla di un'azienda dove i nuovi proprietari, americani; proponendo tagli e licenziamenti arrivano allo scontro con gli operai. Oltre alla difficoltà del film, Margherita dovrà affrontare le problematiche dell'attore americano scelto per interpretare il nuovo proprieterio. 
Un attore che è in crisi, un divo che vuole smettere di recitare e tornare alla realtà.
A questo si aggiungono i problemi personali e familiari di Margherita, separata con una figlia a carico; una madre che sta per morire con cui ha un rapporto strano e che la costringerà a un confronto non facile, con stessa, con la madre e il fratello Giovanni.

Mia madre di Nanni Moretti è un film molto maturo, dove la difficoltà di porsi di fronte al mondo e la perdita della certezza sono i temi fondamentali. E' un film molto maturo anche perchè personale in molti aspetti; e quindi in qualche modo superiore anche a La stanza del figlio, in quanto il tema della morte che lì era inteso come fine di un qualcosa, qui diviene inizio di un'altra attraverso l'esempio e il ricordo di quello che questa persona ha fatto. Se in La messa è finita la morte della madre era un evento tragico che irrompeva in un mondo di egoismi; qui i personaggi non sono giudicati, sono solo smarriti, pieni di incubi e pensieri.

Il senso di malessere che il film comunica esprime l’angoscia di chi vive questo stempo, con Margherita che non riesce più a capire nulla di quello che le sta intorno mentre il fratello Giovanni decide di lasciare il lavoro e di affrontare la ormai imminente morte della madre in maniera intima e riservata mantenendo un estremo realismo a differenza della sorella; infine l'attore protagonista del film che scorda le battute ed è in perenne stato confusionale.

E' un film molto intimo, dove Moretti racconta il dolore della perdita della madre mettendo a nudo tutto il suo dolore e le sue inadeguadezze.

Come sempre nel cinema di Nanni Moretti è presente il carattere sociale attorno alla storia; in questo infatti c'è la regista Margherita che fa film impegnati senza capire più nulla del mondo e crea un film dove il carattere precario del lavoro e la crisi sono all'ordine del giorno.

Mia madre è un lento prepararsi alla morte da parte dei figli, madre interpretata da una stupenda Giulia Lazzarini, vera sorpresa di questo film.

Invece cosa dire di Margherita Buy; che ancora una volta con questa prova di assoluta bellezza si dimostra la migliore attrice italiana. Nanni Moretti ha avuto la capiacità di ritagliarsi un ruolo minore, senza rinunciare alla sua ironia; quello del fratello, mentre Margherita Buy in realtà svolge il ruolo di Nanni al femminile; e questo lo si può vedere nei particolari del personaggio, negli scoppi di ira, nell'egocentrismo ecc...

Eccezionale anche Torturro, che come confermato da Moretti a volte improvvisa alcune battute e alcune caratteristiche del suo personaggio. Un personaggio inadeguato e portato all'estremo dal provincialismo italiano.

Un bellissimo film, un film sul cinema e sul rapporto tra realtà e finzione, un film maturo da guardare molto attentamente, un film sull'essere genitori e figli; un film sugli insegnamenti fatti di nozioni e un urlo alla vita e a guardare sempre al domani con il sorriso

Voto: 5+/5

Mia madre

Margherita è una regista. Sta girando un film sul mondo del lavoro, di cui ha chiamato come protagonista un eccentrico e bizzoso attore americano. Ma Margherita ha anche una madre ricoverata in ospedale, che assiste assieme al fratello Giovanni, fratello e figlio perfetto che è sempre un passo avanti a lei. La madre di Margherita e Giovanni, dicono i medici, non ha molto tempo. Tra le riprese di un film che si rivelano più complicate del previsto, una figlia 13enne con problemi col latino (quello stesso latino che insegnava la madre), e il dolore per un lutto che si sa imminente e non si sa come gestire, Margherita confonde realtà, sogno, ricordo e deve trovare la sua strada in tutta quella sofferenza.

  • FOTOGRAFIAArnaldo Catinari
  • MONTAGGIOClelio Benevento
  • PRODUZIONE: Fandango, Sacher Film, Rai Cinema in co-produzione con Le Pacte e con Arte
  • DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
  • PAESE: Italia
  • DURATA106 Min
NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015.

 
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