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« costi da tagliareIL GRANDE GIOCO AFRICANO »

Se distruggiamo l'Amazzonia distruggiamo la nostra vita

Post n°443 pubblicato il 29 Settembre 2011 da Guerrino35

Il governo della Bolivia è nel caos per la costruzione di una mega-autostrada che taglierebbe in due l’Amazzonia, distruggendo così la foresta. A seguito della repressione brutale contro i manifestanti indigeni, il Presidente è dovuto tornare sui suoi passi per riconsiderare la sua decisione. Mettiamoci dalla parte delle coraggiose comunità indigene per fermare la violenza e proteggere l’Amazzonia - firma ora e inoltra la petizione a tutti:


Firma la petizione

Domenica la polizia boliviana ha usato gas lacrimogeni e manganelli contro le popolazioni indigene, inclusi donne e bambini, che manifestavano contro la costruzione di una mega-autostrada illegale che taglierà in due la foresta amazzonica.

72 ore dopo il paese è caduto in crisi: il Ministro della difesa ha rassegnato le dimissioni per disgusto, i boliviani hanno occupato le strade del paese e il Presidente Evo Morales è stato costretto a sospendere momentaneamente la costruzione dell’autostrada. Alcune multinazionali molto potenti, però, hanno già cominciato a disboscare questa preziosa riserva naturale. Solo se il mondo si metterà dalla parte di questi coraggiosi leader indigeni potremo far sì che l’autostrada segua un altro percorso e garantire così la protezione della foresta.

Avaaz ha appena consegnato una petizione d’emergenza firmata da 115.000 membri della Bolivia e dell’America Latina a due ministri importanti: ora sono estremamente preoccupati e sotto pressione. Dopo questi episodi di brutale violenza dobbiamo agire con maggiore urgenza e lanciare un allarme per fermare la repressione e la costruzione dell’autostrada. Clicca per firmare la petizione - sarà consegnata in maniera spettacolare al Presidente Evo Morales non appena raggiungeremo le 500.000 firme:

http://www.avaaz.org/it/bolivia_stop_the_crackdown/?vl

Migliaia di indigeni hanno manifestato per sei settimane, dall’Amazzonia alla capitale. Alla fine, durante un incontro con Avaaz la settimana scorsa, il Ministro degli Affari esteri della Bolivia si è impegnato ad aprire un dialogo con i leader. Sabato è andato a parlare con i manifestanti, ma quando ha rifiutato di rispondere persino alle domande più basilari, lo hanno costretto a marciare con loro per un’ora per oltrepassare il blocco della polizia. Il giorno seguente gruppi di forze armate hanno fatto irruzione nell’area dove i manifestanti avevano messo su le tende, picchiando i presenti e chiudendo in galera centinaia di loro, dopo essere stati portati via a forza.

L’autostrada lunga 300 km taglierebbe in due il territorio TIPNIS (Territorio Indigeno e Parco Nazionale Isiboro Sécure), il gioiello della foresta amazzonica boliviana, famoso per i suoi enormi alberi, fauna selvatica e acqua purissima. La natura incontaminata e il significato culturale del TIPNIS gli hanno valso lo status di area doppiamente protetta, sia come parco nazionale che come riserva degli indigeni. L’autostrada è finanziata dal Brasile e collegherebbe il Brasile con i porti del Pacifico. Ma sarebbe un’arteria velenosa che distruggerebbe queste comunità e la foresta e aprirebbe questa terra incontaminata al disboscamento, alle esplorazioni di petrolio e di minerali, e alle attività industriali e agricole in larga scala. Uno studio recente dimostra che se l'autostrada fosse portata a compimento, il 64% del parco sarebbe disboscato entro il 2030.

La legge internazionale e quella boliviana dicono che i leader indigeni devono essere consultati se il governo vuole appropriarsi della loro terra, e le comunità indigene pretendono alternative sicure dove sviluppare la crescita economica e l’integrazione regionale. Ma il governo ha ignorato la loro opposizione e ha fallito nel prevedere una strada alternativa che non passasse per il TIPNIS. Morales ora invoca un referendum per la regione che ignora la legge e che è visto da molti come un tentativo di costruire illegittimamente il consenso.

Morales, primo Presidente indigeno della Bolivia, è conosciuto in tutto il mondo per le sue battaglie in difesa dell’ambiente e delle popolazioni indigene. Incoraggiamolo a rimanere saldo ai suoi principi, ora che questo conflitto latente ha raggiunto il suo picco violento, e mettiamoci dalla parte di quelli che sono in prima linea per difendere l’Amazzonia e per rispettare le comunità indigene. Firma questa petizione urgente per fermare la repressione e la costruzione dell’autostrada fuorilegge:

http://www.avaaz.org/it/bolivia_stop_the_crackdown/?vl

Ancora una volta la protezione della terra da cui tutti dipendiamo e i diritti delle popolazioni indigene sono sacrificati dai nostri governi sull’altare dello sviluppo e della crescita economica. I nostri leader scelgono le attività minerarie e la deforestazione anziché la nostra sopravvivenza, favorendo i profitti delle multinazionali. Nel futuro che tutti noi vogliamo l’ambiente e le vite di persone innocenti vengono prima del profitto. Il Presidente Evo Morales ora ha l’opportunità di mettersi dalla parte della sua gente, salvare l’Amazzonia e ripensare a cosa lo sviluppo significhi per l’America Latina in termini concreti.

Con speranza,

Luis, Laura, Alice, Ricken, David, Diego, Shibayan, Alex e il resto del team di Avaaz

 
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