al tempo...!

Ecco il testo del bollettino della Vittoria firmato Diaz. Le targhe di bronzo, che in tutte le caserme d'Italia lo riproducono, presentavano fino a qualche anno fa, quando cioè c'era ancora la leva obbligatoria, una singolare e costante caratteristica: le lettere che componevano la scritta "E' FINITA" erano le uniche sempre tirate a lucido come il piede di S.Pietro in Vaticano. I congedanti di turno, pregustando il congedo imminente, usavano infatti per tradizione accarezzare con le dita quelle due magiche paroline ogni volta che al rientro dalla libera uscita o anche in altre occasioni si trovavano a passare nei pressi della targa. Ma vengo al dunque! La prima guerra mondiale costo' all'Italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di piu' di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, i territori ottenuti con la vittoria della guerra, che erano gia' stati promessi all'Italia dall'Austria in cambio della non belligeranza. Come si vede un costo enorme sostenuto da un'intera generazione di giovani mandati a morire. Ecco perché nel post precedente accennavo di sfuggita al fatto che quell'immane sacrificio fu forse ingiusto nei riguardi di tanti ragazzi che avrebbero invece avuto tutto il diritto di vivere e di realizzare i propri sogni. Ora, togliendo il forse, dico che fu tremendamente ingiusto. Del resto ancor prima Ungaretti ebbe a scrivere che "la vittoria è una parola blasfema". Blasfema come tutte le guerre e tutte le atrocità commesse dall'uomo sull'uomo. La Grande Guerra non fu mai voluta e condivisa dal popolo che invece dovette pesantemente subirla. Non tutti sanno che il fenomeno della ribellione, alimentato dall'insofferenza per una disciplina assai dura e dalle condizioni di vita quasi disumane al fronte, assunse proporzioni davvero gigantesche e tanti furono i soldati fatti fucilare non in esecuzione di condanne da parte dei tribunali militari ma per ordine dei diretti Comandanti. E tali "ingiuste esecuzioni" non fecero altro che accrescere l'avversione dei soldati contro i propri ufficiali. L'Esercito non ne guarì mai bene. E quindi anche in questo caso bisogna distinguere la "verità" dalla propaganda e dalla retorica ufficiale.

Ma questo non toglie che quei Caduti vadano onorati con grande rispetto e soprattutto ricordati ancora oggi per evitare il ripetersi - sempre possibile - di altri sacrifici inutili e ingiusti.