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Piccoli Miracoli
Post n°217 pubblicato il 31 Maggio 2011 da Queen259
Le cose più belle, a volte, avvengono per caso. Succedono, e solo a distanza di tempo ti rendi conto del loro valore. È accaduto così, in un pomeriggio autunnale. E’ successo dopo una serie di eventi che mi avevano fatto vacillare. I nostri destini si sono incrociati per caso, forse anche un po’ per scherzo. Era una domenica pomeriggio, e, dopo aver passato l’intero sabato (compresa la notte) a litigare con l’allora Fidanzato, uscivamo diretti verso il gattile di Rho. Era un’idea che mi frullava in testa da tempo, quella di prendere un gatto. Sono cresciuta avendo sempre un amico peloso al mio fianco: i numerosi gatti di mia nonna, il mio cane… E ora, trasferita da poco nella grande città, sentivo il bisogno di ricreare un pezzetto della mia vita di prima, prendendo per l’appunto un animale. Eravamo lì, in questo gattile un po’ fatiscente, tra gatti di ogni genere. Bianchi, neri, grigi. Grandi, piccoli. Vecchi, giovani e cuccioli. Tutti gatti bellissimi che altro non volevano che una mano che desse loro un po’ di coccole. Ci sarebbe piaciuto prendere un gattino piccolo, così da crescerlo insieme a casa, ma purtroppo tutti i cuccioli erano già stati prenotati. Ad un tratto una delle signore che gestiva il gattile, ci disse: “Forse ho qualcosa che fa al caso vostro”. Ci condusse in una casupola costruita con materiali di recupero. Dentro, stipate su scaffali, delle piccole gabbie. In una di esse c’era lei, piccola, raggomitolata su se stessa. “Questa gattina è arrivata da poco. Sarebbe già stata prenotata per un’altra famiglia, ma voi mi piacete di più… Nell’altra famiglia ci sono bambini e ho paura che per loro sia più una sorta di giocattolo… se vi va bene, potete portarla a casa.” Il Fidanzato ed io ci guardammo negli occhi. Ed era un si. Lei fin da subito si è mostrata per quello che era. Una gattina piccola, diffidente e spaventata. Chissà cosa aveva passato. Il suo pelo, tracce di un retaggio che non si vede tutti i giorni. Lei è una gatta tricolore. Ha il lato destro della faccia rosso, il sinistro grigio e nel mezzo, dal naso in giù bianco. Sul resto del corpo, continuando ad alternarsi chiazze di rosso, grigio e bianco, perfettamente mescolati, come solo la natura sa fare. Ed è stato amore. Amore per quella piccola palla di pelo che amavo far giocare con ogni cosa. Poi, un giorno di dicembre, sono iniziati i primi segnali della malattia. La gattina non giocava più, si alimentava a fatica, preferiva starsene in un angolo a dormire invece che essere attiva e giocherellona come la maggior parte dei gattini piccoli. Il primo veterinario dove la portammo si rivelò un fallimento, arrivando addirittura a diagnosticare la peritonite non curabile. Il secondo, che incontrammo grazie a facebook (per una volta la tecnologia è stata una cosa buona), è stato una rivelazione. La gattina aveva una grave infezione ai reni, presa chissà dove oppure chissà, forse genetica. Ci è crollato il mondo addosso. Non sapevamo che fare. Vedevamo lei, così magra e sofferente (aveva 6 mesi e pesava solo 800 grammi) e ci chiedevamo quanto a lungo potesse ancora lottare contro la malattia. Sarei un ipocrita se non ammettessi di aver sfiorato l’idea di farla addormentare. E se non avessi avuto un cuore così sensibile, forse mi sarei lasciata convincere dal Fidanzato ad addormentarla per sempre. Ma non andò così. Decisi di tentare. Almeno un tentativo andava fatto. Iniziammo così una lunga fila di cure, che comprendevano punture di antibiotici e flebo ogni giorno e alimentazione forzata. Pian piano, un piccolo passo per volta, la gattina ha ripreso peso. E ha lottato. Lottato con tutte le sue forze. Ho ancora delle foto di quel periodo. Ce n’è una in particolare che mi tocca il cuore. Lei, seduta in un angolo, nascosta, con un occhio gonfio e semichiuso (le era venuta pure la congiuntivite), il pelo a ciuffi (ne perdeva un sacco per colpa della malattia) e uno sguardo che diceva tutto. Mi dicevo: Non la lascerò andare. Io l’ho voluta e io me la tengo! Cercando, di farmi forza e di trasmetterla anche a lei. E così un piccolo miracolo è accaduto. Un piccolo miracolo in casa. È guarita. Si è salvata, ed è diventata la micina più bella di tutto il quartiere. Il veterinario è stato cauto, ci ha detto che ormai i suoi reni sono compromessi e che probabilmente non vivrà tanto quanto un gatto normale. Ma questo ci basta. Lei ora sta bene. È vispa e allegra. Gioca con il suo fratellone nero (preso anche lui in un gattile per farle compagnia durante la malattia) e mangia come uno squalo. Anzi, è pure diventata leggermente in sovrappeso! C’è voluto tempo prima di tirare fuori il suo lato tenero. Il gatto tricolore è un gatto particolare. La sua fiducia va conquistata poco per volta. Ha iniziato a farci le fusa solo molto tempo dopo… e le coccole, ce le dispensa con mooolta parsimonia! Ma io le voglio bene anche per questo. Perché è sfuggente e gelosa allo stesso tempo. Perché fa le fusa a intermittenza. Perché adora le scatolette al tonno. Perché mi piace pensare di essere riuscita a salvarla da morte certa. Perché mi piace pensare che, se non avesse incontrato noi sul suo cammino, forse ora non sarebbe qui. Perché mi piace pensare di aver fatto, seppur nel mio piccolo, una buona azione. Perché mi piace credere che a volte, i miracoli accadono.
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Un'altra splendida giornata in paradiso...
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19.06.2010
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BENJI, LA MIA PICCOLA TRICOLORE
Benji è la mia splendida tricolore, adottata a novembre del 2008 in un gattile a Milano. Purtroppo Benji è malata di reni. Ha attraversato un periodo molto difficile dove ha dovuto lottare tra la vita e la morte.
Ora sta bene... Sono sicura sia diventata la gattina più vivace di tutto il quartiere...
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