Il camaleonte

Post n°32 pubblicato il 03 Aprile 2009 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Il Cmaleonte

I camaleonti sono di dimensioni molto variabili; si va dai 60 cm circa del Calumma parsonii a meno di 10 cm delle specie più piccole (gli adulti di una specie endemica del Malawi raggiungono a malapena il centimetro e mezzo di lunghezza). Molte specie hanno la testa "decorata" da protuberanze nasali, rostri, corna, o creste; queste decorazioni sono in genere più evidenti nei maschi.

I principali elementi morfologici che accomunano tutte le specie di camaleonti sono la struttura delle zampe, gli occhi, la mancanza di orecchie, e la lingua. Le zampe dei camaleonti hanno due dita principali, ciascuna delle quali presenta due o tre artigli. Le dita servono al camaleonte come una tenaglia per afferrarsi saldamente ai rami. Le zampe anteriori presentano due artigli sul dito esterno e tre su quello interno; nelle zampe posteriori questi numeri sono invertiti.

Le decorazioni della testa del Furcifer pardalis

Gli occhi dei camaleonti rappresentano un caso unico nel mondo animale. Possono ruotare e mettere a fuoco indipendentemente l'uno dall'altro; senza spostarsi, il camaleonte è in grado di osservare l'ambiente circostante a 360°. Quando punta una preda, il camaleonte rivolge verso di essa entrambi gli occhi, recuperando la visione stereoscopica e quindi la percezione della profondità. Gli occhi sono coperti quasi interamente dalle palpebre.

I camaleonti non sono dotati di organo vomeronasale. Come i serpenti, non hanno orecchie e pare siano sordi (o per lo meno, incapaci di udire suoni trasportati dalle vibrazioni dell'aria). Di alcune specie, viceversa, risulta che comunichino attraverso vibrazioni nei rami.

I camaleonti hanno la lingua incredibilmente lunga (talvolta più lunga del loro stesso corpo), e sono in grado di estrofletterla molto velocemente; in un certo senso, la velocità con cui i camaleonti possono "lanciare" la lingua controbilancia la loro generale lentezza nei movimenti. La loro lingua termina con una pallina di muscolo appiccicosa, che serve per catturare gli insetti; non appena la preda viene colpita, la lingua viene ritratta velocemente, e l'insetto viene rapidamente masticato dai forti denti del camaleonte (un piccolo camaleonte riesce a mangiare senza difficoltà anche una grossa locusta o una mantide).

La maggior parte delle specie di camaleonti si trovano in Africa (due terzi nel solo Madagascar) e in altre regioni tropicali, sebbene vi siano camaleonti anche in alcune zone dell'Europa meridionale (Andalusia, Sicilia e Grecia), nello Sri Lanka, in India e Asia Minore. Nelle Hawaii, in California e in Florida sono state introdotte dall'uomo popolazioni di Camaleonti di Jackson.

I camaleonti sono specie principalmente arboree ma possono anche vivere nei cespugli o (per le specie più piccole) nell'erba. Diverse specie di camaleonti si sono adattate a diversi habitat, dalla foresta pluviale e tropicale alla savana fino alle zone semi-desertiche e steppose.Tutte le specie di camaleonti sono diurne, e principalmente attive al mattino e nel tardo pomeriggio. I camaleonti sono molto lenti nei movimenti, e accompagnano i loro passi con un caratteristico ondeggiamento avanti e indietro. Sono in grado di muoversi relativamente più veloci se cercano di sottrarsi allo sguardo di un potenziale predatore, ma sono cacciatori passivi, che rimangono immobili (anche per ore) in attesa di una preda di passaggio. Sono animali solitari e spesso aggressivi nei confronti dei loro simili, eccetto che ai fini dell'accoppiamento.

 
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Lo Squalo 

Post n°31 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da Jack.Stig
Foto di Jack.Stig

Attualmente sono note circa 500 specie di squali.
Solitamente gli squali sono forniti da pinne diverse per forma e
posizione: un paio di pinne pettorali, un paio di pinne pelviche, due
pinne dorsali (prima e seconda pinna dorsale), una pinna anale ed una
pinna caudale (avente un lobo superiore ed un lobo inferiore). Nel
nuoto le pinne svolgono differenti funzioni: le pinne pettorali e
pelviche sostengono e stabilizzano,le dorsali e l'anale stabilizzano,la
caudale fornisce la propulsione.
Le fessure branchiali, sono 5 paia, poste presso le attaccature
anteriori delle pinne pettorali. Le branchie hanno funzione
respiratoria: l'acqua entra nella bocca dello squalo, e quando poi
fuoriesce dalle fessure branchiali, sulle branchie hanno luogo gli
scambi gassosi, cioè l' assunzione di ossigeno e il rilascio di
anidride carbonica.
Lo squalo balena è il pesce più grande del mondo: lungo fino a 18
metri, può pesare fino a 10 tonnellate. E' un animale raro che vive nei
mari tropicali. Totalmente privo di aggressività, non cerca neppure di
difendersi quando viene attaccato.
Lo squalo gigante o pesce elefante è il più grande pesce vivente dopo
lo squalo balena e il più grosso fra quelli che frequentano i nostri
mari. Assolutamente innoquo è dotato di temperamento pacifico; i
cacciatori subacquei si divertono a montare a cavalcioni sulla sua
grande coda. Misura fra 8 e i 10 metri, ma può raggiungere anche i 15.
Si nutre di plancton e dunque frequenta i mari dove questo è
abbondante; è diffuso nell'Atlantico del Nord, dove vive in branchi
numerosi. La femmina partorisce un solo piccolo dopo una gestazione di
due anni. E' una specie che nuota in superficie. Si distingue oltre che
per le dimensioni, per le fessure branchiali molto sviluppate che
compiono quasi il giro del corpo e racchiudono un filtro branchiale
composto di una moltitudine di appendici cornee.
Lo squalo spinoso, invece, deve il suo nome alle protuberanze
spiniformi che ne ricoprono il corpo. La prima pinna dorsale è posta
molto indietro. E' lungo 3 metri e pesa oltre 200 chilogrammi. Vive nei
mari temperati e caldi, precisamente nel Mediterraneo e nell'Atlantico,
sotto i 500-1000 metri di profondità. La sua carne bianca è
commestibile.
Dal fegato viene ricavato un olio impiegato come medicinale.
Lo squalo della Groenlandia o squalo Sonnolento misura fino a 6 metri
di lunghezza. La pelle è rivestita di piccole scaglie aguzze ed è
grigia o bruna.
Lo squalo bianco ha corporatura massiccia. Il muso ha forma conica, un
po' bombato inferiormente. Ha occhi scuri. Ha denti grandi e
triangolari. Le 5 fessure branchiali sono ampie. Le pinne pettorali
sono ampie e allungate. La pinna caudale è grande, di forma "lunata",
avendo il lobo inferiore lungo quasi quanto il superiore. Il peduncolo
caudale è depresso in senso dorso-ventrale, in modo da formare due
ampie carene sui lati. Il colore è bianco nella parte inferiore del
corpo, variabile tra grigio, bruno, blu e talora nero nella parte
superiore. Sulla faccia inferiore delle pinne pettorali, all'apice, è
presente una macchia nera, mentre un'altra macchia grigiastra, più
grande è presente in corrispondenza dell'ascella delle pinne pettorali.
Lo squalo bianco è lungo 6 metri e molto probabilmente arriva a
dimensioni anche maggiori. Vive in Sud Africa, Australia, California.
Nel Mare Mediterraneo lo troviamo in Sicilia, Malta e Tunisia, e ancora
nel Mare Adriatico, Mare Tirreno, Mar Ligure e Mare Balearico.
da animalidelmondo

 
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Il Falco 

Post n°30 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da Jack.Stig
Foto di Jack.Stig

Il Falco (Falco, Linnaeus 1758) è un genere che appartiene alla famiglia dei rapaci ed è un animale diurno.


Ha il becco corto e molto ricurvo, con un dente acuminato e molto
sporgente che serve per lacerare la carne delle sue prede. Si nutre
generalmente di piccoli roditori, insetti, lucertole e uccelli.
Il suo metodo di caccia è molto semplice: si libra nell’aria e, grazie
alla sua eccezionale vista, adocchia la preda e si abbatte su di essa
in picchiata, afferrandola e trattenendola con le sue zampe potenti
dotate di lunghi artigli, ricurvi e taglienti. Come dimensione la femmina è più grande del maschio.


Per le sue abilità nella caccia è stato (e seguita ad essere)
preferito fra gli altri rapaci per la peculiare sistema di caccia della
"falconeria", in uso nelle epoche più antiche e particolarmente sviluppata dagli Arabi e dalle popolazioni centro-asiatiche, nonché dal nostro medioevo (famoso è il trattato di Federico II del Sacro Romano Impero , il De arte venandi cum avibus).


Il falco può costruire il suo nido
sugli alberi, su scogli, su rocce, dentro tronchi cavi o in nidi
artificiali. La femmina depone dalle quattro alle cinque uova. Appena
nascono i piccoli falchi hanno il corpo ricoperto da un morbido piumino
che in poche settimane viene sostituito da un piumaggio giovanile che
non è ancora definitivo. Entrambi i genitori si occupano dei piccoli:
la mamma sorveglia il nido e il papà procura il cibo fino a quando non
diventano autosufficienti. Fin dall’antichità il falco viene addestrato
dall’uomo per la caccia.


Tra le specie di falco del genere Falco vi è il Falco pellegrino (Falco peregrinus) da alcuni considerato l’animale più veloce del mondo.

 
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L'Aquila 

Post n°29 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da Jack.Stig
Foto di Jack.Stig

L'aquila può essere di diversi tipi: l'aquila dal ciuffo, l'aquila
bellicosa, l'aquila del Bonelli, l'aquila reale, l'aquila della lunga
coda e l'aquila di mare.
L'aquila dal ciuffo misura circa 60 centimetri di lunghezza. Il suo
piumaggio è bruno scuro, con parti inferiori delle ali bianche.
Un alto e largo ciuffo verticale e triangolare orna il capo di questo
rapace.
E' diffusa in tutta l'Africa, a sud del Sahara, dove la si incontra
nelle regioni boscose in particolare lungo i corsi d'acqua. Posata
sulla cima di una mimosa, raggrinza la fronte, socchiude gli occhi e
drizza verticalmente il ciuffo, e allarga le penne dei fianchi,
raddrizza tutte le altre e abbassa il ciuffo. Trascorre intere giornate
a fare ciò.
Ma non appena scorge una preda la sua apparente sonnolenza scompare e
si lancia sulla preda.
Questo rapace mangia rettili, insetti e anche fichi selvatici.
Fra agosto e ottobre la femmina depone uno o due uova bianche,
macchiate di bruno rossiccio.
L'aquila bellicosa, invece, è la più robusta delle aquile indigene
dell'Africa.
E' riconoscibile per il corto e largo ciuffo sull'occipite e può
misurare sino a un metro di lunghezza.
Il suo piumaggio è nero con riflessi bruni nelle parti superiori del
corpo e del petto, e bianco macchiato di nero nelle parti inferiori.
Si stabilisce prevalentemente sugli alberi isolati, dato che la sua
innata diffidenza la sollecita a tenere tutto sotto controllo.
Il suo cibo comprende roditori, piccole antilopi, e anche galline
faraone.
Aggredisce anche piccole scimme, e talvolta perfino bebbuini.
Essa nidifica sulle cime degli alberi più alti. Il nido è costituito da
rami robusti, da muschio, erica e steli ed ha un diametro variabile tra
un metro e mezzo e due metri ed è moto saldo che viene utilizzato per
anni.
La covata si limita quasi sempre ad un uovo solo, mentre la femmina
cova, il maschio le procura il cibo e dopo la schiusa si occupa anche
del nutrimento del piccolo.
L'aquila del Bonelli fu chiamato così in onore di un celebre
naturalista italiano del secolo scorso.
Lunga circa settanta centimetri, ha un'apertura alare di metri 1,70 e
può pesare da 1,6 a 2 chilogrammi.
E' più agile delle altre aquile. La parte superiore del suo corpo e le
ali sono di colore bruno scuro, mentre le parti inferiori sono bianche
striate di nero.
Se ne distinguono di tre sottospecie: la prima vive nell'estremo sud
dell'Europa, nell'Africa settentrionale, nell'Asia meridionale fino
alla Cina; la seconda in Africa a sud del Sahara, dalla Somalia
all'Angola; la terza abita nelle isole della Sonda.
In Italia è stanziale nelle grandi isole, rara altrove.
Essa vive sulle montagne rocciose. In inverno scende nelle pianure, ma
non compie migrazioni.
Alla velocità del falco, unisce l'agilità della sparviere e il coraggio
dell'Aquila reale. Generalmente dà la caccia alle pernici, ai piccioni
e agli uccelli acquatici.
Il nido è generalmente situato nella spaccatura di una roccia, sulla
sommità di una parete scoscesa, ma in Africa se ne trovano anche sugli
alberi.
Il nido viene costruito con ramoscelli, mentre la cavità interna è
tappezzata da piume dell'uccello stesso. La femmina depone due uova
bianche a volte punteggiate. La deposizione ha luogo tra febbraio ed
aprile.
L'aquila reale è la più grossa e la più forte delle aquile: la
protagonista delle più antiche leggende, il simbolo della forza e della
potenza invincibile.
E' lunga circa 95 centimetri, ha un'apertura alare di 2 metri, e pesa
da 3 ai 6 chilogrammi.
Il suo piumaggio è di colore bruno più o meno rossiccio.
La sua area di diffusione ricopre l'Europa e gran parte dell'Asia e
dell'America settentrionale.
Essa si trattiene soprattutto in montagna, sulle pareti rocciose
inaccessibili.
Si può dire che l'aquila reale non ha nemico eccetto l'uomo. Si nutre
di marmotte, di fagiani di monte, di lepri, di giovani anatre, talvolta
cattura agnelli.
Il diametro dei nidi può raggiungere i 2 metri. Le uova dell'aquila
reale somo piccole, rugose, e di colore biancastro, punteggiate di
grigio e bruno.
Il nido ospita due uova. L a femmina cova per 6 settimane.
L'aquila dalla lunga coda, invece, misura circa un metro di lunghezza e
la sua apertura alare raggiunge i 2,40 metri.
Ha un piumaggio color cioccolato sul dorso e nero nelle parti del
corpo.
Vive nelle foreste e nelle pianure dell'Austrialia, della Tasmania e
della nuova Guinea meridionale.
Si nutre di piccoli canguri, attacca anche la grande otarda
australiana.
Costruisce i nidi sugli alberi nascosti e questo è composto da
ramoscelli e all'interno è tappezzato di erba e steli.
L'aquila di mare, invece, si distingue dalle altre aquile per l'assenza
di piume nella parte inferiore del tarso.
Essa è detta anche aquila nera, e può misurare sino a un metro di
lunghezza, ed avere un'apertura alare di metri 2,65. Il piumaggio degli
adulti acquisita all'età dei 6 anni, è bruno scuro, con testa, collo e
coda di colore bianco giallastro.
Nidifica nell'Europa orientale e settentrionale, in Islanda e lungo la
costa meridionale della Groenlandia.
E' un uccello tipicamente marino, che frequenta coste e rive dei fiumi.
Nidifica lungo le spiagge del Mar Glaciale Artico.
da animali del mondo

 
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Il Condor 

Post n°28 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI

Il Condor delle Ande (Vultur gryphus, Linnaeus, 1758) è un uccello dell'Ordine dei Ciconiformi appartente alla famiglia dei Catartidi.

È in assoluto il più grande uccello volatore. Questo enorme volatile,
con la sua apertura alare di 300-315 centimetri è secondo solo all'albatros,
ma rispetto a questo è decisamente più pesante, potendo arrivare a 9-12
kg. Non è un rapace ma un saprofago. È sempre stato cacciato fino quasi
all'estinzione perché creduto predatore di mandrie ed animali più o
meno domestici ma in realtà si nutre solo di carcasse anche perché non
ha le "armi" come becco, artigli e vista per poter cacciare. Altro
handicap per la predazione è caratterizzato dalla sua enorme mole che
non gli permette picchiate e risalite veloci. È un potente volatore che
può coprire centinai di chilometri usando la sua tecnica di
sfruttamento delle correnti senza battere le sue enormi ali. Riesce a
mangiare fino al 50% del suo peso in una sola volta ma è capace anche
di digiuni di più settimane.


La colorazione del piumaggio è piuttosto scura, tendente al nero con
le remiganti copritrici bianche. La testa è nuda, e nei maschi è
presente una grossa cresta carnosa di circa 10 cm di lunghezza e 4,5 cm
di spessore. Maschi e femmine differiscono anche per il colore dell'iride che nei primi è bruno pallido e nelle seconde rossastro. Il becco
è robusto, in grado di strappare grossi brandelli di carne. Il collo è
lungo e nudo, e alla base è presente un collare piumoso di colore
bianco. Le zampe sono grigie. Le unghie non sono molto forti perché non
servono ad uccidere prede. La coda è piuttosto corta, di forma quasi
rettangolare. I piccoli sono nidicoli, hanno colore uniforme e il
collare lanoso è inizialmente bruno, poi si fa rosso e solo a partire
dal quarto anno di vita diventa bianco. La cresta si sviluppa dal terzo
anno. Complessivamente, il piccolo condor raggiunge lo stato adulto
attorno all'ottavo anno d'età.

 
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La Lepre 

Post n°27 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

La lepre europea misura da 50 a 70 centimetri, cui vanno aggiunti circa
8 centimetri di coda. L'altezza al garrese è di 30 centimetri. Il peso
oscilla da 3 a 6 chili. Il pelame risulta formato da una lanugine
corta, folta e ondulata, e da lunghi peli spessi, leggermente ondulati.
Presenta un colore fulvo misto a nero sul dorso. La parte ventrale,
l'interno delle zampe e la parte inferiore della coda appaiono
biancastri. Possiede orecchi lunghi circa 15 centimetri, i cui peli
sono neri all'estremità. Ha occhi gialli. E' diffusa in gran parte
dell'Europa, fatta eccezione per le regioni settentrionali, quali
Scandinavia e Russia, l'Asia occidentale e l'africa orientale e
meridionale. Pianure, boscaglie e colline sono i luoghi preferiti dalla
lepre, che lì vive a coppie o da sola. La lepre è più notturna che
diurna e si sposta nella campagna all'alba e al tramonto in cerca di
cibo: trifoglio, erba medica, cavoli e rape. All'infuori del periodo
della riproduzione, trascorre la giornata dormendo o sonnecchiando nel
suo rifugio, che in genere è abbastanza ampio da nascondere quasi
completamente l'animale: qui la lepre allunga le zampe anteriori, posa
sopra di esse il capo con gli orecchi abbassati, e ripiega sotto di sè
gli arti posteriori, lasciando scorgere al di sopra della buca solo
parte del dorso. Il pelame è in genere dello stesso colore del terreno
ove ha scelto la dimora, dissimulandola così agli sguardi indiscreti.
La lepre risulta rapida nella corsa grazie alle zampe posteriori molto
lunghe e al poderoso retrotreno. Corre meglio in salita che in discesa.
La velocità in corsa di una lepre è stimata attorno ai 65 chilometri
all'ora. Questa specie eccelle anche nei salti. I giganteschi orecchi
della lepre sono un chiaro indice dello sviluppo del suo udito. Anche
l'odorato appare buono, mentre la vista è debole. Udito e fiuto
l'avvertono del minimo pericolo, ciò che la spinge a nascondersi o a
fuggire con grande velocità.
La stagione degli amori inizia a marzo. Litigi sanguinosi scoppiano tra
i maschi per la conquista della femmina. La gestazione dura circa 40
giorni. La femmina della lepre può essere fecondata nuovamente pochi
giorni prima di partorire i piccoli concepiti in un accoppiamento
precedente: questo fenomeno è chiamato superfetazione.
Le nascite hanno luogo fra marzo e ottobre. Ogni femmina partorisce 3 o
4 volte all'anno da 1 a 5 piccoli, caratterizzati da un ciuffo di peli
bianchi sulla fronte. I piccoli vengono accuditi dalla madre per una
settimana, allattandoli mattina e sera, dopo di che i leprotti
diventano indipendenti, essendo la loro crescita assai rapida.

 
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L' Antilope 

Post n°26 pubblicato il 30 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
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L'antilope cervicapra ha una parte importante nella teologia indiana. Prende, nel circolo animale dell'Indo, il posto dello stambecco, ed è, con molte altre specie, sacra alla dea Tschandra, o alla luna. Nel sanscrito si chiama ena, la maculata: ora porta il nome di safiu o safi. Innumerevoli poesie celebrano la sua bellezza. Ha molta rassomiglianza con il nostro daino,
ma è alquanto più piccola, più snella, e molto più elegante di questo.
La sua lunghezza è di circa metri 1,10 e 15 centimetri la coda, 22 con il fiocco finale; l'altezza al garrese
è di 75 centimetri. Il corpo è esile, allungato, depresso; il dorso è
diritto ed alquanto più alto dietro che non al garrese. Il collo è
sottile e compresso lateralmente, la testa piuttosto tonda, alta di
dietro, ristretta davanti, larga sulla fronte, con il naso diritto ed
il muso tondeggiante. Le zampe sono alte, sottili, fini, le posteriori
più lunghe di quelle anteriori. Gli occhi relativamente grandi sono di
una estrema vivacità. I loro lacrimatoi formano una specie di borsa che
può a volontà aprirsi e chiudersi. Le orecchie sono grandi e lunghe,
chiuse al fondo, espanse nel mezzo, ristrette ed aguzze verso
l'estremità. Le corna
sono lunghe sino a 42 centimetri, rivolte prima all'innanzi e poi
all'indietro con tre leggere curvature, e ritorte a foggia di vite. I
due fusti, vicini alla radice, si scostano all'estremità di circa 28
centimetri. A seconda dell'età le corna sono più deboli o più robuste,
e munite alla radice di un numero più o meno grande di sporgenze
circolari. Nei vecchi animali se ne contano più di trenta; dieci
all'incirca a tre anni, e venticinque a cinque anni. Il colore muta
secondo l'età e il sesso: i vecchi maschi sono quasi neri, le femmine
più bigie, i figli bruni o rosso-ruggine. In generale, la parte
superiore è di un bruno-nericcio, il naso e la parte inferiore sono
bianchi. L'occhio
è circondato da un largo cerchio bianco. Il pelame è breve, fitto,
liscio; ogni pelo è irto e alquanto torto, come nella maggior parte
degli animali cervini. Sul petto, sulle spalle e tra le cosce forma
visibili suture, spire nella regione delle corna e in quella
ombelicale; nella parte interna delle orecchie si divide in tre serie
longitudinali. All'articolazione dei piedi anteriori si allunga in
piccoli ciuffetti; manca del tutto nella parte inferiore della coda.
Gli zoccoli eleganti, di media grandezza, compressi ed aguzzi, e le
unghie posteriori, anch'esse di media misura, appiattite ed ottuse,
sono nere. L'iride è giallo-bruniccia, la pupilla trasversale è di un nero-cupo.


Il safi abita l'India
occidentale, principalmente il Bengala, e vive in branchi di 50 o 60
individui sotto la guida di un vecchio maschio di pelame scuro. In ogni
circostanza preferisce alle regioni boscose quelle che sono aperte,
dove può badar meglio alla propria sicurezza.


Questi graziosi animali si cibano di vegetali, di erbe succose, e per lungo tempo possono stare senz'acqua. L'accoppiamento
non avviene in un periodo determinato, ma a seconda della località che
l'animale abita durante l'anno intero. Nove mesi dopo, la femmina
partorisce un solo piccolo perfettamente conformato, lo nasconde per
pochi giorni nella boscaglia, lo allatta con amore, poi lo porta al
branco, in cui rimane finché non svegli la gelosia del capo più
anziano. Allora, derelitto e respinto, deve, lontano dagli altri,
buscarsi da vivere e tentare di unirsi ad altre brigate.


Nel secondo anno, le femmine sono atte alla riproduzione, mentre per i maschi debbono passare almeno tre anni. In stretta connessione con le emozioni amorose è la ghiandola
lacrimale: negli individui prigionieri si è potuto osservare che se
l'animale è commosso, tutta la borsa di pelle sotto gli occhi, cioè il
lacrimatoio, che sembra in tempo ordinario una stretta fessura, sporge
assai e si dilata esternamente. Le pareti interne della borsa secernono
una materia di odore acuto, la quale si stacca con lo stropicciarsi
agli alberi o alle pietre, e serve a porre l'altro sesso sulle tracce
del cercatore d'amore. Durante la fuga, si ode anche la voce del
maschio che per solito tace, ed è una specie di belato: la femmina,
ogni volta che viene irritata, emette acuti suoni. Le tigri e le
pantere dell'India sono tremendi nemici dell'antilope cervicapra:
malgrado ogni vigilanza, qualche individuo viene sempre sorpreso
dall'insidioso strisciare della belva. Gli indiani le fanno una caccia
assidua e la pigliano viva in un modo singolare. A tal uopo si fa uso
di un giovane maschio addomesticato, che si lascia correre in mezzo al
branco selvaggio, dopo avergli legato alle corna una fune munita di
parecchi nodi scorsoi. Appena lo straniero si presenta, un duello si
scatena tra esso e il capo della schiera; le femmine prendono anch'esse
parte alla contesa e parecchie di esse si aggrovigliano sempre più nei
lacci, cui cercano di sfuggire lacerando e strappando in ogni
direzione, il che le stringe sempre di più e fa sì che cadano al suolo,
incapaci di difendersi.


I giovani safi diventano docilissimi quando sono presi piccoli. Sopportano per anni la schiavitù, persino in Europa
si comportano benissimo con i loro simili e con altri animali cervini,
e dilettano con la loro gentilezza e con la loro affezione. Tuttavia, è
consigliabile astenersi dallo stuzzicarli, o dall'aizzarli. Se, ad
esempio, sono avvezzi a mangiar pane nella mano, quando questa si tenga
alta, si rizzano, come i cervi, sui piedi posteriori per arrivare a
quella prediletta ghiottoneria; ma se vengono delusi si irritano,
cominciano a tremare e cercano di esprimere il loro disappunto con
brevi cornate. Stanno meglio se viene loro concesso uno spazio libero
per trastullarsi. Nei grandi parchi offrono uno spettacolo incantevole
con la loro grazia e la loro bellezza.


In India il safi viene sovente addomesticato e tenuto in conto di
animale divino, di semi-dio, alla cui cura sono preposte donne che lo
abbeverano con latte, mentre musicanti suonano le loro melodie.
Soltanto i bramini ne possono mangiare la carne. Con le sue corna gli
ecclesiastici preparano armi speciali: consolidano le due estremità per
mezzo di cavicchi di ferro e d'argento. Queste armi vengono portate a
guisa di bastone e si adoperano come giavellotti.


Le pallottole di bezoart, che si trovano nello stomaco di questa antilope e in quello di molti altri ruminanti, passano per farmaci efficaci, e sono assai ricercate.

da wikipedia


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La Gazzella 

Post n°25 pubblicato il 26 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Una gazzella è un'antilope del genere Gazella, sebbene con tale termine ci si riferisca anche ai tre membri del genere Procapra. Le gazzelle sono note per essere animali veloci: sono in grado di raggiungere alte velocità (fino a 80 chilometri all'ora[1]) per lunghi periodi di tempo. Le gazzelle vivono soprattutto nelle praterie e nelle savane dell'Africa, ma si trovano anche nell'Asia sudoccidentale. Tendono a vivere in branchi e si nutrono di piante e foglie poco coriacee, facilmente digeribili.


Le specie di gazzella sono classificate come membri dell'ordine Artiodactyla, della famiglia Bovidae e del genere Gazella.
I membri dell'ordine Artiodactyla si distinguono soprattutto dai piedi:
hanno un numero di dita pari. La tassonomia del genere Gazella è molto confusa e la classificazione delle specie e delle sottospecie è stata molto discussa. Tre specie - la gazzella rossa, la gazzella araba e la gazzella della Regina di Saba - sono estinte. Tutte le altre specie di gazzella sono considerate minacciate, in varia maniera.


Un esempio tipico di gazzella è la gazzella di Thomson (Gazella thomsonii), alta tra i 60 e i 90 cm
al garrese e di colore bruno e bianco con una striscia distintiva nera
(come mostrato nell'immagine a destra). I maschi hanno lunghe corna,
spesso ricurve. I tommies, come vengono familiarmente chiamate,
mostrano un distintivo comportamento di stotting (correndo lentamente e saltando in alto prima di atterrare) quando sono minacciati dai predatori, come leoni o ghepardi.
Questo è un aspetto fondamentale del principio dell'handicap enunciato
da Amotz Zahavi nello studio della comunicazione e del comportamento
animale.

da wikipedia

 
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Il Puma 

Post n°24 pubblicato il 25 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Il puma (Puma concolor dal 1993, prima Felis concolor), chiamato anche coguaro o leone di montagna, è un carnivoro appartenente alla famiglia dei Felidi presente in America settentrionale, centrale e meridionale.


La parola "puma" viene dalla lingua quechua. Nella lingua inglese esistono più di 40 nomi differenti per indicare il puma, spesso usati solo a livello regionale, come cougar, mountain lion, panther, catamount, e painted cat. In Brasile il puma viene chiamato suçuarana, dalla lingua tupi.


Nell'America del Nord, in particolare negli Stati Uniti, la parola panther ("pantera") da sola si riferisce al puma, sebbene il termine black panther ("pantera nera") sia correttamente associato solo con le varianti affette da melanismo di leopardi o di giaguari, piuttosto che di puma. In Europa e in Asia,
"pantera" significa "leopardo" e si può riferire sia al leopardo
maculato sia a quello nero. Nell'America meridionale, "pantera" si
riferisce solo al giaguaro, sia quello maculato, sia quello nero. Il gene del melanismo si può trovare in una grande varietà di felini, compresi il leone, la tigre, il leopardo, il giaguaro, il caracal, il jaguarondi, il serval, l'ocelot, il margay, la lince rossa; non sono mai stati documentati, tuttavia, casi di melanismo nell'America settentrionale in Puma concolor, anche se persistono leggende metropolitane di "pantere nere". Tali resoconti aneddotici hanno particolare vigore sugli Appalachi degli Stati Uniti orientali, una regione dove è comunemente accettato il fatto che il Puma concolor sia stato interamente estirpato prima della fine del XIX secolo, e dove non sono state documentate presenze ristabilite di popolazioni in propagazione fino al 2005.

da wikipedia

 
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Lo Yak 

Post n°23 pubblicato il 24 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Lo yak, detto anche bue tibetano, è un mammifero artiodattilo della famigia dei Bovidi.


Lo yak selvatico, Bos grunniens mutus (il maschio viene detto drong, mentre per le femmine si utilizza il termine dri o nak), vive sulle montagne del Tibet, del Pamir e sulle pendici dell'Himalaya, fino a 6000 metri di altitudine, regioni quasi del tutto prive di vegetazione arborea.


La varietà domestica (Bos grunniens), di minor statura, viene
utilizzata come animale da soma e da sella, oltre a fornire carne,
latte e lana. I suoi escrementi, seccati al sole in forma di
mattonella, costituiscono un importante combustibile in alcune zone aride e quasi prive di vegetazione arborea.


Molto comune l'incrocio con tori comuni (Bos taurus), ottenendo l'ibrido conosciuto come dzo, o dzopkio, più docile e gestibile.

Le specie selvatiche si sono estinte in Mongolia già nel XVIII secolo e sono in pericolo anche in Tibet, a causa della caccia e dell'espansione della pastorizia.
da wikipedia


 
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Il Cammello 

Post n°22 pubblicato il 23 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Il cammello è l’unico camelide selvatico che vive nel nuovo mondo, ormai ridotto a 2000 esemplari.
Viene comunque anche addomesticato.
Il cammello selvatico più alto e più snello del cammello addomesticato, ed ha gobbe più compatte, alte ed appuntite.

Il
cammello allo stato selvatico forma gruppi composti da un maschio
dominante ed alcune femmine (da 6 a 30). Per scacciare i maschi rivali,
digrigna i denti, strofina una ghiandola della nuca contro la gobba
anteriore, fa schioccare la coda battendola contro il posteriore ed
urina. Dopo un periodo di gestazione di 406 giorni, nasce un piccolo
(rari 2) che viene allattato per 1-2 anni. La femmina raggiunge la
maturità sessuale a 3-4 anni, mentre il maschio a 5-6 anni. Il cammello
addomesticato segue gli stessi tempi di gestazione e maturazione, ed è
impiegato singolarmente o in gruppi  per il trasporto di averi nelle regioni fredde comprese tra Cina e Turchia.

Ogni cammello è adattato alla vita dei climi torridi, ma non sopporta temperature al di sopra dei 38 gradi.
E’
invece ben più adattato ai climi freddi: può sopportare temperature
fino a –29 gradi. Contrariamente al senso comune, il cammello vive in
Asia orientale, non in Africa, e pertanto non nutre  preferenza per i
grandi deserti caldi, caratteristica questa del dromedario (camelus
dromedarius).
Si può dire ad ogni modo che regga una certa escursione termica e discreti periodi senza cibo
e acqua. Le gobbe fungono da riserva energetica (prevalentemente
liquidi e grassi). Le gobbe erette, grosse e rigide  indicano pertanto
un animale ben nutrito.

Dopo un periodo di siccità, può bere fino a 110 litri d’acqua in 10 minuti. Si nutre di erba, foglie e arbusti.
Il
mantello invernale del pelo lungo è tra il beige chiaro e il bruno
scuro, e le zampe possiedono cuscinetti carnosi in grado di garantire
stabilità sulla sabbia e sulla neve.
Il collo è robusto e lungo, con occhi piccoli.
Come il dromedario, presenta una grande mimica facciale e una espressività sorprendenti.
Può anche dirsi animale intelligente e docile, se ben accudito e gestito.
da animali nel mondo

 
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L' Elefante 

Post n°21 pubblicato il 23 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Gli elefanti sono animali di grande MOLE, con occhi relativamente piccoli e grandi orecchie mobili; sono dotati di due zanne prominenti (da cui si ricava l'avorio) e di una proboscide,
derivata dalla fusione di naso e labbro superiore: un organo molto
versatile, prensile, dotato di terminazioni tattili, e che può essere
usata per aspirare acqua per poi spruzzarla (per bere o lavarsi).


Gli elefanti hanno udito e olfatto sviluppatissimi, che compensano una vista piuttosto debole.


La gestazione dura circa 21 mesi; viene partorito un singolo piccolo.


Gli elefanti sono erbivori,
e si nutrono principalmente di fogliame degli alberi. Necessitano di
grandi quantità di cibo, e il loro passaggio ha un effetto devastante
sulla vegetazione; di conseguenza, tendono a spostarsi in
continuazione. Prima dell'avvento dell'uomo, che ne ha limitato
fortemente la circolazione sul territorio, erano certamente una specie
meno stanziale di quanto non appaia oggi.


A partire dalla maturità sessuale,
gli elefanti rivelano un carattere irrequieto, che non raramente può
portare a episodi di aggressività, anche nei confronti dell'uomo. La
fase di massima eccitazione dei maschi, in cui sono più pericolosi,
viene chiamata must, ed è ben nota ai gestori di circhi o zoo.
Essi non sono monogami: di solito, il maschio vive con la femmina per
un periodo piuttosto lungo, anche anni, per poi cambiare compagna. La
struttura sociale è complessa, organizzata in gruppi di femmine
imparentate tra loro e facenti capo ad una matriarca. A margine del
gruppo principale vi sono gruppi più piccoli di maschi che, nel periodo
del "must", combattono tra loro per scegliere la gerarchia di
accoppiamento.


Gli elefanti sono dotati di una proverbiale memoria; individui addomesticati hanno mostrato di poter riconoscere una persona anche a distanza di anni.

daWikipedia

 
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Il Camoscio 

Post n°20 pubblicato il 23 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Il Camoscio è molto diffuso nella nostra valle Brembana, si trova
praticamente ovunque al di sopra dei 1500 metri slm. Questo è dovuto
anche alla caccia di selezione che ne regola il numero ed elimina i
soggetti malati e deboli, infatti negli anni '80 la forte presenza di
questa specie a favorito l'insorgere di malattie e la conseguente morte
di parecchi esemplari, ridotti a poche decine in tutta la valle. Ai più
accaniti ambientalisti questo sembrerà strano, però anche loro dovranno
ammettere che in questo caso la caccia è servita a mantenere
l'equilibrio di questa specie. Diffidente, di abitudini diurne,
raramente attivo di notte. Ha vista e udito acuti, olfatto finissimo
riflessi pronti. Corre velocemente, compie salti, balzi e scalate di
luoghi impervi con estrema agilità, nuota solo se costretto.
da fauna orobie

 
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Il Muflone 

Post n°19 pubblicato il 22 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Riproduzione - ottobre/novembre

Gestazione - 150/160 giorni

Numero cuccioli - 1

Primi passi - entro due ore

Svezzamento - 6 mesi

Maturità sessuale - 12-14 mesi, sociale 3 anni

Longevità - oltre 10 anni

Ungulato di medie/piccole dimensioni, robusto e rustico il M. può
pesare dai 30 ai 50 Kg per un altezza al garrese da 70 ai 100 cm ed una
lunghezza dai 95 ad oltre i 130 cm; la F. é di dimensioni più ridotte,
il peso infatti varia dai 20 ai 28 Kg.

Il muflone assume nel corso dell’anno due mantelli “mute” una
autunno/invernale colore tipicamente bruno-scuro-nerastro, con una
folta criniera bruno-nera su collo e giogaia; una primaverile da
Aprile, con sostituzione del pelo invernale con mantello
bruno-castano-rossastro; sia nel mantello invernale che estivo il
ventre, lo specchio anale e le zampe “calzate” rimangono bianche, la
maschera bianca sul muso é un indice dell’età del soggetto ed aumenta
con l’invecchiamento sia nel M. che nella F. Nel maschio può apparire
nel secondo anno di vita, un’ampia macchia bianca sulla fossa dei
fianchi che si dice “SELLA”, la presenza di tale caratteristica é un
indice di purezza della specie di origine Sarda, ed in questa solo il
maschio porta le corna. Nel muflone Corso anche le femmine possono
presentare abbozzi cornei. Le corna nascono da una cavicchia ossea
dell’osso frontale, avvolte da corno con caratteristici anelli di
accrescimento che si accrescono annualmente, sono robuste ed hanno una
caratteristica forma a spirale: non sono caduche.

E’ specie autoctona della Sardegna e della Corsica, progenitore della
pecora domestica é infatti l’unica pecora selvatica italiana. E’ stata
introdotta con successo in tutta Europa per la peculiare capacità di
adattarsi in qualunque ambiente sebbene preferenziale sia quello
roccioso, dalla montagna al mare. Gradisce boschi di latifoglie
collinari e di media alta montagna anche con fitto sottobosco, la
macchia mediterranea e le aree incolte.

In Italia é diffuso su tutto il territorio dalla catena alpina, agli
Appennini. Le esigenze alimentari configurano il muflone come un
pascolatore puro ovvero un animale poco selettore nella scelta del
cibo, e che si adatta moltissimo alle disponibilità alimentare presenti
sul territorio.


NOTA: il muflone e la pecora possono facilmente accoppiarsi.

Ci sono caratteristiche morfologiche che possono far sospettare il meticciamento:

- maggiori dimensioni

- untuosita’ del vello

- mantello talvolta ricciuto

- garretti marroni (sono bianchi nei soggetti puri)

da selvaggina

 
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Il Fagiano 

Post n°18 pubblicato il 22 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Il loro corpo è abbastanza slanciato, breve il collo, la testa piccola,
le ali corte e fortemente arrotondate, la coda lunga o lunghissima,
composta di sedici o diciotto penne disposte a tetto; hanno becco
snello, arcuato, debole e munito di uncino, e piedi di media altezza
che nei maschi si arricchiscono della presenza di uno sperone. L'abito
riveste tutto il corpo, con l'eccezione delle nude guance e dei tarsi:
le sue piume sono generalmente grandi e arrotondate, solo
eccezionalmente sottili e lunghe, e si allungano, ora all'occipite ora
alla nuca, in cuffie e collari; qua e là sono sfilacciate, ed il loro
colorito, anche se non è così risplendente come negli affini appena
nominati, si compone tuttavia in gradazioni elegantissime. Le femmine
sono generalmente più piccole dei maschi, hanno la coda più corta e
sono tinteggiate in modo più semplice e meno distinto.
da wikipedia

 
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La Beccaccia 

Post n°17 pubblicato il 22 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

La
beccaccia (
Scolopax
rusticola
) misura fino a 34 cm. di lunghezza ed ha un piumaggio color foglia
morta, con barre trasversali nere sul capo e sul collo. Gli occhi sono di grandi dimensioni
e collocati molto indietro sulla testa
rotonda tali da permettergli un campo visivo di quasi 360 gradi. Il becco è
lungo dai 6 agli 8 cm, robusto e arrotondato all'estremità. Le zampe sono
piuttosto corte e
ricoperte di piumaggio sino al calcagno. L'udito è particolarmente sviluppato e
le cavità auricolari sono situate anziché dietro gli occhi, come in tutti gli
uccelli, sotto e un po davanti ad essi, e sono protette dal piumaggio. 



Ha
un'andatura strisciante, in quanto cammina con passi brevi e dorso incurvato, e
lenta. Se deve compiere lunghi spostamenti ricorre sempre al volo, nel quale è
agilissima.



La
beccaccia è molto scaltra ed è dotata di sensi molto acuti, sfrutta spesso il
colore mimetico del piumaggio per nascondersi, al minimo segnale di pericolo,
accovacciandosi contro il suolo.



Di
giorno non esce mai all'aperto e solo al crepuscolo entra in attività
cominciando a frugare tra le foglie alla ricerca di cibo.



Temibili
nemici delle beccacce, oltre ai rapaci, sono i cacciatori che ne fanno strage
durante il periodo del pass
, in Italia in particolare risulta tra le selvaggine
più ambite.

 
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Il Cervo 

Post n°16 pubblicato il 22 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

I maschi adulti possono essere lunghi sino a 2,50 m (esclusa la coda
che non supera i 20 cm) e alti, al garrese, sino a 2,00 m, con un peso
che va da 80 a più di 150 kg. Il tronco appare snello e allungato,
leggermente rientrante nella regione inguinale; la spalla è arrotondata
e muscolosa; il petto è largo e la groppa è diritta e potente. Il
collo, lungo, piuttosto sottile e un poco compresso, sostiene alta la
testa, allungata e larga all'occipite, con la fronte infossata tra gli
occhi. Il muso, diritto, va assottigliandosi, e gli occhi, di media
grandezza e vivacissimi, hanno le pupille ovali. I lacrimatoi,
piuttosto grandi, formano una specie di infossatura allungata, che
scende verso gli angoli della bocca con le pareti interne secernenti la
caratteristica sostanza oleosa, di cui il cervo si libera, soffregando
la testa contro la corteccia degli alberi. Le orecchie sono lunghe,
larghe e assai mobili. Gli arti, di media altezza, si presentano
sottili ma robusti, con zoccoli stretti e appuntiti, mentre gli
unghioli delle dita posteriori sono ovali, troncati all'estremità e non
toccano il suolo se non nella corsa. Il mantello, aderente e liscio, è
composto di peli setolosi e di fine lanugine, che si allunga
notevolmente sulla coda, mentre sul labbro superiore e intorno agli
occhi crescono serie di lunghe setole. La colorazione del mantello
subisce variazioni a seconda delle stagioni, del sesso e dell'età degli
individui: il mantello estivo appare brunastro, mentre in inverno è
grigio-bruno, con un pelo notevolmente infittito. Nelle femmine, i
medesimi colori vanno schiarendosi, come se sbiadissero, e i giovani
presentano un abito rossastro con macchie bianche che tendono a
scomparire con l'età. Le corna rappresentano la principale
caratteristica dei maschi e, certo, uno dei fenomeni biologici più
interessanti. Tra il settimo e l'ottavo mese di vita, infatti, ciascuna
delle due apofisi frontali del cerbiatto comincia a inarcarsi,
costituendo una sorta di protuberanza permanente che aumenta di volume
ogni anno, restando sempre ricoperta di pelle. Alla fine del primo
inverno, sulla rosa compare la prima punta, anch'essa protetta da uno
strato di pelle, detta velluto; in luglio essa raggiunge il suo massimo
sviluppo, ossificandosi. Al suo secondo anno di vita, il giovane cervo
subisce la decalcificazione della base delle sue prime corna che, al
minimo urto contro un ostacolo, si staccano e cadono. Il fenomeno si
ripete, da qui innanzi, regolarmente ogni anno: le corna cadono ma
sulla rosa se ne formano di nuove, che raggiungono le dimensioni
massime entro quattro mesi, sempre ricoperte di pelle, detta in
velluto. Anno per anno, il numero dei rami che si dipartono dall'asta
va aumentando di qualche unità per ciascun corno. Dopo 7 anni, i rami,
o palchi, sono in numero variabile da 6 a 11, e non ne spuntano più
altri. Quanto alle dimensioni e al peso delle corna, si nota una
considerevole variabilità individuale. In generale, la lunghezza va da
un minimo di 70 cm a un massimo, peraltro eccezionale, di 1,30 m. Il
peso delle corna, negli individui adulti, è, in media, di 8-10 kg.
da wikipedia

 
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Il Daino 

Post n°15 pubblicato il 22 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig


Le origini
Il
daino appartiene alla famiglia dei Cervidi (Cervidae), all’ordine degli
Artiodattili da cui deriva la definizione di ungulati, il suo nome
scientifico è Cervus dama oppure Dama dama.

Il peso – l’altezza – il manto
Il daino maschio raggiunge un’altezza al garrese di circa 90 cm. sono lunghi circa 150 cm. e possono pesare fino a 100 kg..
La femmina leggermente più bassa può raggiungere il peso di 60 kg.
Il colore del mantello può variare notevolmente tra i branchi selvatici e gli animali allevati da privati o presenti nei parchi.
Esistono
alcune varietà che presentano un colore scuro tendente al nero ed altre
di colore albino, bisogna tenere presente che il mantello varia anche
in funzione delle stagioni.
Il colore naturale estivo è un bruno
rossiccio con la presenza di alcune grandi macchie bianche, nei piccoli
le macchie bianche sono particolarmente evidenti e numerose, il ventre
è di colore chiaro.
Il colore del manto, nel periodo autunnale e
primaverile, è di colore bruno scuro - grigiastro, il ventre resta
chiaro e le macchie di colore bianco non sono più presenti.
Se osserviamo un daino dalla parte posteriore, la coda ed il bordo della culatta hanno la forma di una ancora capovolta.

Il palco
La
principale caratteristica dei cervidi è quella di avere ampie corna
formate da una struttura ossea compatta, le corna, cilindriche alla
base e per il resto foggiate a pala larga, piatta, assai allungata,
prendono il nome di “palco”.
Nei daini il palco, presente
esclusivamente nei maschi, si sviluppa dopo il primo anno di età, cade
annualmente per rigenerarsi immediatamente e rapidamente.
I daini aiutano il processo di pulitura del palco sfregandolo contro arbusti o alberi.
La
caduta avviene ogni anno nel periodo gennaio-febbraio; a differenza
della maggior parte dei cervidi nel daino le corna sono palmate anziché
ramificate e possono raggiungere la larghezza di 80 cm. ciascuna.
Dalla forma del palco si può definire l’età dell’animale.

Vita e abitudini
In
libertà sono una specie assai sociale, la struttura più comune è
rappresentata da una femmina adulta accompagnata da un piccolo e da
un’altra femmina di 1-2 anni oppure da un giovane maschio il quale al
raggiungimento del secondo anno di età abbandona il gruppo per unirsi
ad altri maschi.
I gruppi possono avere strutture molto diverse, è
possibile incontrare branchi di soli maschi oppure di sole femmine come
avere, anche, la possibilità di vedere branchi misti; essendo un
animale gregario forma piccoli gruppi che nel periodo estivo possono
formare branchi assai numerosi.
I branchi selvatici sono molto schivi e attivi prevalentemente di notte.
Possono vivere per 15-18 anni e già ad un anno e mezzo raggiungono la maturità sessuale.

La riproduzione
Il periodo di riproduzione cade in autunno.
I maschi tendono a divenire aggressivi, il comportamento che assumono può essere assai difforme da animale ad animale.
Più maschi possono convivere tra loro sulla stessa area.
In
questo caso ogni maschio difende una piccola superficie che viene
utilizzata a scopo di esibizione e di accoppiamento con le femmine che
vi transitano.
Il periodo di gestazione dura circa 8 mesi ma, in caso di scarsità di cibo o altre condizioni avverse, le femmine riescono a ritardare la nascita del piccolo anche di 30-60 giorni.
Ogni femmina partorisce un solo piccolo, rari sono i casi di parti gemellari.
La nascita avviene nel periodo maggio-luglio e l’allattamento dura dai 4 ai 5 mesi.
I piccoli sono in grado di muoversi autonomamente già dopo un giorno di vita.
Per
le prime 2-3 settimane il piccolo trascorre quasi tutto il tempo
nascosto nella vegetazione e comunque lontano dalla madre che gli si
avvicina solo per allattarlo.

Habitat
Il
daino essendo originario delle foreste di latifoglie delle regioni
mediterranee si è ben ambientato sia in pianura, sia in collina come
pure in montagna; e possibile trovarlo nelle pianure a ridosso del mare sino ai 1000 metri di altitudine.

Alimentazione
Il
daino è un ruminante, cioè dopo una prima masticazione sommaria,
durante il pascolo, gli alimenti vengono convogliati nel primo
compartimento gastrico, (rumine) e quindi rigettati nella bocca dove
subiscono una seconda e più accurata masticazione per essere mangiati
definitivamente.
Allo stato selvatico si ciba di erba, foglie,
arbusti, germogli, mangia anche la frutta che cade dalle piante (mele,
pere, prugne, albicocche, susine, uva, castagne, ghiande, ecc.).
In
cattività gli si può somministrare pane, fiocchi misti formati da
grano, orzo avena e granoturco, carote e mele, ma mai abbondantemente
per evitare di impigrire la fase di ruminazione.
da animali nel mondo

 
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Il Capriolo 

Post n°14 pubblicato il 22 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

È diffuso in gran parte dell'Europa continentale, in Gran Bretagna e in Medio Oriente, mentre è assente da Irlanda, Portogallo e Grecia. In Italia si trova sulle Alpi e sugli Appennini.


Alcuni esemplari sono stati recentemente inseriti all'interno del Parco dei Nebrodi. Si tratta di esemplari provenienti dall'Emilia-Romagna e concentrati nella zona di Galati Mamertino, nell'ambito di un progetto di reintroduzione della specie.

da wikipedia

 
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Il Cinghiale 

Post n°13 pubblicato il 22 Settembre 2008 da Jack.Stig
 
Tag: ANIMALI
Foto di Jack.Stig

Il cinghiale può avere dimensioni variabili a seconda della
sottospecie. Il peso è molto variabile in funzione delle età e delle
disponibilità trofiche e nelle Alpi Italiane il peso dei cosiddetti
"neri" (soggetti con mantello scuro, grigio-nerastro, morfologicamente
adulti), oscilla tra i 100 ed i 200 kg. L'altezza al garrese
è di circa 90 cm. Le sottospecie più grandi possono raggiungere anche i
350 kg di peso. La pelliccia è scura e setolosa, il grugno conico e le
zampe corte.


Ha
dai 36 ai 38 cromosomi, si può dire che i cinghiali dell'Europa
occidentale, tranne i cinghiali sardi e corsi, hanno 36 cromosomi. Ma a
causa dell'ibridazione con soggetti dell'Est Europa (e spesso con il
maiale), ci sono cinghiali che possono avere 36, 37 o 38 cromosomi.
[citazione necessaria].


La sua pelle è molto spessa e poco vascolarizzata, il che lo protegge da ferite e infezioni negli spostamenti nella macchia mediterranea
oltre che dai morsi di alcuni animali, come le vipere. I maschi
soprattutto, nel periodo che precede gli amori (molto indicativamente
ottobre-novembre), hanno uno spesso strato di grasso (armatura) a
protezione dei fianchi, sia come riserva di energia da utilizzare nel
periodo degli amori, quando si alimenteranno pochissimo, sia come
difesa dagli attacchi degli avversari, che tenderanno a colpire con
staffilate laterali della testa, pericolose per la presenza dei canini
molto affilati e sporgenti dal muso.

da Wikipedia

 
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