Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Dicembre 2014

IN MEMORIAM 2014

Post n°3841 pubblicato il 31 Dicembre 2014 da pierrde

 

L'elenco è largamente incompleto e si limita ai nomi più famosi. Renato Sellani, Giorgio Gaslini e Davide Santorsola unitamente a Gian Mario Maletto e Vittorio Franchini costituiscono perdite incalcolabili per il jazz in Italia ed ho voluto qui ricordarli insieme a tutti gli altri nomi (e molti altri ancora) ai quali la radio americana NPR ha dedicato non solo una fotografia ma anche un breve profilo ed un ascolto selezionato sul proprio sito:

 

http://www.npr.org/2014/12/29/371913311/in-memoriam-2014?utm_source=facebook.com&utm_medium=social&utm_campaign=npr&utm_term=nprnew

s&utm_content=2055

 
 
 

AUGURI !!!

Post n°3840 pubblicato il 31 Dicembre 2014 da pierrde

 
 
 

NUOVO ALBUM PER ORNETTE

Post n°3839 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da pierrde

Dopo otto anni dal meraviglioso Sound Grammar è appena stato pubblicato  il nuovo album di Ornette Coleman. Molte e contradditorie le notizie sullo stato di salute del sassofonista texano che in questi ultimi anni sono filtrate dal suo entourage. Poi, negli ultimi tempi, la comparsa di Ornette al concerto per il compleanno di Sonny Rollins aveva fugato almeno in parte i timori. Ora ecco New Vocabolary, nome sia dell'album che del gruppo, e, per capirne di più, ho provato a tradurre un post appena comparso sul blog di Hank Shteamer: 

Ornette Coleman ha pubblicato un nuovo album. Sì, Ornette Coleman. No, non è un album evento come Sound Grammar che nel 2006 vinse tutti i premi possibili e immaginabili, Pulitzer compreso .

New vocabolary , sia titolo dell’album che debutto di un gruppo con lo stesso nome, esce per l’etichetta newyorkese Sistem Dialing Records. Ornette suona in un trio con Jordan McLean (tromba ed elettronica) e Amir Ziv (batteria ) completato in alcuni brani dal pianista Adam Holzman. Giusto per essere chiari, le tracce non sono esattamente una novità; tutto l'album è stato registrato nel mese di luglio del 2009, ma è appena uscito pubblicamente. Potete ordinarlo subito in una varietà di formati fisici e digitali (vedi link).

Per molti anni sono circolate voci che Ornette stava suonando con musicisti più giovani, ma prima d’ora non si era mai arrivati a sentire i frutti di queste sessions. Ma il rilascio di New Vocabolary è un evento davvero speciale. Innanzitutto perché Ornette appare sull’ intero album. Non si tratta di un cameo come, raramente, è successo in passato; si tratta invece di uno sforzo di gruppo , e Ornette è un membro a pieno titolo. Da quello che posso dire, l'album è interamente improvvisato.

Sembra un informale risultato di un paio di giorni trascorsi suonando in studio. Si potrebbe definire ampiamente New Vocabolary un album di free-jazz, ma piuttosto che post-Coltrane questo gruppo opera in un post-Miles fine anni 60’ inizio dei 70’. Il carattere generale del suono non è molto diverso dai recenti Album del Chicago Underground Duo. Ci sono tracce qui che hanno un'atmosfera riconoscibile nella musica di Ornette: il drumming di Ziv, come in "Alphabet", sembra incanalare nervosamente il linguaggio di Denardo Coleman, e in "H2O", il batterista diventa dannatamente simile al modo percussivo di Ed Blackwell.

Fortunatamente però i musicisti non stanno pedissequamente imitando il contesto colemaniano che conosciamo, le tracce con Holzman in realtà accennano a qualcosa di nuovo, e non solo perché ascoltare Ornette con un pianoforte in formazione è evento raro. Quando ieri ho scritto su Twitter dell’uscita di New Vocabolary mi hanno chiesto: "Come suona Ornette?" Suona come Ornette! Ed è fantastico.

Ci sono alcuni momenti dove ogni fan riconoscerà il suo suono immediatamente con un sorriso complice. (Esempi: 01:40 in "Bleeding", e: ". H2O" 17) Ma non è il pilota automatico che predomina durante questa sessione. Ornette ha abbracciato pienamente il contesto. Non vuole dominare, vuole partecipare. E questo dice molto circa la compostezza e la fiducia di Ornette come improvvisatore che non sembra disorientato minimamente dai suoi compagni. Senza paura, sì, ma non inconsapevolmente.

Si tratta di un grande album ? E’ quello che è, è un disco molto onesto, semplice, senza fronzoli. Non è tecnicamente un album di Ornette, non più di quanto si tratti di un album di Jordan McLean o di Amir Ziv o di Adam Holzman. New Vocabolary è una fotografia, un documento. Non ha un progetto, nessun obiettivo compositivo, e di conseguenza, come album, dimostra tutti i pro e i contro di maggior parte delle registrazioni completamente improvvisate. Ma se siete in vena, si sente l'interazione, l'impegno, la celebrazione e la creazione di una vera dinamica di gruppo.

Ci sarà mai un altro album di New Vocabolary? Questo gruppo si esibirà mai dal vivo? Entrambi le risposte sembrano improbabili, ma non si sa mai. In attesa di eventuali sequel, sono contento che abbiamo questo album. Più ascolto, più apprezzo la sua umiltà. Non ha la pretesa di brillantezza o di memorabilità, e spero che gli ascoltatori non cerchino queste qualità semplicemente perché un gigante come Ornette è coinvolto. E 'sufficiente che esista.

No, New Vocabolary potrebbe non appartiene a una lista breve della migliore discografia di Ornette Coleman, ma in termini di documento di ciò che è o come egli è ora (o quasi ora), è essenziale. Il suono di Ornette è assolutamente intatto, e, altrettanto importante, le sue orecchie e i riflessi sono intatti. E’ coinvolgente, lavora come un terzo (o quarto) di un collettivo, e nulla più.

Fa un passo in avanti poi si ritira; offre quello che può, che è quel suono inimitabile. Ed è questo modo inimitabile di abbracciare un flusso di improvvisazione. C'è vera profondità , soprattutto proveniente da un veterano del calibro di Ornette.

Ascoltare New Vocabolary è come visitare un vecchio amico in un ambiente del tutto sconosciuto e rendersi conto di quanto si sarebbe perduto senza la sua presenza e quanta bellezza ci sia nel semplice suono della sua voce e nel carattere della sua conversazione, e nel modo di visualizzare e interagire con il mondo.E 'bello vederti, Ornette. Ho amato il tuo lavoro per anni, ma non ho mai pensato a te in questo modo.

http://systemdialingrecords.com/market/albums/new-vocabulary/ http://darkforcesswing.blogspot.it/2014/12/ornette-coleman-and-new-vocabulary-old.html

 
 
 

CONSIDERAZIONI A MARGINE: IL TRIONFO DI LEHMAN

Post n°3838 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da pierrde

 

 

 

 

 

 

I numerosi referendum che tradizionalmente segnano la fine d’anno hanno sancito un indiscusso trionfo personale del sassofonista Steve Lehman. Non sto a elencare, troppo pedante, i numerosi link di riferimento dei moltissimi sondaggi, mi limito a ricordare il Top Jazz di Musica Jazz, il risultato dei critici interpellati dalla radio americana NPR e la classifica stilata dai redattori del blog olandese Free Jazz, un vero totem per tutti gli appassionati della musica più sperimentale.

Per l’ennesima volta ricordo ancora che questo genere di Critics Poll sostanzialmente è uno strumento di orientamento e confronto e non ha, o perlomeno non dovrebbe avere, nessun intento di oggettività. E infatti i pareri discordi non mancano mai, ma questa volta le perplessità più significative vengono da un protagonista del web che per storia, gusti personali e impostazione del sito internet teoricamente dovrebbe invece sostenere il plebiscito a favore di Lehman.

Si tratta di Stef Gijssels, il fondatore del blog Free Jazz, che negli ultimi due anni ha assunto carattere corale con l’ingresso di nuovi redattori. Ebbene, mentre la somma dei pareri dei collaboratori di Stef incorona Lehman, Gijssels si discosta con un post che riassumo nella sostanza e che, a prescindere dai pareri e dai gusti personali, trovo interessante nelle sue argomentazioni..

 

Il fatto che l’album di Steve Lehman  "Mise en Abîme "è stato così altamente apprezzato in molte classifiche di fine anno, anche su questo blog, e non solo, su NPR e alcune altre pubblicazioni jazz specializzate, classificando l'album come il numero uno dell’anno , è un po' sorprendente per me. L’album di Lehman è buono, senza dubbio. Il suo concetto è chiaro, l'esecuzione favolosa. 

Su " Travail, Transformation & Flow " album di Lehman del 2009, ho scritto quanto segue:" La complessità generale sembra avere un effetto soffocante sul suono liberatorio che mi aspetterei da una improvvisazione jazz, spingendo i musicisti in un tipo di pensiero concentrato che uccide la spontaneità emotiva. C'è, di conseguenza, fluidità insufficiente, e poco lirismo ", e potrei dire lo stesso di" Mise en Abîme ".

Sembra una critica dura, ma non lo è. Non si può non ammirare la complessità compositiva, tra cui i ritmi mutevoli, le modalità incisive e la post produzione. Non si può non ammirare la grande prestazione di tutti i musicisti, e di Tyshawn Sorey in particolare. Ma allora che cosa è che non convince ? L'arte è più che struttura abilmente organizzata. L'arte è più di esecuzione perfetta.

 Poi ascolto Daunik Lazro e Joëlle Léandre nell’album " Hasparren ", che è quasi l'immagine speculare di" Mise en Abîme ". E ho scelto questo album come il mio numero uno dell'anno. In questo album, ci sono due musicisti che improvvisano, senza un piano prestabilito. I suoni potrebbero andare in qualsiasi direzione. Eppure non è così.

I musicisti interagiscono liberamente, ma in modo mirato. Ti fanno sentire mondi dietro la musica. Offrono autenticità della voce, la profondità delle emozioni, spostando l'ascoltatore da momenti contemplativi a istanti di grande agitazione e nervosismo, e mi sono anche agitato a volte, costretto ad ascoltare cose che avrei voluto evitare, ma qui non hai scelta. Sei dentro. E sei parte della musica. Non hai scelta.  E 'vera musica. 

Lehman mantiene l'ascoltatore a distanza. Non c'è altro modo. Si è costretti a guardare il procedimento con le capacità cognitive. E  musica cerebrale. Sei stordito e perplesso per la complessità e per l'intelligenza di quello che si ascolta. Si è costretti ad ammirare le competenze tecniche e si è obbligati a riflettere su di esse, per tutto il tempo.Lehman sembra dire: 'guardate me, guardate a ciò che stiamo facendo'. L'ascoltatore viene tenuto a distanza. Egli non ha alcun ruolo da svolgere. Lazro e Léandre viceversa vi invitano dentro la musica . C'è anche un altro modo  per ascoltare questa musica, ed è con  la sfera emotiva. Come fanno le cose è irrilevante. L’importante è come ti tocca, come suona, la purezza insita. Perché hanno spogliato la musica di tutto quello che è irrilevante. E questo procedimento è stato applicato ai temi e alla struttura e così via. Fatto con tutto ciò che potrebbe ostacolare la libertà della loro espressione autentica, cruda, pura e sensibile. 

La difficoltà va oltre il confronto. Questo può essere fatto solo dai musicisti più talentuosi. Devi essere il tuo strumento, per così dire, o il tuo strumento che diventa te. E poi c’è il dialogo, dove si interagisce, ci si sfida, il cambiamento è andare più in profondità. E se questo è fatto bene, risuona con l'ascoltatore ad una profondità che è oltre la musica, che è oltre le parole. Chiamatelo un'esperienza estetica, mistica o anche magica, ma è in ogni caso un avvenimento non cognitivo. Il tuo cervello, la tua conoscenza e il tuo apprezzamento cognitivo non hanno nulla a che fare con esso. 

Lehman mette la musica di nuovo in un ambito ristretto, una camicia di forza soffocante. Lazro e Léandre fanno respirare, danno la libertà, liberano l'ascoltatore. Non fraintendetemi. Lehman fa una grande cosa: sta cercando nuove forme. Sta cercando nuove strade. E questo di per sé merita applausi. Non ha paura di avventurarsi in nuovi spazi. Eppure rimane all'interno del linguaggio del jazz degli anni cinquanta e in questo caso volutamente. Il jazz di Ornette Coleman e Albert Ayler e John Coltrane voleva invece allontanarsi da tutto quanto ascoltato prima. La loro aspirazione era quella di ottenere musica fuori dai confini della forma, e dall’intrattenimento, e liberarla, espanderla in forma maestosa e spirituale ... e trasformarla in vera arte, così come Lazro & Léandre. 

 

http://www.freejazzblog.org/

 
 
 

R.I.P. BUDDY DE FRANCO

Post n°3837 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da pierrde

Di origini Italiane, iniziò a suonare il clarinetto nel 1935 a soli 12 anni per aiutare il padre cieco a mantenere la famiglia molto povera che viveva nel sud di Philadelphia. A 16 anni era già un musicista che viaggiava per tutti gli Stati Uniti con varie band. La sua carriera si sviluppò in quella che è considerata l'epoca d'oro del jazz swing e delle big band, che vedevano spesso come leader i clarinettisti Artie Shaw, Benny Goodman e Woody Herman.In seguito fu il primo a dedicarsi col suo strumento al bebop e alla musica di Charlie Parker, divenendo con Tony Scott uno dei pochi clarinettisti in quel genere della storia del jazz. Fu anche il primo ad usare il clarinetto basso nel jazz con straordinari risultati.

Tra le sue collaborazioni più importanti si ricordano quelle con Count Basie, Sonny Clark, Tal Farlow. Dal 1966 al 1974 fu leader della Glenn Miller Orchestra. Ha anche suonato con George Shearing, Gene Krupa, Charlie Barnet, Art Tatum, Oscar Peterson Terry Gibbs Art Blakey Tommy Gumina e molti altri, realizzando numerosi album come leader.Gli è stata dedicata una bellissima biografia contenuta nel libro: A Life In The Golden Age of Jazz. Si cimenta come organizzatore del Festival Jazz per giovani talenti Buddy De Franco Jazz Fest e nel 1996 come didatta ed insegnante dando alle stampe il suo metodo Hand in Hand with Hanon per l'apprendimento del clarinetto jazz. Insieme all' amico Tony Scott è considerato il più grande clarinettista jazz di tutti i tempi.

Fonte: Wikipedia

 

 
 
 

KEEP CALM AND LISTEN TO JAZZ MUSIC

Post n°3836 pubblicato il 11 Dicembre 2014 da pierrde

 

Il blog mercoledi' 17 dicembre compie 9 anni, un arco di tempo enorme considerando che la quasi totalità dei bloggers e relativi blog nati e cresciuti in contemporanea sono da tempo scomparsi o inattivi.

Un buon motivo quindi per prendersi una vacanza e valutare se e come continuare.

Nel frattempo auguro a tutti buone feste e buon anno nuovo.

 
 
 

IL COMPLEANNO DI CLARK TERRY

Post n°3835 pubblicato il 10 Dicembre 2014 da pierrde

Bella e commovente la storia narrata da Wynton Marsalis sul suo profilo Facebook: insieme a Cecile McLorin Salvant e a tutti i membri della Jazz at the Lincoln Center Orchestra si sono recati a Pine Bluff dove vive Terry. Qualche giorno prima però l'anziano trombettista era stato per l'ennesima volta ricoverato in ospedale, ma anche questo inconveniente non ha fermato i musicisti. Il 14 dicembre Terry compie 94 anni; ormai è cieco, parzialmente sordo e pesantemente menomato nel fisico. 

La visita, grazie alla collaborazione del personale medico e infermieristico e alla ottima organizzazione dello staff di Marsalis, si è rivelata un vero successo: grazie ad un microfono e a un paio di cuffie Clark Terry ha potuto ascoltare e dialogare con tutti, e l'atmosfera è stata palesemnte commossa e partecipe. 

Pubblico qualcuna delle belle foto e rimando al link Facebook di Wynton Marsalis per la narrazione completa della felice giornata. Non mi rimane che fare a mia volta gli auguri a Terry, un grandissimo musicista e una bella persona.

 

https://www.facebook.com/wyntonmarsalis

 

 
 
 

BATTITI: A LOVE SUPREME

Post n°3834 pubblicato il 09 Dicembre 2014 da pierrde
 

Esattamente 50 anni fa, il 9 dicembre 1964, John Coltrane entrava negli studi di Rudy Van Gelder per registrare quello che molti definiscono il suo capolavoro: A Love Supreme. Concepito unitariamente, in forma di suite ("This is the first time that I have received all of the music for what I want to record, in a suite. This is the time I have everything, everything ready" come disse alla moglie Alice)*, l'album ha una potenza espressiva e una forza spirituale rimaste inalterate nel tempo. Ancora oggi l'ascolto della suite è un'esperienza intensa e rigenerante.
Ascoltiamo le 4 parti che compongono la suite da 3 versioni differenti: quella del quartetto classico, la registrazione con l'aggiunta di Archie Shepp e Art Davis (effettuata il 10 dicembre) e quella dal vivo ad Antibes nel luglio del 1965.Tra queste fa capolino l'omaggio della moglie Alice Coltrane con una versione psichedelica e funky del tema principale.

* È la prima volta che ho ricevuto tutta la musica necessaria per la registrazione sotto forma di suite. Questa volta ho tutto, tutto pronto.

Esattamente 50 anni fa, il 9 dicembre 1964, John Coltrane entrava negli studi di Rudy Van Gelder per registrare quello che molti definiscono il suo capolavoro: A Love Supreme. Concepito unitariamente, in forma di suite (

 

 
 
 

NEWSLETTER N . 5

Post n°3833 pubblicato il 09 Dicembre 2014 da pierrde

Questa settimana su Tracce di Jazz:

IN PRIMO PIANO:
- “Andiamo da Quinto?!
Capitano momenti in cui anche il jazzofilo più disincantato si ferma un attimo, riflette sulla selva neanche poi oscura delle tante proposte nazionali, e nell’atto di cercare il fiato mette giù il muso. Quello è l’attimo esatto in cui prendersi una pausa e cercare una piccola oasi felice dove la programmazione sia dettata solo dalle scelte personali dello staff, nonché dal caso.
http://traccedijazz.it/index.php/primo-piano/34-articoli/801-%E2%80%9Candiamo-da-quinto-%E2%80%9D​

tutti gli articoli

RECENSIONI DISCOGRAFICHE:
- Dylan Howe - Subterranean: New Designs On Bowie's Berlin
Ecco un album di autentica bellezza formale e concettuale che viene dall’Inghilterra e da un gruppo di musicisti non propriamente di prima fascia. Eppure questa rivisitazione del periodo berlinese di David Bowie, e in particolare degli album "Low" e "Heroes", suona oltremodo convincente, fresca, e, tradendo l’originale, assolutamente personale.
http://traccedijazz.it/index.php/recensioni/26-recensioni-discografiche/811-dylan-howe-subterranean-new-designs-on-bowie-s-berlin​

- Un nuovo Super(jazz)Eroe? Here comes the VibesMan!
The 21th Century Trad Band è la nuova, magnifica formazione di Jason Marsalis, effigiato come un Super Eroe Marvel nella divertente copertina di questo nuovo disco in cui vengono sciorinate le concezioni musicali del più giovane esponente dalla famiglia jazz più importante al mondo.
http://traccedijazz.it/index.php/recensioni/26-recensioni-discografiche/805-un-nuovo-super-jazz-eroe-here-comes-the-vibesman

NUOVE USCITE:
- Roberto Ottaviano - Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy
Martedì 16 dicembre esce "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" del compositore e sassofonista barese Roberto Ottaviano prodotto da Dodicilune e distribuito da IRD. Un doppio cd (uno in quartetto, l'altro in duo) e ben 23 brani per ricordare, nel decennale della scomparsa, il musicista statunitense.
http://traccedijazz.it/index.php/nuove-uscite/24-nuove-uscite-italiane/813-roberto-ottaviano-forgotten-matches-the-worlds-of-steve-lacy

- Jimmy Greene - Beautiful Life
Il nuovo album di Jimmy Greene, intitolato "Beautiful Life" per l'etichetta Mack Avenue Records, rappresenta una celebrazione della vita di sua figlia di 6 anni, Ana Marquez-Greene, la cui vita venne tragicamente interrotta, insieme a quella di altri 19 bambini e 6 educatori, il 14 dicembre 2012 alla Sandy Hook Elementary School a Newtown, Connecticut.
http://traccedijazz.it/index.php/nuove-uscite/25-nuove-uscite-straniere/808-jimmy-greene-beautiful-life​

- Vito Liturri Trio - After the Storm
Giovedì 27 novembre è uscito in Italia e all’estero nel circuito IRD e nei principali store digitali, "After The Storm", nuovo progetto discografico del Vito Liturri Trio, prodotto dall'etichetta Dodicilune. Il pianista e compositore barese è affiancato dal contrabbassista Marco Boccia e dal batterista Lello Patruno.
http://traccedijazz.it/index.php/nuove-uscite/24-nuove-uscite-italiane/803-vito-liturri-trio-after-the-storm

- Mike Stern & Eric Johnson - Eclectic
Due leggende della chitarra nei loro rispettivi generi - Eric Johnson nel mondo del rock e Mike Stern in quello del jazz – hanno deciso di unire le forze per un album, “Eclectic”, che riunisce le loro molteplici e diverse influenze. Tutti gli appassionati di chitarra rimaranno a bocca aperta ascoltando questi virtuosi delle sei corde.
http://traccedijazz.it/index.php/nuove-uscite/25-nuove-uscite-straniere/802-mike-stern-eric-johnson-eclectic

tutte le nuove uscite


CONTROCORRENTE:
Alla domanda (chi non sognerebbe di incontrare una star del jazz) dovrei rispondere con un timido "io!" pronunciato a bassa voce. Sarà per il mio carattere schivo ma a me "conoscere" un musicista in un rapporto da divo a fan non solo non mi interessa affatto...
http://traccedijazz.it/index.php/primo-piano/32-editoriali/729-controcorrente

TRACCE LASER:
- ROB MAZUREK AND BLACK CUBE SP - Return The Tides: Ascension Suite and Holy Ghost

tutte le tracce laser

COMUNICATI STAMPA:
- Jazz al Piccolo: Orchestra Senza Confini
http://traccedijazz.it/index.php/notizie/812-jazz-al-piccolo-orchestra-senza-confini​

tutti i comunicati stampa


VIDEO CONCERTI:
- Thelonious Monk, Dizzy Gillespie, Copenhagen 1971
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/20-videoteca/810-thelonious-monk,-dizzy-gillespie,-copenhagen-1971

 
tutti i video

PODCAST AUDIO:
- Joey Calderazzo Trio - Den Haag, 2011
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/21-audioteca/807-joey-calderazzo-trio-den-haag,-2011​

tutti i podcast

ALBUM IN STREAMING:
- Jimmy Greene - Beautiful Life
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/23-album-in-streaming/809-jimmy-greene-beautiful-life​

- The Bad Plus – Inevitable Western
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/23-album-in-streaming/804-the-bad-plus-%E2%80%93-inevitable-western​

tutti gli album in streaming 

I PROSSIMI LIVE WEBCAST:
- Anouar Brahem Quartet - 19 settembre 2014, BLG-Forum, Brema
- Kellylee Evans & Eric Legnini in diretta dal Duc des Lombards di Parigi 
- Jack Dejohnette Trio Featuring Ravi Coltrane & Matt Garrison au Festival Jazz Onze+, 1 novembre 2014
- Giancarlo Schiaffini Phantabrass - in diretta dalla Sala A di via Asiago, Roma
- Jason Moran "Bandwagon" - Jazzfest Berlin, 2. November 2014 
- Ernie Watts Quartet - Jazzfestival Würzburg, 25 ottobre 2014
- Avishai Cohen "Triveni" in diretta dal Duc des Lombards di Parigi
- Pablo Held Quartet - 23 settembre 2014, Berlin, A-TRANE

vai ai live webcast

ULTIME NOTIZIE:
- Franco Cerri e Antonio Onorato Quartet in concerto al NAM di Napoli
- Paolo Fresu e Gianluca Petrella raccontano in musica la mostra “Oltre il limite” al Muse di Trento 
- The Mob Peppers featuring Pee Wee Ellis al Torrione di Ferrara
- Enrico Pieranunzi vince il Premio ‘Una Vita Per Il Jazz’ del Top Jazz 2014
- Presentazione di "Live In France" di Francesco Bearzatti & The Bears all'Auditorium Parco Della Musica
- E' morto il pianista Joe Bonner
- Andrea Pozza Uk Connection Trio guest Paolo Recchia a Corinaldo (An)

tutte le notizie

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Per inviarci la vostra classifica:
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Saluti a tutti e alla prossima settimana!

 

 
 
 

PETRIN E SKRJABIN

Post n°3832 pubblicato il 09 Dicembre 2014 da pierrde

Giovedì 11 dicembre 2014
ore 18:30
Venezia, Ateneo Veneto

SKRJABIN E IL JAZZ
conversazione/concerto con il pianista Umberto Petrin
conduce Enrico Bettinello

in collaborazione con Teatro Fondamenta Nuove, Venezia
ingresso libero


Un’affascinante conversazione/concerto con il pianista Umberto Petrin (uno dei jazzisti italiani più originali e intelligenti), alla scoperta delle connessioni tra la musica di Alexandr Skrjabin e la grande tradizione jazzistica.
Skrjabin ha avuto un percorso artistico ed intellettuale che ha saputo affascinare i suoi successori (pensiamo ai grandi compositori delle generazioni posteriori, Stravinskij, Shostakovic per fare qualche esempio) e anche nella musica Jazz ci sono grandi personalità che hanno tratto dal suo sistema musicale molti spunti, sia nell’uso dell’armonia, che nella concezione compositiva, fino alla sua propensione verso la sinestesia.
Viene da pensare al pianista Bill Evans, che Glenn Gould una volta ha definito proprio "lo Skrjabin del jazz", ma anche il contrabbassista Charles Mingus, che non nascondeva l’interesse verso le traiettorie del compositore e grande pianista russo.

La conversazione, condotta dal critico Enrico Bettinello (il Giornale della Musica, Gli Stati Generali, BlowUp, AllAboutJazz Italia), affronterà alcune delle caratteristiche della musica e del pensiero skrjabiniano e sarà poi l’occasione per presentare dal vivo alcuni momenti del recente disco di Petrin, Traces and Ghosts, che sta ottenendo notevoli riscontri sia a livello di critica (disco “Choc” per Jazz Magazine) che di concerti (Lisbona, New York).
Petrin, già protagonista di un progetto discografico su Skrjabin (1996) insieme al leggendario sassofonista Lee Konitz, è infatti un musicista che da sempre unisce le sonorità del russo ed influenze di altri compositori europei, quali Hindemith e Webern, alle attuali tecniche dell’ improvvisazione jazzistica.


Considerato tra i maggiori pianisti italiani a livello internazionale, Umberto Petrin (1960) è anche attivo nell’ambito dell’arte, della poesia contemporanea e della sonorizzazione di film muti. Nella lunga carriera ha collaborato con artisti come Tiziana Ghiglioni, Steve Lacy, Lee Konitz, Anthony Braxton, Enrico Rava, Gianluigi Trovesi, Tim Berne e molti altri, incidendo numerosi dischi e ottenendo lusinghiere attestazioni di stima critica. Ha suonato a lungo nell’Italian Instabile Orchestra, con la quale si è esibito anche assieme a Cecil Taylor e collabora con lo scrittore Stefano Benni, con cui ha pubblicato per Feltrinelli un fortunato progetto su Thelonious Monk.

 

 
 
 

RADIOTRE SUITE: GIANCARLO SCHIAFFINI PHANTABRASS IN DIRETTA

Post n°3831 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da pierrde
 

 

 

 

 

Matedì 09 Dicembre 2014 ore 20.30

IL CARTELLONE

in diretta dalla Sala A di via Asiago, Roma

 

Giancarlo Schiaffini Phantabrass

 

A cento metri comincia il bosco: guerra memoria natura”

 

Giancarlo Schiaffini direzione, trombone, elettronica, voce registrata

Silvia Schiavoni voce

Luca Calabrese tromba

Flavio Davanzo tromba

Claudio Corvini tromba

Martin Mayes corno

Lauro Rossi trombone

Sebi Tramontana trombone

Gianpiero Malfatto euphonium

Beppe Caruso basso tuba

Giovanni Maier contrabbasso

Luca Colussi percussione

- See more at: http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/concerti/ContentItem-92abbe80-dcd4-446c-8691-ac00bea8e3f5.html#sthash.7XfmF6C9.dpuf

 
 
 

RADIOTRE : BATTITI

Post n°3830 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da pierrde
 

Incontri formidabili nella scaletta di questa notte! Il summit jazzistico ad altissimo livello tra Keith Jarrett, Charlie Haden e Paul Motian, proposto dalla ECM Records nel disco “Hamburg ‘72”; l’incrocio ben riuscito tra la sperimentazione elettro-acustica del trio Radian e il cantautore Howe Gelb; l’abbraccio tra una sponda e l’altra del mediterraneo nelle sonorità del Achref Chargui Trio. A seguire ci soffermiamo sulla recente attività discografica di due grandi improvvisatori americani, Matthew Shipp eThollem McDonas. E infine una panoramica su alcune formazioni italiane dei primi anni ’80, tra ristampe e inediti di Illogico, Plasticost e Plastic Trash

Incontri formidabili nella scaletta di questa notte! Il summit jazzistico ad altissimo livello tra Keith Jarrett, Charlie Haden e Paul Motian, proposto dalla ECM Records nel disco “Hamburg ‘72”; l’incrocio ben riuscito tra la sperimentazione elettro-acustica del trio Radian e il cantautore Howe Gelb; l’abbraccio tra una sponda e l’altra del mediterraneo nelle sonorità del Achref Chargui Trio. A seguire ci soffermiamo sulla recente attività discografica di due grandi improvvisatori americani, Matthew Shipp e Thollem McDonas. E infine una panoramica su alcune formazioni italiane dei primi anni ’80, tra ristampe e inediti di Illogico, Plasticost e Plastic Trash

 

 
 
 

TOP JAZZ 2014: JAZZ INTERNAZIONALE

Post n°3829 pubblicato il 07 Dicembre 2014 da pierrde

JAZZ INTERNAZIONALE

DISCO DELL’ANNO

Mise en Abime (Pi Recordings)

Steve Lehman Octet

MUSICISTA DELL’ANNO

Steve Lehman

FORMAZIONE DELL’ANNO

Steve Lehman Octet

MIGLIOR NUOVO TALENTO

Cecile McLorin Salvant

RISTAMPA DELL’ANNO

Miles at  The Fillmore (Sony)

Miles Davis

 Inutile ricordare che il Top Jazz non è nient’altro che uno strumento indicativo, utile per orientarsi o per confrontarsi, assolutamente lontano dall’affermare verità oggettive. I risultati vanno quindi presi cum grano salis: i gusti personali di ciascuno possono essere molto distanti da quanto emerso e fanno si che referendum di questo tipo abbiano un valore del tutto relativo.

Il plebiscito per Lehman è, a mio parere, del tutto meritato. Anch'io, interpellato per il referendum, l'ho votato come album e artista dell'anno. Forse un successo di questa portata è stato anche favorito da una annata non particolarmente prodiga di uscite discografiche di altissimo livello, sta di fatto che Mise en Abime è nell'arco temporale prescelto per la votazione, uno degli album più significativi.

Per dare un resoconto completo di quanto ho indicato nel Top Jazz ecco i miei album preferiti:

 

1°.

«Mise en abime»

(Steve Lehman)

2°.

«Injuries»

(Angles 9)

3°.

«Play blue»

(Paul Bley)

 

 

Ultima annotazione alle mie preferenze: se Destination: Void del Peter Evans Quintet fosse uscito prima di ottobre sarebbe stato sicuramente la mia prima scelta....

 
 
 

TRADIZIONE

Post n°3828 pubblicato il 07 Dicembre 2014 da pierrde

“La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”

Gustav Mahler

 
 
 

I 10 CD TOP SECONDO GAETANO LIGUORI

Post n°3827 pubblicato il 06 Dicembre 2014 da pierrde

Gaetano Liguori, popolare jazzista milanese, ha deciso di codividere con BuzzNews una sua personale classifica che racchiude i 10 migliori CD di musica Jazz di tutti i tempi, consigli utili per farsi una piccola “discoteca Jazz”, ragionata.

Il Jazz è una musica che ha ormai più di cento anni e che ha visto i suoi protagonisti assurgere alle più alte vette della composizione e dell’esecuzione, in un secolo il 1900 dove si sono affermati sul versante classico personaggi come Strawinki, Scoemberg, Bartok .

Può sembrare riduttivo, e in parte lo è, consigliare solo 10 cd , ma questo potrebbe essere solo un’inizio di un amore che può durare tutta una vita, come nel caso del sottoscritto.

1. Louis Armstrong (1901-1971) The hot five & The hot seven, 1927-28.

Louis Armstrong musica jazz

Armstrong è l’ineguagliabile rinnovatore di tutta la musica afroamericana che antecede il periodo della seconda guerra mondiale, quasi uno spartiacque fra la musica jazz classica e moderna.

Esistono moltissime registrazioni di Armstrong tra il 1923 e il 1970, nella sua lunga carriera di amabile divulgatore dell’hot jazz, ma i pezzi incisi con i suoi Five e Seven nella seconda metà degli anni 20 sono pietre miliari in qualsiasi raccolta jazz che si rispetti e anche oggi non perdono niente del fascino e della potenza esercitata quasi un secolo fa.

Potete leggere gli altri titoli seguendo il link a fine post. Naturalmente i gusti non si discutono, e sintetizzare in 10 nomi (in realtà i cd sono molti di più dato che per quasi tutti i nominativi si tratta di box ) la storia del jazz non può che essere puro gioco e divertimento, tuttavia l'ultimo titolo elencato da Liguori lascia appena appena perplessi e indurrebbe a considerare che Liguori ama la provocazione oppure più semplicemente si vuole fare due risate.....

http://buzznews.it/musica-jazz-i-migliori-10-cd-gaetano-liguori-14988/

 
 
 
 

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