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Messaggi del 12/10/2016

 

Immenso e fuggente, ilNeruda di Pablo Larraín da cameralook

Post n°13444 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Domani arriva al cinema l’atteso Neruda, il sesto lungometraggio del regista cileno Pablo Larraín, che ha stregato pubblico e critica allo scorso Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs. Protagonisti della pellicola sono Luis Gnecco, Gael García Bernal, Mercedes Morán eAlfredo Castro.


É il 1948 e la Guerra Fredda è arrivata anche in Cile. Al congresso, il Senatore Pablo Neruda (Luis Gnecco) accusa il governo di tradire il Partito Comunista e rapidamente viene messo sotto accusa dal Presidente Gonzalez Videla (Alfredo Castro). Il Prefetto della Polizia, Oscar Peluchonneau (Gael García Bernal), viene incaricato di arrestare il poeta. Neruda tenta di scappare dal paese assieme alla moglie, la pittrice Delia del Carril (Mercedes Morán), e i due sono costretti a nascondersi. Traendo ispirazione dai drammatici eventi della sua vita di fuggitivo, Neruda scrive la sua epica raccolta di poesie, “Canto General”.

Nel frattempo, in Europa, cresce la leggenda del poeta inseguito dal poliziotto, e alcuni artisti capitanati da Pablo Picasso iniziano a invocare la libertà per Neruda. Ciononostante, Neruda vede questa battaglia contro la sua nemesi Peluchonneau come un’opportunità per reinventare se stesso. Gioca con l’ispettore, lasciandogli indizi architettati per rendere più pericoloso e intimo il loro gioco tra ‘gatto e topo’. In questa vicenda del poeta perseguitato e del suo avversario implacabile, Neruda intravede per se stesso dei risvolti eroici: la possibilità, cioè, di diventare un simbolo di libertà, oltre che una leggenda della letteratura.

Gael García Bernal

Gael García Bernal

Vi presentiamo ora la breve intervista rilasciata dal regista Pablo Larraín.

Perché Neruda?

Pablo Neruda è stato un creatore talmente complesso e vasto, praticamente infinito, che è quasi impossibile collocarlo in una singola categoria, o raccontarlo in un solo film, capace di capire e definire la sua personalità o la sua opera, in maniera immediata e rapida. È per questo che abbiamo scelto la storia della sua fuga, delle indagini e della leggenda letteraria. Per noi, Neruda è un falso biopic. È un biopic che non è veramente un biopic perché non ci siamo assunti il compito di fare un ritratto del poeta che fosse totalmente serio. Semplicemente perché ciò è impossibile. Piuttosto, abbiamo deciso di costruire un film mettendo assieme elementi inventati e giocosi. In questo modo, il pubblico potrà librarsi assieme a lui nella sua poesia, nella sua memoria, e nella sua ideologia comunista, tipica della Guerra Fredda.

Quali sono le esperienze che Neruda fa, come artista, degli eventi del Cile degli anni ’40, e come affronta lei questo aspetto?

Nel corso della sua fuga Neruda ha scritto una buona parte di “Canto General” che probabilmente è il suo libro più massiccio, completo e rischioso, ispirato da tutto quello che aveva visto e vissuto nel corso della sua fuga. I suoi scritti sono pieni di rabbia e di voli della fantasia, sono pieni di sogni terribili e di una descrizione cosmica dell’America Latina in stato di crisi – sono scritti furiosi e disperati. Mentre era in fuga Neruda ha costruito un tomo letterario che parla della guerra, della rabbia e della poesia, che ci ha aperto le porte su un’indagine selvaggiamente immaginaria, perché – come il poeta e la sua opera – il film crea una confluenza tra arte e politica, da un punto di vista cinematografico e letterario.

Luis Gnecco

Luis Gnecco

Come mai ha scelto la fuga di Neruda?

Neruda amava le storie poliziesche – è per questo che il film è un road movie arricchito dall’elemento delle indagini della polizia – un genere che implica cambiamenti e personaggi che si evolvono e, nel nostro caso, elementi della farsa e anche dell’assurdo. Vediamo il paesaggio, e tutto il movimento all’interno di esso, come un processo trasformativo e illuminante. Nessuno rimane esattamente com’era all’inizio, né il cacciatore, né la preda. Abbiamo inventato un mondo, esattamente come Neruda ha inventato il suo. Il film che abbiamo fatto è più un film “Nerudiano” che un film su Neruda; o forse è entrambe le cose. Abbiamo creato un romanzo che ci avrebbe fatto piacere che Neruda leggesse.

 
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quello che vedrete in bianconeri da tuttojuve

Post n°13443 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

SOTTOBOSCO - Tutto quello che vedrete e non vedrete nel film "Bianconeri. Juventus Story". Calciopoli e la faccia di Elkann: non è finita. Ecco da chi doveva difendersi Moggi. Tavecchio può riaprire processo. Il sigillo di Allegra Agnelli

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
10.10.2016 00:55 di Andrea Bosco  articolo letto 24893 volte
 SOTTOBOSCO - Tutto quello che vedrete e non vedrete nel film "Bianconeri. Juventus Story". Calciopoli e la faccia di Elkann: non è finita. Ecco da chi doveva difendersi Moggi. Tavecchio può riaprire processo. Il sigillo di Allegra Agnelli

L'incipit sullo schermo nero, più che una informazione, è una dichiarazione di guerra. La Juventus ha 300 milioni di tifosi nel mondo. !3 milioni in Italia. Con una società del genere, tutti devono fare i conti. Inevitabilmente.

Una scritta bianca su un fondale nero. 

 Un altro schermo nero e altre scritte, alla fine, immediatamente prima dei titoli di coda, concluderanno con orgoglio e una punta di ironia, una vicenda leggendaria. Quella di una società calcistica indissolubilmente legata ad una famiglia: gli Agnelli . 

Tredici milioni: un abitante su sei, in Italia, tifa per la Signora degli scudetti.

Trentadue per la pelosa contabilità della Federazione Italiana Gioco Calcio. Trentaquattro, stampati a caratteri cubitali all'ingresso dello Juventus Stadium, vinti sul campo. Rivendicati da quanti quegli scudetti conquistarono. Intangibili per la dirigenza e per la tifoseria. Concessi dagli avversari. Con una sola eccezione: l'Inter. La tenutaria dello “scudetto di cartone" .

 

DA BRADY A PIRLO

 

Comincia così il bellissimo film di  Marco e Mauro La Villa “Bianconeri: Juventus Story". Un lavoro a più mani. La “famiglia" (Lapo e Ginevra Elkann), la collaborazione di Ennio Moricone, le interviste ( Buffon, Mauro, Vialli, Vidal, Del Piero, Pirlo, Chiellini, Bonucci, Nedved, Andrea Agnelli e John Elkann). La voce fuori campo è quella di Giancarlo Giannini. Un “narratore” che emoziona. Che seguendo la trama che gli è stata consegnata, ci mette la sua arte: la sua capacità di recitare. Nelle pause, nel tono, nelle sospensioni che sottintendono molto di più di quanto le parole non dicano.

Due parole guida: Famiglia e Casa. La famiglia è quella degli Agnelli che dal 1923 è proprietaria della Juventus. Casa significa la villa avita di Villar Perosa. E significa Stadium:  la nuova dimora della Fidanzata d'Italia.

La scelta dei due registi, che vivono negli Stati Uniti è precisa:  si parte dal 1981 per arrivare al 2012. Dalla rete di Brady a Catanzaro che vale lo scudetto, fino allo scudetto numero 30, conquistato, con Conte in panchina, a Trieste .

Liam Brady quando colloca la palla sul dischetto a Catanzaro sa già che nella stagione successiva verrà rimpiazzato da Michel Platini. Liam Brady non è uno qualunque. In Italia il suo grande valore non è stato probabilmente del tutto percepito. Neppure dagli juventini. Ho avuto la fortuna di pranzare anni fa a Mantova al Festival della Letteratura, con Nick Horby, il romanziere inglese “malato“ di Arsenal. Uno uomo intelligente e spassoso con una grande passione per il calcio. Gli chiesi, quale a suo parere fosse il più grande giocatore del mondo. Pensavo mi avrebbe risposto che era Pelè, o Maradona, o Platini. Senza un secondo di esitazione, Horby mi disse: “Liam Brady : un genio del pallone, un giocatore dalle intuizioni e dalle giocate scientifiche".

Confesso che rimasi senza parole. Ma nel tempo mi sono rivisto alcuni match di Brady, nella Juventus e nell'Arsenal. Aveva ragione Nick: dare la palla a Liam Brady era metterla in banca. La “teneva” e la faceva “fruttare”. Gran giocatore, grande professionista, grande uomo.

La storia dei fratelli la Villa comincia da lì. Un poco, seguendo il film ci rimani male. Perché la Juventus del quinquennio anni Trenta è citata di sfuggita. Quella degli anni Cinquanta di Boniperti e John Hansen la intuisci. Quella di Umberto Agnelli con Sivori e Charles è ridotta a due fermo immagine. E quella coraggiosa e tenace di Heriberto Herrera, quella soffiò lo scudetto sul filo di lana all'Inter mondiale di Helenio Herrera:  beh di quella indimenticabile squadra operaia, proprio non c'è traccia.

Si parte da Brady che viene congedato e da Michel Platini che ancora non è Le Roi, ma che ha fatto invaghire l'Avvocato, per quei piedi divini che sanno far gol, che aprono il campo anche da quaranta metri, per quell'attitudine del francese di origini piemontesi ad esserci quando serve.

 

GIANNI AGNELLI: L'ULTIMO PRINCIPE

 

Si parte da Michel Platini e dal protagonista dominante di questa storia: Gianni Agnelli che tutti chiamano l'Avvocato. E' un uomo speciale, dal fascino, dal carisma speciali. L'ultimo principe d'Italia. A lungo vero ministro degli esteri italiano nel mondo. L'uomo che siede - rispettato ed ascoltato - al tavolo dei Kennedy e di Henry Kissinger. L'uomo che frequenta le donne più affascinanti del pianeta ma sulle quali non ha mai detto una sillaba. L'uomo che ha imparato il mestiere da Vittorio Valletta e che ha la responsabilità di guidare la Fiat, l'azienda più importante del Paese. E contemporaneamente anche  la società calcistica  più amata e più detestata d' Italia: la  Juventus .

Spiega efficacemente Lapo Elkann in un insert del film: “La Juventus è amata ed odiata come i Lakers o gli Yankees“ .

Gianni Agnelli, la famiglia, la Fiat, la Juventus: storie indissolubili. Legate. Storie di grandi successi sportivi. E insieme di grandi dolori. Storie di gioie e di tragedie. Gli scudetti, le coppe, i giocatori forniti alla Nazionale. E i lutti: Edoardo il patriarca fondatore, morto in un incidente aereo. Le vittime dell'Heysel, la malattia devastante di Giovannino, l'erede designato, il suicidio di Edoardo, figlio di Gianni. La scomparsa prima di Gianni e poi di Umberto, il tornado Calciopoli.

Si chiese un giorno l'Avvocato. “Sono curioso di vedere se arriveremo prima noi a trenta scudetti o gli altri a venti“. Terza stella: ci hanno pensato gli eredi, Andrea Agnelli e John Elkan a soddisfare la curiosità di quel grande tifoso che un giorno confessò “di emozionarsi, ogni volta, leggendo una parola che cominciasse con la J" .

 

TRENTA E PIU' SCUDETTI

 

Trenta e più scudetti: per come stanno messe le cose, la curiosità dell'Avvocato andrebbe aggiornata. Prima la Juventus a quaranta (4 stelle) o gli altri a venti?

Già, gli “altri“. Che  il film dei  La Villa riduce a due:  Milan (Berlusconi) e Inter (Massimo Moratti). Non c'è traccia né della Roma, né del Napoli. Ma c'è traccia della Lazio, il cui ultimo scudetto coincise anche con la più grottesca delle gare mai disputate in Italia. Un Perugia – Juventus, sospesa per diluvio dopo il primo tempo per 71 minuti. E ripresa con modalità da pallanuoto sotto la direzione di Pierluigi Collina. Una sconfitta che ancora fa discutere.

Già, la Lazio. Responsabile anche di quella atroce beffa, all'ultima di campionato, ai danni dell'Inter.  Un 4-2 che consegnò lo scudetto alla Juventus contemporaneamente vittoriosa ad Udine. Era un 5 di maggio. “Ei fu" recitano i versi del poeta. Morte sportiva. Spiega Nedved chiamato a raccontare quella domenica: “Avevamo rapidamente vinto la nostra gara ad Udine. Ma in classifica l'Inter ci sopravanzava. Dalle radioline non si capiva alla fine cosa stesse succedendo. Mi dissero chi aveva segnato. E io chiesi: Poborsky? Gioca con me in nazionale e non segna mai. Non ci posso credere che ne ha fatti due“ .

 

BERLUSCONI E MORATTI

 

Già, Poborsky: quelle due clamorose reti, una alla Garrincha, in una difesa interista molle come il burro, non gli evitarono a fine stagione la cessione. Chissà mai perché. O forse, probabilmente  per un perché.

La disamina del film è corretta. Berlusconi: denaro (tanto) , campioni e idee innovative. L'Avvocato aveva capito che quell'imprenditore lombardo avrebbe cambiato il mondo del calcio. Ma  la grande differenza tra produrre automobili e fare l'editore televisivo con il supporto di immensi proventi pubblicitari è che (se contemporaneamente possiedi anche una società di calcio) prima viene la catena di montaggio e poi l'asso del pallone. Ci fu una stagione nella quale la Juve fece il “mercato” acquistando i modesti Traspedini e Volpi: con gli operai della Fiat  in cassa integrazione, investire nel calcio sarebbe stata cosa (per il Paese) inaccettabile.

“Noi non facciamo come Berlusconi – dice l'Avvocato , nel film – non spendiamo tanto. Piuttosto diamo fiducia ai giovani".

Il Cavaliere spendeva e spandeva. Voleva il tetto del mondo e l'ottenne: arando in Italia, in Europa e nel mondo, ogni terreno altrui.

Poi arrivò Massimo Moratti, figlio di Angelo, l'uomo che aveva costruito la famosa Inter che anche i non interisti snocciolavano a memoria: Sarti, Burgnich, Facchetti ecc.“.  Moratti junior: un petroliere che ha la medesima disponibilità economica di Berlusconi, qualcuno sostiene, persino maggiore. Moratti tritura giocatori e allenatori come un macinino tritura la carne per le polpette. Spende moltissimo, Moratti: compra i migliori, una stagione “il migliore“ dell'epoca. Ronaldo il Fenomeno. Spende ma non vince. Comincia ad avere cattivi pensieri. E qualche giornale comincia  a pensarla come lui.

La Famiglia da tempo ha messo la Juventus nella mani di due manager: Antonio Giraudo (amministratore delegato) e Luciano Moggi (direttore generale). Li affianca una bandiera della Juventus: Roberto Bettega. La triade si autofinanzia: ha idee, potere, arroganza. Moggi, soprattutto è il mago del mercato che controlla giocatori, allenatori e ha confidenza con i designatori.

Dice nel film John Elkann: “Moggi si era montato la testa: quando si vince bisogna restare calmi. Quando si perde non ci si deve disperare".

 

IL POTERE DI MOGGI

 

Luciano Moggi gode in quel periodo di un grande potere. Più che averlo, il mondo del calcio reputa ce l'abbia. E lui fa di tutto per dare corpo a questa convinzione metropolitana.  L'uomo è simpatico, ma duro. Il mestiere lo ha imparato da Italo Allodi, direttore generale prima nell'Inter di Angelo Moratti e poi nella Juventus di Boniperti e infine a Napoli con Ferlaino. A Napoli, quello di Maradona, c'è anche lui : quello che tutta Italia chiama Lucianone.

Luciano Moggi è uno che “sa come si fa“ . E visto che ha cominciato a guadagnarsi il pane facendo il casellante in un piccolo scalo ferroviario,  sa come conservarselo, il pane.

Moggi è abile, furbo, spietato in un mondo dove abbondano i lupi. C'è una cosa che il film omette: dopo Calciopoli, dopo che nel 2006 la Juventus ha pagato per tutti, quando,nel 2010 si scopre (il film fa sentire le telefonate di Bergamo con Moratti e Facchetti)  che tutti parlavano con il designatore, Moggi (radiato dalla giustizia sportiva, condannato in tre gradi di giudizio per associazione per delinquere, reato prescritto) rivela che lui “quelle cose“ (le telefonate ai designatori n.d.r) ha dovuto farle per difendersi".

Parlare con i designatori, allora, non era vietato: tutti lo facevano.

E dunque da cosa doveva difendersi Moggi? Il film non ne fa menzione. Lo ipotizzo io. Da un arbitro (Pierluigi Collina, quello della pallanuoto di Perugia) che all'una di notte incontrava nel parcheggio della trattoria dell'addetto agli arbitri del Milan,  dentro ad un'auto, il deus ex machina rossonero, Adriano Galliani. Immagino non per parlare di olio e salumi. Si doveva difendere, Moggi, da chi  (Inter) tesserava giocatori (Recoba) con passaporti falsi, li faceva giocare, ma per il reato non subiva sanzioni dalla giustizia sportiva. Da chi presentava fidejussioni false (Roma) ma non subiva sanzioni, sempre dall'ineffabile giustizia sportiva. Da chi si iscriveva al campionato fuori tempo massimo (Roma) ma egualmente veniva fatto partecipare. Da chi mandava a Natale agli arbitri e agli assistenti (Roma) Rolex d'oro ma egualmente veniva perdonato dalla giustizia  sportiva. Da chi (Genoa) veniva beccato con una valigia di dobloni per truccare una partita, ma (incredibilmente?) non veniva radiato. Da chi presenziava con i propri ultras (Lazio) in rivolta (con sassi, biglie, spranghe, molotv e razzi)  davanti alla Federazione ed egualmente dalla giustizia sportiva non veniva punito. Mi fermo qui: ci vorrebbe la guida telefonica.

I comportamenti di Moggi punibili al massimo - data l'impossibilità di leggere  rapidamente la montagna  di carte processuali  (lo afferma Giannini nel racconto del film ) con qualche punto di penalizzazione e con una sanzione pecuniaria - fanno viceversa precipitare la Juventus in serie B con penalizzazione.

Quel processo dura solo due  settimane senza possibilità di difesa alcuna. La giustizia sportiva non lo prevede. Non siamo nell'Urss di Stalin, siamo in Italia. Ma così vanno le cose per quanto attiene alla giustizia sportiva: il procuratore espone, accusa, chiede le pene. E l'accusato non può difendersi. La sua difesa è irrilevante. Il tribunale sportivo giudica e raramente disattende le richieste del procuratore. Per la cronaca, in quel processo, uno dei componenti il collegio giudicante (Sandulli) affermerà, successivamente: “Giudicammo sull'onda del sentire popolare" .

 

PALAZZI: PERCHE'?

 

Il film di questo non fa menzione. Al pari dell'immonda canea montata dai giornali, una idrovora nella quale finì persino l'accorato appello di un monsignore  a Moggi, in favore di due cittadine  moldave che cercavano lavoro come  donne delle pulizie.

Senza il livore di troppi media ascari di questa o quella società sportiva, Calciopoli avrebbe avuto un altro indirizzo. Senza i media amici dell'Inter, il tribunale ( penale)  di Napoli non avrebbe potuto costruire un castello di teoremi. Non avrebbe potuto permettere al capo investigatore Auricchio, capitano dei Carabinieri, di trincerarsi dietro a tanti “non ricordo“ quando gli fu chiesto conto di come le intercettazioni telefoniche fossero state selezionate. Del perché ce ne fossero 40 di Moggi e non ci fossero quelle relative all'Inter, pur segnalate come rilevanti dai suoi aiutanti con tanto di baffi rossi. Senza la connivenza dei media che misero il silenziatore alla notizia, le telefonate incriminanti dell'Inter (che avrebbero potuto portare  alla retrocessione della società milanese), avrebbero avuto ben altro risalto. Senza l'affetto dei mille comici interisti, quelli che raccontavano che “perdere è bello“, i media nazionali avrebbero chiesto la testa del procuratore Stefano Palazzi. Il procuratore che incredibilmente presentò una relazione che ipotizzava per l'Inter la violazione dell'articolo uno del regolamento sportivo, punibile con la retrocessione. Si fosse trattato di un'altra società, (una che non avesse ricevuto scudetti a tavolino da un commissario straordinario ex  consigliere di amministrazione dell'Inter, una che non si autodefinisse “onesta”)  giornali e troupe televisive si sarebbero accampati per un mese fuori dalla casa di Palazzi per chiedergli conto di quel documento presentato un paio di giorni dopo che il reato era caduto in prescrizione. Media degni di questo nome avrebbero chiesto a Palazzi  conto dei suoi incomprensibili ritardi nelle indagini. Relativamente al dossier sul quale  il suo predecessore, Saverio Borrelli, ex Capo del pool “Mani Pulite“ lo aveva pubblicamente invitato “a continuare ad indagare e ad andare a fondo".

Argomenti che il film tocca di striscio. Ma che Calciopoli sia una ferita ancora aperta lo dimostrano le parole di John Elkann: “Ero molto giovane all'epoca e non riuscivo a valutare a pieno la situazione. Fu una enorme guerra contro la Juventus: soffrimmo le pene dell'inferno".

La faccia di Elkann nel film non è la faccia di uno che che considera chiusa la vicenda. Carlo Tavecchio si faccia proiettare in sala riservata la pellicola: Tar o non Tar trarrà dalla visione del film, elementi istruttivi.

Perché, a Torino hanno la memoria lunga. Ricordano chi è restato nel momento più terribile della storia della società (Buffon, Del Piero, Nedved,  Chiellini, Trezeguet ) e chi invece se ne andò nottetempo: da Ibra ,a Cannavaro, a Zambrotta. Alcuni pur avendo (Capello) ancora un anno di contratto.

Hanno la memoria lunga a Torino. Rammentano chi aveva predetto che la Juventus dopo Calciopoli non avrebbe mai più vinto.  Rammentano gli errori societari e i settimi posti. Fino al Rinascimento: la Juventus che da società familiare e padronale, diventa una vera società per azioni. Una azienda che sa produrre trofei assieme ad utili finanziari. Una mosca bianca in un mondo dove è normale chiudere i bilanci con il segno meno. E dove - senza sanzioni - è possibile continuare a partecipare senza pagare a fine mese gli stipendi ai giocatori .

E' in questo modo che arriva  (grazie al  lavoro di Agnelli, Marotta, Paratici, Nedved e alle decine di persone sconosciute al grande pubblico che quotidianamente lavorano per la Juventius), grazie ad un programma e a un progetto lo scudetto della terza stella: quello di Trieste.

Grazie a questi uomini e alla disponibilità dell'azionista di maggioranza Elkann, la Juventus sta diventando un colosso di dimensioni mondiali. Quanto a organizzazione, risorse, fatturato, qualità.

Questa Juventus ha eguagliato con un quinquennio di scudetti quella mitica degli anni Trenta. Ma visto che anche nel film , Giampiero Boniperti, dalla panchina degli studenti fondatori rammenta che “vincere non è importante, ma che alla Juventus è l'unica cosa che conta" ha messo le basi per diventare la migliore. Non solo in Italia. Con idee, conti in ordine, impianti ed iniziative di altissima qualità, staff selezionatissimo, giocatori di assoluta affidabilità, un vivaio che è in crescita.

Oltre al film visibile il 10-11-12 ottobre nelle sale italiane, presto i tifosi avranno a disposizione anche un libro sulla  leggenda della Vecchia Signora.

 

TAVECCHIO BATTA UN COLPO

 

Mentre chiudo queste note, Madama ha allungato in classifica sul Napoli. Io lo so cosa frulla nella testa di quelli di Torino. Li conosco. Credo lo sappia anche Tavecchio. Rivogliono gli scudetti.

La loro bulimia rappresenta un manifesto: vincere sempre per costringere la Federazione a riaprire il processo sportivo. Tantissimi anni fa Alfredo Binda fu pagato per non partecipare al Giro d'Italia. Carlo Tavecchio non ha le risorse per indurre la Juventus a non partecipare al campionato. E quand'anche le avesse, la Juventus rifiuterebbe. Ma ha la possibilità, Tavecchio, di riaprire il processo sportivo, agendo finalmente con equanimità. Rendendo giustizia a chi fu a suo tempo condannato con pene esorbitanti, rispetto al reato commesso.

Si faccia Tavecchio, una domanda: c'è il pericolo di una dittatura bianconera?

Si dia una onesta risposta. E poi si chieda: vale la pena essere tanto “sordi”  per un cartone ?

Il peso di Tavecchio nel Consiglio Federale va oltre la sua carica di presidente . 

Si faccia proiettare il film, Tavecchio.  E legga cosa propone prima dei titoli di coda. Sul  fondo nero scorrono tre blocchi di parole in bianco..

Il primo: Berlusconi sta cedendo il Milan ad investitori cinesi

Il secondo: Moratti ha ceduto l'Inter ad investitori indonesiani e cinesi

Il terzo: La famiglia Agnelli è sempre proprietaria della Juventus e continua a guidarla.

 

ALLEGRA: LA SIGNORA

 

Tutto all'americana, con grandi documenti, grandi fotografie, grandi interviste (la maggior parte in inglese), grandi momenti di calcio. Il titolo bellissimo di un giornale dopo il suicidio di Edoardo, “E' morto un uomo buono". E un pre-finale che a me è parso anche il sigillo della storia: la signora Allegra (mamma di Andrea) che onora il suo nome, regale nella sua matura bellezza, jeans e maglietta, che balla e canta allo Stadium insieme ad una nipotina l'inno della Juventus.

Chi conosce il peso di Allegra Agnelli nella famiglia sa che nessuno più di lei incarna i tratti della Signora.

“Storia di un grande amore"  recita il titolo dell'inno della Juve. E per amore si è disposti a fare qualsiasi cosa.

 
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Giannini la voce del film Juventus Story racconta la sua esperienza

Post n°13442 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Juventus Story al cinema dal 10 al 12 ottobre
09.10.2016 13:00 di TuttoJuve Redazione2  articolo letto 6797 volte
Giannini la voce del film Juventus Story racconta la sua esperienza

Giancarlo Giannini, attore, doppiatore, regista e sceneggiatore italiano ha presto la sua voce e interpretazione nelfilm sui 120 anni della formazione bianconera. Lui stesso racconta l'interesse nel narrare la storia della Famiglia Agnelli che va di pari passo con la storia della Juventus.

Juventus Story, il film in arrivo nelle sale italiane solo per tre giorni, dal 10 al 12 ottobre, distribuito da Nexo Digital e Good Films. Si tratta di un docu-film sulla Juventus e sul legame con la famiglia Agnelli, con interviste a Gianluigi Buffon, Alessandro del Piero, Andrea Pirlo, Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci, Andrea Agnelli, John, Lapo e Ginevra Elkann. Attraverso un sapiente mix di immagini esclusive, interviste ai nomi più illustri del calcio mondiale, video di repertorio e materiali inediti provenienti dagli archivi privati della società, si raccontano i 120 anni di leggenda a strisce bianconere.

 
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Lo "stile Juve" in un libro: Bettega e Furino presentano "Io e la Juve" di Pasquale Gallo

Post n°13441 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Lo "stile Juve" in un libro: Bettega e Furino presentano "Io e la Juve" di Pasquale Gallo

Un amore profondo per una squadra di calcio. E una serie di avvenimenti rimasti nella storia del pallone e nella vita di Pasquale Gallo, autore di "Io e la Juve", libro oggi presentato al Circolo dei Lettori di Torino. Il compito accogliere il testo (edito da Tullio Pironti) è stato affidato a Roberto Bettega, in compagnia diBeppe Furino, del giornalista Gianni Firera e dello storico Gianni Oliva. Durante la presentazione si è parlato della Juventus degli anni '70, ricordando aneddoti e curiosità legati a un glorioso periodo di successi sportivi. Non solo trionfi ma anche contrarietà e sfortune: dalla malattia di Bettega (lontano a lungo dai campi per una tcb) fino al doloroso capitolo di Calciopoli. Qualche difficoltà ma tante gioie, avvolte tutte dallo "stile Juventus", spiegato e raccontato dai suoi protagonisti insie

 
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Cafè Society

Post n°13440 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Non c'è niente da fare... Woody Allen è sempre Woody Allen? Cosa dobbiamo sottolineare ancora? Di cosa dobbiamo stupirci? Ci possiamo ancora sorprendere per la sua creatività e il suo genio? Direi proprio di si... cafè society è l'ennesimo viaggio nelle caratterizzazioni della vita con la solita ironia alleniana pungente e sarcastica; cronaca di un amore mancato e dell'amarezza dei personaggi. Il tutto viene creato analizzando i temi preferiti del regista newyorkese, ovvero il cinema, lui stesso e le donne. A cui si aggiunge una fotografia magnifica opera di un grande come Storaro e un lavoro sui dettagli praticamente perfetto. La parte più geniale è il finale del sogno, ovvero l’idea che l'amore può essere sognato e che possa continuare ad esistere come qualcosa di puramente mentale pur se non possibile da vivere nel reale

 
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La verità sta in cielo

Post n°13439 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Il 22 giugno 1983 avviene uno degli eventi più oscuri e ancora irrisolti della storia italiana del '900, ovvero il rapimento di Emanuela Orlandi, una cittadina vaticana figlia di un messo pontificio. Dopo trent'anni non si sa ancora quale sia la verità, tranne che la ragazza non ha fatto più ritorno a casa. In questi anni sono state fatte tantissime ipotesi, ma forse bisogna indagare proprio nell'Italia di quegli anni per capire quello che succede nel presente e soprattutto capire lo scandalo "Roma capitale".

Sollecitata da questo scandalo, una rete televisiva inglese decide di inviare a Roma una giornalista di origine italiana per indagare proprio sul mistero della Orlandi. Così con l'aiuto di un'altra giornalista che ha spesso intervistato Sabrina Minardi, amante di Enrico De Pedis, si prova a risolvere l'enigma non capendo però di stare scoperchiando il vaso di Pandora. Perchè oltre alla domanda di chi ha rapito la quindicenne, il perchè e che fine ha fatto si intrecciano anche i rapporti che "Renatino" aveva con i servizi segreti, il Vaticano, la politica e le mafie.

"La verità sta in cielo" di Faenza, tratto dal romanzo di Vito Bruschini “La verità sul caso Orlandi”; quindi è, se non la parola fine alla questione Emanuela Orlandi, comunque e soprattutto un riassunto delle inchieste degli ultimi 30 anni; di come ci sia un filone che lega le vicende di mafia capitale agli eventi criminal-finanziari degli anni'80 come detto prima e soprattuto il racconto di tutte le piste studiate e un approfondimento sul personaggio di DePedis (senza i romanzismi costruiti da romanzo criminale e soprattutto dai giornalisti).

Il tutto viene realizzato in maniera eccelsa, con lo stile di Rosi e Petri, ma anche dello stesso Bellocchio e sostenendo la lezione di Leonardo Sciascia che ogni storia, anche la più complicata, può diventare semplice se si è in grado di evidenziare le dinamiche che raccontano la vicenda dove l'interesse di pochi vale su quello di molti. Attraverso un dettagliato lavoro di ricerca basato su materiali di archivio e contatti con la famiglia Orlandi, Roberto Faenza tenta di ricostruire il mistero.

È da oltre 30 anni che questa storia attende di essere portata all’attenzione del pubblico internazionale. Trattandosi di una vicenda con scabrose ramificazioni ancora attuali in un tessuto che coinvolge la politica, la criminalità organizzata e una parte della Chiesa, si può capire il perché di tanto ritardo. Sinora nessun pontefice ha preso la decisione di aprire le carte del caso Orlandi, che pure si sanno secretate in Vaticano. Papa Bergoglio ha mosso i primi passi ed è probabile che altri seguiranno”.

Ma la risposta principale alla domanda non è stata svelata, come sembrava annunciare Faenza; non siamo di fronte a "Il caso Mattei" dove Rosi ci dava la sua teoria che poi si è dimostrata esatta. Viene solamente fatta una teoria su quello che ci hanno raccontato sulla trafugazione del corpo di DePedis e sul dossier che il Vaticano avrebbe promesso alla magistratura italiana senza ancora averlo pubblicato.

Quindi, se sappiamo chi l'ha rapita e forse anche che fine ha fatto, chi ha dato l'ordine? L'unico che ha probabilmente la risposta in parte l'ha già svelata con quelle poche parole al fratello della ragazza, "lei è in cielo" ed è per questo che la Verità sta in Cielo. Manca solo un metro da percorrere per arrivare alla verità, non so se ci arriveremo, ma con il mio film sollecito a compiere quest’ultimo sforzo per raccontare finalmente alla famiglia e all’Italia cosa è successo davvero a Emanuela Orlandi” spiega Faenza.

Il Vaticano però perchè non racconta tutto? Perchè c'è un intrigo spionistico da guerra fredda in cui sarebbero stati coinvolti alte sfere del Vaticano, malavita organizzata, politici e affaristi della capitale, servizi segreti italiani e stranieri? Questo film non farà certo piacere a certi ambiente anche perchè come hanno sottolineato in molti, nelle scene finali del film si va a intendere che esista una Chiesa "pre" e una Chiesa "post" Bergoglio, una rigorosamente opaca, torbida e corrotta, l'altra carica di attese e speranza. 

Voto finale: 4/5

Poster

Il 22 giugno 1983 una ragazza di 15 anni, Emanuela Orlandi, sparisce dal centro di Roma e non farà più ritorno. E' figlia di un commesso pontificio e ben presto si capisce che la sparizione coinvolge diversi poteri forti, dal Vaticano alla Banda della Magliana fino a Mafia Capitale. La sua scomparsa è l'occasione per raccontare la piramide omertosa che da quel momento metterà in ginocchio la capitale. Una vicenda con scabrose ramificazioni ancora attuali in un tessuto tipicamente italiano che coinvolge politica, criminalità organizzata e una parte della Chiesa. E' da 30 anni che questa storia attende di essere raccontata.

 

 
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Lettere da Berlino

Post n°13438 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Neruda

Post n°13437 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Doctor Strange

Post n°13436 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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In guerra per amore

Post n°13435 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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In guerra per amore

Post n°13434 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

New York 1943. Mentre il mondo è nel pieno della seconda guerra mondiale, Arturo vive la sua travagliata storia d'amore con Flora. I due si amano, ma lei è promessa sposa al figlio di un importante boss. Per convolare a nozze, il nostro protagonista deve ottenere il sì del padre della sua amata che vive in un paesino siciliano. Arturo, giovane e squattrinato, ha un solo modo per raggiungere l'isola: arruolarsi nell'esercito americano che si prepara per lo sbarco in Sicilia: l'evento che cambierà per sempre la storia della Sicilia, dell'Italia e della Mafia.

 
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Doctor Strange

Post n°13433 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Doctor Strange racconta la storia del neurochirurgo di fama mondiale Stephen Strange, la cui vita cambia per sempre dopo che un terribile incidente automobilistico lo priva dell’uso delle mani. Quando la medicina tradizionale si dimostra incapace di guarirlo, Strange è costretto cercare una cura in un luogo inaspettato: una misteriosa enclave nota come Kamar-Taj. Scoprirà presto che non si tratta soltanto di un luogo di guarigione ma della prima linea di una battaglia contro invisibili forze oscure decise a distruggere la nostra realtà. Presto, Strange imparerà a padroneggiare la magia e sarà costretto a scegliere se fare ritorno alla sua vita agiata o abbandonare tutto per difendere il mondo e diventare il più potente stregone vivente.

 

SOGGETTO:

Ispirato all'omonimo e celebre personaggio dei fumetti, apparso per la prima volta nel luglio del 1963 nel numero 110 di "Strange Tales"

 
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Piuma

Post n°13432 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

E' la storia di Ferro e Cate, due ragazzi come tanti, ai giorni nostri. Una gravidanza inattesa e il mondo che inizia ad andare contromano: la famiglia (quella accogliente e "normale" del ribelle Ferro, quella sgangherata e fuori dagli schemi della più assennata Cate), la scuola (i fatidici esami di maturità), gli amici (che sì, li capiscono, ma devono partire per il viaggio organizzato dopo gli esami), il lavoro (che non c'è). Tra tentennamenti e salti nel buio, prese di responsabilità e bagni di incoscienza, i due protagonisti attraverseranno i nove mesi più emozionanti e complicati della loro vita, cercando di non perdere la loro purezza e quello sguardo poetico che li rende così speciali.

 

NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2016.

 
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Il missionario

Post n°13431 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

 

Poster

In un Paraguay diviso tra illimitata ricchezza ed estrema povertà, Juan è un adolescente irrequieto, che soffre per un profondo conflitto con il padre. Alla ricerca di divertimento, indipendenza e libertà, viene sopraffatto da una realtà avida e senza scrupoli, che priva gradualmente la sua vita di ogni senso. L'incontro con un missionario porterà alla svolta: in un turbinio di colpi di scena e forti emozioni, quando tutto sembrerà perduto, tutto sarà riconquistato. Toccare il dolore più profondo, porterà al ritrovamento dell'amore più grande.

  • SCENEGGIATURAMarcelo Torcida
  • FOTOGRAFIAMarc Cuxart
  • PRODUZIONE: Dominus Production
  • DISTRIBUZIONE: Dominus Production
  • PAESE: Paraguay, Spagna, Argentina
  • DURATA92 Min

 

 
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American pastoral

Post n°13430 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Tratto dal libro capolavoro di Philip Roth vincitore del Premio Pulitzer, American Pastoral è la storia di Seymour Levov detto "lo Svedese", un uomo che dalla vita ha avuto tutto: bellezza, carriera, soldi, una moglie ex Miss New Jersey e una bambina a lungo desiderata, ma il cui mondo pian piano va in pezzi quando la figlia ormai adolescente compie un attacco terroristico che provoca una vittima. Come è possibile che una tragedia di questo tipo sia accaduta proprio allo Svedese, la persona che per tutta la sua vita ha incarnato il Sogno Americano? Dove ha sbagliato?

 
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Qualcosa di nuovo

Post n°13429 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Lucia e Maria si conoscono da sempre. Due amiche che più diverse non si può. Lucia ha chiuso col genere maschile, Maria invece non riesce proprio a farne a meno. Una sera nel suo letto capita (finalmente!) l'Uomo perfetto. Bello, sensibile, appassionato, maturo. Il mattino però porta con sé incredibili sorprese e tra equivoci, grandi bugie e piccoli abbandoni Lucia e Maria si prenderanno una bella vacanza da sé stesse. Forse quel ragazzo incontrato per caso è davvero l'Uomo che tutte cercano perché con le sue semplici teorie riesce a fare la vera radiografia delle loro vite, a buttare all'aria abitudini e falsi miti e a rivoluzionare ogni desiderio e ogni certezza.

 
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Inferno

Post n°13428 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Le avventure del simbolista di Harvard non sono finite. Robert Langdon si risveglia in un ospedale di Firenze, vittima di una profonda amnesia, dopo che alcuni uomini misteriosi hanno tentato di ucciderlo e sembrano voler portare a termine il lavoro. Si affida al medico Sienna Brooks per recuperare i suoi ricordi e svelare ancora una volta i misteri che si annidano intorno all'opera immortale di Dante, le cui immagini criptiche sembrano non voler abbandonare la mente dello studioso. Il Consortium, un'organizzazione segreta, sarà il nuovo nemico da sconfiggere. Un ritmo ricco di tensione in una battaglia tra il bene e il male che sembrano avere confini molto sottili.

 

SOGGETTO:

Basato sull'omonimo romanzo di Dan Brown.

 
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Neruda

Post n°13427 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

1948: guerra fredda in Cile. Il senatore Pablo Neruda accusa il governo di tradire il partito comunista e viene accusato dal Presidente Gonzalez Videla. Il prefetto Oscar Peluchonneau deve arrestare il poeta che cerca di fuggire dal paese con la moglie. Ispirato dai drammatici eventi della sua nuova vita da fuggitivo, Neruda scrive "Canto General". Neruda vede nella sua storia di poeta perseguitato dal suo implacabile avversario, la possibilità di diventare sia un simbolo di libertà che una leggenda letteraria.

 

 

NOTE:

Presentato al Festival di Cannes 2016 nella Quinzaine des Réalisateurs.

 
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Lettere da Berlino

Post n°13426 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Alone in Berlin

Poster

Berlino 1940. La città è paralizzata dalla paura. Otto e Anna Quangel sono una coppia appartenente alla classe operaia che vive in un appartamento malmesso e che, come tutti, cerca di stare alla larga dai guai durante la dominazione nazista. Quando il loro unico figlio viene ucciso al fronte, la perdita spinge Otto e Anna a compiere uno straordinario atto di resistenza e rivolta. Iniziano così a diffondere per tutta la città cartoline anonime contro il regime di Hitler, con il rischio concreto di essere scoperti e giustiziati. Presto la loro campagna antinazista richiama l'attenzione dell'ispettore della Gestapo Escherich e inizia una spietata caccia all'uomo. Nella loro ribellione silenziosa ma decisa, i Quangel riescono a sfidare il regime spietato e dispotico di Hitler con la sola forza delle parole.

SOGGETTO:

Tratto dal romanzo di Hans Fallada "Ognuno muore da solo".

 
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